Il Superiore generale Don Flavio Peloso indirizza un Appello per l'impegno missionario della Congregazione: italiano - spagnolo - portoghese - inglese - francese
23 giugno 2005 - Nascita di Don Orione
Carissimi Confratelli
Nei giorni 8-11 dicembre 2005 si terrà un'importante riunione di Congregazione dedicata al progetto missionario per il sessennio 2004-2010 . Vi parteciperanno consiglieri generali, superiori provinciali e rappresentanti delle missioni. E' un momento qualificante e determinante la vita della nostra Congregazione per attuare la decisione n.7 del 12° Capitolo generale: “ Il Consiglio Generale e i Consigli Provinciali provvedono all'attuazione e al rilancio del Progetto missionario orionino”.
FONDARE, CONSOLIDARE, SVILUPPARE
Negli ultimi decenni, rispondendo all'appello del Papa in favore della “missio ad gentes”, c'è stato un grande impegno missionario della Congregazione con molte nuove aperture in Paesi che, fino al 1980, non facevano parte della geografia orionina: Togo (1981), Giordania (1985), Venezuela (1986), Cabo Verde (1988), Filippine (1991), Romania (1991), e poi Albania (1992), Bielorussia (1993), Messico (1993), Kenya (1996), Burkina Faso (1999), India (2001), Ucraina (2001), Mozambico (2003).
Lo sviluppo si deve a una precisa volontà e programma di governo e alla generosità di tanti confratelli che, senza particolare vocazione all'eroismo, ma con fede e sacrificio, si sono trovati ad essere artefici di nuove pagine di storia della Congregazione. Penso – per limitarmi solo a chi ci ha già lasciato - a un Don Mugnai e Don Lo Torto in Costa d'Avorio, a Don Saran in Venezuela, a Don Lazzarin in Romania, a Don Piccoli e Don Falardi nelle Filippine. Molti altri confratelli sono tuttora nel campo missionario e solo a distanza di tempo, potremo riconoscere e degnamente ricordare il grande servizio reso a tanta gente, bisognosa del pane e del vangelo, nel nome di Cristo e di Don Orione.
Senza dubbio, nella storia della Congregazione, questi ultimi decenni saranno ricordati come un periodo di “nuovo slancio missionario”, come voluto dalla mozione n.16 del 10° Capitolo generale (1992) e la n.4 dell'11° (1998). Molte Province si sono impegnate in modo diretto: San Benedetto con Costa d'Avorio, San Marziano con Madagascar, Romania e ora Ucraina, SS. Pietro e Paolo con Togo e Albania, N.S. di Czestochowa con Bielorussia, N. S. del Pilar con Venezuela, N.S. de la Guardia con Messico, N. S. da Anunciaçao con Cabo Verde e Mozambico; alla piccola Delegazione N.S. di Westminster è stata affidata la cura delle nuove aperture di Giordania, Kenya, India; N.S. de Fatima ha dato un considerevole numero di religiosi per le missioni.
La decisione n.7 del Capitolo generale del 2004, dà indicazioni per il Progetto missionario del prossimo sessennio: esso va realizzato “ consolidando anzitutto le nuove realtà missionarie, costituendo comunità consistenti, con maggiore stabilità di religiosi idonei, compreso il formatore delle vocazioni locali”.
Dunque, nel provvedere al “ rilancio del progetto missionario orionino ”, senza escludere la possibilità di aperture in nuove nazioni, vengono date “anzitutto” le indicazioni del “consolidamento”, della “consistenza” e “stabilità” di comunità, religiosi, e formazione delle vocazioni.
La prospettiva del consolidamento nello sviluppo missionario nel sessennio sembra essere – ma solo in apparenza - meno esigente di persone, di impegno e di sacrificio da parte della Congregazione durante il sessennio. In realtà, chiede uno sforzo ancor maggiore, forse meno appariscente, ma indispensabile e decisivo. Ed è presto detto il perché.
Come ripetutamente richiamato nel “Progetto missionario orionino” del 1993, una missione in una nuova nazione si può dire fondata , cioè consolidata, e con quanto basta per guardare al suo futuro sviluppo in modo fiducioso, quando comprende almeno tre comunità che uniscano all'attività dell'evangelizzazione, le opere caritative assistenziali e la promozione delle vocazioni del luogo .
Solo quando in un nuovo Paese ci sono tre comunità dedicate a queste tre attività, si può dire che la “pianta orionina” è costituita nel suo nucleo germinativo essenziale e sufficiente per svilupparsi e crescere. Poi, la fioritura, i frutti, la robustezza della pianta dipenderanno dalla Divina Provvidenza, dalle condizioni concrete storiche e sociali dell'ambiente e dall'impegno dei Confratelli.
Ebbene, sono ancora molte le missioni della Congregazione che non si trovano ancora allo stato di “consolidamento”, che non si possono ancora dire “fondate” compiutamente, perché manca il nucleo germinativo delle tre comunità, del numero di religiosi e delle attività-opere fondamentali. Il progetto missionario che elaboreremo insieme nel convegno di dicembre ad Ariccia deve tenere conto responsabilmente di questo impegno a dotare le nostre nuove missioni del loro nucleo germinativo.
Don Orione, scrivendo nel 1923 a riguardo della situazione in Palestina, faceva osservare: “ L'essere noi solo in due o tre a Rafat, e soli in Palestina, in numero insufficiente per costituire una comunità religiosa: essere là come dei dispersi, e così lontani dalle nostre case, è un sacrificio ed una irregolarità che abbiamo potuto incontrare, e poteva essere tollerata in principio, ma che continuare così non si può: saremmo contro lo stesso Diritto Canonico, nonché contro le nostre regole Costituzioni” ( Scritti 53, 48).
Anche oggi, non si può pensare responsabilmente di lasciare una comunità a lungo isolata - come è nel caso di India, Mozambico, Giordania, Cabo Verde, Ucraina, ma anche Filippine e Messico - o dove non si è ancora avviata una comunità dedita alla formazione delle vocazioni locali. In una nuova nazione noi andiamo a impiantare la congregazione e non solo a svolgervi delle attività.
Realisticamente, dobbiamo considerare, che la presenza orionina in una nazione non avrà futuro se dal nucleo germinativo iniziale ( missione fondata ), essa non cresce con le vocazioni e le risorse del luogo. E' impensabile che le Province possano mandarvi a lungo religiosi da altre nazioni. Ciò vale anche per le nazioni in cui, purtroppo, la Congregazione si trova in fase di prolungata riduzione di numero di religiosi (come USA, Uruguay, Inghilterra).
Questi richiami di valori e situazioni attuali servono solo a dare l'idea del notevole sforzo missionario richiesto alla Congregazione per arrivare a fondare compiutamente, a consolidare , come dice il Capitolo, molte nostre presenze appena avviate. Anche in questo campo vale il “ non progredi regredi est ”. Se c'è voluto molto slancio missionario per iniziare nuove missioni ce ne vorrà ancor più per consolidarle.
Lo slancio missionario, sappiamo, fa parte della vitalità ordinaria della Chiesa e della Congregazione. La fecondità missionaria non viene da abbondanza di persone e di mezzi economici; non nasce solo da generosità isolate e spontanee, ma è il frutto della vitalità e, nello stesso tempo, è anche causa di vitalità di un corpo vivo come è la Chiesa e come è la nostra Congregazione.
Come congregazione cercheremo di assumere, promuovere e sostenere l'impegno missionario a due livelli:
come impegno di governo : tramite la formulazione del progetto missionario, l'azione dei segretariati, il sostegno alle missioni in formazione;
come impegno dei singoli religiosi : tramite la disponibilità offerta o richiesta di lavorare in missione “ad gentes”, stabilmente o per un periodo limitato.
CHI SI SENTE DI VOI?
E' diventata quasi una tradizione, iniziata da Don Orione e attualizzata dal mio predecessore Don Roberto Simionato, che all'inizio del sessennio, il Superiore generale rivolga a tutti i religiosi un APPELLO MISSIONARIO.
Nel nome di Don Orione, come fratello e padre della Famiglia orionina, f accio appello ad ogni Orionino di qualsiasi età, che voglia mettersi a disposizione per "partire" per le missioni: mi scriva una lettera personale manifestando la propria domanda e disponibilità, indicando, se crede opportuno, anche il paese di preferenza.
