A far incontrare Don Guanella e Don Orione fu il Papa San Pio X, dal quale ebbero entrambi stima e incarichi di fiducia. Nelle loro relazioni ci furono due principali epicentri cronologici: nel 1903, in occasione del passaggio della Colonia agricola di San Giuseppe al Trionfale dagli Orionini ai Guanelliani e più tardi, nel 1915, quando i Due collaborarono in soccorso dei terremotati della Marsica-Avezzano.
DON LUIGI GUANELLA E DON LUIGI ORIONE:
AMICI TRA LORO, PADRI PER GLI ALTRI.
Don Flavio Peloso
Don Luigi Guanella, fondatore dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza è nato a Campodolcino (Sondrio) il 19 dicembre 1842 ed è morto il 24 ottobre 1915 a Como. È stato beatificato il 25 ottobre 1964.[1]
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872 e morì a Sanremo il 12 marzo 1940. Anch’egli fondatore di una Famiglia religiosa, la Piccola Opera della Divina Provvidenza, comprendente sacerdoti, suore attive e contemplative, fratelli coadiutori ed eremiti, laici consacrati e associati di varie denominazioni.[2]
A far incontrare Don Guanella e Don Orione fu il Papa San Pio X, dal quale hanno avuto entrambi stima e incarichi di fiducia molto affini. Nelle loro relazioni, i due principali epicentri cronologici sono il 1903, in occasione del passaggio della Colonia agricola di San Giuseppe al Trionfale dagli Orionini ai Guanelliani e più tardi, il 1915, quando i Due si incontrarono sulle macerie del terremoto della Marsica-Avezzano e sul letto di morte del Guanella.[3]
Nel 1901, il Capitolo dei Canonici della basilica di San Pietro comprò a Roma, tra la Balduina e la Valle dell'Inferno, una fattoria per istituirvi una Colonia-scuola agricola dove educare – mediante una coltivazione intensiva e allevamenti – ragazzi orfani e derelitti.[4] L’iniziativa rispondeva agli inviti di Leone XIII, che spronava a promuovere lo sviluppo dell’agricoltura con metodi nuovi e razionali sia per rispondere ai problemi di estrema povertà di tanta gente e sia per la preoccupazione pastorale di arrestare l’esodo dai campi verso le città cui, molto spesso, faceva seguito la perdita dei costumi e dei valori religiosi. I cattolici si fecero sostenitori della “redenzione economico-sociale” della gente dei campi in vari congressi nazionali a partire da quello di Fiesole (1896), unendo ai progressi dei sistemi di coltivazione l’impegno nelle attività formative umane e di tecnica agraria. In tale contesto nacque la formula delle Colonie agricole che tanta fortuna ebbe in Italia tra fine 800 e inizio 900. Numerose congregazioni religiose vi si dedicarono con ottimi risultati. Tra queste ebbero un notevole dinamismo la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione.[5]
La Colonia, dedicata a “San Giuseppe”, con la popolare aggiunta “degli stracciaroli”, aveva l’ingresso al n. 21/A di via della Balduina, comprendeva 27 ettari di terreno con due fabbricati rustici e uno civile.[6] A dare inizio alla Colonia e all’assistenza dei ragazzi raccoltivi fu invitato don Luigi Orione, allora ancora giovane sacerdote fondatore di una nuova congregazione al cui interno era costituito un ramo di “eremiti” dediti a preghiera, lavoro ed educazione dei giovani nel lavoro dei campi. La piccola congregazione già aveva alcune colonie agricole: Mornico Losana (Pavia, 1896), Villa Immacolata a Noto (1899), San Pietro alla Petrara di Orvieto (1900).[7]
Don Orione accettò la proposta di istituire una colonia agricola alle porte del Vaticano e con alcuni Eremiti vi mandò come direttore uno dei suoi primi collaboratori, don Paolo Albera. [8] Come non bastasse, quasi contemporaneamente, anche mons. Luigi dei conti Misciattelli, desideroso di impiegare parte del suo vistoso patrimonio in opere socio-caritative, propose a Don Orione la fondazione di una seconda colonia. A tal fine comprò la fattoria del defunto Card. Domenico Jacobini, e gliene fece dono. Era situata pure sul Monte Mario, limitrofa a quella di San Giuseppe, e prese il nome di Santa Maria del Perpetuo Soccorso.[9]
Don Orione dà notizia delle due Colonie al suo vescovo di Tortona, Mons. Igino Bandi: “Questa piccola Colonia S. Giuseppe è posta a un tir di schioppo dai giardini vaticani è costituita da 12 ragazzi e cinque eremiti e promette assai bene, è sotto la particolare protezione del Card. Respighi Vicario, di Sua Santità, che ci ama tanto, ha per assistente ecclesiastico Monsig. Radini Tedeschi. L'altra Colonia di S. Maria del Perpetuo Soccorso, di dove Le scrivo e di cui invio copia dell'Immagine che qui si venera, è istituita da Monsig. Misciattelli. Egli comprò la Villa del Cardinal Iacobini, e l'ha ridotta a Colonia”.[10]
La comunità religiosa poi passò a risiedere nella nuova colonia, pur conservando a quella di San Giuseppe l’assistenza religiosa e certa vigilanza.[11]
Già era difficile provvedere adeguatamente alle due colonie agricole contemporaneamente, ma la situazione divenne insostenibile quando il vescovo di Tortona Mons. Bandi, nell’ottobre 1902, richiamò in seminario diocesano i chierici della Congregazione orionina originari della diocesi di Tortona, che costituivano la quasi totalità dei membri dell'Opera.[12] Questo creò enormi difficoltà nella conduzione delle opere, nelle quali i chierici avevano ruolo integrante. Per mancanza di assistenti, furono chiuse le attività dell'Istituto Artigianelli San Fogliano di Torino e del Convitto San Luigi di Noto. Ben presto fu lasciata in altre mani anche la Colonia San Giuseppe di Roma che risentì inevitabilmente di una certa trascuratezza per la mancanza di personale.
A rompere ogni indugio, fu lo scoppio di un incendio il 16 febbraio 1903 e che mise in serio pericolo casa e persone. Don Orione informa: “Si è attaccato il fuoco alla Colonia San Giuseppe in pieno mezzodì, ed ho ricevuta jeri una terribilissima lettera da Monsig. Radini con vicine minacce di chiuderla: ho già risposto in Domino: adesso direi di mandarvi l’abate Lean (se continuerà la colonia) vuol dire che vicino ha don Goggi”.[13]
Don Orione alla fine si trovò costretto a rinunciare alla Colonia agricola di “San Giuseppe degli stracciaroli”.[14] Gli dispiacque ma fu anche una liberazione, mancandogli il personale religioso. Il 10 giugno 1903, la decisione era già presa come veniamo a sapere da una lettera di Don Gaspare Goggi: “Quanto alla Colonia di San Giuseppe che il Signore ha disposto e permesso che vada in altre mani, noi saremo ben lieti che altri operai più abili di noi vengano a prendere il nostro posto; perché ci sia la maggior gloria del Signore. Il resto non ci deve preoccupare”.[15]
Gli “operai più abili di noi” furono Don Guanella e i suoi Servi della Carità, suggeriti da Don Orione per dare continuità all’opera. Mons. Radini Tedeschi, con lettera del 18 giugno 1903, ringraziò Don Orione del servizio prestato e annunziò: “In questo stato di cose, il Signore ci aperse una nuova via che stabilisce nettamente e molto utilmente quanto riguarda la Colonia”.[16]
Don Guanella appena ebbe certezza di subentrare nella conduzione della Colonia San Giuseppe, si mise in contatto con Don Orione: “Milano, 24.8.1903. M. Rev.do P. Orione. La Divina Provvidenza avrebbe disposto che qualche personale di questa nostra Casa sostituisse in proprio quello mandato da V. S. Il Rev.mo Monsignor Radini mi scrisse che ella mi avrebbe esposto i suoi apprezzamenti in argomento. Mi faccia tanta carità e mi dia buoni consigli: 1° sull’andamento morale di quell’Opera 2° e di quei ragazzetti ricoverati 3° e dell’economia attuale della Colonia 4° e di quanto può promettere in avvenire. (…)”.[17] Non risulta conservata la corrispondenza di risposta di Don Orione.
La consegna della Colonia “San Giuseppe” avvenne giuridicamente il 4 ottobre 1903. Il 19 dello stesso mese, Don Guanella arrivava a Roma con due suoi Servi della Carità: don Giacomo Rota quale direttore e il chierico Filippo Bonacina come assistente dei ragazzi, assieme all’agronomo Giacomo Barbieri, giovane di 18 anni, alunno di mons. Bonsignori, fondatore della celebre Scuola Agraria.
