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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Casei Gerola, Pavia: il Santuario della Madonna delle Grazie di Sant'Agostino.
Autore: Flavio Peloso

Cenni storici sull'antico Santuario legato al passaggio di Sant'Agostino e alla vita di San Luigi Orione.

IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE DI CASEI GEROLA

Fede e storia sulla strada di Sant’Agostino e di San Luigi Orione.

 

Flavio Peloso

La via più breve che conduce da Pontecurone (Alessandria) a Molino dei Torti passa per Casei Gerola. A circa 300 metri dal centro del paese, sorge un Santuario detto della “Madonna delle Grazie di Sant'Agostino”.[1]

Casei Gerola, un borgo nel tortonese ricco di storia, ha un Santuario antico di cui la gente va giustamente fiera e devota. Le sue origini risalgono al 721, quando qui sostò l’urna con il corpo di Sant’Agostino. Re Liutprando l'aveva “acquistato” dai Saraceni ed esso proveniente dalla Sardegna, via Genova, stava per essere portato a Pavia, capitale del regno dei Longobardi. Sostò a Casei, allora detta Caselle, nel cosiddetto “campo di Sant’Agostino”, prima di proseguire verso Pavia e riposta nella basilica longobarda di San Pietro in Ciel d'Oro. In questo luogo, la fede della gente fu premiata con innumerevoli grazie. Lo stesso re volle lì costruita una cappella dedicata alla Madonna e a Sant’Agostino.

Nel 1641 si ultimò la costruzione di una nuova chiesa e ospitò l’affresco della Madonna delle Grazie, che riporta l’iscrizione: “L'immagine sovrastante è dedicata a Dio Signore e all'Alma sua Genitrice dalla prodiga generosità dei Casellesi, 13 agosto 1612”.

Con la soppressione dei beni ecclesiastici decisa da Napoleone nel 1802 e quella operata dal Regno d'Italia nel 1867, l’edificio passò in proprietà privata della famiglia Colli di Casei e poi di Antonio Acerbi di Castelnuovo che usò il Santuario come magazzino di attrezzi agricoli e granaglie e, nel 1926, lo vendette a Paolo Torti di Casei.  Comunque, nel 1929, il Santuario fu catalogato tra i Monumenti Nazionali.

Visto l’abbandono del Santuario della Madonna delle Grazie di Sant’Agostino, nel 1894, giunse il decreto del vescovo mons. Igino Bandi con il quale, in seguito alla visita pastorale dell'8 giugno, "L'Oratorio campestre di Casei, sotto il titolo della Natività di Maria Vergine Santissima resta interdetto fino a che non sia debitamente restaurato".

Il decadimento del Santuario dovette impressionare Luigi Orione, ragazzo dodicenne, il quale percorse più volte la strada che da Pontecurone porta a Molino dei Torti, tra il 1884 e il 1886, per andare a incontrare don Francesco Milanese, già vice parroco a Pontecurone e allora parroco di Molino dei Torti, che lo incoraggiava nella vocazione e gli faceva un po’ di scuola.  “Quando, da ragazzo, andavo dall’arciprete di Molino de’ Torti – raccontò poi Don Orione -, passavo per Casei Gerola davanti alla chiesa della Madonna. Trovandola chiusa, mi accontentavo di baciare la porta e dicevo qualche preghiera e anche qualche Pater Noster a San’Agostino”.

Nel 1885, Luigi Orione poté entrare tra i Frati di Voghera e considerò questo fatto come una grazia ottenuta dalla Madonna, che accoglieva i desideri di quel ragazzo: “Quante volte - ricordava Don Orione -, andando a Molino dei Torti per supplicare il parroco perché mi mettesse tra i Frati, mi fermai qui, appoggiando la testa alla porta della chiesa, pregai la Madonna di darmi la grazia di diventare sacerdote.

Purtroppo, Luigi Orione dovette lasciare i Frati di Voghera per una grave malattia e allora tornò a ripercorre quella che si può ben chiamare la strada della vocazione, tra Pontecurone e Molino dei Torti, e a sostare alla porta del Santuario. Don Francesco Milanese ottenne a Luigi di poter entrare a Valdocco con Don Bosco, il 4 ottobre 1886. La porta originale davanti alla quale il giovane Luigi Orione si fermava a pregare è ancora conservata nella chiesa.

Il Santuario dopo qualche decennio passò in proprietà di Don Orione. Avuto il consenso del Vescovo e del Parroco di Casei Gerola, Don Orione, il 27 novembre 1932, poté informare: Scrivo che si faccia il compromesso; poi andrò ancora a Genova e si farà l’atto” (42, 189). Di fatto, “Il Santuario di Casei Gerola fu acquistato da un benefattore genovese, il Dalle Piane, e don Sterpi lo ha un po’ aggiustato”. E spiegava: "Penso che l’esser venuta quella chiesa alla Congregazione, l’essere stata comperata e donata a noi, sia come un premio che la Madonna e Sant’Agostino mi hanno dato per quegli atti di ossequio”.

Il Santuario di Casei Gerola era in abbandono, “è una rovina. Solo è rimasta la Santa Madonna, dipinta su di un muro, dove era l’altare maggiore” (42, 187). Dopo tre anni, iniziarono i lavori di restauro: “Sono contento che don Sterpi abbia cominciato i lavori alla Chiesa della Madonna detta di S. Agostino, in Casei Gerola, col farle aggiustare il tetto che era caduto” (2.9.35, 41, 101).[2]

Fu adeguatamente restituito al culto solo nel 1944, dopo i restauri operati principalmente dai "chierici costruttori" orionini, nel contesto della precarietà e delle angosce della seconda guerra mondiale. Appassionato promotore della rinascita del Santuario fu Don Luigi Orlandi con l’appoggio del prevosto Don Francesco Bianchi.L’8 settembre di quell'anno, il vescovo Mons. Egisto Melchiori benedisse la chiesa restaurata e Don Carlo Sterpi, oggi Venerabile, vi celebrò la Messa solenne.

 


[1] Clelio Goggi, Storia dei Comuni e delle Parrocchie della diocesi di Tortona, Alessandria 1943. Il Santuario della Madonna delle Grazie di S. Agostino a Casei Gerola (Pavia), “La Piccola Opera della Divina Provvidenza”, luglio–dicembre 1944, 2–6. Lucio Garbarelli, Sant’Agostino, Don Orione e il Santuario della Madonna delle Grazie in Casei, Atti del Convegno di studi, Casei Gerola 27-28 agosto 1994. Stefano Ongari, Storia del Santuario delle Grazie – Casei Gerola. Dalle origini ai nostri giorni, Marconi, Genova, 1997.

[2] Nella storia del Santuario si inserisce anche Amalia Carena; Don Orione scrive a Don Sterpi, il 20 ottobre 1935: “Ringrazierete la signora Amalia Carena, che fu sempre tanto benevola verso di me e la Congregazione, per quanto ha disposto a nostro favore”; (18, 179)

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