Alcuni fioretti della vita dell'apostolo dei picciriddi di Palermo.
Parlando di P. Messina, il termine «fioretto» acquista il suo significato più vero e più proprio. Si tratta infatti di gesti che non possono essere giudicati con il criterio dei "sapienti”, ma debbono essere guardati con l’intuizione dei semplici di cui parla il Vangelo.
Sono tanti i «fioretti» di Padre Messina. E ogni vecchio pescatore di S. Erasmo, ogni suora avanzata negli anni e, soprattutto quanti da piccoli furono accolti nella Casa di Lavoro e Preghiera, tutti possono raccontarne tanti e tanti, con negli occhi la luce di «quegli occhi» e nel cuore l'amore di «quel cuore».
Un vecchio pescatore dal viso bruciato dal sole ci parla dell'orologio di P. Messina.
Quando l'istituto ebbe la sua facciata decorosa, Egli vi fece dipingere un grande orologio: le lancette erano fisse alle 15,30. A chi osservava: «Padre, quando funzionerà questo benedetto orologio?», rispondeva: «Quando avrò i soldi!».
La risposta toccava sempre il cuore e la tasca del curioso, il quale non si allontanava senza aver lasciare la sua offerta per lo scopo.
Cadde nel tranello anche il Sig. Pecorino, proprietario di un pastificio:
- Padre Messina, ma questo orologio non funziona mai?
- Funzionerà. Funzionerà... appena avrò i soldi! Ma quanto può costare un orologio come quello?
- Cinquemilalire!
- Ecco qui le cinquemilalire!
Al nipote che assisteva alla scena, il Padre disse ridendo, appena il sig. Pecoraino si fu allontanato: « Sapessi quanti soldi mi ha dato quell'orologio finto!».
L'orologio delle 15,30 scomparve dalla facciata dell'Istituto dopo la morre del Fondatore.
Un altro «fioretto» del Padre riguarda la frutta che non doveva mai mancare sulla tavola dei suoi bambini.
Tutta la frutta sequestrata dagli agenti dell'ordine a quanti non pagavano la dogana o il suolo pubblico veniva portata alla Casa di P. Messina.
Spesse volte accadeva che, usciti gli agenti dall'Istituto, entrava il malcapitato, la cui merce era stata sequestrata e voleva parlare col Padre, raccontando, piangendo, dei suoi bambini scalzi e malnutriti, della moglie malata, delle tasse che non riusciva a pagare.
Egli si affacciava e, con fare bonario, diceva alla suora portinaia: « Ho sentito... ho sentito... dai qualcosa... quello che puoi... due, tre, quattro lire... non riesco a resistere alle lacrime di quel poveretto... che male mi fa al cuore!».
Entrando nel refettorio dei suoi bambini all'ora di pranzo o di cena e vedendo tutta quella frutta, passando da un tavolo all'altro, scuoteva la testa, e con profonda mestizia nella voce, andava ripetendo: «Figli miei, figli miei, voi vi levate il sapore con le lacrime dei poveri».
E’ la Provvidenza spesse volte la protagonista dei «fioretti».
Alcune "perle" tratte dagli scritti di P. Messina
- Il miglior mezzo di divenire santi è aspettare con pazienza.
- Senza l'umiltà di confessare e accettare dinanzi a tutti i propri difetti difficilmente si progredisce nella via della perfezione.
- Il miglior divertimento è la fatica. Chi non lavora non va in Paradiso.
- Quanto bene si può fare e quanto se ne trascura... Anche del bene che si è tralasciato di fare dovremo rendere conto a Dio.
- Chi ama di fare buona figura, anche nelle cose buone, ha perduto ogni merito e lo stesso tempo per acquistare quelle cose buone.
- Nel momento della tentazione tre sono i mezzi per vincerla: la fuga immediata, la custodia dei sensi, la tenera devozione a Maria.
- Fa' in maniera che la tua vita sia una degna preparazione della tua morte e non passi giornata senza un pensiero di questa grande verità: le buone opere ci seguono dopo l'ultimo giorno della nostra vita.
Serviteur de Dieu, MESSINA Giovanni, prêtre et fondateur, de Palerme.
Jean Messina naquit à Palerme au quartier populaire de ‘Kalsa’, le 31 mars 1871. Dès son enfance, il prit l’habitude de fréquenter l’oratoire saint Philippe Néri à Olivella (Villa Filippina) où il se forma culturellement et spirituellement. Il fut ordonné prêtre le 21 mars 1896. Peu après, l’Archevêque de Palerme, voyant en lui un apôtre de frontière lui dit : “Toi, nouveau prêtre, tu es prompte à te dédier au travail des âmes, et aussi tu jouis d’une bonne santé. Voici le champ que je te confis : tu iras évangéliser une zone de pauvres gens, où le prêtre on le voit rarement”. C’était le quartier de Saint Erasme. Le Père Jean se mis au travail avec beaucoup de bonne volonté: il remit en dignité les pécheurs qui se déployaient dans le vice, redonna tant d’énergie aux gens désolés nécessitant de pain et de foi. Mais c’étaient les enfants à l’inquiéter. Pour eux il ouvrit à Palerme et en Sicile des maisons dites “Travail et Prière” et il alla jusqu’à former un groupe de sœurs qui s’en occupaient comme leurs mamans. Il mourut le 24 mai 1949 à l’âge de 78 ans.
Son œuvre se poursuit grâce à l’engagement des Sœurs qu’il avait formé dans la mystique de la charité. Ces sœurs se sont unies le 9 mars 1967, par affinité spirituelle et par finalité apostolique, aux Petites Sœurs Missionnaires de la Charité, fondée par le Bienheureux Don Orione.