Don Filippo Bonacina, presente alle consegne, raccontò poi: «Don Luigi Orione fu da me visto la prima volta la sera del 19 ottobre 1903, allorquando, accompagnato dal mio venerato Fondatore e Padre, il Servo di Dio Don Luigi Guanella, giungemmo sul vicolo della Balduina 21A. L’impressione fu ottima. Don Orione stava rivolgendo l’infuocata sua parola ai piccoli ricoverati della Colonia davanti al Santissimo solennemente esposto. Appena scorse Don Guanella sul limitare della Casa di Dio, Don Orione lo indicò ai suoi piccoli ascoltatori: «Eccovi – disse loro – il vostro nuovo Padre, al quale vi affido. Viene dalla lontana Lombardia coi propri figli, per fare, anche in questa Capitale del mondo cattolico, del gran bene. Sono certo che voi, cari figliuoli, vi troverete assai bene con questo santo sacerdote, il quale non si è prefisso altro scopo che di venire in aiuto all’umanità sofferente. Voi siete i fortunati che, per primi constaterete l’immensa bontà del suo cuore infiammato di amore di Dio».[18]
È da ricordare che Don Orione risiedette quasi ininterrottamente per un anno, tra il 1903 e il 1904, alla Colonia Santa Maria di Roma.[19] Don Guanella pertanto confidava molto nella sua collaborazione. In lettera del 12 dicembre 1903 lo ringrazia “del molto bene che avrà fatto nel triduo di predicazione all’Immacolata”; insiste: “Io sarò ben contento se ella mi porge notizia della nostra Colonia e della nostra gente” per concludere: “Mi saluti tanto tanto tutti i suoi buoni figli e il buon diavolo di cuoco in modo speciale e li esorti a pregare per noi tutti”.[20]
Da parte sua, il Fondatore comasco si metteva a disposizione di Don Orione, ritenendo avesse più esperienza in questo campo: “M. Rev.do Don Luigi. Se ella crede utile la visita a due Colonie importanti fuori Porta Maggiore io sono tosto ai suoi ordini e la ringrazio e le sono in Domino, aff.mo Don Guanella. 4 – S. Carlo 1903”.[21]
Nel gennaio seguente, Don Orione riferisce a Don Guanella circa l’andamento della Colonia San Giuseppe: “Quante volte ho sentito il rimorso di non aver mai scritto specialmente dopo i segni del suo grande affetto e le sue sante lettere… La Colonia di S. Giuseppe va bene, io l’amo come se fosse mia, e ci vado più che posso, forse fin troppo. Quegli uomini hanno fatto miracoli e così l'agronomo, che è assai esperto e che è da pregare che si faccia per sempre tutto loro. Il don Giacomo fa molto bene: Dio benedice visibilmente la nuova casa e moltiplica i ragazzi”. E avendo ricevuto un omaggio, conclude: “Ringrazio del panettone, ringrazio degli erbaggi, Don Guanella, delle opere che la Divina Pr. va compiendo per lui e pei suoi figli...”.[22]
A questa santa cordialità tra i due uomini di Dio corrispondeva la fraterna collaborazione tra le due Colonie agricole di Santa Maria e di San Giuseppe, con reciproco scambio di aiuti morali e materiali, di partecipazione in comune a feste e celebrazioni.
Don Giacomo Rota, in occasione del Natale del 1903, si fece interprete della riconoscenza della comunità guanelliana scrivendo a Don Orione. «Non paia loro strano se in questa circostanza delle S. feste Natalizie di Nostro Sig. Gesù Cristo intendo esternare i sentimenti di sincere congratulazioni del loro aiuto e appoggio nonché saggi consigli al principio ed alla continuazione di questa Novella Colonia acquistata con zelo e sacrifizio dal nostro benemerito Superiore Generale D. Luigi Guanella. Noi fummo da loro aiutati e incoraggiati e con coraggio andiamo avanti. Ne sia lode dunque al Signore! E ne sia ringraziato cotesto Superiore con tutta la sua ottima Comunità. A ricompensa di tanta benevolenza, cortesia e soccorso prestatoci noi più che volentieri li avremo presenti nei Sacrifici che all’indomani innalzeremo a Dio, e non solo ma sempre, finché voglia permettere di celebrare in questa vita. Un grazie di cuore e speciale adunque al Rev. D. Orione. Dio lo conservi per tanti anni felici e prosperosi. Faccio voto che cotesta comunità trionfi e pel bene individuale e pel bene che può portare alla società”.[23]
Del clima di bella fraternità nel bene è segno anche quanto riferisce il periodico di Don Guanella, “La Divina Provvidenza”, nel numero del marzo 1904. «Il Direttore Don Luigi Guanella, ottenute le debite facoltà, benedisse una bella statua di San Giuseppe, che fu portata processionalmente nella chiesina e costituito Padre e Custode della Colonia che porta il suo nome. La bella statua fu regalata dal M. R. Don Luigi Orione, il quale povero egli stesso, fondatore e padre spirituale della Pia Congregazione degli Eremiti, poveri anch’essi, trovò nel suo cuore di fare questa carità ai fratelli della vicina Colonia. L’Istituto San Giuseppe ricambiò il graditissimo prezioso regalo con un’altra statua, quella dell’Immacolata, la quale nella festa della Purificazione fu portata processionalmente in giro alla Colonia Santa Maria, col concorso di molte persone non solo di S. Maria, ma anche di Roma e dei dintorni».[24]
Don Guanella parlava a Don Orione con tanta confidenza della vita e dei problemi della sua Colonia. “12.3.1904. M. Rev.do Don Luigi. Mi dica dunque: 1. Come va la Colonia di San Giuseppe e come si portano i nuovi arrivati di Figliaro? È vero che sono lenti – lenti – lenti nel lavoro? 2. Come va la Colonia e la Casa in generale? 3. Quanto può essere opportuno e necessario che io inviassi costà un secondo Sacerdote? (…)”.[25] Egli poté soggiornare a Roma e, non avendovi incontrato Don Orione, gli scrisse: “Fui per circa un mese a Roma, ho visitato la sua casa Santa Maria ma non ho trovato V. S. Feci conoscenza col Reverendo Sacerdote Piana che è di tanto buono spirito e me ne rallegro. Preghi per la nostra Colonia. Avrei pure fatto acquisto del terreno Beruti. Speriamo in Domino. Probabilmente ritornerò in dicembre. Intanto la saluto ed auguro e le sono in Corde Iesu, aff.mo Don Guanella”.[26]
Quando sorse qualche problema in seno alla comunità della Colonia San Giuseppe, Don Guanella da Como chiese la mediazione paterna di Don Orione trattandolo quasi da supervisore della comunità. “17.3.1905. Ringrazio la sua carità. Per sua norma: 1. fu lui Don Giacomo (Rota) che insisté perché a Don Cippà fosse ceduta la direzione. 2. Don Giacomo ha la direzione spirituale e interna della Casa. 3. Sarà poi rimosso presto per altra Casa. 4. Reputo tentazione quel suo avvilimento. Quanto a Bonacina 1. lascia desiderare un po’ più di carità; 2. e sarà tuttavia accontentato si fieri potest. Quanto al Tonio egli è sempre Tonio potente nelle pretese e lamenti e fiacco ai lavori benché Bonomo e morale assai; che ne pensa? Li aiuti e conforti quanto può. Io ho scritto a tutti parimenti”.[27]
Dopo due settimane, Don Guanella riscrisse a Don Orione: “A Montemario par che si siano tranquillizzati. Nondimeno, scrivendo ella a Don Piana se lo prega a mio nome di darvi un’occhiata e nel caso riferirmi mi farà piacere”.[28]
La Colonia San Giuseppe ebbe un primo buono sviluppo agricolo, ma poi, “per divergenze riguardanti il regime e la disciplina dei ragazzi venne a mancare la buona armonia tra il direttore locale e la Commissione che ritirò i ragazzi e l’opera servì per il ricovero di vecchi e deficienti. Più tardi la colonia di Monte Mario fu venduta e fu comprata l’attuale in via Aurelia antica”.[29]
Le permanenze di Don Orione a Roma si diradarono sempre più, preso dalle molte incombenze della Congregazione. Quando però vi tornava, sempre chiedeva se vi fosse Don Guanella e, se c’era, andava a incontrarlo. Da parte sua, Don Guanella, quando scendeva nella capitale, spesso prendeva alloggio presso la casa annessa alla chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri, in Vaticano, affidata alla congregazione orionina, ove era rettore il servo di Dio Don Gaspare Goggi.[30] Era diventata, quella chiesa, un ritrovo e cenacolo di sante amicizie: il prof. Luigi Costantini, il poeta Giulio Salvadori, il beato Luigi Guanella, la beata Teresa Michel, il servo di Dio Aristide Leonori, Padre Giovanni Semeria, il cardinale Carlo Perosi e molti altri ecclesiastici dell’ambiente romano e vaticano. “Il nostro incontro – scrisse Don Guanella - era pieno di giubilo, e come fratelli sedevamo insieme alla mensa frugale ma cordialissima presso il carissimo Don Goggi direttore della chiesa e dello studentato a S. Anna presso il colonnato di San Pietro. Fu sempre valido appoggio a Don Orione nell’opera sua e ne ricopiava lo spirito e lo zelo”.[31] In una lettera del 21 febbraio 1910, Don Orione raccomanda ai confratelli di Sant’Anna: “Non si accettino forestieri a Sant’Anna, ad eccezione di Don Guanella e del can. Di Francia”.[32]
Dopo qualche anno, nel 1908, Pio X affidò alle due giovani congregazioni, quasi contemporaneamente, una parrocchia alla periferia di Roma: San Giuseppe al Trionfale ai Guanelliani e Ognissanti al quartiere Appio agli Orionini.
