Don Flavio Peloso intervista Don Orione
IL CARISMA DI DON ORIONE:
QUALCOSA DI BELLO NELLA CHIESA
Intervista a Don Orione
Tratto da: DON ORIONE. INTERVISTA VERITA’,
Flavio Peloso, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2004, pp. 25-31
Domanda: Don Orione, lei è un uomo di cui tutti parlano, un prete dal cuore grande. Un'opera meravigliosa di bene ha preso da lei inizio. Orfanotrofi, collegi, parrocchie, seminari, centri sociali, missioni, "Piccoli Cottolengo" si incontrano ormai in tutta Italia e all'estero, in Brasile, Argentina, Uruguay, Polonia, Palestina, Rodi ... Lei come definisce la sua opera?
Risposta: Non lo so: sarei tentato di definirla un pasticcio ...; noi andiamo avanti come il treno, puf puf, confidando in Dio e nella sua Chiesa, certi di servire Cristo nei più bisognosi. Quanto a me, penso che il Signore mi ha scelto perché non ha trovato nessuno sulla terra più misero e incapace di me, affinché risulti chiaro che è Lui che fa tutto. (1)
D.: Sì, Don Orione, e questo treno della carità, tra sbuffi e scossoni corre veloce e benefico. Tutti dicono: Don Orione, l'uomo del Papa e della Chiesa. Don Orione, l'uomo dei poveri e dei lontani da Dio. Papa - Poveri: è questo il binario su cui corre il suo treno?
R.: Il bene, vedete, piace a tutti, anche ai cattivi. (2) Noi viviamo in un secolo che è pieno di gelo e di morte nella vita dello spirito. Tutto chiuso in se stesso, nulla vede che piaceri, vanità e passioni e la vita di questa terra e nulla più. Chi darà vita a questa generazione morta alla vita di Dio se non il soffio della carità di Gesù Cristo? La faccia della terra si rinnova al calore della primavera, ma il mondo morale solo avrà vita nuova dal calore della carità.
Avremo un grande rinnovamento cattolico, se avremo una grande carità. La causa di Cristo e della Sua Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere. La carità tutto ristora, tutto edifica, tutto unifica in Cristo e nella sua Chiesa. (3)
D. Nei piani pastorali, oggi, si sta insistendo molto sul binomio "evangelizzazione e testimonianza della carità".
R. I discorsi sono ormai inutili. Gesù dimostrava la sua celeste dottrina guarendo gli uomini e moltiplicando i pani. Noi se vogliamo essere creduti e fare del bene, dobbiamo guarire i popoli seminando a piene mani l'amore di Dio e degli uomini e moltiplicando la vita di Cristo in tutta l'umanità con opere di carità e seminando la nostra vita spingendoci fino al sacrificio di noi stessi per far rivivere Cristo nella sua divina Carità. (4)
D. Torniamo a lei. Recentemente, durante un convegno all'Università Cattolica di Milano dedicato alla sua opera sociale ed ecclesiale, uno studioso ha praticamente negato una sua originalità apostolica: in fondo, lei non avrebbe avuto un progetto originale: ha seguito le opportunità storiche. Ha cominciato con i ragazzi e la scuola di San Bernardino a Tortona, è passato alle colonie agricole, si è aperto alle missioni, negli ultimi anni è prevalso l'indirizzo caritativo verso orfani, handicappati, vecchi ed emarginati. Ha affrontato problemi sociali ed ecclesiali i più diversi: educazione, assistenza, mondo del lavoro, stampa, ecumenismo, perfino il recupero dei preti "lapsi". Lei, con la sua Piccola Opera, ha fatto e vuol fare proprio di tutto!
