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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Zdunska Wola, 21 settembre 2013

Conferenza tenuta a Zdunska Wola, il 21 settembre 2013. Celebrazioni per il 90° anniversario della presenza della Congregazione di Don Orione in Polonia, con gemellaggio Zdunska Wola - Tortona.

L’AMORE DI DON ORIONE PER LA POLONIA

 

Don Flavio Peloso, Zdunska Wola, 21 settembre 2013

Don Orione dichiarò in più di un’occasione il suo amore per la Polonia. “Nazione a cui ho voluto molto molto bene”.[1]  “Polonia, nazione tanto amata dalla Chiesa e tanto cara al mio cuore!”.[2] “Ho avuto sempre una speciale predilezione per la Polonia”.[3] “Ho avuto sempre grande amore per la Polonia”.[4] “Io amo tanto i Polacchi. Li ho amati fin da ragazzo, li ho sempre amati!”.[5] “Dalla stessa scuola di Don Bosco ho imparato ad amare la Polonia, ho attinto il grande amore per essa. E quando la mano divina, dopo il primo Chierico polacco, mi condusse altri  chierici della Polonia, allora provai che il mio cuore si allargava sempre più, si dilatava, e mi sentii sempre santamente padre di tutti quelli che venivano dalla Polonia”.[6]


SULLE TRACCE DI UNO SPECIALE AMORE

Questo amore sorse nella sfera sentimentale quando, giovinetto all’Oratorio di Don Bosco, gli venne presentata la figura di un generale polacco venuto a combattere per l’indipendenza d’Italia. “Quand’ero all’Oratorio di Torino ci conducevano a passeggio e ci dicevano: ‘Là è vissuto un Generale polacco, che è venuto a offrire il suo sangue per l’Italia’. Io sempre, quando passavo davanti a quel palazzo, alzavo gli occhi a quella finestra e il cuore al Signore e pregavo per quel Generale. Sentivo un amore particolare per lui, che aveva offerto la sua vita per la nostra cara Italia”.[7]

In occasione della vestizione di quattro chierici polacchi, mostrando di ben conoscere la storia della loro patria, Don Orione aggiunge altri ricordi. “La Polonia allora gemeva sotto il ferreo piede della Russia, della Germania e dell’Austria. Si era negli anni, in cui i giovani Polacchi che desideravano diventare sacerdoti, dovevano scappare dalla Polonia strisciando al confine polacco. Essi venivano a Torino cercando di Don Bosco per diventare Sacerdoti Salesiani. Quando Don Bosco era ancora in vita assistetti ala vestizione clericale di un giovane Principe Polacco, del quale oggi è in corso la causa di beatificazione. E’ questi il Principe Augusto Czartoryski.

E quando la mano divina, dopo il primo chierico Polacco, mi condusse altri Chierici della Polonia, allora provai che il mio cuore si allargava sempre più, si dilatava e mi sentii sempre santamente padre di tutti quelli che venivano dalla Polonia”.[8]

Dalla sfera sentimentale, l’amore passò a quella del giudizio critico quando, studiando la storia ecclesiastica, comprese il ruolo della Polonia quale baluardo della cristianità contro l’invasione turca, e della cattolicità contro la prepotenza russa e l’invadenza della chiesa greco-ortodossa. “La Polonia fu sempre fedelissima alla Chiesa e in altri tempi difese l’Europa anche contro il nemico che voleva trasformare la Chiesa di San Pietro in una scuderia di cavalli”.[9] “Il grande re polacco Giovanni III Sobieski difese, sotto Vienna, la cristianità e l’Europa dalle orde dei Turchi”.[10]

 “La Polonia è la Nazione che ha sempre mantenuto la sua fede davanti allo scisma russo.[11]

Aumentò i motivi di ammirazione e di stima per la Polonia il fatto che questa Nazione aveva, come caratteristica propria, due di quelli che erano anche i suoi grandi amori: la devozione alla Madonna e la fedeltà al Papa. “Polonia, terra consacrata alla Madonna tanto venerata nel Santuario di Czestochowa”.[12] Diceva che, pensando ai Polacchi, il suo pensiero correva “a Maria SS. tanto onorata e venerata dal popolo polacco”.[13]. Riguardo poi alla fedeltà al Papa, osservava: “Il popolo polacco sempre si distinse fra gli altri popoli cattolici per il suo amore e attaccamento alla Sede Apostolica, alla Chiesa e al suo Capo visibile sulla terra, il Papa”.[14]


PRIMI INCONTRI ED INIZIO NEL 1923

 “Quando un certo sacerdote di nome Giuseppe (Hazbiewicz), che incontrai a Roma parecchi anni fa - che stava nella Congregazione dei Resurrezionisti, benché non fosse Resurrezionista - mi condusse e presentò un chierico polacco (Martin Bak), lo accolsi e strinsi al cuore così, come se avessi stretto e abbracciato tutta la Polonia”.