Attendo le vostre lettere, cari fratelli, entro il 1° novembre 2005.
Oltre e meglio delle mie parole, risuonino quelle accorate di alcuni “appelli missionari” del nostro Padre Don Orione.
Il 3 marzo 1914, si rivolse ai chierici ancora in formazione:
“Ho bisogno di figli santi! La missione promette assai bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a voi altri, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere chi poter mandare!
Almeno qualcuno di voi bisognerà che lo trovi e lo mandi prestissimo; ma ho bisogno di santi! Poco mi importerebbe che siate piccoli, anzi così imparereste subito la lingua, ma ho bisogno che chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi?
Ecco, o miei Cari, il tempo di mostrare il vostro vero amore di Dio: la vostra divozione vera alla Madonna SS.: il vostro affetto sincero, tenero e da veri figli alla nostra amata Congregazione che è, dopo la S. Chiesa di Roma, la vera nostra madre morale!” ( Scritti 2, 76-78).
Un altro noto appello fu scritto da Don Orione da Buenos Aires, il 2 agosto 1935:
“Ho bisogno di personale: quando penso a voi, io vedo tutti uno ad uno, e vado cercando tra di voi e quasi chiamandovi a nome, perché veniate ad aiutarmi a propagare la congregazione in mezzo a queste popolazioni ove sì grande è il bisogno di sacerdoti, che siano pieni di amor di Dio e delle anime, e desiderosi di sacrificarsi insieme con Nostro Signore, per dare la vita della fede o accrescerla in mezzo a molta gente. (…)
Su figli miei, preparatevi tutti ad essere apostoli, o in Italia o fuori d'Italia. Ma è assolutamente necessario che tutti siamo apostoli di fede, di amore a Dio e al prossimo, di amore alla Santa Madonna, di amore al Papa e alla Chiesa” ( Lettere II, 237).
VALORE DELL'APPELLO E ALCUNE CONSIDERAZIONI
Questo “appello missionario”, cari confratelli, è un dono di Dio. E' un passaggio del Signore sulla riva dove stiamo pescando per dirci “ duc in altum ”, “ prendi il largo ”. E' l'invito del maestro a “ gettare le reti ”. " Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo " ( Novo Millennio Ineunte , 40).
Che senso ha rispondere all'appello missionario?
Di per sé, abbiamo tutti già espresso con il voto d'obbedienza la disponibilità ad andare ovunque veniamo richiesti. L'offerta di disponibilità a partire per le missioni, libera e attuale, rende esplicita l'obbedienza ed ha un grande valore morale.
La risposta all'appello missionario è un atto di libertà e di gratuità davanti a Dio. Quindi, nessuno si senta costretto a scrivere questa lettera che esprime il desiderio di vera esperienza missionaria. La domanda di partire per le missioni, per il solo fatto di essere presentata, fa già bene all'anima e dà tono apostolico all'attività cui già la Provvidenza ci ha chiamato.
Ho ereditato, assumendo la direzione generale, una lista di disponibilità di confratelli: in sei anni tante cose possono essere cambiate anche nella vita o nella salute di chi si era già offerto. E' giusto aggiornare la lista. Chi aveva già scritto in passato rinnovi la sua offerta e confermi la sua disponibilità per la missione. E poi penso che, dopo sei anni, abbiamo tanti nuovi giovani religiosi ed è bene che sentano gli orizzonti aperti e la possibilità di offrirsi per imprese che hanno in Cristo e nel bene delle Anime le uniche motivazioni e soddisfazioni.
E' chiaro che alla domanda non corrisponde necessariamente l'invio in missione. Per tante ragioni, non potranno andare in missione tutti quelli che chiedono. I superiori dovranno poi valutare, decidere e programmare con prudenza. Ci sono da tenere in conto le esigenze della missione in patria, “missio ad intra”, come la definisce il Capitolo e il documento missionario Redemptoris Missio , senza dualismi e senza contrapposizioni perché "la missionarietà ad intra è segno credibile e stimolo per quella ad extra, e viceversa" (RM, 34). Che bello se per uno che va in missione ce ne fossero novantanove che erano disposti a partire e che accompagneranno chi parte con partecipazione fraterna, pur rimanendo a casa.
Spero che siano numerose le risposte anche a questo Appello. Sarebbe il segno che la Congregazione e i Figli della Divina Provvidenza hanno passione apostolica e sono generosi come lo erano alle origini.
Inoltre, ho fiducia che la risposta all'Appello sarà certo di grande stimolo per i pochi che partiranno "ad gentes", ma lo sarà anche per i molti che, pur avendo chiesto di partire, dovranno investire il loro entusiasmo per inventare la "nuova evangelizzazione" e le “nuove risposte” in patria, ove si trovano.
Pongo questo “Appello missionario” nel cuore della Madonna, Madre della Divina Provvidenza. Don Orione nel sogno profetico vide il suo grande manto azzurro che “ s'allargava, così che non si distinguevano più i confini ”, “ che copriva tutto e tutti fino all'orizzonte lontano”, “ragazzi di molti diversi colori, il cui numero si andava straordinariamente moltiplicando… la Madonna si volse a me indicandomeli ”. Scrivendo al vescovo Bandi, aggiunse: “ ricordando che di cinta non ce n'era, e che erano di varî colori, ho capito che sono le missioni, e l'ho capito in un momento di preghiera come se fosse stato un lume improvviso che N. Signore m'avesse mandato ” ( Scritti 45, 60).
La nostra Congregazione, dai tempi di Don Orione, non ha messo “cinta” e oggi si trova in 32 nazioni e – se la Provvidenza vorrà – allargherà ancora il suo orizzonte.
A tutti giunga la benedizione del Signore che invoco di tutto cuore chiedendo il sostegno paterno di Don Orione.
Don Flavio Peloso FDP
(superiore generale)
Queridos Hermanos:
Durante los días 8 y 11 de diciembre de 2005 tendrá lugar una importante reunión de la Congregación dedicada al proyecto misionero para el sexennio 2004-2010 . Participarán consejeros generales, superiores provinciales y representantes de las misiones. Es un momento qualificante y determinante de la vida de nuestra Congregación para realizar la decisión n.7 del 12° Capítulo general: "El Consejo General y los Consejos Provinciales proveen a la realización y al relanzamiento del Proyecto misionero orionino."
FUNDAR, CONSOLIDAR, DESARROLLAR
En las últimas décadas, contestando al llamado del Papa en favor de la "missio a gentes", ha existido un gran empeño misionero de la Congregación con muchas nuevas aperturas en Países que, hasta el 1980, no formaban parte de la geografía orionina: Togo (1981), Jordania (1985), Venezuela (1986), Cabo Verde (1988), Filipinas (1991), Rumania (1991), y luego Albania (1992), Bielorrusia (1993), México (1993), Kenia (1996), Burkina Faso (1999), India (2001), Ucrania (2001), Mozambico (2003).
El desarrollo se debe a una precisa voluntad y programa de gobierno y a la generosidad de muchos cofrades que, sin particular vocación al heroísmo, pero con fe y sacrificio, han sido artífices de nuevas páginas de historia de la Congregación. Pienso - para sólo limitarme a quien ya nos ha dejado - a Don Mugnai y Don Lo Torto en Costa de marfil, a Don Lazzarin en Rumania, a Don Saran en Venezuela, a Don Piccoli y Don Falardi en las Filipinas. Muchos otros cofrades están todavía en el campo misionero y sólo con el tiempo, podremos reconocer y dignamente recordar el gran servicio hecho a mucha gente, necesitada de pan y evangelio, en el nombre de Cristo y Don Orione.
Sin duda, en la historia de la Congregación , estas últimas décadas serán recordadas como un período de "nuevo impulso misionero", como querido por la moción n.16 del 10° Capítulo general, (1992) y el n.4 dl 11°, (1998). Muchas Provincias se han empeñado de modo directo: San Benito con Costa de marfil, San Marciano con Madagascar, Rumania y ahora Ucrania, SS. Pedro y Pablo con Togo y Albania, N.S de Czestochowa con Bielorrusia, N. S. del Pilar con Venezuela, N.S de la Guardia con México, N. S. de Anunciación con Cabo Verde y Mozambique; a la pequeña Delegación N.S de Westminster ha sido confiado el cuidado de las nuevas aperturas de Jordania, Kenia, India; N.S de Fatima ha dado un considerable número de religiosos para las misiones.
