Cenni di cronaca della presenza dell'Opera Don Orione in Romania.
CRONACA DEGLI INIZI DELLA CONGREGAZIONE IN ROMANIA
L’avventura della Congregazione di Don Orione in Romania comincia all’indomani della caduta del muro di Berlino (1989). I superiori furono incoraggiati dal desiderio del Santo Padre, espresso in varie occasioni alle congregazioni religiose, di affacciarsi sull’Europa dell’est, perchè la caduta del comunismo, da sola, non era in grado di mutare la situazione di quelle popolazioni, occorreva anche una nuova evangelizzazione, ricostruire cioè Cristo nel cuore dell’uomo.
Prime esplorazioni in Romania
La provincia dell’Italia meridionale aprì così una prima missione in Albania (nel 1992, rafforzata con una seconda comunità nel 1998), a cui si affiancò ben presto anche una comunità di suore sacramentine non vedenti fondate da don Orione. La provincia polacca, che già operava clandestinamente in alcune zone dell’URSS, cominciò a lavorare in Bielorussia (1991) e cercò di stabilire una comunità religiosa a Mosca. Le suore di don Orione andarono in Ucraina, dove è ormai prossima anche l’apertura di una missione da parte del ramo maschile degli orionini.
La provincia dell’Italia settentrionale puntò invece sulla Romania. Dopo alcune visite preliminari (nel 1990) da parte del superiore provinciale di allora, don Belisario Lazzarin, e di altri confratelli che avevano come base di partenza il Piccolo Cottolengo di Santa Maria La Longa (Udine), il primo sacerdote orionino, don Luigi Tibaldo si stabilì ad Oradea, una città di circa 250.000 abitanti, a pochi chilometri dal confine ungherese, in Transilvania. Era il 19 giugno 1991.
Durante i primi contatti con la realtà rumena, aiutati da un sacerdote greco-cattolico, Pr. Mihai Pop, i sacerdoti di don Orione incontrarono un gruppo di giovani cattolici (10 ragazzi e 2 ragazze) desiderosi di andare a studiare in Italia. In quel gruppo c’erano anche alcuni che si sentivano chiamati alla vita sacerdotale e quindi volentieri li si accettò come ospiti nei nostri istituti in Italia. Il primo incontro avvenne a Cluj il 19 dicembre 1990[1], il secondo il 6 gennaio dell’anno seguente[2]. In breve tempo si ottenne il visto[3] e così il 10 gennaio 1991 i dieci giovani romeni erano già in Italia[4].
Furono sistemati prima all’Istituto San Carlo di Buccinigo d’Erba (Como)[5] e poi, per favorire l’apprendimento della lingua e l’adattamento in Italia, furono suddivisi in altri istituti: due rimasero a Buccinigo, mentre gli altri passarono nelle comunità di Velletri (Roma), Venezia, Tortona (Alessandria) e Bologna[6].
Uno di questi dieci giovani[7] che la Congregazione accolse come studenti della diocesi greco-cattolica di Oradea, ha chiesto poi di entrare a far parte della famiglia religiosa orionina, ha professato l’8 settembre 1994 ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 2000 ad Oradea dove si trova attualmente come educatore nel nostro seminario. Anche questo fatto fu interpretato come un segno propizio da parte della Divina Provvidenza, che preparava alla nostra famiglia religiosa un futuro fecondo in questa terra.
Tutto cominciò con un Oratorio
Don Luigi Tibaldo si stabilisce ad Oradea il 19 giugno 1991. Secondo il progetto iniziale, Oradea doveva essere un punto di appoggio in Romania (la città dista soltanto 15 chilometri dal confine ungherese) da cui partire per raggiungere la zona poverissima di Sighetul Marmatiei (Jud. Maramures), distante oltre 200 chilometri da Oradea, verso nord-est, al confine con l’Ucraina. A questo scopo il 5 agosto 1991 si stipula un comodato tra il superiore provinciale, don Belisario Lazzarin, e Pr. Mihai Mart, parroco della Parrocchia Santa Maria, situata in str. Prahovei (si chiamava ancora così l’attuale str. Gen. Mosoiu) nr. 21.
In base a questo accordo, approvato da mons. Jozef Tempfly, vescovo romano cattolico di Oradea, il parroco cede in comodato per dieci anni una parte dell’ex convento dei cappuccini[8], annesso alla chiesa, all’Opera Don Orione che si impegna a ristrutturala a sue spese. Si specifica inoltre che i locali ceduti in comodato all’Opera Don Orione saranno utilizzati per attività con finalità religiosa, educativa e caritativa, conformemente allo spirito dell’Opera. Allo scadere dei dieci anni i locali saranno restituiti alla parrocchia, salvo accordi diversi tra le parti[9].
I lavori di ristrutturazione, curati dall’architetto Paolo Serati di Corbetta (Milano) e sostenuti da alcuni amici e volontari italiani venuti più volte ad Oradea, iniziarono soltanto nel febbraio 1992, quando il convento fu finalmente liberato dagli occupanti (otto famiglie che vi abitavano in condizioni igieniche precarie, essendoci per tutti un solo bagno comune al pian terreno).