Don Guanella si ritrovò insieme a Don Orione per un momento felice, durante un’udienza di Papa Pio X concessa ai figli di Don Orione convenuti a Roma per la benedizione della prima pietra della parrocchia di Ognissanti. Di questa udienza racconterà poi lo stesso Don Orione in una lettera del 3 agosto 1920: «Era il 30 giugno 1914, il giorno dopo la funzione fatta dal Cardinale Vicario. Fu l’ultima Udienza collettiva che quel Papa santo concesse, e fu per noi. E con noi era anche quel santo di Don Guanella. E fu l’ultimo discorso fatto dal Papa, e fu per noi, e ci raccomandò di camminare sempre alla presenza di Dio».[33]
Il 13 gennaio 1915, l’Italia restò sconvolta dal tremendo terremoto della Marsica, in Abruzzo, che lasciò sotto le macerie 28.000 morti, case distrutte, famiglie scompaginate e tanti orfani indifesi e dal futuro incerto. Don Orione vi accorse e rinnovò l’epopea di carità e intraprendenza che già l’avevano reso famoso dopo il terremoto calabro-siculo del 1908 (80.000 morti). Don Guanella inviò subito sui luoghi del disastro Don Aurelio Bacciarini,[34] mobilitò le sue case romane per l’accoglienza degli orfani e organizzò raccolte di fondi e aiuti Pro Abruzzi. In una lettera del 25 gennaio, riferisce, come di cosa propria, degli ardimenti di Don Orione: “Il nostro D. Orione Luigi, membro del Comitato “Regina Elena”, lavora indefesso e non cura pericoli. L’altro giorno nel valicare il monte Bove s’incontrò con cinque lupi che fortunatamente lo lasciarono passare. Noi gli veniamo in aiuto quando si può”.[35]
Don Guanella aveva 72 anni ed era in condizioni di salute molto precarie, ma si recò ugualmente nella Marsica, accompagnato da Don Aurelio Bacciarini, per rendersi conto della situazione. Una sua breve visita avvenne il 10 febbraio[36] e per motivi di salute fu costretto a ritornare a Roma la sera stessa.[37] Don Orione ricorderà quella visita in una lettera dell’aprile successivo: “Il Signore mi ha dato grazia di molto patire su codesta terra: essa fu bagnata da tante lacrime, ma avevo allora avanti a me un vero santo, il Servo di Dio Don Luigi Guanella, accorso anche lui benché settantenne, con l'attuale Vescovo Mg.r Bacciarini sui luoghi del disastro, che pure ebbero a patire, m'insegnarono nel patire con Cristo come si amino e si servano Gesù Cristo, la Chiesa”.[38]
Don Guanella collaborò più che poté per predisporre locali di accoglienza e aiuti per il maggior numero di infelici possibili nella colonia San Giuseppe e nell’ospizio Pio X di San Pancrazio, tenuto dalle suore. Soprattutto decise di inviare sui luoghi disastrati le sue Suore per prendersi cura di orfani e anziani. Le affidò a Don Orione: “M. R. Don Luigi. Le accompagno le due Suore d’intelligenza. Una Signorina che mi dicono assai buona si offrirebbe pure venire nell’intento di salvare qualche povera figlia ad Avezzano. Le pare? Nel caso cercherò informazioni ben sicure. L’opera dei vecchi par che non molto attecchisca. I minorenni da noi raccolti toccano ormai i 200 e questo è già per noi peso grave. Preghi per tutti noi. Mi abbia in Domino. Aff.mo Don Guanella. P.S. Le Suore vengono con buona volontà: gliele raccomando per anima e per corpo”.[39] Un successivo telegramma precisa la data: “A Don Orione. Roma, 30 gennaio 1915, ore 16.10. Manderemo lunedì due Suore. Guanella”.[40]
Don Orione alloggiò le Suore di Don Guanella in una baracca-cappella. Ad esse accenna nella prima lettera che scrive da Avezzano, a Don Carlo Sterpi,[41] il 20 febbraio 1915: “Ho le suore di D. Guanella per la cucina e guardaroba per l’Istituto Orfani”.[42] Proprio attorno alla presenza delle Suore di Don Guanella si scatenò una bufera che tanto addolorò Don Orione. Il Vescovo di Pescina, Mons. Bagnoli si adombrò per la loro presenza – intraprendente e dalle maniche rimboccate - che forse metteva in secondo piano le Suore Zelatrici del S. Cuore da lui protette[43]. Questo e altri atteggiamenti del Vescovo alla fine costrinsero Don Orione a ritirarsi dalla Marsica, il 23 aprile 1915, e a lasciarvi solo i confratelli.[44]
Don Guanella aveva trent’anni più di Don Orione, essendo nato nel 1842, però l’inizio delle rispettive opere esterne è quasi contemporaneo. Don Guanella infatti aveva sostenuto lotte per oltre quarant’anni prima di dare vita alle sue Congregazioni, mentre Don Orione aveva cominciato precocemente, da chierico, nel 1893.
I Due si “marcarono” da vicino, certi di ricavare reciproci stimoli di santità, esempi e sostegno nelle imprese apostoliche. Traccia di questa consonanza si ha anche nei nomi delle rispettive Congregazioni: «Figli della Divina Provvidenza» e «Piccole Suore Missionarie della Carità» quelle di Don Orione e «Figlie di Santa Maria della Provvidenza» e «Servi della Carità» quelle di Don Guanella. Ma tra le due congregazioni ci sono somiglianze anche nel genere degli assistiti e nelle finalità, accentrate in Gesù, Papa, Anime e Maria. Indipendentemente dai confronti per evidenziare consonanze o differenze che caratterizzarono questi campioni del clero italiano, basti dire che furono “amici” e, si sa, l’amicizia o trova eguali o rende eguali.
“Vedi quel pretino piemontese tutto zelo e acceso di amor di Dio?”, confidò un giorno Don Guanella al suo Don Bonacina. “Farà un bene immenso. Tu vedrai l’apoteosi di quel sacerdote, te lo garantisco io”.[45]
Don Orione conservò come preziose reliquie un buon numero di lettere e biglietti inviatigli da Don Guanella.[46] Una dedica da Salsomaggiore: “Al carissimo amico don Luigi Orione l’immagine del Sacro Cuore perché prosperi l’amico e lo scrivente nei propri desideri. In Domino sempre. Aff.mo D. L. Guanella”.[47] Solitamente si indirizzava a lui chiamandolo confidenzialmente “Don Luigi”. “Io la ammiro sul campo di tanta carità e di tanti patimenti e ne invidio la sorte e prego e faccio pregare”, gli scrive sapendo a quale martirio di carità era chiamato mentre si trovava a Messina.[48] E nella rivista “La Divina Provvidenza” aggiunge: “Siamo orgogliosi come di gloria propria dell’eroismo del carissimo amico nostro don Luigi Orione e gli inviamo il nostro saluto riverente e i nostri auguri per un pieno coronamento del suo apostolico zelo”.[49]
Spesso le lettere di Don Guanella riguardano richieste di aiuto per risolvere problemi di persone, progetti di bene, pensieri di affetto e incoraggiamento.
Don Guanella aveva promesso al giovane amico degli strumenti musicali e si rammarica di non averli potuti avere: “Como, 15.4.1905. Molto Rev.do Don Luigi. Sperava dall’Oratorio San Bartolomeo gli strumenti di fanfara di cui le ho parlato ma han risolto di rifarsi da capo e continuare.[50] Così io non ho il bene di portarle un piccolo servizio alle sue opere buone”. Poi a sua volta chiede aiuto a Don Orione: “Che mi sa dire del Padre Gambarelli. Don Piana mi accompagna poi a D. Giacomo per pellegrinaggio a Lourdes? Quando ritorna a Roma?”. E la collaborazione non è solo su interessi materiali: “Oremus invicem e pei peccatori che di questi giorni il Signore chiamerebbe a penitenza”.[51]
Il nome e gli esempi di Don Guanella erano sovente presenti nei ricordi e nelle parole di Don Orione soprattutto come esempio di amore fattivo per i poveri e di fiducia nella Divina Provvidenza nei momenti di prova e di difficoltà. Ancor oggi, a tutti della Famiglia orionina sono noti i “sette F dei Figli della Divina Provvidenza”. Ebbene, questi derivano dai quattro F di Don Guanella,[52] che però Don Orione più volte ricordò nel numero di cinque.
“Don Guanella diceva che si va avanti con 5 effe: fede, fame, freddo, fastidi e fumo”.[53] In altra occasione: “Ho assistito a Como un santo Sacerdote che amavo molto, Don Luigi Guanella. Una volta gli chiesi : Don Luigi, come ha fatto a far tanto bene? Con l’aiuto di Dio, e con 5 effe. Cinque effe? Mi dica il segreto di questi 5 effe! Fede: perché non si può far del bene senza fede. Freddo: sapete che vuol dire tremare dal freddo? Fame: patire la fame per amore di Dio. Fatica: che vuol dire sacrificarsi, lavorare, faticare, metter giù l’osso del collo”.[54]
I quattro F di Don Guanella esprimevano quella fede pratica nelle vicende della vita e quella fortezza nelle avversità che tanto piaceva a Don Orione. “Nelle difficoltà non bisogna avvilirsi, ma confidare nella Divina Provvidenza. Ho sentito il servo di Dio Don Guanella dire più d'una volta: «Bisogna, prima, che io cada in terra, come il frumento, e muoia, perché possa essere capito dai miei».[55] Alludeva, Don Orione, a quelle contrarietà che incontra chi, come lui e Don Guanella, agisce mosso da una superiore prudenza che tiene in effettivo conto la Grazia e l’aiuto della Provvidenza. Di fronte, alle resistenze preoccupate dei benpensanti, anche tra amici e confratelli, Don Orione tranquillizzava: “Il segreto mio sta in cinque f, vedete? e con questo segreto si paga poi tutto e tutto finisce a meraviglia. Evvia dunque! Non siate profeti di sventure; non fate ancora cattivi pronostici, non è ancor tempo di fare fallimento, e nei cinque f il verbo fallire non c’è”.[56]
Don Orione aggiunse dunque ai quattro F di Don Guanella (fame, freddo, fumo, fastidi) prima fede e poi altri due – fatica e Fiat voluntas Dei. A volte, per meglio spiegarsi, ne aggiunse pure altri: "Fede, freddo, fame, fatica, fumo, fastidi, fiat voluntas Dei. E poi... fiaschi, fischi, filze di debiti, facchinaggi, frustate, frecce, frizzi. Insomma: umiliazioni, annegazioni, tribolazioni, avversità, persecuzioni, croci. ".[57]
Una prova del forte legame tra i due si ha in alcune circostanze delicate, nella loro intesa per risolvere casi problematici di sacerdoti e religiosi.