R. Mi pare di dover dire una parola che sciolga l'obiezione che si è fatta, che sarà fatta forse in avvenire, all'Istituto per la sua universalità nell'esercizio delle opere di misericordia, e una parola pure della sua singolarità da tutti gli altri Istituti religiosi, questo non perché ne veda il bisogno. L'obiezione delle troppe incombenze che si propone di assumere questa Opera della Divina Provvidenza riposa sopra un falso supposto. Il falso supposto è che questo Istituto si proponga tutte le opere di misericordia indistintamente e ad un tratto: ciò non è al tutto vero. L'Istituto ha un'opera sola determinata che si propone, e quanto a sé non si propone null'altro, e questa opera è la santificazione dei membri, dei quali l'Istituto si compone, con lo spargere nel popolo cristiano un amore dolcissimo al Santo Padre. (5)
D. Come dire che i "mezzi" - purché siano opere di carità per i poveri - van tutti bene, mentre è il "fine" che più specifica il suo carisma nella Chiesa.
R. Nostro fine particolare e speciale è diffondere la dottrina e l'amore di Gesù Cristo, del Papa e della Chiesa, specialmente nel popolo: trarre ed unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla Sede Apostolica, nella quale, secondo le Parole del Crisologo, 'il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della Fede a chi la domanda'. (Epist. ad Eutic. 2). E ciò con l'apostolato della carità tra i piccoli e i poveri, mediante quelle Istituzioni ed Opere di misericordia più atte alla educazione e formazione cristiana dei figli del popolo e a condurre le turbe a Gesù Cristo e alla sua Chiesa". (6)
Dunque, i mezzi: l'agricoltura oggi, domani sarà l'industria, l'altro sarà l'arte, sarà la scuola, sarà la stampa; ma il fine: è l'amore di Dio e del Papa nel cuore dei piccoli, dei poveri e degli afflitti da ogni male e dolore. Difendiamo la testa della Chiesa e ne salveremo il corpo". (7)
D. Caro Padre, a lei piaceva definire i suoi religiosi i "Gesuiti del popolo", perché dei Gesuiti devono avere la stessa passione per l'unità della Chiesa con il Papa e i Vescovi, però occupandosi soprattutto - esclusivamente? - dei poveri e del popolo semplice.
R. Sì. Il nostro ideale è essere facchini di Dio e Gesuiti del popolo. La Congregazione è per i poveri, solo per i poveri i più poveri. Dico questo e insisto per tracciare il solco. Se no succederà che si farà il deserto attorno alla Chiesa. La Chiesa ha sempre curato i poveri ed il popolo crede che la Chiesa sia sua matrigna. E' dei figli degli operai che dobbiamo curarci, dei poveri, degli abbandonati. La Congregazione è per questa gente e solamente per questa. (8)
Le masse operaie furono, in parte, sedotte da una propaganda nefasta, da teorie anticristiane naturaliste e sovversive, che le allontanarono e le vanno disamorando ogni dì più dalla famiglia e dalla patria... v'è chi semina zizzania e chi avvelena gli animi; v'è chi lavora a voler fare dell'operaio un nemico di Dio e della Chiesa... Nella luce di Cristo risorto e sotto la guida dei legittimi pastori, dobbiamo promuovere una forte opera di penetrazione cristiana specialmente tra il popolo, lavorare a riportare a Gesù Cristo e alla Chiesa le classi degli umili, le masse dei lavoratori, tanto insidiate". (9)
D. Lei sta condividendo questa passione carismatica - portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa, per 'instaurare omnia in Christo, mediante le opere della carità - con la Piccola Opera della Divina Provvidenza, da lei fondata, e formata da religiosi, preti, eremiti, suore attive e contemplative, laici. C'è qualcosa che raccomanda loro con particolare insistenza?