La decisión n.7 del Capítulo general del 2004, da indicaciones para el Proyecto misionero del próximo sexennio: debe ser realizado "consolidando ante todo las nuevas realidades misioneras, constituyendo comunidades consistentes, con mayor estabilidad de religiosos idóneos, comprendido el formador de las vocaciones locales."
Pues, en proveer al “relanzamiento del proyecto misionero orionino", sin excluir la posibilidad de aperturas en nuevas naciones, son dadas "ante todo" indicaciones para la "consolidación", la "consistencia" y "estabilidad" de comunidades, religiosos, y formación de las vocaciones.
La perspectiva de la consolidación en el desarrollo misionero en el sexenio parece ser - pero sólo en apariencia - menos exigente en personas, empeño y sacrificio de parte de la Congregación durante el sexenio. En realidad, se pide un esfuerzo todavía mayor, quizás menos llamativo, pero indispensable y decisivo. Y se entiende pronto el por qué.
Como repetidamente mencionado en el "Proyecto misionero orionino" de 1993, una misión en una nueva nación se puede decir fundada, es decir consolidada , y se puede hablar de un futuro desarrollo de modo confiado, cuando comprende al menos tres comunidades que unan a la actividad de la evangelización, las obras caritativas asistenciales y la promoción de las vocaciones del lugar.
Sólo cuando en un nuevo País hay tres comunidades dedicadas a estas tres actividades, se puede decir que la "planta orionina" se ha constituido en su núcleo germinativo esencial y suficiente para desarrollarse y crecer. Luego, la floración, los frutos, la robustez de la planta dependerán de la Divina Providencia , de las condiciones históricas y sociales concretas del entorno y del empeño de los Cofrades.
Ahora bien, todavía son muchas las misiones de la Congregación que no se encuentran todavía en el estado de "consolidación", que no se pueden decir todavía "fundadas” cumpletamente, porque falta el núcleo germinativo de las tres comunidades, del número de religiosos y las actividades-obras fundamentales. El proyecto misionero que elaboraremos juntos en el congreso de diciembre en Ariccia tiene que tener en cuenta responsablemente de este empeño para dotar a nuestras nuevas misiones de su núcleo germinativo.
Don Orione, escribiendo en el 1923 a respeto de la situación en Palestina, hizo observar: "El ser nosotros sólo en dos o tres en Rafat, y solos en Palestina, en número insuficiente para constituir una comunidad religiosa: estar allá como dispersos, y así lejanos de nuestras casas, es un sacrificio y una irregularidad que hemos podido encontrar, y pudo ser tolerada al comienzo, pero continuar así no puede: estaríamos contra el mismo Derecho Cnónico, además deestar contra nuestras reglas Constituciones" , Escritos 53, 48.
También hoy, no se puede creer responsablemente dejar una comunidad aislada mucho tiempo- como en el caso de India, Mozambique, Jordania, Cabo Verde, Ucrania, pero también Filipinas y México - o dónde no se ha encaminado todavía una comunidad dedicada a la formación de las vocaciones locales. En una nueva nación nosotros vamos a instalar la congregación y no sólo a desarrollar de actividades.
Concretamente, tenemos que considerar, que la presencia orionina en una nación no tendrá futuro si del núcleo germinativo inicial (misión fundada), no crece con las vocaciones y los recursos del lugar. Es impensable que las Provincias puedan mandar durante mucho tiempo religiosos de otras naciones. Esto también vale para las naciones en las que, desaforadamente, la Congregación se encuentra en fase de prolongada reducción de número de religiosos (como USA, Uruguay, Inglaterra)m.
Estas citaciones a valores y situaciones actuales sólo sirven para dar la idea del notable esfuerzo misionero requerido a la Congregación para llegar a fundar acabadamente, a consolidar , como dice el Capítulo, muchas presencias nuestras apenas encaminadas. También en este campo vale el " non progredi redredi est ". Si ha sido necesario mucho impulso misionero para iniciar nuevas misiones, será necesario todavía más para consolidarlas.
El impulso misionero, sabemos, forma parte de la vitalidad ordinaria de la Iglesia y la Congregación. La fecundidad misionera no viene de la abundancia de personas y medios económicos; no nace sólo de generosidades aisladas y espontáneas, sino que es el fruto de la vitalidad y, al mismo tiempo, también es causa de vitalidad de un cuerpo vivo como es la Iglesia y como es nuestra Congregación.
Cómo congregación trataremos de asumir, promover y sustentar el empeño misionero a dos niveles:
1. como compromiso de gobierno : a través formulación del proyecto misionero, la acción de los secretariados, el sostén a las misiones en formación;
2. como compromiso de los religiosos : a través la disponibilidad ofrecida o solicitada para trabajar en la misión "ad gentes", establemente o por un período limitado.
¿QUIÉN DE USTEDES SE SIENTE?
Casi se ha convertido en una tradición, iniciada por Don Orione y actualizada por mi predecesor el P. Roberto Simionato, que al principio del sexenio, el Superior general les dirija a todos los religiosos un LLAMADO MISIONERO.
En el nombre de Don Orione como hermano y padre de la Familia orionina, hago un llamado a cada Orionino de cualquier edade, que quiera ponerse a disposición para "partir" para las misiones: que me escriba una carta personal manifestando el proprio pedido y disponibilidad, indicando, si cree oportuno, también el país de preferencia.
Espero sus cartas, queridos hermanos, hasta del 1° de noviembre de 2005.
Más y mejor que mis palabras, resuenen algunos de aquellos entrañables "llamados misioneros" de nuestro Padre Don Orione.
El 3 de marzo de 1914, se dirigió a los clérigos todavía en formación:
"¡Tengo necesidad de hijos santos! La misión promete muy bien; ¡pero tengo necesidad de santos! ¡Cuántas veces, en los pasados días, yo he pensado en ustedes, queridos hijos míos! ¡Y los he hecho pasar a uno a uno, para ver quién poder mandar!
Al menos a alguno de ustedes será necesario que lo encuentre y lo mande rápido; ¡pero tengo necesidad de santos! Poco me importaría que sean pequeños, más bien así aprenderían enseguida la lengua, pero necesito que quien va, lleve allá la santidad. ¿Quién de ustedes se siente?
He aquí, o mis Queridos, el tiempo de demostrar vuestro verdadero amor de Dioss: vuestra verdadera devoción a la Virgen SS : vuestro cariño sincero, tierno y de verdaderos hijos a nuestra querida Congregación que es, después del S. Iglesia de Roma,la verdadera madre moral nuestra "! (Escritos 2, 76-78).
Otro conocido pedido fue escrito en Buenos Aires, el 2 de agosto de 1935:
"Necesito personal: cuando pienso en vosotros, yo veo a todos uno a uno, y voy buscando entre vosotros y casi llamándoos por nombre, para que vengáis a ayudarme a propagar la congregación entre estas poblaciones donde es grande la necesidad de sacerdotes, que estén llenos de amor de Dios y las almas, y deseosos de sacrificarse junto con Nuestro Señors, para dar la vida de la fe o aumentarla en medio de mucha gente. (…)
Arriba hijos míos, prepáraos todos a ser apóstoles, o en Italia o fuera de Italia. Pero es absolutamente necesario que todo somos apóstoles de fe, de amor a Dios y a lo próximo, de amor a la Santa Virgen , de amor al Papa y a la Iglesia " (Cartas II, 237).
VALOR DEL LLAMADO Y ALGUNAS CONSIDERACIONES
Este "llamado misionero", queridos hermanos, es un regalo de Dios. Es un paso del Señor por la ribera donde estamos pescando para decirnos "duc en altum", "navega mar adentro" . Es la invitación del maestro a "echar las redes" . "Quién ha encontrado realmente a Cristo, no puede tenérselo para si, tiene que anunciarlo" (Novo Milenio Ineunte 40) .
¿Qué sentido tiene contestar al llamado misionero?
De por si, ya hemos todos expresado con el voto de obediencia la disponibilidad a ir a cualquier sitio donde seamos solicitados. El ofrecimiento de disponibilidad a partir para las misiones, libre y actual, hace explícita la obediencia y tiene un gran valor moral.