Padre Hazbiewicz indirizzò a Don Orione anche Robert Shulz (Szulczewski) e Alexander Chwilowicz. Nel 1906 fu accettato Franciszek Ligenza, già chierico. Ordinati sacerdoti Bak, Szulz e Ligenza, Don Orione pensò alla possibilità di aprire una tenda della Congregazione in Polonia.

Essendo stato eletto (il 27 novembre 1911) arcivescovo di Cracovia mons. Adam Sapieha, che egli aveva conosciuto quando era ufficiale della Curia Vaticana, approfittò per presentargli don Martino Bak, che andava in Polonia per visitare il vecchio genitore, e fargli sapere che in Italia aveva due altri sacerdoti polacchi, Szulz e Ligenza , e aggiungeva: “Ho pure ricevuto alcune domande di giovani di codeste terre. Egli (Bak) viene anche per esaminare la vocazione di parecchi che desiderano essere accettati nella nostra umile Congregazione”.[15] 

Ma intervenne la prima guerra mondiale. Don Bak, don Ligenza e don Szulz rientrarono in patria e i primi due non si fecero più vivi, sicché venne a mancare la materia prima - il personale - per pensare all’apertura di un’attività in Polonia.

Durante la guerra entrarono in Congregazione, nel 1915, don Ludwik Szczygiel, già sacerdote, ma che rimase come semplice aggregato e, nel 1916, il chierico Stanislaw Basketz che, dalla Moffa, partì per il Brasile[16] dove se ne perdettero le tracce.

Si poté tornare sul progetto di una Casa in Polonia con don Aleksander Chwilowicz. Nel gennaio 1923, Don Orione lo mandava in Polonia con la seguente presentazione: “E’ autorizzato a recarsi in Polonia per il periodo di tempo di un anno, allo scopo di sbrigarvi affari della nostra Congregazione. Prego gli si vogliano usare tutte quelle facilitazioni che saranno possibili”.[17]

Dopo vari tentativi, don Chwilowicz trovò buone disposizioni presso il vescovo di Wloclawek, mons. Zdzitowiecki, che intendeva affidare alla Congregazione la parrocchia di Zdunska Wola, allora retta da Don Ligenza. Dopo qualche traversia però, il 29 gennaio 1924 concedeva il permesso alla Piccola Opera di costruire una sua Casa per svolgervi il proprio apostolato.[18]

Un mese dopo, il 28 febbraio, Don Orione scriveva che presto sarebbero giunti in aiuto don Robert e don Biagio Marabotto.[19] Don Aleksander iniziava pertanto l’attività, interessandosi subito per avere delle vocazioni. Incontrando qualche delusione, Don Orione lo sosteneva, confortandolo: “Prego la SS. Vergine per codesti figliuoli, ogni giorno nella Santa Messa; Si sa, tutti i principi sono difficili, ma bisogna pregare e restare umili e fedeli alla santa vocazione”.[20]

Don Aleksander si preoccupò anche di dare ai membri della Congregazione, una denominazione propria e fissò quella di “Orioniani” o “Orionisti”. Don Orione seppe della cosa dallo stesso vescovo di Wloclawek, incontrato a Roma[21], e se ne dispiacque. Toccato nella sua umiltà, scrisse immediatamente a don Marabotto, giunto da pochi giorni in Polonia: “Ho saputo dallo stesso (mons. Zdzitowiecki) che voi altri non vi chiamate in Polonia Figli della Divina Provvidenza, ma siete chiamati invece con altro nome, per me assai umiliante. Voglio e impongo che vi chiamiate Figli della Divina Provvidenza, e non affatto con altro nome, diversamente mi obblighereste - pur con dolore - ad un provvedimento grave. Capisco perfettamente che tu non n’hai colpa alcuna di questo. E’ dallo stesso Mgr. Vescovo che ho appreso con sorpresa dolorosa che vi chiamate Orioniani. Che ciò non sia mai più”.[22]

