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Messaggi Don Orione
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"Luciani dei cuori" è stato proclamato Beato il 4 settembre 2022. Motivi di riconoscenza della Congregazione orionina.

LUCIANI DEI CUORI, IL PAPA DELL'UMILTA' E DELLA BONTA'

 

Don Flavio Peloso

Papa Francesco, il 4 settembre 2022 ha proclamato “Beato” Albino Luciani - Giovanni Paolo I.

"Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili".
L' Humilitas di Papa Luciani è nella Gloria di Dio.

Al termine del processo di canonizzazione, l’8 novembre 2027, Papa Francesco lo aveva riconosciuto “Venerabile” per avere esercitato in modo eroico le virtù cristiane. Il Signore, mirabile nei suoi santi, ha confermato questo giudizio della Chiesa concedendo la grazia di un miracolo ottenuto per intercessione di Giovanni Paolo I.

Si tratta della guarigione avvenuta il 23 luglio 2011, a Buenos Aires, di una bambina undicenne affetta, si legge sul sito del dicastero, da “grave encefalopatia infiammatoria acuta, stato di male epilettico refrattario maligno, shock settico” e ormai in fin di vita: il quadro clinico era molto grave, caratterizzato da numerose crisi epilettiche giornaliere e da uno stato settico da broncopolmonite. L’iniziativa di invocare Papa Luciani era stata presa dal parroco della parrocchia a cui apparteneva l’ospedale. Quella bambina è oggi una giovane di vent’anni.

Il patriarca di Venezia, Albino Luciani, fu eletto Papa il 26 agosto 1978. Sono bastati trentatré giorni ad Albino Luciani, eletto vescovo di Roma il 26 agosto 1978, per conquistare i cuori del mondo cristiano e non solo.


LEGAMI CON LA CONGREGAZIONE

Nell’ammirazione e devozione verso questo Papa, noi Orionini abbiamo qualche motivo speciale di familiarità e di affetto.

Il Patriarca Luciani sostenne moralmente ed economicamente l'avvio dell'Istituto orionino di Chirignago (VE) per persone con disabilità anche gravi.

Un suo gesto impressionò il clero veneziano e la Congregazione di Don Orione. Il Patriarca, il 26 febbraio 1976, mise in vendita la croce pettorale e anello avuti in dono da Papa Giovanni ed un'altra croce pettorale donatagli da Papa Paolo VI.

Non solo fece un dono personale, ma nella Lettera pastorale della Quaresima del 1976, invitò la Chiesa veneziana ad aiutare l’Istituto che rischiava di non decollare per mancanza dei contributi pubblici.  Scrisse: “Desidero precedere io stesso con l’offrire la croce pettorale e la collana d’oro (appartenute a Pio XII) che mi ha donato Papa Giovanni quando mi impose le mani nella consacrazione episcopale. E’ poco per l’utile che recherà: è forse qualcosa se giova a far capire che i veri tesori della Chiesa sono, come diceva san Lorenzo, i poveri, i piccoli…”.

Scelse l’orionino Don Diego Lorenzi come suo segretario per due anni e due mesi, prima a Venezia e poi nei 33 giorni in Vaticano. Ho ricevuto tante confidenze da Don Diego e qualcosa ho pubblicato. Il ricordo don Diego Lorenzi per Papa Luciani fu sempre ammirato e devoto; ne ebbe fin dai primi contatti stima di santo, di uomo di fede, di pastore che ricercò l’ascetica della semplicità e del cuore. Anche Don Diego è stato partecipe dell'humilitas del suo "Luciani dei cuori", come ama definirlo. Dopo quei 33 giorni di "esposizione", a lato del Papa, Don Diego è scomparso nella normalità della sua vita religiosa e dell'apostolato della Congregazione, nelle Filippine, nella poverissima parrocchia di Payatas, presso la smoking mountain di Manila, e, ultimamente, nella normalità della debolezza degli anni e della malattia.

Invito a leggere i ricordi di don Diego Lorenzi:
Italiano: https://messaggidonorione.it/articolo.asp?ID=52
Spagnolo: https://messaggidonorione.it/articolo.asp?ID=1154

Fu il Patriarca Luciani a definire per primo Don Orione "stratega della carità" in un discorso pronunciato a Venezia - Ca’ Giustinian, il 9 dicembre 1972, durante l’evento commemorativo del Centenario della nascita di Don Orione. Fece un ritratto di Don Orione con tratti semplici e poetici: “Fanciullo, egli aiuta il padre a selciare le strade; adolescente, sta un po' coi francescani, un po' con Don Bosco, entra in seminario, giovane chierico diventa fondatore prima ancora che prete. Fondatore con un primo ragazzo piangente allogato in un solaio: prete “facchino della Provvidenza”, che arriva talvolta a casa senza le scarpe donate ai poveri; che viaggia sui treni senza orologio, con zoccoli da campagnolo, col cappello dai riflessi verdastri”.

