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Messaggi Don Orione
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Nella foto: San Sebastiano Curone, Monte Giarolo. Don Orione all'inaugurazione della statua di Cristo Re.
Autore: Flavio Peloso

La presenza di Don Orione e poi l'operosità intelligente delle Suore fanno parte della storia civile del Paese della Valle Curone. Cenni storici.

L’amore di Don Orione per San Sebastiano Curone

nato sulla vetta del monte Giarolo

 

Don Flavio Peloso

San Luigi Orione fu di casa a San Sebastiano Curone (AL)[1] per almeno tre decenni. Accompagnò la fede e la crescita civile del paese con la predicazione e con le opere di carità delle sue Suore in favore di varie categorie di persone, bambini, anziani, poveri e malati.

Il primo contatto di Don Orione con San Sebastiano fu dovuto a don Antonio Rota e don Grisostomo Ontano, alunni del primo Collegetto da lui aperto nel 1893 nel rione di San Bernardino a Tortona.[2] È ricordato che dopo la sua prima Messa – fu ordinato sacerdote il 13 aprile 1895-, Don Orione andò a piedi sin sul Giarolo, dormendo a mezza strada, in un fosso.[3]


La statua di Cristo Re sul monte Giarolo

Ma tutto partì, dalla sua appassionata partecipazione all’evento popolare della posa e benedizione della statua di Cristo Re sul monte Giarolo, avvenuta l’11 agosto 1901. In occasione del Giubileo del 1900 si ebbe la consacrazione del mondo a Cristo Re e Papa Leone XIII regalò ad ogni regione d’Italia una statua di Cristo Re perché fosse collocata sul monte più alto raggiungibile. Una statua fu messa anche “Sul Monte Giarolo, il bel monte che si leva sopra San Sebastiano Curone, con vetta che tocca i 1473 metri, dalla quale si scorge la più gran parte della diocesi derthonina, facilmente accessibile ai visitatori”.[4] Il monte prende nome dal paese Giarolo, a metri 831, sotto Caldirola, a 9 chilometri da San Sebastiano Curone.[5]

Mons. Igino Bandi stesso aveva desiderato la statua lassù, sui confini della diocesi, annunciandola come voto della sua gente per il nuovo secolo, sin dall'estate del 1896. La statua arrivò a Tortona e sostò “lungamente in Duomo”.[6] Il nuovo monumento venne da lui benedetto, insieme con il Vescovo di Vigevano Mons. Berruti, 1'11 agosto 1901, presente una folla di parecchie migliaia di persone convenute da tutta la diocesi e oltre.

Don Orione partecipò all’inaugurazione della colossale statua di Cristo Redentore sul monte Giarolo. Raccontò più volte quell’evento. “Dopo penoso e faticoso viaggio, raggiunsi la cima del Giarolo, il monte più alto dell’Appennino Ligure. Andai in treno da Tortona a San Sebastiano Curone. Da San Sebastiano Curone poi, fino alla cima del monte, andai a piedi, portando 20 Kg. per la propaganda, poiché si doveva scoprire, inaugurare la statua del Divin Redentore. Ci furono tre Vescovi e anche molto Clero. Io giunsi là alla vigilia della festa, affaticato e sudato, con alcuni forestieri. Che impressione mai più provata! Lì giunto ebbi il conforto di celebrare e confessare non essendo ancora giunto il Vescovo con il Clero che vennero con i muli”.[7]

«Io sul monte Giarolo ci fui 32 anni fa – parlava nel 1933, Anno Santo della Redenzione - per l'inaugurazione della statua del Redentore, che si vede lassù. Ci salii con quasi 20 Kg. di propaganda sulle spalle. Fui il primo a confessare e, non essendoci i confessionali, piantai due pali per poter allargare a modo di grata un panno per poter confessare le donne. Celebrata la Santa Messa, verso le dieci, ancora digiuno, partii, a piedi, per Pozzol Groppo, dove dovevo predicare alle 4 dopo pranzo. Lungo la strada cadevo e poi, sentendo le campane, mi rialzavo, sperando di poter giungere in tempo. Giunsi tardi, che stavano al momento della benedizione: ebbi però ancora tempo per poter dire qualche parola a quella poca gente che c'era, poiché la gente aveva saputo che non c'ero andato».[8]

Dopo il 1901, il monte Giarolo divenne meta di pellegrinaggi nella prima domenica di agosto, e Don Orione fu presente più volte.[9] In una lettera del 4.9.1902, informa di “Fra Benedetto (Giovanni, il carabiniere), quello che fu vestito al Monte Giarolo”.[10]

Nel 1919: “Domani vado al monte Giarolo: la funzione è posdomani, ma mi fermo a Montacuto, domani sera che è a metà montagna”.[11] Fece la vestizione anche di un altro eremita. “A fra Basilio, Eremita, che vestii sulla strada della Val Staffora, scrissi allora che si trovasse sulla strada; di ritorno dal Giarolo da lontano vidi un uomo che attendeva con una specie di veste da frate. Ci siamo fermati sopra un mucchio di ghiaia e, non avendo cordone, discesi dalla strada e presi da un gelso un ramoscello, ne feci una ritorta, che servì da cordone”.[12]


Le suore di Don Orione

Nel 1917, a Don Orione venne la richiesta di avere delle suore che curassero l’Asilo del paese. “San Sebastiano Curone domanda di avere nostre Suore per l’apertura dell’Asilo. Il Municipio aiuterebbe per dare all’istituzione una forma stabile”.[13]