Nel frattempo don Luigi non si perde d’animo: impara velocemente e bene la lingua, comincia a farsi conoscere nell’ambito della comunità parrocchiale[10] e propone subito una piccola attività “sociale”, iniziando la scuola di lingua italiana che riscuote grande interesse tra i ragazzi e i giovani abituati a seguire i programmi televisivi italiani. Da qui passa gradualmente a proporre il catechismo per fasce di età, qualche ritiro spirituale... Tutte le attività sono molto osteggiate dagli inquilini del piccolo convento, ma i ragazzi che frequentano don Luigi aumentano sempre di più.
Nel giugno 1992 vengono mandati ad Oradea due seminaristi italiani, il chierico Graziano Colombo (neo professo di voti perpetui) e l’aspirante Massimo Bortolasi. Si fermano con don Luigi tutta l’estate e lo aiutano ad avviare ufficialmente l’oratorio Don Orione di Oradea, una novità visto che in città non esiste nulla di simile. Sono passati esattamente 100 anni da quando il chierico Luigi Orione, il 3 luglio 1892, apriva l’oratorio festivo nel giardino dell’episcopio di Tortona.
Con le maniche rimboccate
L’oratorio di Oradea, è bello ricordarlo, nasce grazie alla collaborazione di un discreto gruppo di laici, da Udine soprattutto, che aiutano molto don Luigi e i primi religiosi dell’Opera Don Orione, e con la benedizione del vescovo greco cattolico della città, mons. Vasile Hossu (proprio il segretario di quest’ultimo imiterà poi l’oratorio orionino nella sua parrocchia). Le attività dell’oratorio sono molteplici: accanto alla scuola di italiano, al catechismo e ai ritiri spirituali, si apre l’esperienza del coro per l’animazione liturgica, la scuola di chitarra e di teatro. Si fanno anche alcune uscite di gruppo ed un campeggio estivo ad Aleu, si organizza la distribuzione di aiuti umanitari inviati dall’Italia e si stampa perfino una rivista interna fatta dai ragazzi più grandi e molto apprezzata dalla gente.
Accanto a queste attività non manca però l’attenzione vocazionale. Già in quell’estate 1992, don Luigi manda in Italia due giovani romeni per fare un’esperienza vocazionale con i seminaristi di Buccinigo, Radu e Dumitru. A fine agosto rientrano entrambi in patria, ma il 1 novembre Podac Dumitru ritorna a Buccinigo per iniziare il biennio filosofico a Como. Ha fatto poi la prima professione religiosa nella nostra Congregazione (8 settembre 1995) ed è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 2000 a Bucarest.
Ricordi personali
Della mia prima visita in Romania, dal 18 al 24 gennaio 1995, oltre al freddo a 21-23 gradi sotto zero, ricordo i due poveri appartamenti ove vivevano Don Belisario Lazzarin con una decina di giovani aspiranti.
Ricordo la città di Bucarest, piena di poveracci, bambini, anziani... "Ho visto io, in centro città – mi diceva Don Lazzarin - i ragazzi uscire dai tombini come topi, dove si rifugiano la notte, scaldandosi vicino ai tubi dell'acqua calda". Incontrò ai margini del parco di Bucarest un "branco" di ragazze, messe sulla strada a 18 anni, perché così prevedeva la legge degli orfanotrofi di Stato. Abbandonate a se stesse, spaurite, affamate. Le portò con sé, una quarantina, e arrangiò per loro una casa. Una parte di loro sono state inserite in alcuni appartamenti della città e poi inserite nel mondo del lavoro. Per altre, invece, con problemi di carattere relazionale e di salute, è stata disposta una casetta di tipo familiare.
In treno da Bucarest a Oradea, dissi ad una signora che sono di Don Orione. E lei si infervora: Ah! Don Orione, la scuola, l'oratorio... Bogàt (ricco) Don Orione! No, la Divina Provvidenza è bogàt - rispondo e, guardando in alto, faccio il gesto di chi con una mano prende e con l'altra dà.
Ho incontrato il Vescovo greco-cattolico di Oradea (Romania) Basile Hossu. Un uomo meraviglioso e buono. Ha parlato delle tante sofferenze e umiliazioni subìte durante il periodo della dominazione comunista, particolarmente aggressiva contro le comunità cristiane greco-cattoliche. Ora la Chiesa in Romania sta risollevandosi a fatica, si gloria del suo eroico recente passato, ma porta i segni dell'oppressione morale e materiale.
Parlando dell'opera degli Orionini ad Oradea, mi diceva: "La vostra attività, il vostro modo di essere per i ragazzi e per i poveri, ha creato nel popolo un nuovo concetto e un nuovo atteggiamento nei confronti della Chiesa. Ricordo che un giorno, viaggiando in auto con Don Lazzarin, fummo fermati dalla polizia che ci trattò in malo modo e addirittura sprezzante nei miei confronti. Don Lazzarin, per giustificarsi disse che avevano fretta per giungere a Oradea, dove eravamo aspettati dai Confratelli e dai ragazzi dell'Oratorio.