A un tal Mainetti, Don Orione scrisse, prima ancora di conoscere bene Don Guanella: “Sentite, mio buon fratello, se il Signore vi chiama a venire con noi andate dal mio caro Guanella e fategli vedere queste povere parole, e ditegli che vi lasci un po’ venire, che noi siamo amici, tanto tanti amici, e, benché non ci conosciamo di persona, ci vogliamo un gran bene, noi camminiamo su per sentieri un po’ diversi ma molto vicini, sentieri che col tempo mi pare potranno confondersi in una strada sola… strada regia, come quella di cui parlano le Sacre Scritture, per cui camminavano portando lieti la loro croce i figli di Dio. Dite dunque a Guanella o a chi fa per lui, che ho ricevuto la lettera, e che va tutto bene, ma se il Signore vi chiama qui, vi lascino venire che tra noi non risseremo mica, ma sarete il primo vincolo di unione tra questi due rami del grande albero della Divina Provvidenza”.[58]
In altra occasione è Don Guanella stesso che invia a Don Orione un chierico: “Milano, 6-7-1906. Molto Reverendo Don Luigi. Le accompagno saluti ed auguri di cuore. Il povero Ch. Martarelli ha molte buone doti e le accludo certificato che mi domanda lo stesso, benché promuoverlo agli Ordini sacri non si era potuto pel suo carattere poco stabile e poco conciliante. Gli faccia del bene come può. La ringrazio. Preghi per tutti noi. Il S. Pancrazio di Roma pare che venga. Le sono in Domino aff.mo Don Guanella”.[59]
Don Orione accolse anche un certo Don Placido Moroni, di Vertova in diocesi di Bergamo, che ebbe dei problemi personali, ma gli bastava assicurare che “lo accolsi che veniva da don Guanella, dal quale ebbi buone informazioni”.[60] A sua volta, Don Guanella è vicino a Don Orione in qualche caso spinoso: “Milano 4 novembre 1905. M. R. D. Luigi. E come è poi andata per l’ottimo suo sacerdote calunniato? Ha potuto valersi di qualche mia raccomandazione? Presto verrò io stesso. Mi comandi ove posso: mi saluti i suoi ottimi chierici e sacerdoti. Le sono in Domino, aff.mo D. Guanella”.[61]
Molto significativa anche una lettera indirizzata a Don Michele Bacciarini, Maestro dei Novizi a Fara Novarese, il 26 luglio 1929: “Faccio seguito al telegramma, inviatoVi oggi, e riferentesi ai due Chierici dei quali mi avete scritto. Li accetto; mandatemeli a Tortona, dove Domenica sera potranno anch’essi cominciare con altri i Santi Esercizî. Io vado colà oggi. Farò per loro, col divino aiuto, quanto sento che desidererebbe Don Luigi, il nostro caro e Santo Don Luigi; e li avrò carissimi, quasi vincolo di spirituale unione coi Servi della Carità. È tanto bello amarci nel Signore! Questo piace tanto al Signore!”. Non è dato sapere se quei due chierici venivano accolti per un aiuto temporaneo o stabilmente. Ma ancor più interessante è quanto Don Orione riferisce nel seguito: “Don Luigi mi diceva un giorno di un suo progetto: chiamare a Congresso tutte le giovani istituzioni religiose per unirci di più, per unificare ed edificarci di più fraternamente in Gesù Cristo, ai piedi della Santa Chiesa! Grande e santa idea, degna del gran cuore di quel Santo!”.[62] Questa idea era già presente in una lettera scrittagli da Don Guanella il 15 aprile 1905: “Leggerà sulla Provvidenza le proposte per un’adunanza degli Istituti autonomi nel prossimo anno a Milano. Vi ha pensato?”.[63]
Un altro sacerdote guanelliano accolto da Don Orione è Don Cesare Pedrini.[64] La prima risposta di Don Orione alla sua richiesta fu: “Tutte le Case della Divina Provvidenza sono aperte e spalancate, ma finché Lei può lavorare, deve stare con Don Guanella”.[65] Inquieto, si rivolse direttamente al Papa. Don Orione spiegò a Don Sterpi, suo collaboratore: “Io non ho detto a Don Pedrini di andare dal Papa, ma di abbandonarsi filialmente nelle mani del Suo Superiore: di non muoversi da D. Guanella: di sacrificare tutto, di andare dovunque ma di non lasciare la sua Congregazione”.[66] Ormai deciso a lasciare ugualmente la congregazione, Don Pedrini scrisse una lettera al Papa, ma Don Orione consigliò Don Sterpi di non inoltrarla motivando che «pareva un po' troppo amara verso Mgr. Bacciarini, e non volevi assumerti la responsabilità di inviare una lettera al Papa che potesse disgustare il Papa, e ad un tempo offendere e rompere la carità tra due Istituti».[67]
Don Pedrini poi fu accolto nella congregazione orionina, ma anche qui non trovò pace e volle andare altrove. Don Orione scrive di lui, l’8 agosto 1920, al Vescovo di Cremona: “Don Pedrini, già arciprete in diocesi di Mantova, si fece Servo della Carità con Don Guanella; morto il quale, mi richiese, prima di ospitarlo e poi, sentito il parere favorevole di mgr. Bacciarini, fu accolto a lavorare direttamente coi Figli della Divina Provvidenza, da due anni circa (…). L’Opera dei Piccoli Missionari di Cremona, alla quale il don Pedrini ha creduto bene di ascriversi, guadagna in lui un ottimo elemento, ed è con vivo rincrescimento che io lo vedo allontanarsi da noi”.[68]
Don Pedrini tornò poi nuovamente con Don Orione e morì in congregazione l’8 maggio 1939. Il Fondatore diede notizia a don Zanocchi: “È morto don Pedrini, santamente”.[69]
Con uno spiritoso biglietto Don Guanella accoglie un tal Gobbi indirizzatogli da Don Orione: “Como, 24.12.1909. Car.mo come fratello. Mandi pure il suo Gobbi che non ci farà restare gobbi e la gobba che ci incurva tuttodì sarà poi sollevata dalla sua schiena non gibbosa. Venga dunque presto presto et noli tardare, e poi anche mane nobiscum domine. Questo l’augurio nostro. Le sono in Domino aff.mo D. Guanella”.[70]
Nelle sue lettere Don Orione non perdeva occasione per esprimere la sua devozione verso Don Guanella. A un Padre guanelliano, il 3 settembre 1909: “Voglia riverirmi tanto Don Guanella, al quale mi raccomando quanto so e posso, affinché preghi per me e per i miei. Iddio benedica e prosperi codesta vostra nascente Congregazione”;[71] il 23 ottobre 1912, a don Roberto Risi: “Ossequiarmi tanto don Guanella”;[72] a Don Pedrini, il 22 ottobre 1914: “mi riverisca il mio venerato don Guanella”.[73]
Ma quale fosse la venerazione e l’affetto di Don Orione verso l’amico e protagonista di tante imprese di bene, lo si vide in occasione della morte.
Vicino a Don Guanella nell’ora della morte
Don Orione si trovava ad Avezzano quando la salute di Don Guanella declinò rapidamente: il 27 settembre era stato colpito da una grave paralisi nella parte sinistra del corpo che gli procurò gravi sofferenze fisiche. Don Orione ne riceveva notizie con trepidazione. Appena poté fu a trovarlo, a Como, il 29 settembre. Raccolse in una pagina di Diario il ricordo di quella visita.
“Lo vidi due volte nella sua camera. La prima volta non gli parlai, era assopito e non volli disturbarlo; recitai il S. Rosario in ginocchio ai piedi del letto e feci toccare alla sua mano destra, che baciai, il breviario e la corona. Non fui conosciuto dai suoi preti né dalle Suore. (…)
Poi uscito chiedo di parlare a D. Bacciarini, il Vicario dei Servi della Carità e Parroco di S. Giuseppe a P. Trion. in Roma. Quando egli discese in Parlatorio e mi vide, - mi accolse con grande affetto e riconoscenza. Mi volle, con gli altri preti della Casa, ricondurre nella camera del Santo (ciò che io speravo che avvenisse), perché volle che gli parlassi ed egli avesse la consolazione di sapermi venuto apposta a trovarlo: la consolazione in verità fu la mia ed era tanto sospirata.
Io dunque lo chiamai ed egli mi riconobbe subito e aperse gli occhi, benché con difficoltà non bene, specialmente il sinistro. E mi stese la mano che io gli baciai con devozione più volte. E lo confortai in Domino, dicendogli che tutti pregavano per lui e che anche nelle mie case, e a Tortona specialmente, si pregava la Madonna di confortarlo. Gli dissi che non si stancasse, che io sarei ancora ritornato a vederlo. Egli ringraziò chiaramente e si mostrò molto contento della visita.
Io lo pregai di darmi la sua benedizione a me e ai suoi Sacerdoti e figli e ai miei Sacerdoti - a tutti e suoi e miei vicini e lontani ed egli alzò la mano e diede col segno di croce e con le parole la benedizione. Io e gli altri ci siamo messi in ginocchio.
Poi D. Bacciarini, D. Silvio e altri suoi Sacerdoti vollero che io lo benedicessi ed io, a voce sommessa, quasi stentando per vergogna per la mia indegnità, l'ho benedetto, a lui e a tutti i suoi Sacerdoti e Suore e tutti i Coadiutori e ricoverati e ai miei. Ed egli capì e si segnò.
Poi mi stese aperta la mano destra, intendendo salutarmi e mi disse: Arrivederci in Cielo! Ma io ero commosso e gli stesi, non la mano, ma il cuore e tutta l’anima ho messo in quella mano di Santo.
Sì, caro D. Guanella, servo della santa carità, fratello dolcissimo, fratello mio, arrivederci in Cielo! Muore un Santo!”.[74]
Dopo la visita, Don Orione scrisse subito a Don Roberto Risi: «Da Como, 29 Sett. 1915. Fate pregare per Don Guanella che è gravissimo. Vi mando la sua benedizione. Muore un Santo».[75]
All’annuncio dell’ultimo aggravarsi del male, tre giorni prima della morte, Don Orione così telegrafava a Don Bacciarini che gli aveva chiesto il suo interessamento personale per ottenere la sepoltura privilegiata nella Casa Madre di Como: “Farò quanto possibile. Veglierò stanotte Santissimo per mio carissimo Don Guanella. La Madonna lo assista. Con devozione come figlio baciogli sante mani e piedi benedetti. Benedicami. Domattina sarò Como. Abbraccio tutti i Servi della carità. Confortatevi, cari figli di Don Guanella, avete un Padre Santo. Avanti e uniti nella carità di Cristo. Don Orione».[76] In quell’abbraccio rivolto a tutti i Servi della Carità c’era la partecipazione fraterna alle trepidazioni per Don Guanella.
