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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Rafael Merry del Val e Pio X
Pubblicato in: Estratto da: Rafael Merry Del Val in "Don Orione negli anni del modernismo", Jaka Book, pp.96-99.

Fu Cardinale Segretario di Stato in piena sintonia di intenti e di azione con Papa Pio X. Don Orione aveva familiarità, stima e devozione di entrambi.

Il cardinale Rafael Merry del Val e Don Orione

            Don Flavio Peloso

 

Rafael Merry del Val,[1] figlio di un diplomatico spagnolo, nacque a Londra, studiò in Belgio, Inghilterra e infine a Roma. Compì una rapida carriera ecclesiastica. Fungeva da segretario al conclave del 1903 che elesse Pio X. Il nuovo Papa ne apprezzò le doti e lo nominò suo Segretario di Stato, certo che avrebbe compensato la sua mancanza di esperienza diplomatica. Si trattava di un giovane vicino a un Papa anziano, lui di nobili origini accanto all’umile di origine contadina, parlava sei lingue mentre l’altro si esprimeva in un buon italiano con risonanze venete. Ebbero in comune una grande fede e l’amore appassionato per la Chiesa e per le Anime e questo fece combaciare le loro diverse doti e competenze con una efficacia provvidenziale per il bene del popolo di Dio.

Il Card. Merry del Val condivise “cor unum et anima una” le ansie pastorali e le direttive politiche di Pio X; fu interprete e attuatore fedele e sagace delle linee del suo pontificato: riforma dei seminari, istituzione della Commissione biblica e dell’Istituto biblico, rinnovamento della liturgia, riforma della Curia romana, lotta contro il modernismo. Alla morte di Pio X, nel 1914, continuò il suo servizio alla Chiesa quale responsabile del Sant’Uffizio.

Il rapporto di Don Orione con il Card. Merry del Val risale al 1903; il giorno stesso in cui questi aveva indossato la porpora cardinalizia salì “col papà ed altri parenti stretti alla Colonia” di Monte Mario, ritornandovi poi più volte.[2] La stima e l’amicizia tra i due nacque proprio in quell’ambiente agreste e discreto che disponeva alla confidenza. Tale rapporto sarà di reciproco conforto ai due personaggi, nelle ben diverse vicende di vita; resisterà, e anzi sarà un raggio di pura luce, anche durante il turbine della polemica modernistica, quando era difficile conoscere e capire fatti e pensieri perché mediati e spesso deformati dalla piazza, dal salotto e dalla ribalta letteraria.

Continuò un rapporto personale, diretto, basato sulla reciproca fiducia e sulla ricerca del bene della Chiesa. Tra la corrispondenza di Don Orione sono conservate molte minute di lettere spedite a Merry del Val,[3] come pure vi ricorrono molti accenni alle visite in Segreteria di Stato.[4] Da parte sua, il Cardinale diede prova della sua ferma stima verso il prete tortonese. Quando l’Arcivescovo di Palermo chiese alla Segreteria di Stato informazioni su Don Orione, che si era presentato quale Delegato del Patronato Regina Elena per la sistemazione degli orfani messinesi ospitati nel capoluogo siculo, il 23 marzo 1909, il card. Merry del Val rispondeva:: “Posso assicurarLa che Don Orione è persona che gode tutta la fiducia del S. Padre”.[5] In altra circostanza, piuttosto imbarazzante, gli trasmise direttamente una lettera dell’arcivescovo di Messina, mons. D’Arrigo, indirizzata al card. De Lai, dove il prelato si lamentava di Don Orione come di persona “che si sa accomodare con tutti”;[6] quella denuncia di eccessiva arrendevolezza nei confronti di persone pubbliche avverse alla Chiesa, equivaleva ad una velata accusa di modernismo.[7] “Carissimo Don Orione, - scrive il card. Merry del Val, - per ordine del Santo Padre le trasmetto la lettera qui unita. È tale la fiducia che ha Sua Santità nella Sua prudenza e riservatezza che non ha difficoltà di comunicarLe questa lagnanza, affinché Ella possa rispondere a noi, ossia al Santo Padre stesso, e dare quelle spiegazioni che crederà opportune”.[8]

Relative al periodo messinese sono conservate ben 10 lunghe lettere di Don Orione al Card. Merry del Val.[9] Il rapporto e la corrispondenza continuarono poi anche nel tempo successivo, quando il cardinale lasciò il palazzo apostolico per quello del Sant’Uffizio. Un piccolo documento, in particolare, rivela la consonanza dei due nel comune vincolo dell’affetto verso Pio X. In calce ad una immaginetta-ricordo di Pio X, con data 23 ottobre 1914, dunque poco dopo la morte del Pontefice, Don Orione scrisse: “Ricevuta oggi dalle mani dell’Em.mo Card. Merry del Val, il Quale ha pianto con me, parlandomi del Santo Padre Pio X;  subito, appena mi ha veduto, si è messo a piangere. Era la prima volta che io vedevo da solo il Cardinale, dopo la morte del Santo Padre Pio X”[10].