All’ascoltare la parola Oratorio, il poliziotto l’interruppe:
Il poliziotto cambiò tono e si mise a parlare con calore e simpatia dell'Oratorio, dei ragazzi.
Vedete? - concluse Mons. Hossu - l'opera da voi fatta all'oratorio, per i ragazzi e per i giovani sta rendendo amabile e stimata tutta la Chiesa di Oradea".
In questo raccolto riconobbi una parabola del "carisma" orionino: "Opere di carità ci vogliono; esse sono la migliore apologia della fede cattolica" (Don Orione).
[1] Don Belisario Lazzarin e don Cirillo Longo, dopo essere stati all’orfanotrofio di Sighet, si recarono a Cluj presso Pr. Mihai Pop (conosciuto precedentemente in Italia). La disponibilità dei nostri istituti in Italia fu offerta anche per dare un aiuto concreto alle diocesi greco-cattoliche che avevano bisogno di formare bene il proprio clero.
[2] Il 6 gennaio don Lazzarin è di nuovo a Cluj accompagnato da don Sergio Zanatta (direttore del Piccolo Cottolengo di Santa Maria La Longa), don Luigi Valerio (direttore provinciale della provincia religiosa San Benedetto) e don Sergio Mura.
[3] Il visto fu rilasciato a Bucarest l’8 gennaio. Rientrati a Cluj, i sacerdoti orionini proposero di partire subito per l’Italia, ma i giovani interessati chiesero invece di poter salutare prima i propri familiari. Così la comitiva, con due pulmini, partì per l’Italia soltanto nella tarda sera del 9 gennaio.
[4] Entrarono in Italia attraverso la frontiera di Trieste (così come era riportato sul visto), dopo aver cercato inutilmente di entrare da Gorizia. Pernottarono al Piccolo Cottolengo di Santa Maria La Longa e il giorno dopo, 11 gennaio, erano a Campocroce (Venezia).
[5] Vi arrivarono il 12 gennaio. Il 24 gennaio tutto il gruppo dei dieci romeni fa una visita a Tortona e il giorno dopo due di essi rientrano in patria.
[6] Il gruppo degli otto romeni rimasti in Italia viene smembrato il 26 gennaio: Antonio e Claudio (che sembrano i più decisi nel loro cammino vocazionale rimangono a Buccinigo, mentre gli altri sei partono per il seminario di Villa Borgia (Velletri). A fine marzo del 1991 si smembra anche il gruppo dei sei: Florian e Viorel rimangono a Velletri, Alexandru va a Venezia, Vasile a Tortona, Giovanni e Giorgio a Bologna.
[7] Il gruppo dei primi studenti romeni partiti per l’italia si ridusse gradualmente. Ad alcuni fu consigliato il rientro in famiglia dai formatori ad essi preposti (è il caso di Viorel, per esempio, che lascia il seminario di Velletri nel luglio 1992, al termine del primo anno del biennio filosofico), mentre altri rientrarono in patria al termine degli studi, secondo il progetto iniziale (Alexandru Chivari, per esempio, che rientra ad Oradea al termine del biennio filosofico, nell’estate del 1993, ed oggi è sacerdote e parroco nella diocesi).
[8] I cappuccini arrivarono ad Oradea nel 1727 e furono ospitati inizialmente nel palazzo vescovile dal vescovo romano-cattolico Csaky Imre. Nel 1742 hanno già una chiesa ed un convento distrutti nell’incendio del 1836 che danneggiò gran parte della città. Sulle loro rovine il vescovo Lajcsak Ferenc costruisce una nuova chiesa e un nuovo convento (1837) che si sono conservati fino ai nostri giorni. Mons. Ferenc muore nel 1842 ed è sepolto nella cripta della chiesa dei cappuccini. Il regime comunista confisca il convento nel 1948 e lo trasforma in abitazione. La chiesa passa invece sotto la giurisdizione diocesana e continua a funzionare con una messa domenicale in lingua ungherese. L’ultimo cappuccino di Oradea muore nel 1972.
[9] Nell’archivio del seminario Don Orione di Oradea si conserva un primo esemplare di contratto di affitto, datato 13 gennaio 1992, dove l’affitto risulta fissato per soli 5 anni. Il 22 settembre fu compilato un nuovo contratto dove compaiono i dieci anni come dall’intesa di comodato.
[10] Il 13 maggio 1984, in seguito ad accordi tra il vescovo greco-cattolico, Coriolan Tamaian, e quello romano-cattolico, Daszkal Stefan, comincia nella chiesa Santa Maria l’attività religiosa in lingua romena. I cattolici di lingua romena (per lo più di rito bizzantino) aumentano sempre di più e così, oltre che alla domenica, si comincia a celebrare la Messa anche durante la settimana. Il 1 gennaio 1989 la chiesa Santa Maria viene eretta parrocchia “ad personam”, in quanto è l’unica chiesa di rito latino della città in cui si celebra in lingua romena.