La respuesta al llamado misionero es un acto de libertad y gratuidad delante de Dios. Por tanto, nadie se sienta obligado a escribir esta carta que expresa el deseo de verdadera experiencia misionera. El pedido de partir a las misiones, por el solo hecho de ser presentada, sienta bien al alma y da tono apostólico a la actividad a la cual la Providencia nos ha llamado.
He heredado, asumiendo la dirección general, una lista de disponibilidad de cofrades: en seis años tantas cosas pueden cambiáis también en la vida o en la salud de quien ya se ofreció. Es justo poner al día la lista. Quien había ya escrito en pasado renueve su ofrecimiento y confirme su disponibilidad por la misión. Y luego pienso que, después de seis años, tenemos a muchos nuevos jóvenes religiosos y es bueno que seintan los horizontes abiertos y la posibilidad de ofrecerse para empresas que tienen en Cristo y en el bien de las Almas las únicas motivaciones y satisfacciones.
Es claro que al pedido no corresponde necesariamente el envío en misión. Por muchas razones, no podrán ir a las misiones todos los que lo pidan. Los superiores tendrán que valorar luego, decidir y programar con prudencia. Hay que tener en cuenta las exigencias de la misión en la propia patria, "missio ad intra", como la define el Capítulo y el documento misionero Redemptoris Missio, sin dualismos y sin contraposiciones porque "la misionariedad as intra es señal creíble y estímulo para la ad extra, y viceversa" (RM) 34. Que bonito si por uno que va en misión hubieran noventa y nueve que estaban dispuestos a partir y que acompañarán a quien parte con participación fraterna, aunque quedandose en casa.
Espero que sean numerosas las respuestas a este Llamado. Sería la señal de que la Congregación y los Hijos de la Divina Providencia tienen pasión apostólica y son generosos como lo fueron en los orígenes.
Además, tengo confianza que la respuesta al llamado será seguro de gran estímulo para los pocos que partirán "ad gentes", pero también lo será para los muchos que, incluso habiendo pedido partir, tendrán que invertir su entusiasmo para inventar la "nueva evangelización" y las "nuevas respuestas" en la patria, donde se encuentran.
Pongo este "Llamado misionero" en el corazón de la Virgen , Madre de la Divina Providencia. Don Orione en el sueño profético vio su gran manto azul que “se extendía, así que ya no se distinguieron los confines", "que cubrió todo y todos hasta el horizonte lejano", "chicos de muchos colores, cuyo número se fue extraordinariamente multiplicando… la Virgen se dió vuelta y me los señaló" . Escribiéndole al obispo Bandi, añadió: "recordando que no había conocidos de nuestra ciudad y que eran de varios colores, he entendido que eran las misiones, y lo he entendido en un momento de oración como si hubiera sido una luz improvisa que N. Señor me hubiera mandado" (Escritos 45, 60) .
Nuestra Congregación, desde los tiempos de Don Orione, no ha puesto límites y hoy se encuentra en 32 naciones y - si el Providencia quisiera - todavía ampliará su horizonte.
A todos llegue la bendición del Dios que invoco de todo corazón pidiendo el sostén paterno de Don Orione.
Don Flavio Peloso FDP
(superior general)
Caríssimos Confrades,
Nos dias 8 a 11 de dezembro de 2005 acontecerá uma importante encontro da Congregação dedicada ao projeto missionário para o sexênio 2004-2010 . Dessa reunião participarão os conselheiros gerais, os superiores provinciais e alguns representantes das missões. É um momento qualificador e determinante para a vida da nossa Congregação que deseja colocar em prática a decisão n.7 do 12° Capítulo geral: “ O Conselho Geral e os Conselhos Provinciais se responsabilizem pela aplicação e por um novo lançamento do Projeto Missionário Orionita”.
FUNDAR, CONSOLIDAR, APRIMORAR
Nos últimos decênios, respondendo ao apelo do Papa em favor da “missio ad gentes”, houve um grande empenho missionário da Congregação com muitas novas aberturas em Países que, até 1980, não faziam parte da geografia orionita: Togo (1981), Jordânia (1985), Venezuela (1986), Cabo Verde (1988), Filipinas (1991), Romênia (1991), e depois Albânia (1992), Bielorússia (1993),México(1993),Quênia(1996), Burquina Faso (1999), Índia (2001), Ucrânia (2001), Moçambique(2003).
O desenvolvimento se deve a uma precisa vontade e programa de governo e a generosidade de tantos confrades que,sem particular vocação ao heroísmo,mas com fé e sacrificio,se tornaram artífices de novas paginas da historia da Congregação.Limitando-me somente a quem já nos deixou-penso no Pe. Mugnai e Pe. Lo Torto na Costa do Marfim,no Pe.Lazzarin na Romênia,nos Padres Piccoli e Falardi nas Filipinas.Muitos outros confrades no momento se encontram no campo missionário e somente com o passar do tempo,poderemos reconhecer e recordar dignamente o grande serviço prestado a tanta gente necessitada do pão e do evangelho em nome de Cristo e de Dom Orione.
Sem dúvida, esses últimos decênios serão recordados na história da Congregação como o período de um “novo impulso missionário”, como foi pedido pela moção n. 16 do 10° Capítulo Geral (1992) e pela moçao n.4 do 11° Capítulo Geral (1998).
Muitas Províncias se empenharam de maneira diferente:São Bento com a Costa do Marfim ,São Marciano com Madagascar,Romênia e agora a Ucrania, São Pedro e São Paulo com Togo e Albania,N.Senhora de Czestochowa com a Bielorussia,N.Senhora do Pilar com a Venezuela, N.Senhora de Lujan com o México e o Paraguai,N.Senhora da Anunciação com Cabo Verde e Moçambique,a Delegação de N.Senhora de Westminster foi confiado o cuidado das novas aberturas da Jordânia ,Quênia e Índia,N.Senhora de Fátima contribuiu com muitos religiosos para as missões.
A decisão n. 7 do Capítulo geral de 2004 dá indicações para o Projeto missionário do próximo sexênio: ele deve ser realizado “ visando consolidar as novas presenças missionárias, criando nelas comunidades consistentes,com maior estabilidade de religiosos idôneos e inclusive a presença do Formador das vocações do local.”
Portanto, ao promover o “ relançamento do projeto missionário orionita”, sem excluir a possibilidade de novas aberturas em outras nações, foram dadas “antes de tudo” indicações para a “consolidação”, a “consistência” e a “estabilidade” das comunidades, religiosas, e formação das vocações.
A prospectiva da consolidação do desenvolvimento do projeto missionário no sexênio parece ser – mas só aparentemente – menos exigente no que diz respeito a pessoas, a compromissos e a sacrifícios. Na realidade porem, exige um esforço muito maior, talvez menos visível, mas indispensável e decisivo. E é imediatamente dito o porquê.
Como é repetido insistentemente no “Projeto missionário orionita” de 1993, uma nova missão pode-se considerar fundada, ou seja consolidada, e com tudo aquilo que é necessário para olhar para o seu futuro de modo confiante, quando compreende pelo menos três comunidades que unam à atividade de evangelização, as obras de caridade assistenciais e a promoção das vocações do lugar.
Só quando em um novo País existem três comunidades dedicadas às já mencionadas três atividades pode-se dizer que a “planta orionita” foi constituída em seu núcleo germinativo essencial e suficiente para desenvolver-se e crescer. O florescimento, os frutos, a robustez da planta dependerão da Providência Divina, das condições concretas históricas e sociais do ambiente e do empenho dos Confrades.
Pois bem são ainda muitas as missoes da Congregação que ainda não estão “consolidadas”, que não podem ser ainda definidas como “fundadas” completamente, justamente porque falta o núcleo germinativo das três comunidades, do número consistente de religiosos e das três atividades/obras fundamentais. O projeto missionário que elaboraremos juntos no Congresso de dezembro em Ariccia deve considerar de modo responsável esse compromisso de dotar as nossas novas missões do seu núcleo germinativo.
