Gli studi certificano la autenticità della Sindone che avvolse il Corpo di Gesù conservata a Torino. Storia e devozione.
Don Orione fu devoto come pochi del Crocifisso. Era naturale che si incontrasse con quel “documento” prezioso della passione di Gesù Cristo che è la Sindone di Torino.
Una serie di accenni di visite a Torino e alla Santa Sindone rivelano la sua devozione verso l’insigne Reliquia. Molti di questi riferimenti sono dell’anno 1933, quando la Sindone venne esposta per il Giubileo della Redenzione. Ma egli stesso divenne divulgatore di questo “documento” tanto significativo. Pose in onore nella Cripta del Santuario della Madonna della Guardia di Tortona una copia, a grandezza naturale, della Sindone di Torino.
La sua prima visita alla Sindone di Torino documentata risale al 15 maggio 1931. Ne scrisse a vari confratelli assicurando loro che li avrebbe ricordati nella “preghiera davanti alla Sindone”.
UNA COPIA DELLA SINDONE AL SANTUARIO DI TORTONA
La devozione verso la Santa Sindone e l’intuito pastorale portano Don Orione ad una singolare iniziativa: esporre in onore nel nuovo Santuario della Madonna della Guardia in Tortona, inaugurato nel 1931, una copia della Sindone di Torino.
Nel maggio 1932, ne dà l’annuncio e invita: “Tutti a Tortona, al Santuario della Madonna della Guardia. La Santa Sindone di Torino, insigne Reliquia della Passione di Cristo, verrà solennemente esposta, al Santuario della Madonna della Guardia di Tortona, nel suo più naturale e identico facsimile. L’Ostensione durerà solo tre giorni delle Feste Patronali di Santa Croce, 14-15-16 maggio, dalle ore 5 alle 20. Fratelli, venite tutti a Tortona! Gesù, che nel Santo Sudario ci lasciò impressa l’Immagine del Suo Sacratissimo Corpo, ne infiammi di divino amore, e poi ci faccia consorti della sua gloria!” (Scritti 91, 196)
L’ostensione fu fatta nella Cripta del Santuario. L’addobbo, le luci, i fiori tutto invitava al raccoglimento. Quella copia della Sindone veniva dal Monastero delle Carmelitane Scalze di Moncalieri (TO). Don Orione poi commentò il risultato di quella manifestazione “in onore dell’insigne Reliquia, qual è il sudario in cui fu avvolto il corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Con mia e vostra soddisfazione abbiamo visto un grande concorso di popolo venuto da paesi anche lontani per onorare e contemplare quanto Gesù ha sofferto per la salvezza delle anime nostre. Mi trovavo in sacrestia e mi si presentò una povera donna; vedendola tutta impolverata le ho domandato da dove venisse, e mi rispose: Vengo da un paese ad di là di Voghera, e sono venuta a piedi per vedere la santa Sindone e chiedere grazie alla Madonna della Guardia…”. (Parola V, 46)
Quella stessa copia della Sindone rimase poi definitivamente nella Cripta del Santuario di Tortona e, tuttora, vi è custodita.
LA MEMORABILE VISITA DEL 1933
La visita alla Sindone di Torino rimasta più memorabile è quella organizzata nell’anno giubileo della Redenzione, il 30 settembre 1933. Don Orione vi andò con confratelli, chierici, novizi e probandi. In varie sue lettere, trasmette la gioia prima e dopo questo evento: “Sabato, 30 corr., per la bontà di Sua Emin.za il Card. Fossati, avrò la consolazione di dire la Messa davanti alla S. Sindone; - facilmente riceverò anche i voti religiosi di alcuni chierici che hanno finito il loro noviziato a Bra”. (Scritti 33, 202)
Ritornato a Tortona, il giorno dopo, Don Orione commenta ancora con i chierici e i confratelli della Casa madre la gioia della Messa celebrata davanti alla Santo Sindone.”Non posso tacere la visita fatta a Torino. Ho avuto la consolazione di dire la Santa Messa davanti alla Santa Sindone. Vi fui già qualche anno fa, ma di notte, e non potei nenche celebrare. Questa volta sì, ed ero assistito dai novizi, Don Cremaschi e Don Zanatta. Alla Sindone ho rivolto preghiere per tutti. Poco mi sono fermato, ma spero, prima che si chiuda l’ostensione, di tornarci presto.
Ricordo che ci andai anni fa, e ci passai l’intera notte. C’era a Torino, allora, Don Gioacchino Berto, segretario di Don Bosco… Lì, alla Sindone, vi ho ricordato e ho portato a tutti un ricordo che vi darò domani o dopo. A Torino, feci visita a Sua Eminenza, il Cardinale Fossati, grande amico nostro e da molto tempo, già da quando era Vescovo di Sassari, in Sardegna”.
Poi, Don Orione racconta della visita fatta con i chierici a Valdocco. E conclude: “Oh, quanto devo ringraziare il Signore della giornata di ieri! Ieri sera, mi sembrava di aver fatto un corso di Esercizi spirituali. Mi sentivo l’anima profumata per la dolcezza. E queste non sono che le briciole che cadono dalla tavola del padrone buono. Cosa sarà quando, non già vedremo un lenzuolo, un’immagine o un’ostia, ma vedremo una luce, e nella luce tutto ciò che ci è in questa vita velato. (Parola 5, 227)
Don Orione non entrò mai nel problema dell’autenticità della Sindone, oggi invece oggetto di tanto dibattito e curiosità. Egli la definisce “insigne Reliquia della passione di Cristo”. E questo gli bastava per infiammargli il cuore. Egli riusciva a vedere in essa quel volto di Cristo sofferente che con la stessa fede intravedeva e onorava nel volto dei fratelli più tribolati, più infermi, più abbandonati.
Forse è questo il messaggio più segreto della Sindone. Lo colse anche Papa Paolo VI quando disse: “Guardando a questa immagine so che crescerà in me, come in tutti i miei fratelli credenti, il fascino misterioso di Lui e risuonerà nei nostri cuori il monito evangelico della sua voce, la quale ci invita a ricercarlo dove egli ancora si nasconde e si lascia scoprire, amare e servire in figura umana”.