Don Marabotto portò in Polonia, nel settembre del 1925, la prima lettera circolare di Don Orione indirizzata “Ai carissimi Sacerdoti, Chierici e Aspiranti della Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza che sono in Polonia”, nella quale - oltre ad esortarli ed incitarli all’esercizio delle varie virtù proprie della vita religiosa - manifestava il suo affetto per loro e il desiderio di poterli presto visitare: “Ogni qualvolta io penso a voi - e ci penso ogni giorno -, o cari miei figli, l’animo mi si riempie di santi affetti e delle più dolci e care speranze. Che la Divina Provvidenza vegli maternamente e sempre sopra di voi tutti, e tutti vi mantenga nei santi propositi, costanti e perseveranti nella vostra vocazione religiosa (...)”. [23]

Vari gruppi di Chierici polacchi presero a venire in Italia, a Tortona, per gli studi e soprattutto per attingere il carisma e lo spirito della Congregazione direttamente “alla fonte”, da Don Orione e dai primi santi discepoli.


AMORE FINO ALLA FINE

Si trovavano in Italia ben 12 chierici polacchi, al momento dell’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste, il 1° settembre 1939.

Don Orione convocò una celebrazione speciale al Santuario della Madonna della Guardia. Con sorpresa di tutti, nell’Italia fascista di allora alleata con la Germania, egli fece stendere la bandiera polacca sull’altare e invito i chierici polacchi a baciarla e, dopo di loro, tutti gli altri Confratelli italiani.

   La bandiera polacca che per vari giorni restò esposta nel santuario della Madonna della Guardia, Don Orione la volle poi nella sua cameretta. E spiegò: “Io ho posto la bandiera polacca lungo una parete della mia camera. Se anche la bandiera polacca là (in Polonia) sarà abbassata, nelle nostre Case voglio che ci sia sempre”.[24] E là, nella cameretta di Don Orione a Tortona, la bandera polacca si trova ancora. Di essa ha parlato anche Giovanni Paolo II nell’omelia di beatificazione di Don Orione.

Don Orione espresse il suo amore alla Polonia anche nella sua ultima “Buona notte”, l’8 marzo 1940, 4 giorni prima di morire. Disse: “Mai ho sentito tanto amore ai Polacchi quanto ne sento ora; mai ho sentito tanto dolore come in quei giorni in cui la povera Polonia è stata così barbaramente dilaniata”,[25] lasciando, quale testamento a questo riguardo, un paterno affettuoso incitamento e ricordo: “E voi, o cari chierici italiani, ricordate queste parole e amate i Polacchi. Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli!”[26].

 


[1]15 maggio 1904 (Scritti 33,31)

[2] 6 agosto 1927 (Scritti 32, 55).

[3] 8 dicembre 1929 (Parola II, 143).

[4] 23 aprile 1939 (Parola X, 155).

[5] 8 marzo 1940 (Parola XII, 134).

[6] Parola X, 156.

[7]Parola XII, 134. Si riferisce al generale Wojciech Chrzanowsky (+1861), comandante in capo dell’esercito piemontese nella sfortunata battaglia di Novara.

[8] A Villa Moffa, 23 Aprile 1939; Parola X, 156.

[9] Parola XI, 131.

[10] Parola X, 155.

[11] Parola II, 143.

[12] Ibidem 143.

[13] Parola X, 156.

[14] Parola X. 156.

[15] Scritti, 67, 234.

[16] Cfr. Scritti, 32, 147-149.

[17] Lettera del 29 gennaio 1923 (Scritti, 53, 127)

[18] MAJDAK Boleslaw, Storia della Congregazione dei Sacerdoti di Don Orione in Polonia,  tesi di laurea, Roma 1985, pag. 33s.

[19] Scritti, 32, 119.

[20] Ibidem 119.

[21] In quell’occasione, invitato da mons. Zdzitowiecki a visitare la Polonia, Don Orione rispose che sarebbe andato l’anno dopo, a marzo (Cfr. Scritti, 32, 49); ma poi non ci poté andare.

[22] Lettera del 18 ottobre 1925 (Scritti, 32, 49).

[23] Lettera del 20 settembre 1925 (Scritti, 52, 107ss). Dopo di questa, Don Orione inviò altre sei lettere circolari destinate esclusivamente ai Confratelli polacchi (Cfr. Scritti 52, 110-126)..

[24] Buona notte del 18.9.1939, Parola XI,

 [25]  Parola, 18.9.1939, XI p.130.

[26] Ultima “Buona notte” al Paterno di Tortona, 8 marzo 1940; Parola, XII, 135.

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