Dom Orione,escrevendo em 1923 a respeito da situação na Palestina observava. ” Estarmos nos em 2 ou 3 em Arafat e sozinhos na Palestina, com numero insuficiente para constituir uma comunidade religiosa: viver la como dispersos e tao longe das nossas casas,é um sacrifício e uma irregularidade que encontramos e que poderia ser tolerada no começo, mascontinuar assim não podemos: estaremos contra o Direito Canônico e tambem contra as nossas Constituiçõe s” (Escritos 53,48). Sobretudo hoje não se pode pensar responsavelmente em deixar comunidades isoladas por longo tempo como é o caso da Índia, Moçambique, Jordânia, Cabo Verde, Ucrânia, mas também Filipinas e México; ou onde ainda não foi estruturada uma comunidade dedicada à formação das vocações locais. Para uma nova nação nós vamos para plantar a Congregação e não somente para desenvolver uma atividade.
Devemos considerar de modo realista que a presença orionita numa nação não terá futuro se a partir do núcleo germinativo inicial (missão fundada), ela não cresce com as vocações e os recursos do lugar. É impensável que as Províncias continuem enviando por um longo tempo religiosos de outras nações. Isso vale também para as nações em que, infelizmente, a Congregação se encontra numa fase de recessão (USA, Uruguai, Inglaterra).
Estas referências aos valores e situações atuais servem somente para dar uma idéia do notável esforço missionário que se pede à Congregação para fundar completamente, consolidar, como diz o Capítulo, as nossas presenças missionárias que foram apenas iniciadas. Também nesse campo vale o “ non progredi regredi est ”. Se é necessário um grande impulso missionário para iniciar novas missões muito mais será pedido para consolidá-las.
O impulso missionário, sabemos muito bem, faz parte da vitalidade ordinária da Igreja e da Congregação. A fecundidade missionária não deriva da abundância de pessoas e de meios econômicos; não nasce somente da generosidade individual e expontânea, mas é fruto da vitalidade e, ao mesmo tempo, é também causa de vitalidade de um corpo vivo como é a Igreja e como é a nossa Congregação.
Como Congregação procuraremos assumir, promover e sustentar o compromisso missionário em dois níveis:
1. como compromisso de governo : através da formulação do projeto missionário, da ação dos secretariados, do sustento às missões em formação;
2. como compromisso de cada religioso : através da disponibilidade oferecida ou solicitada para trabalhar na missão “ad gentes”, estavelmente ou por um período limitado.
QUEM DE VOCES ESTÁ DISPOSTO?
Tornou-se quase uma tradição, iniciada por Dom Orione e atualizada pelo meu predecessor Pe. Roberto Simionato, que no início do sexênio, o Superior geral dirija a todos os religiosos um APELO MISSIONÁRIO.
Em nome de Dom Orione, como irmão e pai da Família orionita, faço um apelo a cada Orionita de qualquer idade, que queira colocar-se a disposição para “partir” para as missões: escreva-me uma carta pessoal manifestando a própria vontade e disponibilidade, indicando também, se achar oportuno, o país de sua preferência.
Espero as cartas, caros irmãos, até o dia 1° de novembro de 2005.
Além e melhor do que minhas palavras, ressoem aquelas aflitas palavras pronunciadas pelo nosso Pai Dom Orione em alguns “apelos missionários”.
No dia 3 de março de 1914, dirigiu-se aos clérigos ainda em formação:
“Preciso de filhos santos! A missão promete muito, mas tenho necessidade de santos! Quantas vezes, nos dias passados, eu pensei em todos vós, ó meus caros filhos! E pensei em vós, um por um, para ver quem poderia mandar!
Ao menos alguns de vós preciso encontrar e mandar logo, mas preciso de santos! Pouco me importa que sejais pequenos: melhor, pois assim, aprendereis logo a língua, preciso que quem for leve a santidade. Quem se sente com coragem?
Eis, ó meus caros, o tempo de mostrar o vosso verdadeiro amor a Deus, a vossa devoção verdadeira a Nossa Senhora, vosso afeto sincero, terno e de verdadeiros filhos à nossa amada Congregação, que é, depois da Santa Igreja de Roma, a nossa verdadeira mãe moral!” ( Scritti 2, 76-78)
Um outro conhecido apelo foi escrito por Dom Orione em Buenos Aires no dia 2 de agosto de 1935:
“Eu tenho necessidade de pessoal: quando penso em vós, quando por vós eu rezo, eu vos vejo a todos, um a um, e vou procurando entre vós e como que chamando-vos pelo nome, para que venhais ajudar-me a propagar a congregação entre estas populações, onde há tanta falta de sacerdotes, que sejam cheios de amor a Deus e às almas, desejosos de sacrificar-se juntamente com Nosso Senhor, para dar a vida da fé ou para faze-la crescer no meio de tantas gentes. (…)
Eia, filhos meus, preparai-vos todos a ser apóstolos – na Itália ou fora dela – mas é necessário que todos nós sejamos apóstolos de fé, de amor a Deus e ao próximo, de amor a Nossa Senhora, de amor ao Papa e à Igreja.” ( Lettere II, 237).
VALOR DO APELO E ALGUMAS CONSIDERAÇÕES
Esse meu “apelo missionário”, caros confrades, é um dom de Deus,é uma passagem do Senhor pelas margens do lugar onde estamos pescando para dizer-nos “ duc in altum ”, “ avança mais para o fundo ”. É o convite do mestre a “ lançar as redes ”. " Quem verdadeiramente encontrou Cristo, não pode guardá-Lo para si; tem de anuncia-lo. " ( Novo Millennio Ineunte , 40).
Que sentido tem responder ao apelo missionário?
Por si só, todos nós já expressamos com o voto de obediência a disponibilidade para ir para qualquer lugar onde formos solicitados. A oferta de disponibilidade em partir para as missões, livre e atual, torna explícita a obediência e tem um grande valor moral. A decisão, de qualquer forma, será sempre dos superiores com o devido discernimento espiritual e prático.
A resposta ao apelo missionário é um ato de liberdade e de gratuidade perante Deus. Então, ninguém se sinta constrangido a escrever essa carta que de qualquer forma exprime o desejo de fazer uma verdadeira experiência missionária. O pedido de partir para as missões, pelo simples fato de apresentá-lo, faz já bem à alma e dá um tom apostólico à atividade para a qual a Providência já nos chamou.
Herdei, ao assumir a direção geral, uma lista de confrades disponíveis: em seis anos tantas coisas podem mudar na vida ou na saúde de quem já se ofereceu. É justo atualizar a lista. Quem escreveu no passado renove a sua oferta e confirme a sua disponibilidade para a missão,e também penso que depois de 6 anos,temos muitos religiosos jovens e é bom que vejam os horizontes abertos e a possibilidade de se oferecerem para empreendimentos que tem em Cristo e no bem das almas a única motivação e satisfação.
Ao pedido não corresponde necessariamente o envio para a missão. Por tantas razões, não poderão partir para as missões todos aqueles que pedem. Os superiores deverão depois avaliar, decidir e programar com prudência. Devem ser consideradas as exigências da missão na pátria, “missio ad intra”, como é definida pelo Capítulo e pelo documento missionário Redemptoris Missio , sem dualismos e sem contraposições porque "a atividade missionária ad intra é sinal de autenticidade e de estímulo para realizar a outra ad extra, e vice-versa " (RM, 34). Seria muito bonito que, para cada um que parte em missão, existissem noventa e nove que estavam dispostos a partir e que acompanharão quem parte com a presença fraterna, mesmo ficando em casa.
Espero que também as respostas a esse Apelo sejam numerosas. Seria um sinal de que a Congregação e os Filhos da Divina Providência têm paixão apostólica e são generosos como eram aqueles dos primeiros tempos.
Confio que a resposta ao apelo será um grande estímulo para os poucos que partirão "ad gentes". Será também para os muitos que, mesmo tendo pedido para partir, deverão investir o próprio entusiasmo para inventar a "nova evangelização" e as “novas respostas” no lugar onde se encontram.
Coloco esse “Apelo missionário” no coração de Nossa Senhora, Mãe da Divina Providência. Dom Orione no sonho profético viu o seu grande manto azul que “ se alargava, de modo que não se distinguiam mais os limites ”, “ que cobria tudo e todos até o horizonte mais distante”, “jovens de muitas e diversas cores, cujo número se multiplicava extraordinariamente… Nossa Senhora se dirigiu a mim indicando-o ”. Escrevendo ao Bispo Bandi, acrescentou: “ recordando que não tinha limites e que eram de várias cores, entendi que são as missões, e compreendi isso num momento de oração como se fosse uma inspiração inesperada que Nosso Senhor me mandou ” ( Scritti 45, 60).
