NELLA CARITA' CRISTIANA LA CHIAVE DELLA VERA GIUSTIZIA SOCIALE
NELLA CARITA' CRISTIANA LA CHIAVE DELLA VERA GIUSTIZIA SOCIALE
Il noto attivista del Partito Comunista inglese, convertito al cattolicesimo, impegnato nel campo dei diritti umani, uomo di cultura e giornalista. Sue relazioni con Ignazio Silone e Don Orione
NELLA CARITA' CRISTIANA LA CHIAVE DELLA VERA GIUSTIZIA SOCIALE
Fece molto scalpore in Inghilterra, quando nel 1948, con atto pubblico, Douglas Hyde lasciò il giornale comunista Daily Worker, del quale era direttore e con aperta testimonianza della sua conversione, prese a lavorare al Catholic Herald. Poco dopo, nel 1951, pubblicò "I Believed" (Io credevo), un libro che ebbe larga diffusione, nel quale egli raccontava la sua personale odissea dal Metodismo, attraverso il Comunismo, per giungere al Cattolicesimo romano.
Douglas Hyde, fresco di conversione, si imbatté nella figura ed opera del Beato Luigi Orione, a Londra. Ne restò affascinato. Si deve a lui una delle prime riuscite biografie del Beato tortonese: God's Bandit (Il bandito di Dio), pubblicata in prima edizione in Inghilterra (Peter Davies, London, 1957) e poi tradotta in italiano, francese, tedesco e polacco. Il titolo glielo suggerì lo scrittore Ignazio Silone incontrato dall'Hyde durante la sua visita in Italia, nel 1955, per raccogliere notizie e testimonianze di quanti avevano conosciuto personalmente Don Orione. Nel Ringraziamento posto all'inizio del libro, infatti, leggiamo: "L'Autore desidera esprimere la propria gratitudine a Ignazio Silone per l'aiuto e l'incoraggiamento datogli e per aver suggerito il titolo del libro" (p.5).
E' interessante il fatto che a far più conoscere Don Orione nel mondo colto e laico siano stati due uomini provenienti dalle file del comunismo: Douglas Hyde, attivista del Partito Comunista inglese e, successivamente, Ignazio Silone con il suo Incontro con uno strano prete, nell'importante libro autobiografico Uscita di sicurezza (Vallecchi, Firenze, 1965).
I due uomini di cultura ebbero molti sentimenti e interessi sociali e culturali in comune. E condivisero anche la grande ammirazione verso il "santo della carità e apostolo dei poveri". Senza riduzioni di tipo sociologico o filantropico però. Anzi, Douglas Hyde durante la lunga conversazione con Ignazio Silone, il quale gli raccontò i suoi ricordi di Don Orione (fu ospitato da adolescente in un suo collegio), si sentì dire: "Qualunque cosa facciate, quando scriverete di Don Orione, vi supplico di non trasformare Don Orione in una specie di Beveridge cattolico. Sarebbe sminuirne la statura. Certo, si occupò di opere caritative, come molti altri, e anche di giustizia sociale. La sua forza eccezionale è riposta, però, nel fatto che in tutto ciò che faceva egli contava unicamente e completamente in Dio" (Il bandito di Dio p.12).
Douglas Hyde è nato l'8 aprile 1911 in una agiata e anticonformista famiglia di Bristol, dalla quale fu educato al Metodismo. Da giovane si appassionò molto ai temi sociali e sindacali che infiammavano la scena dell'epoca. Nel 1928, a soli 17 anni, era già un convinto militante del Partito Comunista. Divenne studioso e divulgatore delle teorie del marxismo-leninismo; fu direttore del giornale comunista Daily Worker. Nel 1948 rimase profondamente disilluso e disgustato per il giro di vite operato dallo stalinismo nell'Europa dell'Est. La sua crisi ideale, sofferta e controversa, sfociò nell'abbandono del comunismo e nell'adesione alla fede cattolica. Ne troviamo un ampia descrizione in DEVOS M. Du marxisme au Christ, Douglas Hyde in Convertis du XXme siècle, I, Paris, 1960, p.22-58.