L’indomani, 22 ottobre 1915, Don Orione era al capezzale del morente, unito anche di presenza ai figli spirituali di lui, che lo assistevano mesti, addolorati, impotenti a lenirne i dolori.
Al santo morente fu annunciata la visita.[77] Al sentire il nome di Don Orione, Don Guanella si scosse e cercò di sollevarsi: lo baciò più volte con tenerezza. Tutti compresero il vincolo di carità che li univa. Pose la mano sulla testa del giovane chierico Amerigo Bianchi venuto insieme a Don Orione e disse parole che sono un poema nella superiore sintassi dello spirito: «Coraggio… faticare… perseveranza… il Signore… la Madonna».
«Son qui – disse a Don Orione – soffro, soffro tanto… preghi». «Preghiamo» fu la risposta. «Quel che il Signore e la Madonna vogliono», sussurrò. Don Orione posò dolcemente la mano sulla guancia del santo. Questi fissò in lui i suoi occhi pieni di lacrime, lacrime di conforto e di amore. E si guardarono. Tutti, intorno, piangevano. Un’ultima parola del morente: «In charitate Christi».[78] Nella carità di Cristo erano anche le parole con cui Don Orione aveva chiuso il suo telegramma a Don Bacciarini il giorno prima.[79]
Don Orione si rese conto delle condizioni dell’infermo. È conservato un telegramma di Don Orione: “22 Ott. 1915. Provenienza: Como - ore 15.45. Destinatario: Comm. Fornari Governo Vecchio, 96 – Roma. Trovomi presso Guanella, jer sera morente, oggi sollevato ma gravissimo, sempre caso disperato. Sarà questione qualche giorno: se non c’è urgenza, tarderei pochi giorni venire. Telegrafatemi a Tortona. Orione”. [80]
Don Orione lasciò l’amico e padre morente e partì da Como per assolvere il pietoso incarico che gli era stato affidato dalla famiglia di Don Guanella. Ne parlò a Don Pensa, il 23 ottobre: «Invece di venire subito da te, faccio una corsa a Roma per ottenere che Don Guanella possa essere sepolto nel suo Istituto di Como, perché il santo Uomo è in extremis». Dell’argomento aveva prevenuto Don Brizio Casciola, amico influente a Roma, la sera precedente alle ore 21: “Oggi i figli di don Guanella inviarono a Salandra un’istanza per ottenere di poter tumulare in una cripta sotto la chiesa del l’Istituto di Como la salma benedetta del loro Padre e Fondatore, che si trova agli estremi e in condizioni disperate. Jeri sera era proprio in agonia, e già tutto freddo, poi si riprese, ma non parla più, così lo lasciai stasera”.[81]
Don Luigi Guanella morì il 24 ottobre e Don Orione, da Roma, assicurò Don Sterpi: “Partirò domani per Como; i funerali di D. Guanella sono giovedì”.[82] Poi, però, il giorno 27 riscrisse dicendo: “Non ho potuto andare ai funerali di D. Guanella perché sto ancora ultimando certe pratiche per la sua tumulazione. Ma sarà difficile che possa essere tutto espletato per domattina. Quindi domani, mentre si faranno i funerali, io sarò ancora qui”.[83]
Dopo la morte del santo amico, ritornato nella Marsica, Don Orione inviò ancora parole di conforto ai figli e figlie spirituali nel dolore: “Oh quanto sono lieto di poter scrivere così da queste terre desolate dal terremoto, e che, nell’ora della loro sventura, videro il vecchio vostro Padre, già curvo e all’ultimo anno della Sua santa vita, portare in persona, attraverso a queste macerie, il Suo conforto di sacerdote di Dio, di sacerdote santo! Salire sui monti, andare il Val Roveto con Don Bacciarini e con altri Sacerdoti suoi: inviare qui le sue Suore, le prime comparse qui tra le nevi e le rovine, a raccogliere le orfanelle e a soffrire in silenzio e con gioia ogni disagio, e anche, purtroppo, la ingratitudine degli uomini, per amore di Gesù Cristo Crocifisso, Signor nostro!”.[84]
Don Orione riteneva Don Guanella un «santo», e questa qualifica la manifestava senza riserve con chiunque venisse a parlare di lui o delle sue opere, o comunque ne scrivesse. “Don Guanella è, certo, in Paradiso, e lo diceva l’anno scorso, qualche ora dopo che Don Guanella era morto, lo diceva a me e ad altri il S. Padre, - quando - a quell’ora ancora a Roma si ignorava da tutti e anche dal Papa la triste notizia della sua morte, che giunse parecchie ore più tardi”, assicurava a Don Mazzucchi in una lettera del 6 ottobre 1916.[85]
Don Orione pellegrinò con devozione alla sua tomba ove fu visto “inginocchiato per più ore”.[86] Incoraggiò la introduzione della causa di beatificazione di Don Guanella. Nel 1927, fu “chiamato a Milano a deporre nella Causa di Beatificazione del Servo di Dio Don Luigi Guanella”.[87] “Non sto ancora troppo bene in salute – scrisse il 20 gennaio -, ma per il caro Don Luigi Guanella lo sa Iddio cosa farei”.[88]
Il 29 agosto 1934, chiese a Pio XI “la grazia insigne di voler benignamente disporre per l’introduzione dei Processi apostolici per la beatificazione del Servo di Dio Don Guanella per la glorificazione e beatificazione del servo di Dio don Guanella a gloria di Dio e della s. Chiesa, a conforto del sacerdozio e delle famiglie religiose e ad edificazione in Cristo del popolo cristiano”.[89]
L’amicizia continuò nella comunione dello spirito e della preghiera. Oggi continua nella gloria del Cielo. Don Guanella e Don Orione sono due stelle di riferimento che continuano a illuminare sentieri non interrotti di santità e di carità percorsi dai numerosi religiosi, suore e laici delle due Famiglie religiose da essi fondate.
Quando al secondo successore di Don Orione, Don Carlo Pensa, fu chiesto nel 1953 di partecipare alle celebrazioni per il cinquantenario della prima Casa di Don Guanella a Roma, disse: «Se non avessi avuto il bene e la sorte di conoscere personalmente il venerato Servo di Dio Don Guanella, e di ammirarne le virtù e soprattutto l’ardente carità, che tanto gli conciliavano l’amore di ognuno, l’avrei amato ugualmente per quanto ce ne andava dicendo il nostro Padre Don Orione. Per noi di Don Orione, amare Don Guanella è una tradizione. Don Guanella e Don Orione sono due Anime che, pur agendo parallelamente, son vissuti d’un medesimo palpito, sono stati portatori d’una medesima missione: amar Dio ed amare il Prossimo, specialmente nei fratelli i più poveri, i più bisognosi, i più abbandonati tra i figli del popolo».[90]
Giunti ora alla ricorrenza centenaria, le parole di Don Pensa mantengono il medesimo valore.
N O T E
[1] A. Tamburini – G. Preatoni, Il Servo della Carità Beato Luigi Guanella, Ed. Ancora, Milano, 1964; Vasco Lucarelli, Un “contemporaneo” affascinante, Don Guanella, ed. Paoline 1991.
[2] G. Papasogli, Vita di Don Orione, (IV ed.), Gribaudi, Torino, 1994; D. Sparpaglione, Il Beato Luigi Orione, (IX ed.), Ed. Paoline, Roma, 1998; AA.VV., Don Orione e il Novecento, Atti del convegno tenuto all’Università Lateranense, 1-3 marzo 2002, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.
[3] Sulla relazione tra i due fondatori sono apparsi solo alcuni brevi articoli sulle riviste delle due Congregazioni e lo studio di I. Terzi, Don Guanella, Don Orione e la formazione sacerdotale, “Messaggi di Don Orione” 25(1993) n.83.
[4] La gestione dei terreni fu affidata al “Comitato Opera San Giuseppe” dai monsignori Giacomo Radini Tedeschi, in seguito vescovo di Bergamo (1857-1914), e Salvatore Talamo.
[5] Cfr. A. Robbiati, Le colonie agricole e la formazione professionale in La figura e l’opera di Don Luigi Orione (1872-1940), Atti dell’incontro di studio tenuto a Milano il 22-24 novembre 1990, Vita e Pensiero, Milano 1994, pp. 193-220.
[6] La Colonia S. Giuseppe aveva i seguenti confini: via della Balduina a est, Colonia Santa Maria di Don Orione a nord, oggi, via Alfredo Serranti, pendio verso Valle dell’Inferno ovest, via Damiano Chiesa (o più in basso) a sud.
[7] Oltre alle Colonie agricole di Roma altre verrano: Sant’Antonio a Cuneo (1907), Madonna della Divina Provvidenza a Cassano Ionio (1909); e poi anche in altre nazioni, come a Rodi, a Rafat in Palestina, a La Floresta (Uruguay), Lazniew (Polonia).
[8] Mons. Radini Tedeschi aveva già affidato a Don Orione un’altra Colonia Agricola a Roma. Come risulta da una lettera del 12.12.1900, in un primo tempo doveva essere in terreni presso l’Aventino e poi fu realizzata presso il Vicolo della Nunziatella, fuori Porta San Sebastiano. Don Orione accettò (cfr. Scritti 87, 38 e 108, 291). Il chierico Alessandro Barbieri, alcuni aspiranti eremiti e un gruppetto di ragazzi poveri vi presero dimora il 7 febbraio 1901; direttore era Don Paolo Albera che era direttore anche della Colonia di Bagnorea, presso Orvieto; questi, nel 1915, divenne vescovo di Mileto, in Calabria.
[9] La Colonia S. Maria del Perpetuo Soccorso (Roma). Cento anni di storia (1901-2001), a cura di A. Belano, Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 2001.