Don Orione restò assai addolorato dalla morte del Cardinale: “È morto il card. Merry del Val!  Così presto e come!”[11]. Alludeva alla morte piuttosto repentina.

Pio XII volle introdotta la sua causa di beatificazione, già nel 1953, riconoscendolo Servo di Dio. Recentemente è stata pubblicata da Roberto de Mattei una corposa e ben documentata biografia del cardinale Rafael Merry del Val (Sugarco 2024, p.454).

 


[1] Sul cardinale Rafael Merry del Val (1865-1927), segretario di Stato di Pio X, cf. la voce di Renzo U. Montini, in EC, VIII, coll. 743-745, e le biografie di Mons. Pio Cenci, Il cardinale Rafael Merry del Val, con prefazione del Card. E. Pacelli (poi Pio XII), Libreria Vaticana, Roma 1933, e di Orio Giacchi, Il Cardinale Raffaele Merry del Val, Società Editrice “Vita e Pensiero”, Milano 1933; P. G. Dal Gal, Il servo di Dio card. Raffaele Merry del Val, Paoline, Roma 1956 e José M. Javierre, Merry del Val, Juan Flors, Barcellona 1965.

[2] P(ensa), 14, I, Relazioni, Archivio Generale, Roma. Il 22 agosto 1903, Don Orione scriveva: “Questa settimana abbiamo avuto qui tre volte il Card. Merry del Val; viene qui a passeggio e si ferma qualche oraScritti 54, 8. A distanza di tempo, il 27.2.1927, ricorderà “Ogni giorno si degnava di recarsi alla Colonia di Monte Mario”; Parola  IV, 271.

[3] ADO, Merry del Val.

[4] Ne informava soprattutto il suo primo e più stretto collaboratore, Don Carlo Sterpi; il 20.2.1909: “Ebbi ordine di passare dal Cardinale Segretario di Stato, il quale non stava bene, ma aveva dato ordine che mi annunziassero e facessero passare” (10, 220); iIl 22.3.1909: “Sono stato dal Cardinale Segretario di Stato” (10, 223); il 15.6.1909: “Ieri, appena giunto, vidi mgr. Bisleti e poi S. Em. il Cardinale Segretario di Stato” (10, 225). il 28.1.1910: Stasera vedrò il card. Merry del Val” (11, 13).

[5] Archivio Segreto Vaticano, cit., II, p. 4.

[6] Il motivo concreto fu dato dall’amministrazione fatta da Don Orione del battesimo in casa per il figlio dell’on. Fulci, esponente dell’anticlericalismo locale, con il quale l’arcivescovo s’era più volte scontrato.

[7] Archivio Segreto Vaticano, cit., III, p. 101.

[8] Ibidem, II, p.131.

[9] Scritti 48, 45-62. Il 26.6.12: Gli invia, perché la presenti al Papa, la lettera confidenziale sulla sua professione perpetua nelle mani del Pontefice (67, 193).

[10] Scritti 111, 185. Don Orione mise in luce altri tratti della sua devozione del Cardinale: “Verso Pio X il morto fu tanto fedele, che, dopo tanti anni che quella bella figura di Pio X è morto, il 20 di ogni mese Egli celebrava la Messa sulla sua tomba. Ogni anno usciva un po’ in vacanza ed andava a visitare l’umile casetta di Pio X”; Parola IV, 271.

[11] A Don Sterpi, il 27.2.30; Scritti 17, 83. Poi commentò la notizia con i confratelli: “Chi l’avrebbe mai detto che otto giorni dopo io avrei detto la Messa per il Cardinale Perosi ed oggi per il Cardinale Merry del Val, che ogni giorno si degnava di recarsi alla Colonia di Monte Mario! Verso Pio X il morto fu tanto fedele, che, dopo tanti anni che quella bella figura di Pio X è morto, il 20 di ogni mese Egli celebrava la Messa sulla sua tomba. Ogni anno usciva un po’ in vacanza ed andava a visitare l’umile casetta di Pio X. Aveva fatto la passeggiata e tornato a casa, la sera si sentì un po’ di dolore… Dopo il funerale del Card. Perosi andai in Vaticano per chiedere notizie. Si aspettava per fare l’operazione. Ero dal Dott. Moretti quando una telefonata avvisava che il Cardinale del Val era gravissimo e difatti prima di operarlo morì…”; Parola IV, 271.

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