Lasciato il giornale comunista Daily Worker per il Catholic Herald, si affermò oltre che come valente gornalista anche come incisivo apologista cattolico. Uomo di vasti interessi, fu cultore di arte, letteratura e musica. Continuò ad interessarsi di diritti umani e del dialogo cristiani-marxisti. Sempre sensibile alle sofferenze del prossimo, negli anni '60 dedicò molto tempo alla causa dei prigionieri politici, soprattutto nelle Filippine e in Sri Lanka; trascorse due anni e mezzo come volontario nelle prigioni dell'Asia. Amnesty International (fondata nel 1961) trovò in lui un pioniere.
Uomo di piccola statura, occhi penetranti, uomo intelligente, di emozioni forti, con grandi intuizioni, dal carattere vivace, dinamico e impulsivo, levigato, però senza mutarlo, dalla grazia.
Negli ultimi decenni fece vita ritirata, nella sua casa di Wimbledom, alle prese con i vari malanni e difficoltà della vecchiaia. Ma il coraggio e l'ottimismo non gli vennero mai a mancare.
"Io non ho vissuto due vite", ha detto Douglas Hyde poco prima della sua morte. "C'è un continuum che è la cosa più significativa per me". Douglas Hyde è morto il 19 settembre 1996.
La relazione di Douglas Hyde con la Piccola Opera di Don Orione risale proprio ai primissimi tempi della sua "conversione". Fu invitato da Don Paolo Bidone, assieme ad altri giornalisti, quali Douglas Woodruff, Hilaire Belloc, Reginald Jebb, alle riunioni degli Amici dell'opera caritativa di Londra. Ne nacque un'amicizia forte e cordiale.
Più volte tenne lezioni e dotte conferenze su Don Orione e la sua opera. Restò famosa quella del 21 marzo 1953, al Challoner Club, un centro sociale cattolico londinese. Davanti ad un numeroso e qualificato consesso di pubbliche autorità e di Amici di Don Orione, egli tracciò un ardito accostamento tra Lenin e Don Orione.
"Due uomini, due rivoluzioni in questo mezzo secolo - osservò Douglas Hyde. Don Orione, il seguace di Don Bosco, inizia tra i poveri in modo umile, pacifico, ma sicuro e progressivo. Li raccoglie, li assiste e in essi ravviva l'immagine del Creatore. La sua parola d'ordine 'carità' illustrata nel giornaletto 'La Scintilla', che vede la luce nel 1895, accese tanti focherelli ristoratori, prima a Noto e poi in cento altre località. 'La Scintilla', altro foglio, quello di Lenin, edito per la prima volta nel 1901, sei anni dopo Don Orione, accese un fuoco divoratore e distruggitore. Una rivoluzione clamorosa, tragica, opprimente e persecutrice. Durerà? altri dieci, venti anni... non vogliamo più di trenta" - affermava Douglas Hyde. "Ma l'umile figlio dello spaccapietre che visse nella povertà e l'amò, dei poveri fece un programma, creando magnifiche istituzioni. Nella carità non cesserà mai il segreto della vittoria" (Bollettino della Piccola Opera, 1953, n.5, p.75).
Carità o giustizia? E' il titolo del capitolo conclusivo della sua biografia di Don Orione (p.201-211) ed è stato l'interrogativo che ha guidato il suo percorso di vita inquieto ed esuberante. Sta qui, forse, nella risposta esistenziale a questo interrogativo anche la ragione della sua conversione, del suo impegno sociale, della sua stima e passione per Don Orione, "santo della Chiesa e della salute sociale". "La giustizia sociale imposta dall'alto, anche quando rappresenta la volontà del popolo, non è per se stessa sufficiente. Ad essa bisogna unire la carità cristiana, in maniera piena e sovrabbondante" (Il bandito di Dio p.13).