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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Il castello di Mornico Losana (Pavia)
Autore: Flavio Peloso

Il Castello fu sede di colonia agricola e casa di formazione

IL CASTELLO DI MORNICO

Fu colonia agricola e casa di formazione di Don Orione

Don Flavio Peloso


Il castello di Mornico Losana si innalza sulla cima del colle che sovrasta il borgo con vista sull’ampio panorama della valle Padana fino alle Alpi nevose.

Mornico è citato tra i luoghi fortificati donati nel 1164 dall'imperatore Federico Barbarossa alla città di Pavia. Il castello ha origine nel XII secolo e, nel tempo, ebbe varie ristrutturazioni e vari proprietari. All'inizio del XIX secolo divenne proprietà del marchese Doria. Nel 1880, il castello passò nelle mani dei De Filippi e, da questi, nel 1896, fu dato a Don Orione che lo mantenne fino al 1906, quando fu venduto al professor Lorini.

Oggi, a ricordare la presenza di Don Orione e della sua opera c’è una lunetta della chiesa parrocchiale di Mornico dove il santo è rappresentato con i suoi ragazzi intento alla vendemmia.


Si era nel marzo 1896. Don Orione da tre anni aveva aperto un collegio per ragazzi poveri a Tortona e, pur trasferitosi nel più ampio ex convento Santa Chiara, abbisognava di nuovi spazi per aumentare l’accoglienza. A Don Orione si presentò la possibilità di acquisire e di dare vita all’antico castello di Mornico. Inizialmente, fu preso in affitto e poi, nel 1898, “acquistato dal sindaco cav. Giovanni Defilippi, il quale – sempre generoso quando si tratta del bene del proprio Comune – lo cedette a modicissimo prezzo per l’impianto di un Collegio”.[1]

Fu la prima casa e attività dell’Opera di Don Orione fuori di Tortona. L’antica proprietà nobiliare risentiva dell’abbandono, ma era bella e spaziosa, in magnifica posizione, con ampi terreni, parco, raccoglimento.

Il 1° ottobre 1896, prese avvio come Colonia agricola, avendo Don Paolo Albera come direttore, appassionato della formazione e avviamento al lavoro razionale dei campi. Don Orione la pensò anche come Casa di formazione per quegli allievi dell’Istituto Santa Chiara di Tortona che mostravano segni di vocazione e volevano seguirlo nella nascente congregazione. Don Orione la chiamò “Casa di Gesù”.[2] Giulio Cremaschi e Felice Cribellati ebbero a Mornico la loro prima formazione. Aveva pensato a Goggi come formatore, ma poi prevalse l’orientamento già datogli: “Prima professore e poi sacerdote”. E così Gaspare Goggi andò a Torino per gli studi universitari.

Il direttore Don Paolo Albera, tutto dedito alla promozione della Colonia agricola, trascurava alquanto la formazione. Don Orione integrava con presenze sue, di Don Sterpi e di Gaspare Goggi. Soprattutto durante l’estate, Don Goggi da Bettole si recava a Mornico Losana: partecipava alla vita comune, si prestava volentieri per qualche lavoretto e conversazione.

Era tale l’esperienza di povertà e di fiducia nella Provvidenza nella Colonia Agricola che finì per mancare anche l’olio della lampada del Santissimo. Accorse a portarlo Don Orione che poi scrisse a Gaspare Goggi: “bisognerebbe un po’ che Graf venisse a passare un po’ di tempo qui; crederebbe, allora, oh se crederebbe!”.[3] Arturo Graf era il professore non credente dell’università di Torino molto stimato da Goggi.

Ad un certo punto, Don Albera prese ad agire autonomamente da Don Orione, comprò terreni, gestì in proprio un’altra colonia agricola, la “Malaspina”, e poi ancora altre due a Brignano Frascata e alla Boffalora di Godiasco. Si creò un tale disordine di amministrazione e di conduzione che ne vennero controversie, dispiaceri, debiti e rivendicazioni. Tutto si risolse quando Don Albera, nel 1904, decise di separarsi da Don Orione e di andare a stabilirsi nella sua Colonia della Buffalora.

La “casa” (così la chiamava Don Orione) di Mornico fu sempre più destinata alla formazione ospitando sia aspiranti piccoli sia chierici più grandi. Vi si tenevano gli esercizi spirituali durante l’estate. Dal 30 agosto all’8 settembre 1905 si radunarono quasi tutti i religiosi e aspiranti della congregazione per gli esercizi predicati da Don Carlo Sterpi e Don Gaspare Goggi.