In quel 1978, il Patriarca avrebbe dovuto andare a Tortona a presiedere la festa della Madonna della Guardia del 29 agosto. Invece fu eletto Papa il 26 agosto. In un autografo scrisse: "spiacente di non potere in persona venerare la Madonna di Tortona, come previsto, invio una grande benedizione a Mons. Vescovo e alla città. Roma, 28.8.78". (FOTO)

 

IL TEMPO DI UN SORRISO

La sua semplicità e spontaneità non venivano da una cura della sua immagine, ma dal sentire umile di sé e dal sentire grande di Dio e delle cose di Dio: le Anime, la Chiesa, il ministero e la missione nel mondo.

La sua “esposizione” sul soglio pontificio, in mondovisione, sulla prima pagina dei giornali e sulla bocca di tutti, fu luminosa, incandescente, proprio perché la scocca tra la sua umiltà e la grandezza di Dio poterono sprigionare una elettricità spirituale ad alto potenziale. Quando si ricorda Papa Luciani bisogna sempre partire dalla sua Humilitas, che egli volle incisa nel suo stemma come sua caratteristica identificante.

L’umiltà, assieme alla carità, salvano la vita dall’ipocrisia, tentazione particolarmente subdola per quanti, ecclesiastici e fedeli laici, credenti e non credenti, sono posti sul “moggio” per illuminare. Papa Giovanni Paolo I ce ne ha dato un segno luminoso e indimenticabile.

Il suo pontificato fu brevissimo, il tempo di un sorriso fiorito dal suo cuore fiducioso nella Divina Provvidenza, pur nella sofferta coscienza dei limiti e delle difficoltà del ministero papale.

Le sue prime scelte da Papa furono tutte improntate alla più semplice umiltà.

Dalla loggia di San Pietro, il giorno seguente l’elezione, lasciò da parte il “Noi” maiestatico, e iniziò a raccontare con tono famigliare: “Ieri mattina io sono andato alla Cappella Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere…”.

Non volle portare il “triregno”.

La prima solenne cerimonia non volle fosse chiamata “intronizzazione” ma “inizio del servizio pastorale”. Quasi con ingenua dolcezza si intratteneva con i fedeli nelle udienze generali, intrecciando dialoghi, ricordi di vita quotidiana e buona dottrina come farebbe ogni buon catechista o parroco.

 

Ricercò l’ascetica della semplicità e della concretezza.

Un giorno era sul giardino pensile del Palazzo apostolico, in Vaticano. Fece una sosta per guardare il panorama di Roma lasciando gli appunti di un discorso importante su un tavolino. Una folata di vento glieli seminò sui tetti sottostanti. “Aiuto!”, esclamò sorridendo. E poi, a Suor Vincenza accorsa, aggiunse: “Vede, Suora, la fine che fanno le parole… anche quelle del Papa. Sono i fatti che contano!”.

Nella memoria di Don Diego Lorenzi sono fissati ricordi indelebili della vita accanto a Papa Luciani, delle sue omelie ed incontri pastorali. Eccone uno.

“Si era nel 1977, ed il Patriarca Albino Luciani era in visita pastorale a Caorle (Venezia). Nel pomeriggio, l’antico duomo romanico era pieno di alunni delle elementari. Ne chiamò sei nella zona dell’altare maggiore, poi disse ai tre maschietti: “Tu sei “pentimento”; tu sei “ascolto”; tu sei “ringraziamento”; ed a tre bambine: tu sei “offerta”, tu sei “comunione”, tu sei “memoria”.
I sei, poi, dovettero ripetere il “nome” loro assegnato: successivamente, furono schierati in quest’ordine: pentimento, ascolto, offerta, memoria, comunione, ringraziamento. Il Patriarca, allora, rivoltosi a tutti, illustrava la ricchezza e la varietà della celebrazione eucaristica, che –soprattutto ai bambini – può apparire povera e poco attraente. Fu seguìto con attenzione, tanto era convincente. Anche a me, quell’approccio fatto con la palese speranza di effetto duraturo, ha fatto e continua a farmi bene”.

Morì il 28 settembre successivo, dopo soli 33 giorni di Pontificato. Anche la sua morte improvvisa fu un elemento della sua umiltà di uomo, significativo in sé, nella sua verità storica di estrema fragilità dipendente e salvata dalla Divina Provvidenza “che non toglie mai la gioia ai suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande” (Manzoni, I promessi sposi).

 

Riferimenti bibliografici

  • Albino Luciani, Lo stratega della carità, in Aa. Vv., Don Orione nel centenario della nascita (1872–1972), 1975, p. 368-369.
  • Lorenzi, Diego, Giovanni Paolo I nel ricordo di Don Diego Lorenzi, "Messaggi di Don Orione", 32 (2000), n. 100, 57–74.
  • Flavio Peloso, Giovanni Paolo I. Il Papa del “sorriso di Dio” presto beato, "Don Orione oggi", dicembre 2021,12-13.

 

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