A nossa Congregação, desde os tempos de Dom Orione, não colocou “limites” e hoje se encontra em 32 nações e – se a Providência permitir –alargará ainda mais o seu horizonte.
A todos chegue a benção do Senhor que invoco de todo o coração pedindo o sustento paterno de Dom Orione.
Pe. Flávio Peloso, PODP
(superior geral)
Dear Confrères,
From 8th to 11th December 2005 there will be an important meeting of the Congregation dedicated to the missionary project for the six-year period 2004-2010. Taking part will be general councillors, provincial superiors and mission representatives. It will be a qualifying and decisive time for the life of our Congregation for setting in motion decision No. 7 of the 12th General Chapter: “The General Council and the Provincial Councils will see to the setting in motion and relaunch of the Orionine Missionary Project.”
FOUNDING, CONSOLIDATING, DEVELOPING
In recent decades, responding to the Pope's appeal in favour of the “missio ad gentes”, there has been a great missionary commitment in the Congregation with many new houses opened in countries which, up to 1980, had not featured on the Orionine geographical map: Togo (1981), Jordan (1985), Venezuela (1986), Cape Verde (1988), the Philippines (1991), Romania (1991), and then Albania (1992), Belarus (1993), Mexico (1993), Kenya (1996), Burkina Faso (1999), India (2001), Ukraine (2001), Mozambique (2003).
The development has been made thanks to a specific resolve and management programme, as well as to the generosity of many confrères who, without a particular vocation to heroism, but by faith and sacrifice, have become instrumental in writing the new pages of the history of the Congregation. I am thinking – just to keep to those who have already left – of Don Mugnai and Don Lo Torto in the Ivory Coast , of Don Lazzarin in Romania , of Don Piccoli and Don Falardi in the Philippines . Many other confrères are still in the missionary field and, after a little time has gone by, we will be able to acknowledge and fittingly remember the great service rendered to so many people who were in need of bread and the Gospel, in the name of Christ and of Don Orione.
There is no doubt that, in the history of the Congregation, these recent decades will be remembered as a period of a “new missionary drive”, as desired by Motion 16 of the 10th General Chapter (1992) and Motion 4 of the 11th (1998). Many Provinces took up the commitment directly: San Benedetto with the Ivory Coast , San Marziano with Madagascar , Romania and now Ukraine , SS. Pietro e Paolo with Togo and Albania , Our Lady of Częstochowa with Belarus , N.S. del Pilar with Venezuela , N.S. de la Guardia with Mexico , N.S. da Anunciaçao with Cape Verde and Mozambique . The small Delegation of Our Lady of Westminster has been entrusted with looking after the new houses in Jordan , Kenya and India ; Our Lady of Fatima has given a considerable number of religious for the missions.
Decision No. 7 of the General Chapter of 2004 gives guidelines for the Missionary Project for the coming six-year period. It will be achieved, “ first of all by consolidating the new missionary establishments, and then setting up viable communities with a greater stability of suitable religious, which will include someone responsible for the formation of local vocations.”
Consequently, in providing for the “relaunch of the Orionine Missionary Project” , without excluding the possibility of opening more houses in new nations, we will give “first of all” the guidelines for the “consolidation, viability and stability” of communities, religious and formation to vocations.
The prospect of consolidation in the missionary drive of the six-year period seems to be – but only in appearance – less demanding in respect of manpower, commitment and sacrifice on the part of the Congregation during this time. In reality it requires an even greater effort, perhaps less striking, but essential and significant. This is easy to explain.
As said repeatedly in the “Orionine Missionary Project” of 1993, a mission in a new country can be referred to as founded , i.e. consolidated , with whatever is necessary for a confident look at its future development, when it consists of at least three communities that include evangelisation activities, charitable works of welfare and the promotion of local vocations.
Only when there are three communities dedicated to these three activities in a new Country can we say that the “Orionine plan” has been sufficiently realised in its essential nucleus for development and growth. From then on, the flourishing, the fruits and the strength of the plan will depend on Divine Providence, the real historical and social conditions of the environment and the commitment of the Confrères.
There are still many missions of the Congregation that are not yet at the stage of “consolidation”. We cannot yet refer to them as fully “founded”, because the growth nucleus of the three communities, the number of religious and the basic activities and works are still lacking. The missionary project that we will draw up together at the December meeting at Ariccia must responsibly bear in mind this commitment to provide our new missions with their growth nucleus.
Don Orione, writing in 1923 about the situation in Palestine, observed: “The fact that we are only two or three at Rafat, and in insufficient numbers in Palestine to form a religious community – being there like a scattered people, so far from our homes – is a sacrifice and an irregular state of affairs that we have been able to deal with. But although it could be tolerated in principle, we cannot continue like this, as it would be not only against Canon Law but also against our Constitutions” (Scritti 53, 48 ).
Even today, we cannot sensibly think of leaving a community that has been isolated for a long time – as is the case in India, Mozambique, Jordan, Cape Verde, Ukraine and also the Philippines and Mexico – or where there has not yet been opened a community dedicated to the formation of local vocations. We go to a new country to establish the congregation there, not just to carry out activities.
Realistically, we must consider that the Orionine presence in a country will have no future if, from the initial growth nucleus (mission founded), there is no growth in vocations and resources from the locality. It is impossible for the Provinces to send religious from other nations for long. This applies also for the countries where, unfortunately, the Congregation is suffering from a long term reduction in the number of religious (such as the U.S.A. , Uruguay and England ).
These references to current resources and situations just serve to remind us of the considerable missionary effort asked for by the Congregation in order to be able to fully found and consolidate , as the Chapter says, our many houses that have hardly got under way. In this sphere too, it is appropriate to say, “not to go forwards is to go backwards”. If a great missionary impetus is required for inaugurating new missions, even more is needed for consolidating them.
The missionary impetus, as we know, is part of the ordinary life force of the Church and the Congregation. Missionary fruitfulness does not come from numbers of people and economic means, nor does it arise from isolated and spontaneous acts of generosity. It is the result of the vitality and, at the same time, it is also the cause of the vitality of a living body such as the Church and our Congregation.
As a congregation we seek to take on, promote and sustain the missionary commitment on two levels:
1. as a commitment of our government: through formulation of the missionary project, the work of the secretariats and the support of the missions in formation;
2. as a commitment of individual religious: through their availability, either offered or requested, for working on the mission ad gentes , permanently or for a limited time.
WHO AMONG YOU IS WILLING?
It has become almost a tradition, started by Don Orione and repeated by my predecessor Don Roberto Simionato, for the Superior General to address a MISSIONARY APPEAL to all religious at the beginning of the six-year period.
In the name of Don Orione, as a brother and father of the Orionine Family, I appeal to every Orionine whatever his age to make himself available for “leaving” for the missions. Please write a personal letter to me, with your own request and availability, indicating if appropriate the country of preference.
I await your letters, dear brothers, before 1st November 2005.
As well as, and even better than, my words are those resounding and heartfelt ones of some of the “missionary appeals” of our Father Don Orione.
On 3rd March 1914 he sent this to his seminarians who were under formation:
“I need holy sons! The mission looks promising, but I need saints! So many times recently I have thought of you, my dear sons! And I have looked hard at each one, to see whom I could send!
I will have to find one of you at least, and send him very soon; but I need saints! It matters little to me that you are young, in fact that will help you to learn the language immediately, but I need whoever goes to bring holiness there with him. Who among you is willing?
Now, my dear ones, is the time to show your true love for God, your true devotion to Our Most Blessed Lady, your sincere, tender and truly filial affection for our beloved Congregation which, after the Holy Church of Rome, is our true moral mother!” ( Scritti 2. 76-78).
Another well-known appeal was written by Don Orione from Buenos Aires on 2nd August 1935:
“I need personnel. When I think of you, when I pray for you, I see you all, one by one, and I search among you, almost calling you by your names, for you to come and help me to spread the Congregation among these people, where there is such a great need for priests who are full of the love of God and of souls, ready to sacrifice themselves together with Our Lord, to give the life of the Faith or to cause it to increase in many people (…).
Come, my sons, and get ready all of you to be apostles, either in Italy or outside of Italy . But it is absolutely necessary for us all to be apostles of faith, and of the love of God and our neighbour, of love for Our Blessed Lady, of love for the Pope and the Church.” ( Lettere II, 237).