Ad un certo punto, si fece concreta la prospettiva della vendita della casa-castello di Mornico. Ricordiamo inoltre che, nel 1902, il vescovo Bandi richiamò in seminario i chierici di Don Orione, parte integrante nelle attività. Don Orione si vide costretto a chiudere varie case. Inoltre, la situazione economica della Congregazione era assai precaria ed ogni attenzione economica era concentrata nell’acquisto dalla Diocesi della Casa Oblatizia di Tortona che poi abbisognava di altri costosi lavori di adattamento. C’erano anche alcune pendenze con il vescovo, Ambrogio Daffra, per l’acquisto dell’Istituto San Romolo di Sanremo. Di una prima possibile vendita della proprietà del castello di Mornico si ha notizia da Don Gaspare Goggi. Il 20 marzo 1903, da Mornico, egli informò Don Orione: “Furono qui due Padri Assunzionisti, l’ex Direttore della Croix (Padre Bailly) e un altro; si fece veder loro Mornico: piacque molto, e lo comprano; ne hanno già quasi stipulato il contratto con l’Economo, il quale ha consegnato al Padre Bailly una lettera da portarvi a Roma, dove egli si reca col fratello, che è il Generale della Congregazione”.[4]

Le trattative andarono avanti, tanto che la Provincia di Pavia (10.12.1905) comunicò il passaggio della Colonia agricola di Mornico in questi termini: “Chi non è stato a visitare il bellissimo castello che si innalza sulla vetta del colle di Montalto Pavese, dalla quale si ammira gran parte dell’ampio panorama della Valle padana e delle Alpi nevose? Questo castello, che ha pur esso la sua storia di dolori ed ultimamente era ritrovo prediletto dei conti benvenuti, sta per passare od è già passato ad altri proprietari, i quali sarebbero, stando a quanto ci fu detto, rappresentati da una compagnia di assunzionisti visti espulsi dalla Repubblica francese. Il castello sarebbe tramutato in un convento con relativo collegio maschile e seminario. E noi l’auguriamo di cuore”.

La vendita del Castello ai padri Assunzionisti non fu conclusa, mentre si realizzò, nel giugno 1906, con un altro acquirente, come veniamo a sapere da una lettera di Don Orione a Don Carlo Sterpi.

“Tortona, Lunedì 11 Giugno1906
Ieri ho venduto Mornico per L. 21.000 al Prof. Lorini, quello che voleva essere deputato.[5] Si farà istrumento il 20 corr., e pagherà subito tutto.
Desidero ci siate voi, mio caro Don Sterpi, come comproprietario e mio procuratore, non perché io senta dispiacere dell'atto che si farà, [io sì lo sento un po', perché Mornico ha tante sante memorie, e credevo di raccogliere là le tombe dei nostri fratelli e perché luogo di silenzio e adatto a raccogliervi personale per l'Opera, benché scomodo], ma perché ho detto a Don Ravazzano che quel danaro mi occorre per comprare le cartelle da dare a Monsigr. Daffra, e non vorrei che cadesse in altre mani. Io sento proprio molto distacco.
Devo oggi andare a Mornico. Da Mornico sgombro immediato”.[6]

È conservata copia manoscritta del contratto.[7]

Si chiuse così una storia di dieci anni, provvidenziale, degli Orionini a Mornico. Don Orione, convinto dell’opportunità della vendita, non nascose il suo rimpianto. Rimase un ricordo caro, quasi un sogno per la sua ubicazione e la sua bellezza.

 


[1] Così riferisce “La sveglia del Popolo” di Voghera del 14 giugno 1896, n.24. La cifra di acquisto fu di 21.000 lire.

[2] Scritti Orione 70, 176 e 4, 4.

[3] Scritti Orione 54, 168.

[4] Scritti Goggi II, 65.

[5]Eteocle Lorini nacque a Milano il 24 aprile 1865 da famiglia tortonese. Fu esperto di politica monetaria internazionale; compì parecchie missioni scientifiche all'estero come consulente economico dei governi di Russia, Persia, Giappone e Sud America. Per un ventennio, insegnò scienza delle finanze nell'università di Pavia. Dal 1906 risiedette al castello di Mornico che curò e abbellì. Dal 1915 fu sindaco di Pavia. Morì a Tortona in un incidente automobilistico il 13 novembre 1919.

[6] Scritti Orione, 10, 158.

[7] Scritti Orione 75, 24-25.

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