[10] Informa anche che “La Colonia di S. Giuseppe, di cui invio a Vostra Eccellenza il piccolo Regolamento e il Calendario, ha pure il podere della Nunziatella, fuori Porta S. Sebastiano; ma i ragazzi vennero ora portati qui, alla nuova sede comprata dallo stesso Istituto S. Giuseppe, perché fuori Porta S. Sebastiano si aveva mal aria”. Lettera in data 7.1.1902; Scritti 68, 169.
[11] Le cose dovevano andare piuttosto bene se – come scrive Don Orione - “L’Unione Popolare fra i Cattolici d’Italia” parla nell’ultimo numero delle benemerenze nostre verso l’agricoltura, e ricorda la Colonia Agricola di Monte Mario (Roma)”; poi profitta per affermare “sì, i cattolici sono grandemente benemeriti nel campo dell’agricoltura, ma dobbiamo anche dire che l’esempio venne loro dall’alto, ad esempio chi ha istituita la Colonia Agricola di Monte Mario a base com’è di lavoro razionale della terra e con intendimenti altamente cristiani è Sua Eccell. Rev.ma Mgr. Misciattelli”; Scritti 108, 298.
[12] La Congregazione non era ancora autonoma giuridicamente e anzi, il vescovo Bandi, nel gennaio successivo, tentò di inglobarla in una fondazione di Oblati diocesani. Svanito questo tentativo dettato anche da buone intenzioni, perché stimava assai Don Orione, il 21 marzo 1903 firmò il Decreto di approvazione diocesana dell’Opera della Divina Provvidenza di Don Orione. Cfr. A. Lanza, L’approvazione canonica della Congregazione nel 1903, “Messaggi di Don Orione” 35(2003) n.111, pp. 5-38.
[13] Scritti 52, 189.
[14] ADO, cart. Colonia Agricola di S. Giuseppe degli Stracciaroli.
[15] Lettera al fratello Don Ignazio, che collaborava con Don Orione nelle case di Roma; Scritti di Don Goggi II, 16.
[16] Lettera di mons. Radini Tedeschi a Don Orione, ADO, cart. Radini Tedeschi.
[17] ADO, cart. Don Guanella. Per una visione dell’azione di Don Guanella per le Colonie agricole si veda A. Robbiati, Le colonie agricole: il caso di San Salvatore in Piano di Spagna (1900-1915) in L’opera di Don Luigi Guanella. Le origini e gli sviluppi nell’area lombarda, Atti del Convegno di studio di Como, 25-27 settembre 1986, Como, 1988, pp. 173-196.
[18] ADO, Relazione di Don Filippo Bonacina (Ospizio S. Giuseppe, 10 febbraio 1944), B. 1. II.
[19] Più esattamente, Don Orione risiedette alla Colonia Santa Maria dal 4 agosto 1903, giuntovi in occasione della elezione di Pio X, fino al 27 aprile 1904, quando giunse a sostituirlo Don Gaspare Goggi.
[20] ADO, cart. Don Guanella.
[21] ADO, cart. Don Guanella.
[22] Scritti 43, 174,
[23] Lettera di Don Giacomo Rota del 24.12.11903; ADO, cart. San Giuseppe degli stracciaroli.
[24] “La Divina Provvidenza”, marzo 1904, pp. 26-29. Già nel precedente numero del dicembre 1903, pp. 92-94, la rivista aveva dedicato un articolo alla “Colonia S. Giuseppe a Monte Mario – Roma” con parole di elogio verso Don Orione e i suoi Eremiti della vicina Colonia Santa Maria.
[25] ADO, cart. Don Guanella.
[26] Lettera da Milano, 1.11.1904; ADO, cart. Don Guanella.
[27] ADO, cart. Don Guanella.
[28] Lettera del 1.4.1905; ADO, cart. Don Guanella. Don Piana era il responsabile della colonia orionina “Santa Maria”.
[29] Testimonianza di Don Martino Cugnasca, Don Guanella Positio, p. 631.
[30] Cfr. Don Gaspare Goggi, “primo Figlio della Divina Provvidenza”, a cura di F. Peloso e E. Ferronato, Ed. Don Orione, Roma, 2002, p. 20; si veda anche la biografia curata dalla Postulazione: Il Servo di Dio Don Gaspare Goggi, dei Figli della Divina Provvidenza, Scuole Professionali Don Orione, Roma, 1960, pp. 238-239.
[31] Don Guanella gli dedicò un necrologio, in occasione della prematura morte, a 31 anni, in “La Divina Provvidenza” settembre 1908, p. 143.
[32] Scritti 6, 11. Della frequentazione di Don Guanella a Sant’Anna si ha traccia in alcune corrispondenze di Don Goggi a Don Orione: 29 Novembre 1905: “Don Guanella, che è qui a Roma, desidera parlarVi di qualche cosa; si ferma ancora per un quindici giorni. Vi saluta tanto” (Scritti di Don Goggi II, 230); 21.2.1906: “Don Piana, essendo andato al Vicariato per chiedere il permesso delle Quarantore alla Colonia, si fece anche concedere la facoltà di confessare le monache di Don Guanella” (Ibidem II, 241); 4 Luglio 1907: “È stato qui poco fa Don Guanella il quale mi vuol condurre su a San Pancrazio: si ferma a Roma qualche tempo per l’approvazione della sua Congregazione; Vi saluta e spera di vederVi a Roma presto” (Ibidem II, 334).
[33] Scritti 52, 34.
[34] Nato a Lavertezzo (Ticino) l’8.9.1873, entrò tra i Servi della Carità; nel 1912 fu nominato primo parroco di San Giuseppe al Trionfale; il 12 novembre 1915 divenne successore di Don Guanella alla guida della congregazione; nel 1917 è consacrato vescovo di Lugano; morì l’11.4.1937. E. Cattori, Il messaggio di Aurelio Bacciarini, Lugano, 1966.
[35] Lettera a mons. Carlo Brera pubblicata su l’Italia del 25 gennaio 1915.
[36] La data è ricavata da una lettera del medesimo giorno dell’orionino Don Roberto Risi nella quale dice “so che oggi Don Guanella si è recato ad Avezzano”. Per la ricostruzione della visita, Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza, VI/1 (1912-1918), pp. 403-405.
[37] L’Osservatore Romano del 18 febbraio pubblicò un articolo su Le opere di soccorso ad Avezzano: “Era appena arrivato da Avezzano… Un fine nobilissimo spinse il Can.co Luigi Guanella a portarsi sul luogo del disastro, non per farsi un concetto superficiale e basato sulla curiosità degli orrori del disastro, ma per cercare di mettere in attività la carità ardente che lo divora… S’incontrò con l’infaticabilissimo Don Luigi Orione, fondatore dei Figli della Divina Provvidenza e Delegato del Patronato Regina Elena, e subito quelle due anime fervorose escogitarono i mezzi più opportuni per soccorrere gli innocenti bambini, aiutare i vecchi abbandonati, portare i conforti della fede”.
[38] Scritti 80, 225.
[39] Lettera senza data. ADO, cart. Don Guanella. In altra lettera senza data, che Guanella solo firma leggiamo: “Carissimo Don Luigi. Per quanto si può Le accompagno altra suora in aiuto e così tanto per la salute fisica quanto in specie per la salute spirituale le affido alla carità dello zelo suo. Dovrò presto salire in Lombardia; ella preghi e faccia pregare per tutti noi. (…)”.
[40] ADO, cart. Don Guanella.
[41] I. Terzi, Don Carlo Sterpi. Profilo biografico, Ed. Don Orione, Tortona, 1991.
[42] Scritti 12, 118.
[43] Don Orione si confidò con Mons. Carlo Perosi, concittadino e dignitario del Vaticano: “Si vollero allontanare altre povere suore (quelle di Don Guanella) che nei giorni difficili avevano spidocchiati gli orfani e pro bono pacis le ho licenziate. Poi pro bono pacis ho allontanato altre Suore che il Patronato già aveva assunte, perché il Vescovo disse che in Avezzano non ci dovevano essere suore di due qualità ho messo le sue Suore tanto nei Padiglioni dei maschi come delle femmine, e credevo che avrei avuto pace…”; Scritti 96, 324. Anche Don Angelo Zia, giuseppino e collaboratore nell’opera di soccorso, testimoniò di questa forzata sostituzione delle Suore di Don Guanella che “facevano benissimo ed intendevamo che rimanessero”; ADO, cart. Don Angelo Zia.
[44] Don Orione continuerà a ritornarvi - a fine maggio, il 29 giugno, a metà settembre, nel gennaio 1916 in occasione dell’anniversario del terremoto, nel novembre – ma in loco, il responsabile resta Don Enrico Contardi.
[45] “Fu proprio così – confermò Don Bonacina dopo la morte di Don Orione -; il viaggio trionfale attraverso la Liguria della sua venerata Salma, e la sosta a Milano che mosse tutta la città e l’arrivo definitivo nella sua Tortona ne furono prove luminose”; ADO, cart. Don Guanella.
[46] In ADO sono conservate 19 lettere autografe di Don Guanella a Don Orione e una quindicina ad altri destinatari.
[47] Copia in ADO, cart. Don Guanella.
[48] Lettera autografa di Don Guanella; ADO, cart. Don Guanella. Don Orione “si strinse a Don Guanella supplicandolo a correre in soccorso di quella sventurata città”, ma – commenta l’articolista – “la messe è copiosa e gli operai sono pochi”; “La Divina Provvidenza”, febbraio 1910, pp. 20-24.
[49] Poco prima l’aveva definito “un modesto della carità, il quale con annegazione e con tutto lo slancio… attende a fondare qua e là colonie agricole per collocarvi gli orfani del terremoto”; “La Divina Provvidenza”, marzo 1909, p. 30.
[50] Sul medesimo argomento della fanfara gli aveva già scritto il 1.4.1905.
[51] ADO, cart. Don Guanella.