VALUE OF THE APPEAL AND A FEW CONSIDERATIONS
This “missionary appeal”, my dear confrères, is a gift from God. It is a visit from the Lord to the river bank where we are fishing, in order to tell us to “go out into the deep”. It is an invitation from the master to “let down the nets”. “The one who has truly met Christ cannot keep Him for himself; he must proclaim Him.” ( Novo Millennio Ineunte, 40).
Why do we need to respond to the missionary appeal?
Of itself, we have all already, by the vow of obedience, expressed our readiness to go wherever we are asked. A free and current offer of availability to leave for the missions makes our obedience explicit and has a great moral value.
The response to the missionary appeal is an act of freedom and of free giving in God's sight. No-one should therefore feel obliged to write this letter expressing the wish for a true missionary experience. The request to leave for the missions, by the mere fact of sending it, is good for the soul and gives an apostolic slant to the activity to which Providence has already called us.
By taking on the post of superior general I have inherited a list of availability of confrères: in six years many things can change, even in the life and health of someone who has already made the offer. It is right to update the list. Anyone who has already written previously should renew his offer and confirm his availability for the mission. I think also that, after six years, we have many new young religious and that it is a good thing for them to experience the open horizons and the possibility of offering themselves for undertakings that have their sole motivation and satisfaction in Christ and in the good of Souls.
Clearly, for each request there is not necessarily a corresponding despatch to the mission. For many reasons, not all those who ask will be able to go on the mission. The superiors will then have to evaluate, decide and plan wisely. Also to be taken into account are the requirements of the mission in their homelands, the “missio ad intra”, as the Chapter and the missionary document Redemptoris Missio , define it. There must be no dualism or clash of interests as “the missio ad intra is a credible sign and a motivation for the missio ad extra, and vice-versa” (RM 34). How good it would be if, for each person that went on the mission, there were ninety nine who would have been willing to go and who would accompany with brotherly involvement those who did go, even though they remain at home.
I hope that the responses to this Appeal will be numerous also. It would be a sign that the Congregation and the Sons of Divine Providence have an apostolic ardour and are generous just as they were at the beginning.
Moreover, I am confident that the responses to the Appeal will certainly be of great encouragement for the few who do leave for the “ad gentes”. It will also be so for the many who, in spite of their request to leave, will have to invest their enthusiasm in inventing the “new evangelisation” and the “new responses” in their homelands, wherever they are.
I place this “Missionary Appeal” in the heart of Our Lady, Mother of Divine Providence. In his prophetic dream, Don Orione saw her great blue mantle which “grew wider, so much so that you could no longer see its edges”, “which covered everything and everyone as far as the distant horizon;” “children of many different colours, whose numbers went on multiplying in an extraordinary manner… Our Lady turned to me and pointed them out to me.” Writing to Bishop Bandi, he added: “Remembering that there was no boundary to this, and that they were of different colours, I understood that they were the missions. I understood in a moment of prayer, as if it had been a sudden illumination that Our Lord had sent me.” ( Scritti 45. 60).
Our Congregation has never, from the time of Don Orione, set down a “boundary”. Today it is to be found in 32 countries and – if Providence so wills – it will widen its horizons still further.
May the blessing of the Lord, which I invoke with all my heart, come down upon you all and may we receive the fatherly support of Don Orione.
Don Flavio Peloso FDP
(superior general)
Chers Confrères
dans les jours 8-11 décembre 2005 aura lieu une importante réunion de Congrégation dédiée au projet missionnaire pour le sexennat 2004-2010. Les Conseillers généraux, les Supérieurs provinciaux et les représentants des missions y participeront. Ce sera un moment qualifiant et déterminant pour la vie de notre Congrégation en vue de réaliser la décision n.7 du 12 e Chapitre général: " Le Conseil Général et les Conseils Provinciaux pourvoient à la réalisation et au re-lancement du Projet missionnaire orioniste."
FONDER, CONSOLIDER, DÉVELOPPER
Dans les dernières décennies, en répondant à l'appel du Pape pour la "missio ad gentes", il a y eu un grand engagement missionnaire de la Congrégation avec beaucoup de nouvelles ouvertures en des Pays qui, jusqu' à 1980, ne faisaient pas partie de la géographie orioniste: Togo (1981), Jordanie (1985), Vénézuéla (1986), Cap Vert (1988), Philippines (1991), Roumanie (1991), et puis Albanie (1992), Biélorussie (1993), Mexique (1993), Kenya (1996), Burkina Faso (1999), Inde (2001), Ukraine (2001).
Ce développement est dû à une précise volonté et programme du gouvernement et à la générosité de beaucoup de confrères que, sans vocation spéciale à l'héroïsme, mais avec foi et sacrifice, se sont trouvés à être les auteurs de nouvelles pages d'histoire de la Congrégation. Je pense - pour ne me limiter seulement qu'à ceux qui nous ont déjà laissé– aux Pères Mugnai et Lo Torto en Côte d'Ivoire, au Père Fazzino au Togo, au Père Lazzarin en Roumanie, aux Pères Piccoli et Falardi aux Philippines. Beaucoup d'autres confrères sont toujours dans le champ missionnaire et seulement dans le temps à venir nous pourrons reconnaître et dignement rappeler le grand service rendu à beaucoup de gens, nécessiteuse de pain et d'évangile, au nom du Christ et de Don Orione.
Sans aucun doute, dans l'histoire de la Congrégation , ces dernières décennies seront rappelées comme une période de "nouvel élan missionnaire", comme voulu par la motion n.16 du 10 e Chapitre général de 1992 et le n.4 du 11 e Chapitre général de 1998. Plusieurs Provinces se sont engagées de manière directe: Saint Benoît pour la Côte d'Ivoire, Saint Martien pour Madagascar, Roumanie et à présent pour l' Ukraine, Saint Pierre et Saint Paul pour le Togo et l'Albanie, N.D. de Czestochowa pour la Biélorussie , N. D. du Pilar pour le Vénézuéla, N.D. de la Guardia pour le Mexique, N. D. de l'Annonciation pour le Cap Vert et Mozambique; à la petite Délégation de N.D. de Westminster a été confié le soin des nouvelles ouvertures en Jordanie, Kenya, Inde; N.D. de Fatima a donné un nombre considérable de religieux pour les missions.
La décision n.7 du Chapitre général de 2004 donne des indications pour le Projet missionnaire du prochain sexennat: il doit être réalisé d'abord en "consolidant les nouvelles réalités missionnaires, en constituant des communautés consistantes, avec un grande stabilité de religieux aptes, compris l'animateur des vocations locales."
Donc, en pourvoyant au " relancement du projet missionnaire orioniste " , sans exclure la possibilité d'ouvertures en des nouvelles nations, nous sont données "d'abord" les indications de la "consolidation", de la "consistance" et de la "stabilité" des communautés, des religieux, et de l'animation et formation des vocations.
La perspective de la consolidation dans le développement missionnaire pendant le sexennat semble être –et je crois seulement en apparence– moins exigeant en personnes, en engagement et en sacrifice de la part de la Congrégation. En réalité, elle demande encore un grand effort, peut-être moins apparent, mais indispensable et décisif. Et cela est vite expliqué.
Comme il est rappelé plusieurs fois dans le "Projet orioniste missionnaire" de 1993, une mission dans une nouvelle nation peut se dire fondée , c'est-à-dire consolidée, et avec tout ce qui suffit pour regarder à son développement futur de manière confiante, quand elle comprend au moins trois communautés qui ajoutent à l'activité d'évangélisation aussi des œuvres caritatives et la promotion des vocations locales.
Lorsque dans un nouveau Pays il y a trois communautés dédiées à ces trois activités, alors seulement on peut dire que "la plante orioniste" est constituée dans son noyau germinatif essentiel et suffisant pour se développer et grandir. Puis, la floraison, les fruits, la robustesse de la plante dépendront de la Divine Providence , des conditions historiques concrètes et sociales du milieu et de l'engagement des Confrères.
Eh bien, sont encore nombreuses les missions de la Congrégation qui ne se trouvent pas encore à l'état de "consolidation", "qui ne peuvent pas se dire encore complètement « fondées », parce qu'il manque le noyau germinatif des trois communautés, du nombre de religieux et des activités-œuvres fondamentales. Le projet missionnaire que nous élaborerons ensemble dans le congrès de décembre à Ariccia doit tenir compte de manière responsable de cet engagement à doter nos nouvelles missions de leur noyau germinatif.
