DON CARLO STERPI
Primo collaboratore di Don Orione, venerabile per santità.
Flavio Peloso
Il 22 novembre 1951, 70 anni fa, si spegneva al “Paterno” di Tortona il venerabile Don Carlo Sterpi. La celebrazione dell’anniversario, il 22 novembre 2021, è avvenuta nel Santuario della Madonna della Guardia ove sono accolte le sue spoglie mortali. Ho presieduto la celebrazione che ha visto presente presente una vasta rappresentanza dei Figli della Divina Provvidenza convenuti per l’inizio del Capitolo Provinciale.
Don Carlo Sterpi Carlo nacque a Gavazzana (Alessandria) il 13 ottobre 1874. Era di due anni più giovane di Don Luigi Orione. Di lui fu compagno di seminario, amico fraterno e primo successore alla guida della Piccola Opera della Divina Provvidenza. È considerato con-fondatore, in quanto stretto e determinante collaboratore di Don Orione.
Di grande personalità umana e spirituale, Don Sterpi volle identificarsi proprio come “primo discepolo e collaboratore di Don Orione”, del quale tradusse in formazione e organizzazione pratica gli ideali spirituali e le grandi aperture apostoliche. Da parte sua, Don Orione lo ricambiò con stima e affetto singolari. Alla partenza per la prima visita nell'America Latina, nel 1921, scrisse ai confratelli: "Se Iddio mi dicesse: Ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore, io gli risponderei: Lasciate, o Signore, poiché già me lo avete dato in Don Sterpi”.
Carlo Sterpi proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri di Gavazzana, molto religiosa e stimata anche civilmente. Il padre fu a lungo sindaco del paese. La madre era di animo nobile e religioso.
Carlo aveva 6 anni quando il vescovo di Tortona mons. Cappelli, in visita pastorale a Gavazzana, fu ospite in casa degli Sterpi. Al Vescovo che gli chiese: “Che cosa farai da grande?”, il piccolo Carlo, pronto rispose: “Il prete”. “Te lo ha detto la mamma di fare il prete?”, replicò il Vescovo. “No, me lo ha detto Gesù!”, rispose con serietà Carlo.
Due anni dopo, la mamma, prima di morire, accarezzandolo gli disse: “Sono contenta che ti faccia prete. Ma ricordati: devi essere un prete tutto speciale, un prete tutto di Dio”.
E tale fu Don Carlo Sterpi. Entrato nel seminario di Tortona, vi incontrò Luigi Orione. "Essendo anch'io entrato in filosofia - ricordava don Sterpi - potei essere insieme a lui, ed ebbi la sorte di stargli vicino dappertutto: gli ero vicino di banco in studio, vicino di letto in camerata, vicino di posto in refettorio, vicino di posto in cappella… Lo ebbi così continuamente accanto a me". In questo vivere a fianco l’uno all’altro nacque e si consolidò una profonda sintonia spirituale e decise di seguire Luigi Orione: “Avevo capito che, con lui, mi sarebbe stato più facile farmi santo”.
Nell’ottobre 1895, Don Orione, sacerdote da pochi mesi, ottenne da mons. Bandi di avere proprio il chierico Sterpi in aiuto come assistente all’Istituto per ragazzi da lui fondato due anni prima nel rione San Bernardino di Tortona. Rimase indimenticabile l’inizio di quella collaborazione. Quando il chierico Sterpi si presentò al collegio, Don Orione stava assistendo i ragazzi in studio. "Bravo! Sei venuto in tempo - gli disse -. Fermati un po’; assisti un momento al mio posto". E uscì, lasciandomi solo con tutti quei ragazzi”. Poi, Don Sterpi commentava: “Ne sono passati di ‘momenti’ da allora!". Durò tutta la vita.
Don Sterpi era di modesta apparenza, ma irradiava la sua profonda pietà dai lineamenti del volto soffuso di materna tenerezza. Fu padre e madre per i Figli della Divina Provvidenza. “Un prete che pare proprio un prete: quello è il nostro Don Sterpi”, disse di lui Don Orione.
Condivise in pieno lo spirito e il cammino storico del Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che coadiuvò, sostenne e difese con fortezza in determinati momenti critici. Fu spontaneo, a molti, riconoscere in lui, accanto al padre Don Orione, i tratti della figura materna tanto le sue attitudini personali e il suo ruolo raggiungevano quelle attenzioni educative, quella cura delle persone e della casa proprie di una madre.
La sua persona suscitava in quanti lo avvicinavano uno spontaneo senso di rispetto e di fascino. Il suo sguardo penetrante, i suoi atteggiamenti sempre calmi e ponderati, la sua equilibrata fermezza decisionale rendevano semplice tanto la confidenza quanto l’obbedienza. Le schiere di sacerdoti e di chierici, di suore, di amici, di benefattori e personalità che gravitavano attorno alla Piccola Opera della Divina Provvidenza trovavano in lui un riferimento sicuro, accogliente e sempre stimolante. Don Sterpi si interessava personalmente di tutti, conosceva la loro storia, i loro desideri, i loro dolori.
Il 12 marzo 1940 Don Orione morì. Il 13 agosto successivo, il primo Capitolo generale elesse unanimemente Don Sterpi quale Direttore generale della Congregazione, che allora già contava 820 religiosi. La parola d’ordine di Don Sterpi fu: “Tutto continui come se ci fosse Don Orione!”. Quando poi, il 21 gennaio 1944, giunse l’approvazione pontificia della Congregazione e delle sue Costituzioni, Don Sterpi commentò: “Ora, è nelle Costituzioni che Don Orione continua a rimanere in mezzo a noi, con tutto il suo spirito”.
Don Sterpi si sottopose in quegli anni a un’estenuante mole di lavoro nel nuovo incarico di superiore generale e, inoltre, dovette fare fronte ai disagi e alle preoccupazioni provocate dalla guerra che insanguinò l’Italia dal 1940 al 1945. Manifestò capacità organizzative, lungimiranza e sacrificio di sé commoventi.
Nel suo prezioso opuscolo «Pietate et scientia», offrì una mirabile sintesi dell’umile e semplice ascesi orionina. “La pietà è il sale che condisce tutto: senza pietà tutto rimane insipido”. “L’amore ai poveri non esiste, se non è nutrito da sincero, profondo attaccamento alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo, e al suo Capo visibile, il Papa”. “La croce è il tonico della vita. Le croci, se prese per bene, fruttano per l’eternità”.
Nel 1946, terminata la guerra e resosi conto che le sue condizioni di salute erano troppo indebolite, Don Sterpi prese la decisione di rinunziare volontariamente alla carica di Superiore generale. Da quel momento, visse nella discrezione a Tortona, dedicandosi al ministero della paternità mediante il consiglio verso i confratelli e la cura diretta di un gruppo di orfanelli.
Si spense nella sua cameretta del “Paterno” il 22 novembre 1951.
Di quale prestigio e affetto godesse nel cuore della gente quell’umile sacerdote fu possibile verificarlo solo dopo la sua morte. La fama di santità che già in vita si sussurrava discreta, divenne sempre più devozione e confidenza nella sua intercessione. Il card. Giuseppe Siri fu tra i primi a chiederne la canonizzazione affermando “di non avere forse conosciuto sacerdote che più dello stesso Don Sterpi spirasse umiltà, dolcezza, spirito soprannaturale perfetti e costanti”. Il 7 settembre 1989, con Decreto pontificio ne è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù ed è stato dichiarato “venerabile”.