A tenere i contatti e a concludere l’accordo fu “il lavoro intelligente di don Perduca. Hanno chiesto tre Suore. Andarono giù a vedere quelle di Don Bosco, ma non si accordarono. Avrei dunque in mente di mandare tre di quelle mie straccione, che ho là a S. Bernardino”.[14]

Quelle che Don Orione chiamava familiarmente “le mie straccione” erano allora solo un piccolo nucleo di giovani fervorose e capaci di molto sacrificio. Il 4 ottobre 1917, aveva dato l’abito alle prime tre di loro con il nome di suor Maria Fede, Maria Speranza e Maria Carità e il 15 ottobre 1917, iniziò l’attività delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Ebbero una casa tutta loro e ci fu subito buona intesa con il parroco e con l’autorità del comune di San Sebastiano Curone. “La Casa di S. Sebastiano C. l’ho fatta intestare a don Perduca, e ieri ne benedissi la cappella e vi celebrai la Messa”[15] “La Casa fu consacrata Madonna delle Grazie”.[16] “Gradirei conoscere se il Comune è disposto a fare sì che l’Asilo San Sebastiano sia riconosciuto quale Asilo comunale”.[17]

La presenza delle suore fece sognare nuovi sviluppi e moltiplicare le iniziative a favore del popolo, favorite dalla generosità di benefattori grandi e piccoli. Ben presto, “le suore apersero un Oratorio festivo e si dedicarono all’assistenza degli infermi a domicilio. Nel giro di pochi anni si acquistarono nuove case attigue, che si adattarono con forti spese ai bisogni dei poveri”.[18]

 “Spero che potremo acquistare la Casa per i vecchi”,[19] informa Don Orione il 19 febbraio 1920. Il progetto si concretizzò rapidamente tanto che, venti giorni dopo, il Fondatore annuncia: “Per la festa di S. Giuseppe consacrerò al Santo codesta Casa, che la Divina Provvidenza ci ha mandato, e dove trasferirete già, per la vigilia della festa, qualche vecchio o vecchierella. Andrete a piedi scalzi, recitando le litanie della Madonna, il Te Deum, tre Pater Ave e Gloria e tre Requiem”.[20]

Ben presto, l’intraprendenza delle Suore portò all’apertura anche di un Educandato femminile. Don Orione, sempre aperto al bene, scrive il 21 gennaio 1921 a suor Maria Vittoria: “L’accettazione delle due orfanelle significherebbe iniziare l’Orfanotrofio femminile, non è quindi cosa cui possa rispondere con facilità. C’è il posto? Cosa pagherebbero mensilmente? Occorrerebbe altro personale?”.[21] L’iniziativa prese consistenza e il Fondatore manifestò il suo compiacimento: “Sono lieto che Ella abbia trovato che la casa della maestra Nava si presti. Nel resto, la Madonna SS. ci aiuterà. E così a San Sebastiano comincerete a fare, in piccolo, l’esperimento di un Educandato.[22]

In una “Nota dattiloscritta” leggiamo il quadro complessivo di quello che il Fondatore chiamò “Il Piccolo Cottolengo di San Sebastiano Curone”.

“Dalla prima paralitica accettata l’otto febbraio 1919 ad oggi il numero dei cari poverelli ha raggiunto un numero consolantissimo di ricoverati, distribuiti in parecchie Case:

1. - Casa Madonna delle Grazie con ospedaletto, sala di operazione, opera assistenziale maternità e infanzia;

2. - Casa San Giuseppe: ricovero per vecchie paralitiche e per deficienti;

3. - Casa del Principe Doria: asilo, ricreatorio, scuola di cucito, doposcuola;

4. - Casa Franceschelli: ricovero per vecchi - uomini invalidi al lavoro - paralitici, deficienti, con Azienda Agricola”.[23]

 

Questi furono gli inizi di una storia di bene che legò strettamente, da oltre cento anni, Don Orione, le Piccole suore Missionarie della Carità e San Sebastiano Curone.

 

[1] Ferruccio Ansaldi ( 3425615383  ansaldi05@gmail.com ) è assessore di San Sebastiano Curone.

[2] Parola XI, 261.

[3] Nota del 18 aprile 1938; ADO, Cart. Rota 5. I; DOPO II, 183. Don Orione ricordava come “noi di Tortona diciamo: Va’ al Giarolo” (Alle PSMC, 12 settembre 1919) per dire “vai lontano, togliti di mezzo”, perché il Giarolo era considerata una cima lontana e non facilmente raggiungibile.

[4] DOPO II, 460.

[5] DOPO II, 632.

[6] Scritti 70, 323.

[7] Discorso a Villa Moffa del 5 ottobre 1930; Parola IV, 257.

[8] Discorso del 20 agosto 1933; Parola Vb, 76.

[9] Parola 20 agosto 1933; Scritti 13.189.

[10] Scritti 114, 257.

[11] Lettera del 7 giugno 1919; Scritti 13, 189.

[12] Parola VI, 141.

[13] Lettera del 14 agosto 1917; Riunioni 2, 137.

[14] Scritti 68, 32.

[15] Lettera del 7 novembre 1919 a don Adaglio; Scritti 4, 172.

[16] Scritti 39, 73.

[17] Lettera del 20 novembre 1922; Scritti 31, 64.

[18] Scritti 114, 287.

[19] Scritti 39, 43; Scritti 39, 45

[20] Lettera del 10 marzo 1920; Scritti 39, 77.

[21] Scritti 101, 139.

[22] Scritti 98, 109; cfr Scritti 94, 321.

[23] La nota è inserita in Scritti 114, 287.

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