[52] Don Guanella negli Appunti sulla storia della Casa di Provvidenza (Bozzetti), manoscritto, Como, Archivio Guanelliano (VII a 5, f. 34), scrive: “Gli allievi del crescente istituto… dovevano sostenere le prove che per scherzo e tradizionalmente sono passate in memoria e sono la lettera F ripetuta quattro volte, per significare: Fame, Freddo, Fumo, Fastidi, e sono i primi quattro gradi di prova per cui devono passare i Servi della Carità. Ai vincitori in ciascuna prova si dava poi di sedersi vittoriosi come confondatori delle opere della Casa Divina Provvidenza”. Similmente in Le vie della Provvidenza. Memorie autobiografiche, Roma, Nuove Frontiere, 1988 (edizione divulgativa), all’art. XIII dedicato a “La costituzione morale della Casa della Divina Provvidenza in Como”, p. 65, troviamo: “Fondamento delle case della Divina Provvidenza è per noi la lettera F ripetuta quattro volte per dire: fame, freddo, fumo, fastidi”.
[53] Scritti 4, 284; similmente in 79, 286.
[54] ADO, Alle Piccole Suore Missionarie della Carità. Esercizi spirituali del 1919, p. 50-51.
[55] Lettera del 1.5.1925 a don Sante Gemelli; Scritti 23, 24.
[56] 57, 253
[57] Scritti 44, 109. Don Orione, a scopo pedagogico, raccontò un fatto: “Uno dei miei chierici voleva farsi missionario, e lo diceva sempre e mi stava vicino continuamente. Voleva proprio partire. Un mattino lo vedo piangere: Che hai? ... gli chiedo. 'Nel caffè non c'è zucchero; è amaro!'. Davvero?, replico io. E vuoi fare il missionario? Va là, va là, che ci vuole altro per essere missionario”. ADO, B 13, p. 32-34.
[58] Minuta del 1902; Scritti 102, 103.
[59] ADO, cart. Don Guanella.
[60] Lettera del 30.3.1909; Scritti 53, 177.
[61] ADO, cart. Don Guanella.
[62] Scritti 69, 107.
[63] ADO, cart. Don Guanella.
[64] Egli era stato Segretario personale di Pio X già dai tempi del suo episcopato a Mantova e poi a Venezia.
[65] Scritti 105, 46.
[66] Lettera a Don Sterpi del 2 Ottobre 1918; Scritti 13, 87
[67] Scritti 6, 129.
[68] Scritti 105, 48.
[69] Scritti 1, 276.
[70] ADO, cart. Don Guanella.
[71] Scritti 69, 29.
[72] Scritti 6, 51.
[73] Scritti 33, 25.
[74] Scritti 65, 328-329.
[75] Scritti 4, 82; cfr. 6, 83.
[76] Telegramma del 21.10.1915; Scritti 116, 100.
[77] La ricostruzione di questa visita la dobbiamo a Don Amerigo Bianchi, allora chierico, che accompagnò Don Orione al capezzale di Don Guanella. Ne scrisse in una sua lettera – datata Villa Moffa, 7 ottobre 1916 - alla redazione del Bollettino guanelliano che la pubblicò nel numero di ottobre-novembre 1916 col titolo Un tenero ricordo. Di lui scrisse Don Orione a Don Mazzucchi, il 6.10.1916: “In una delle visite che ho fatto al caro Don Guanella, quando già era gravissimo, condussi con me a Como un giovinetto, nato a Como, che doveva decidere della sua vocazione. Egli prese la benedizione di Don Guanella, e ora è chierico; Scritti 101, 107.
[78] Anche Mons. Bacciarini ha lasciato testimonianza di questo estremo saluto trai due santi amici; cfr. Don Guanella Positio p. 295.
[79] Don Bianchi, presente in questo solenne momento, fu poi ricercatore e storico delle memorie orionine. Al testo dell’articolo aggiunse, il 21.2.1958, una nota con altri particolari. “Quando fummo usciti da quella camera di dolore, Don Orione, poi, mi disse… che Don Guanella era preoccupato per l’avvenire della sua Congregazione, e che già, in un incontro precedente, gli aveva parlato di ciò, prospettando la possibilità di unire le due Congregazioni. […] Fu Don Orione a suggerirmi di scrivere qualcosa sull’incontro; non mi dette una trama, non mi offerse pensieri; solo una cosa mi disse, di sottolineare, cioè quella parola: IN CHARITATE CHRISTI. […] Dovrei infine ricordare la commozione profonda di Don Orione, e le sue preghiere. Infine dirò che più volte mi inviò cartoline da Como: era l’immagine dolcissima di Don Guanella, che io già conoscevo molto bene da Roma, ove, bimbo, frequentavo fin dal 1910, mi pare, la sua casa di Porta Trionfale. E sempre mi ricordava di andare, passando da Como, a pregare sulla tomba di Don Guanella”; ADO, cart. Amerigo Bianchi. Don Orione scrivendo a Don Mazzucchi confermò che fu sua l’iniziativa di fare scrivere una memoria al chierico: “Non potendo inviarLe io qualche cosa per il suo Numero Unico e per l’anniversario della morte del grande Servo della Carità, ho scritto jeri a quel chierichetto, che è nipote di Mons. Bianchi, che Le metta giù qualche pensiero. Se lei lo troverà adatto lo pubblichi, diversamente incestini”; Scritti 101, 107.
[80] Scritti 60, 53.
[81] Lettera del 22.10.1915, ore 21, Scritti 46, 134.
[82] Lettera del 26.10.1915; Scritti 12, 157.
[83] Scritti 12, 158. Il 25 precedente aveva telegrafato a Don Bacciarini: “Per tumulazione venerata salma Guanella recinto Istituto, necessario urgentemente proceda domanda da cotesta Prefettura a questa Direzione Generale Sanità, unitamente a parere favorevole di cotesto ufficio sanità. Telegrafarmi appena fatto. Don Orione”; Scritti 116, 100.
[84] Lettera del 6 ottobre 1916; Scritti 108, 320; cfr minuta in 44, 167-168.
[85] Scritti 101, 106. Don Leonardo Mazzucchi (1883-1964) fu il secondo successore di Don Guanella alla guida della Congregazione; si veda la biografia di A. Giannini, Una vita al servizio dell’Opera.
[86] Testimonianza di Don Silvio Vannoni, Don Guanella Positio, p. 400.
[87] Così scrive a Don Pedrini, il 24.1.1927; Scritti 105, 45.
[88] Scritti 47, 59. Della convinzione di Don Orione sulla santità di Don Guanella ha riferito anche Mons. Bacciarini: “Nel 1913 avendo Mons. Bagnoli, Vescovo dei Marsi, domandato a Don Orione un giudizio su Don Guanella, questi rispose che Don Guanella era un vero e grande santo. Don Orione disse poi a me che era ben lieto di aver potuto rendere questo omaggio alla virtù di Don Guanella”; Don Guanella Positio, p. 291s.
[89] Scritti 48, 42.
[90] ADO, cart. Don Guanella.
DON LUIGI GUANELLA E DON LUIGI ORIONE
Articolo pubblicato in "Servire", 6/2003, p.6-9.
Don Luigi Guanella, fondatore dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza è nato a Campodolcino (Sondrio) il 19 dicembre 1842 ed è morto il 24 ottobre 1915 a Como. E’ stato beatificato il 25 ottobre 1964.
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria) il 23 giugno 1872 e morì a Sanremo il 12 marzo 1940. Anch’egli fondatore di una Famiglia religiosa, la Piccola Opera della Divina Provvidenza, comprendente sacerdoti, suore attive e contemplative, fratelli coadiutori ed eremiti, laici consacrati e associati di varie denominazioni.
A far incontrare Don Guanella e Don Orione fu il Papa San Pio X, dal quale hanno avuto entrambi stima e incarichi di fiducia molto affini. Nelle loro relazioni ci furono due principali epicentri cronologici: nel 1903, in occasione del passaggio della Colonia agricola di San Giuseppe al Trionfale dagli Orionini ai Guanelliani e più tardi, nel 1915, quando i Due si incontrarono sulle macerie del terremoto della Marsica-Avezzano.
Il passaggio in altre mani della Colonia agricola di “San Giuseppe degli stracciaroli” alla Balduina, affidata a Don Orione, si era reso necessario perché il vescovo di Tortona Mons. Bandi, nel 1902, aveva richiamato in seminario diocesano i chierici della Congregazione non ancora autonoma giuridicamente. Questo creò enormi difficoltà nella conduzione delle opere, nelle quali i chierici avevano ruolo integrante. Don Orione si trovò così costretto a rinunciare alla Colonia “San Giuseppe”. Fu Mons. Radini Tedeschi a condurre la trattativa con Don Guanella; ma fu Don Orione a suggerire quel nuovo acquirente e a provvedere quel passaggio per dare continuità all’opera. Don Filippo Bonacina dell’Opera Don Guanella, che, ancora chierico, fu presente alle consegne, racconta: «Don Luigi Orione fu da me visto la prima volta la sera del 19.10.1903, allorquando, accompagnato dal mio venerato Fondatore e Padre, il Servo di Dio Don Luigi Guanella, giungemmo sul vicolo della Balduina 21A. L’impressione fu ottima. Don Orione stava rivolgendo l’infuocata sua parola ai piccoli ricoverati della Colonia davanti al Santissimo solennemente esposto. Appena scorse Don Guanella sul limitare della Casa di Dio, Don Orione lo indicò ai suoi piccoli ascoltatori: «Eccovi – disse loro – il vostro nuovo Padre, al quale vi affido. Viene dalla lontana Lombardia coi propri figli, per fare, anche in questa Capitale del mondo cattolico, del gran bene. Sono certo che voi, cari figliuoli, vi troverete assai bene con questo santo sacerdote, il quale non si è prefisso altro scopo che di venire in aiuto all’umanità sofferente. Voi siete i fortunati che, per primi constaterete l’immensa bontà del suo cuore infiammato di amore di Dio».
