Ebbe contatti con Don Orione e si interessò delle vicende di Padre Pio da Pietrelcina
Maria Aristea Ceccarelli Bernacchia
Maria Aristea Ceccarelli Bernacchia entrò nelle vicende di Padre Pio da Pietrelcina, in quanto in contatto con Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo, ed Emanuele Brunatto. Tra il 1929 e il 1931, i due trascorsero lunghi periodi a Roma per curare la difesa di Padre Pio e qui vennero in contatto con san Luigi Orione e con Aristea.
Francesco Morcaldi, nel suo Memoriale, dice che ha avuto “la fortuna di essersi reso utile a provare storicamente la fedeltà alla Chiesa dell’umile frate Padre Pio da Pietrelcina, sorretto dagli illuminati consigli di Don Orione, di Maria Aristea Bernacchia e di Padre Bini”.
Don Orione conosceva Aristea Bernacchia e ne aveva stima; il nome di Aristea e di padre Giuseppe Bini appaiono in un appunto di Don Orione, ma non risulta nulla della loro frequentazione.
Morcaldi descrisse la Venerabile Maria Aristea Ceccarelli, sposata a Igino Bernacchia, in questi termini: “Santa creatura, maritata ad un uomo poco cristiano, impiegato alle ferrovie e senza figli, era un vero angelo della carità ed amore dei sofferenti, che considerava come le creature raffiguranti il Cristo. Frequentava la Chiesa di San Camillo – a via Piemonte – officiata dai Camillini. Questa nobile creatura aveva consacrato la sua attività all’assistenza a domicilio dei malati e dei sofferenti, con lo spirito di comprensione che le derivava dal sopportare le sue, che offriva al Signore in espiazione dei peccati dell’umanità. Suo Padre spirituale era un Sacerdote di chiara fama, vero discepolo di San Camillo (Padre Bini)”.
Nel mio libro Don Orione Padre Pio da Pietrelcina nel decennio della tormenta: 1923-1933 (Jaka Book, 1999), Maria Aristea Bernacchia è citata a p. 34, 62, 89, 90.
Aristea Ceccarelli nacque ad Ancona il 5 novembre 1883 da Antonio Ceccarelli e Nicolina Meneghini. Crebbe trascurata dai genitori, sia sul piano culturale che su quello educativo. Alla sua istruzione religiosa contribuì invece il suo parroco. Il 9 ottobre 1901 sposò il compaesano Igino Bernacchia, che si comportò subito in modo violento con lei. Aristea soffrì per questo e per varie malattie, tra le quali una nevralgia al trigemino destro; le era stato anche asportato il globo oculare destro. Solo nella preghiera trovava la forza di resistere alle vessazioni del marito e dei suoceri. Nel 1912 si trasferì con Igino, impiegato nella Ragioneria delle Ferrovie dello Stato, a Roma.
Guidata in particolare dal camilliano padre Giuseppe Bini, dal 1927, Maria Aristea progredì nell’unione con Dio e nell’amore verso i fratelli, specialmente verso i malati. Nel 1964 fu aggregata all’Ordine Camilliano; nello stesso anno suo marito morì, ormai da tempo riconciliato con Dio e con lei. Maria Aristea morì nella sua casa di Roma il 24 dicembre 1971. I suoi resti mortali riposano dal 17 maggio 1972 nella chiesa di San Camillo agli Orti Sallustiani a Roma.
Il 9 aprile 2022 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Maria Aristea è stata dichiarata Venerabile.