R. Io, per me, sento che forse presto me ne vado. Tocca a voi mantenere la Congregazione e non lasciare che si perda lo spirito di una vita umile, povera, mortificata e ardente di carità e di sacrificio, che la deve animare e far prosperare a gloria di Dio e della santa Chiesa. (10)
I fondatori siete voi, io non sono che un fratello maggiore, chiamato prima per divina misericordia in ordine di tempo; ma che fate andare avanti le case siete voi, che date il volto alla Congregazione siete voi. Noi dobbiamo essere una forza di apostolato nel mondo, una forza dottrinale a difesa della Chiesa, qualche cosa di nuovo e di bello! (11)
E non ti pare fosse proprio inutile che si venisse formando una nuova Congregazione nella Chiesa di Dio, se non era per dare a Dio una maggiore gloria? Se non era per la nostra santificazione, se non era per portare nel mondo un soffio, direi, nuovo e più potente di amore di Dio e degli uomini? (12)
D. Lei ha voluto questa forte identificazione anche nelle attività. Leggo nei miei appunti che a Lonigo, nel Veneto, il nuovo Arciprete voleva trasformare il suo Oratorio popolare e papalino in una scuola-ginnasio, per chi poteva pagare. E lei cedette una stanza, poi due e poi... diede ordine di ritirarsi piuttosto che cambiare fisionomia. E così fu. (13) Cosa simile avvenne per l'Istituto Camerini Rossi di Padova, poi per Prunella Calabra. Così ritirò i chierici che collaboravano col venerabile Canonico Bughetti a Imola. Ritirò le Suore dall'orfanotrofio Celesia di Como, perché la Benefattrice ne condizionava troppo l'azione. E ciò avvenne anche per altri Istituti: tutto e sempre fatto in pace, chiarezza e carità. Ma perché tanta rigidità, lei che sa accettare e valorizzare sempre tutto e tutti?
R. Dobbiamo essere disposti anche a rinunciare a vantaggi economici ma non siamo disposti a rinunciare ad una sola oncia del nostro spirito di fondazione per tutto l'oro del mondo... Se noi vediamo da anni ch'è il Signore che ha suscitato quest'Opera, e che la sua Divina Provvidenza la tiene su malgrado i nostri grandi peccati! Dobbiamo guardarci bene dal voler cambiare lo spirito onde essa è nata, e cambiarle l'impronta che Nostro Signore pare ci abbia dato. Ah, per carità, ci sono già i miei tanti e gravi peccati; cerchiamo di tenere ben fermo lo spirito religioso e di conservarlo e tramandarlo a quelli che la Divina Provvidenza ci manderà nella sua misericordia". (14)
N O T E
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1. Don Luigi Orione. Lettere (2 voll.). Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 1969; (sarà citato L I, II); L II, 463-464.
2. Don Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità. Tipografia San Giuseppe, Tortona, 1979; (sarà citato Alle PSMdC); p.58.
3. Sui passi di Don Orione, Ed. Dehoniane, Bologna, 1996 (sarà citato Sui passi), p.263-264; cfr. Alle PSMdC 14.
4. Scritti di Don Orione, Archivio generale, Roma; (sarà citato: Scritti); 55, 165-166.
5. Scritti 72, 185.
6. I Capitolo Costituzioni n.3 (autografo 22.7.1936), Sui passi 295-296.
7. Scritti 52, 8s; Lo spirito di Don Orione. Dai suoi scritti, dalla sua parola, presentato ai suoi religiosi, Ed. Don Orione, Roma; (collana a temi, sarà citato: Lo spirito); I, 43-44.
8. Don Orione nella luce di Maria, Ed. Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, (4 voll.), Roma, 1969; (sarà citato: DOLM); p.1591; Riunioni, Archivio generale, Roma, p.179.
9. Scritti 94, 258.
10. L I, 57ss.
11. Lo spirito I, 75.
12. Parola di Don Orione (trascrizione di discorsi, in Archivio generale; sarà citato: Parola; VIII, 92.
13. Scritti 11, 21, 49 e 68.
14. Scritti (15.10.1918); Summarium, (atti del processo di beatificazione, in Archivio generale), p.867.
Don Orione. Intervista verità A cura di Flavio Peloso, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2004.