La consegna della Colonia “San Giuseppe” avvenne giuridicamente il 4 ottobre 1903. Nel gennaio seguente, Don Orione scrisse a Don Guanella che gli aveva chiesto di interessarsi ancora della Colonia: “La Colonia di San Giuseppe va bene; io la amo come se fosse mia e ci vado più che posso, forse fin troppo”. Avendo ricevuto un omaggio: “Ringrazio del panettone, ringrazio degli erbaggi, ...Don Guanella, delle opere che la Divina Pr. va compiendo per lui e pei suoi figli...”. A questa santa cordialità tra i due uomini di Dio corrispondeva la fraterna collaborazione tra le due colonie agricole di Santa Maria e di San Giuseppe, con reciproco scambio di aiuti morali e materiali, di partecipazione in comune a feste e celebrazioni. Di questo clima di bella fraternità nel bene è segno quanto riferisce il periodico di Don Guanella nel numero del marzo 1904. Vi leggiamo: «Il Direttore Don Luigi Guanella, ottenute le debite facoltà, benedisse una bella statua di San Giuseppe, che fu portata processionalmente nella chiesina e costituito Padre e Patrono della Colonia a lui dedicata. La bella statua fu regalata dal Molto Rev. Don Luigi Orione, che avendo posto San Giuseppe a Padre e Patrono della pia Congregazione degli Eremiti, soci anch’essi, trovò modo nel suo cuore di fare questa carità ai fratelli della vicina Colonia. L’Istituto San Giuseppe ricambiò il graditissimo dono con un’altra statua, quella dell’Immacolata, la quale fu portata processionalmente nella festa della Purificazione in giro per la Colonia Santa Maria, col concorso della gente vicina, non solo, ma anche di altra giunta da Roma e dintorni».
Poi, preso dalle molte incombenze della Congregazione, Don Orione si staccò sempre più da Roma. Quando però vi tornava, sempre chiedeva se vi fosse Don Guanella e, se c’era, andava a incontrarlo. Da parte sua, Don Guanella, quando scendeva nella capitale, spesso prendeva alloggio presso la casa annessa alla chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri, in Vaticano, affidata alla congregazione orionina, ove era rettore il servo di Dio Don Gaspare Goggi. Era diventata, quella chiesa, un ritrovo e cenacolo di sante amicizie. In una lettera del 21 febbraio 1910, Don Orione raccomanda a Don Goggi: “Non si accettino forestieri a Sant’Anna, ad eccezione di Don Guanella e del can. Di Francia”.
Dopo qualche anno, Pio X affidò alle due giovani congregazioni, quasi contemporaneamente, una parrocchia alla periferia di Roma: San Giuseppe al Trionfale ai Guanelliani e Ognissanti al quartiere Appio agli Orionini.
Don Guanella si ritrovò insieme a Don Orione per un momento felice, durante un’udienza di Papa Pio X concessa ai figli di Don Orione convenuti a Roma per la benedizione della prima pietra della parrocchia di Ognissanti. Di questa udienza racconta lo stesso Don Orione: «Era il 30 giugno 1914, il giorno dopo la funzione fatta dal Cardinale Vicario. Fu l’ultima Udienza collettiva che quel Papa santo concesse, e fu per noi. E con noi era anche quel santo di Don Guanella. E fu l’ultimo discorso fatto dal Papa, e fu per noi, e ci raccomandò di camminare sempre alla presenza di Dio».
Il 13 gennaio 1915, l’Italia restò sconvolta dal tremendo terremoto della Marsica che lasciò sotto le macerie 28.000 morti, case distrutte, famiglie scompaginate e tanti orfani indifesi e dal futuro incerto. Don Orione vi accorse e rinnovò l’epopea di carità e intraprendenza che già l’avevano reso famoso dopo il terremoto calabro-siculo del 1908 (80.000 morti). Nell’aprile 1915, informa: “Don Luigi Guanella accorse anche lui, benché settantenne, sul luogo del disastro (Avezzano)” . Da Avezzano, indirizzò a Don Guanella telegraficamente, il suo apprezzamento: «Io la ammiro sul campo di tanta carità e di tanti patimenti e ne invidio la sorte e prego e faccio pregare».
Don Guanella aveva trent’anni più di Don Orione, essendo nato nel 1842, però l’inizio delle rispettive opere esterne è quasi contemporaneo. Don Guanella infatti aveva sostenuto lotte per oltre quarant’anni prima di dare vita alle sue Congregazioni, mentre Don Orione aveva cominciato precocemente, da chierico, nel 1893.
I Due si “marcarono” da vicino, certi di ricavare reciproci stimoli di santità, esempi e sostegno nelle imprese apostoliche. Traccia di questa consonanza si ha anche nei nomi delle rispettive Congregazioni: «Figli della Divina Provvidenza» e Piccole Suore Missionarie della Carità» quelle di Don Orione e «Figlie di Santa Maria della Provvidenza» e «Servi della Carità» quelle di Don Guanella. Ma tra le due congregazioni ci sono somiglianze anche nel genere degli assistiti e nelle finalità, accentrate in Gesù, Papa, Anime e Maria. Indipendentemente dai confronti per evidenziare consonanze o differenze che caratterizzarono questi campioni del clero italiano, basti dire che furono “amici” e, si sa, l’amicizia o trova eguali o rende eguali. Ma quale fosse la venerazione e l’affetto di Don Orione verso l’amico e protagonista di tante imprese di bene, lo si vide in occasione della morte.
Don Orione era ancora sulle macerie di Avezzano quando la salute di Don Guanella declinò rapidamente. Egli ne riceveva notizie con trepidazione. Appena poté fu a trovarlo, a Como, e di qui, il 29 settembre, scrisse a Don Roberto Risi,: «Fate pregare per Don Guanella che è gravissimo. Vi mando la sua benedizione. Muore un Santo».
All’annuncio dell’ultimo aggravarsi del male, tre giorni prima della morte, Don Orione così telegrafava a Don Bacciarini che gli aveva chiesto il suo appoggio personale per ottenere la sepoltura privilegiata nella Casa Madre di Como: “Farò quanto possibile. Veglierò stanotte Santissimo per mio carissimo Don Guanella. La Madonna lo assista. Con devozione come figlio baciogli sante mani e piedi benedetti. Benedicami. Domattina sarò Como. Abbraccio tutti i Servi della carità. Confortatevi, cari figli di Don Guanella, avete un Padre Santo. Avanti e uniti nella carità di Cristo. Don Orione». In quell’abbraccio rivolto a tutti i Servi della Carità c’era la partecipazione fraterna alle trepidazioni della famiglia per Don Guanella.
L’indomani, 22 ottobre 1915, Don Orione era al capezzale del morente, unito anche di presenza ai figli spirituali di lui, che lo assistevano mesti, addolorati, impotenti a lenirne i dolori. Al santo morente fu annunciata la visita. Al sentire il nome di Don Orione, Don Guanella si scosse e cercò di sollevarsi: lo baciò più volte con tenerezza. Tutti compresero il vincolo di carità che li univa. Pose la mano sulla testa del giovane chierico venuto insieme a Don Orione e disse parole che sono un poema nella superiore sintassi dello spirito: «Coraggio… faticare… perseveranza… il Signore… la Madonna». «Son qui – disse a Don Orione – soffro… preghi». «Preghiamo» fu la risposta. «Quel che il Signore e la Madonna vogliono» disse. Don Orione posò dolcemente la mano sulla guancia del santo. Questi fissò in lui i suoi occhi pieni di lacrime, lacrime di conforto e di amore. E si guardarono. Tutti, intorno, piangevano. Un’ultima parola del morente: «In charitate Christi». «Nella carità di Cristo»: erano anche le parole con cui Don Orione aveva chiuso il telegramma del giorno prima.
Don Orione si rese conto delle condizioni dell’infermo, e scrivendo comunicò: “Don Guanella si trova agli estremi e in condizioni disperate” . Don Orione lasciò l’amico e padre morente e partì da Como. Aveva da assolvere un pietoso incarico che gli era stato affidato dalla famiglia di Don Guanella. Ne parlò a Don Pensa, il 23 ottobre: «Allora, invece di venire subito da te, faccio una corsa a Roma per ottenere che Don Guanella possa essere sepolto nel suo Istituto di Como, perché il santo Uomo è in extremis». Don Luigi Guanella morì il 24 ottobre e Don Orione, da Roma, assicurò Don Sterpi: “Partirò domani per Como; i funerali di D. Guanella sono giovedì” (lettera del 26.10.1915). Poi, però, il giorno seguente riscrisse dicendo: “Non posso partecipare ai funerali, perché sono ancora qui ultimando certe pratiche per la sua tumulazione” .
I due santi Amici non si videro più. Ritornato nella Marsica, Don Orione inviò ancora parole di conforto ai figli e figlie spirituali nel dolore: “Quanto sono lieto di poter scrivere da questa terra desolata, che nell’ora della sventura vide il vecchio vostro Padre, già curvo ed all’ultimo anno della sua vita, portare in persona attraverso a queste macerie, il suo conforto di sacerdote di Dio. Salire sui monti, andare in Val Roveto con altri sacerdoti suoi, inviare qui le sue Suore, le prime comparse qui tra le macerie e le rovine” .
Don Orione riteneva Don Guanella un «santo», e questa qualifica la manifestava senza riserve con chiunque venisse a parlare di lui o delle sue opere, o comunque ne scrivesse. “Credo che il nostro don Guanella è un Santo, e gran Santo. E’ certo in Paradiso, e lo diceva a me e ad altri il S. Padre, l’anno scorso, qualche ora dopo che don Guanella era morto, ma ancora si ignorava da tutti, e anche dal Papa, la triste notizia della sua morte” , assicurava a Don Mazzucchi in una lettera del 6 ottobre 1916. Don Orione incoraggiò la introduzione della causa di beatificazione di Don Guanella. Nel 1927, lasciò la sua preziosa e autorevole testimonianza e, il 29 agosto 1934, chiese a Pio XI “la grazia insigne di voler benignamente disporre per l’introduzione dei Processi apostolici per la beatificazione del Servo di Dio Don Guanella” .
L’amicizia continuò nella comunione dello spirito e della preghiera. Oggi continua nella gloria del Cielo. Due stelle di riferimento illuminano sentieri non interrotti di santità e di carità.