Don Orione, en écrivant en 1923 à propos de la situation en Palestine, faisait observer: " Le fait que nous soyons seulement deux ou trois à Rafat, et seuls en Palestine, en nombre insuffisant pour constituer une communauté religieuse: que nous soyons là comme des disparus, et si distant de nos maisons, c'est un sacrifice et une irrégularité que nous avons pu rencontrer, et aux débuts elle pouvait être tolérée, mais que nous ne pouvons plus continuer: nous serions contre le même Droit Canon, ainsi que contre nos règles Constitutions". (Écrits 53, 48).
Aujourd'hui aussi il ne serait pas responsable de laisser longtemps une communauté isolée – tel est le cas de l'Inde, Mozambique, Jordanie, Cap Vert, Ukraine, mais aussi des Philippines et du Mexique – ou bien où on n'a pas encore démarré une communauté pour la formation des vocations locales. Dans une nouvelle nation nous allons installer la Congrégation et non seulement y dérouler des activités.
Nous devons considérer réalistement, que la présence orioniste dans une nation n'aura pas d'avenir si du noyau germinatif initial ( mission fondée) , elle ne grandit pas avec les vocations et les ressources du milieu. Il est impensable que les Provinces puissent y envoyer longtemps des religieux venant d'autres nations. Ceci vaut aussi pour les nations dans lesquelles, malheureusement, la Congrégation se trouve en phase de réduction prolongée quant au nombre de religieux (par exemple USA, Uruguay, Angleterre).
Ces rappels de valeurs et situations actuelles servent seulement à donner l'idée du considérable effort missionnaire demandé à la Congrégation pour arriver à fonder complètement, à consolider , comme dit le Chapitre, plusieurs de nos présences à peine commencées. Aussi dans ce domaine il est valable le dicton : " non progredi regredi est ". S'il a fallu beaucoup d'élan missionnaire pour commencer des nouvelles missions il nous en faudra encore plus pour les consolider.
L'élan missionnaire, nous le savons, fait partie de la vitalité ordinaire de l'Église et de la Congrégation. La fécondité missionnaire ne vient pas de l'abondance des personnes et des moyens économiques; elle ne naît pas seulement des générosités isolées et spontanées, mais c'est le fruit de la vitalité et en même temps, est aussi la cause de la vitalité d'un corps vif, tel que l'Église et notre Congrégation.
Comme Congrégation nous tâcherons d'assumer, recevoir et soutenir l'engagement missionnaire à deux niveaux:
1.Comme engagement du gouvernement: par la formulation du projet missionnaire, l'action des secrétariats, le soutien aux missions en formation;
2.Comme engagement personnel des religieux: par une disponibilité offerte ou par la demande de travailler en mission "au gentes", d'une manière stable ou pour une période limitée.
QUI PARMI VOUS EST DISPONIBLE?
C'est désormais presque une tradition, commencée par Don Orione et actualisée par mon prédécesseur Don Roberto Simionato, qu'au début du sexennat, le Supérieur général adresse à tous les religieux un APPEL MISSIONNAIRE.
Au nom de Don Orione comme frère et père de la Famille orioniste je fais appel à chaque Orioniste de n'importe quel âge, qui veuille se mettre à disposition pour "partir pour les missions: qu'il m'écrive une lettre personnelle en manifestant sa propre demande et disponibilité, en indiquant, s'il le croit opportun, aussi le pays de préférence.
J'attends vos lettres, chers frères, d'ici le 1° novembre 2005.
Au-delà et mieux que mes mots, que résonnent les mots angoissés de quelques "appels missionnaires" de notre Père Don Orione.
Le 3 mars 1914, il s'adressa encore aux clercs en formation:
"J'ai besoin de fils saints! La mission promet beaucoup de bien; mais j'ai besoin de saints! Combien de fois, dans les jours passés, j'ai pensé à vous, oh mes chers fils! Et je vous ai fait passer un à un, pour voir qui puis-je envoyer!
Il faudra qu'au moins que je trouve quelqu'un parmi vous vous et que je l'envoie très tôt; mais j'ai besoin de saints! Peu m'importerait que vous soyez petits,ce sera mieux, vous apprendriez ainsi tout de suite la langue, mais j'ai besoin que celui qui part, porte là où il va la sainteté. Qui est disponible?
Voilà, mes Chers, le temps de montrer votre vrai amour de Dieu: votre vraie dévotion à la Sainte Vierge : votre affection sincère, tendre et de vrais fils à notre chère Congrégation qui est, après la Ste. Église de Rome, notre mère morale!".( Écrits 2, 76-78).
Un autre appel très connu fut écrit de Buenos Aires, le 2 août 1935:
"J'ai besoin de personnel: quand je pense à vous, je vois tout un à un, et je vais cherchant parmi vous et presque en vous appelant par nom, pour que vous veiniez m'aider à propager la Congrégation au milieu de ces populations où est si grand le besoin de prêtres, qu'ils soient pleins d'amour de Dieu et des âmes et désireux de se sacrifier avec Notre Seigneur, pour donner la vie de la foi ou l'augmenter au milieu de beaucoup de gens. (...)
Du courage, mes fils ; préparez-vous tous à être des apôtres, ou en Italie ou en dehors d'Italie. Mais il est absolument nécessaire que tous nous soyons des apôtres de foi, d'amour à Dieu et au prochain, d'amour à la Très Sainte Vierge , d'amour au Pape et à l'Église". (Lettres II, 237).
VALEUR DE L'APPEL ET QUELQUES CONSIDÉRATIONS
Cet "appel missionnaire", chers confrères c'est un don de Dieu. C'est un passage du Seigneur sur le bord où nous sommes en train de pêcher pour nous dire " duc in altum" , " prends le large." C'est l'invitation du maître à " jeter les filets." «Celui qui a rencontré vraiment le Christ ne peut pas le garder pour soi, il doit l'annoncer » ( Novo Millenio In.) 40 .
Pourquoi un appel missionnaire ?
En vérité, nous avons déjà tous exprimé avec le vote d'obéissance la disponibilité à aller partout où nous soyons demandés. L'offre de disponibilité à partir pour les missions, libre et actuelle, rend explicite l'obéissance et garde une grande valeur morale.
La réponse à l'appel missionnaire est un acte de liberté et de gratuité devant Dieu. Que personne, donc, ne se sente contraint à écrire cette lettre qui exprime le désir d'une vraie expérience missionnaire. La demande de partir pour les missions, pour le seul fait d'être présentée, fait déjà du bien à l'âme et donne un ton apostolique à l'activité à laquelle la Providence nous a déjà appelés.
J'ai hérité, en prenant la charge de Directeur général, d'une liste de disponibilité de confrères,: en six ans beaucoup de choses peuvent être changées dans la vie ou aussi dans la santé de celui qui s'était déjà offert. C'est juste de mettre à jour la liste. Ceux qui dans le passé avaient déjà écrit, qu'ils renouvellent leur offre et confirment leurs disponibilité pour la mission. Et puis je pense que, après six ans, nous avons de nombreux nouveaux jeunes religieux et il est bien qu'ils voient les horizons ouverts et la possibilité de s'offrir pour des entreprises qui ont les uniques motivations et satisfactions dans le Christ et dans le bien des Âmes.
Il est clair qu'en faisant la demande il ne correspond pas nécessairement l'envoi en mission. Pour beaucoup de raisons, ne pourront pas aller en mission tous ceux qui le demandent. C'est aux Supérieurs ensuite d' évaluer, décider et programmer avec prudence. Il faut tenir en compte les exigences de la mission en patrie, "missio ad intra", comme la définit le Chapitre et le document missionnaire Redemptoris Missio , sans dualismes et sans oppositions parce que "la mission ad intra est signe croyable et stimulation pour celle-là ad extra, et vice versa" (RM) 34. Qu'il serait beau si pour un qui va en mission il y en avait quatre-vingt-dix-neuf qui étaient disposés à partir et qui accompagneront celui qui part avec une participation fraternelle, tout en restant à la maison.
J'espère que les réponses soient aussi nombreuses à cet Appel. Ce serait le signe que la Congrégation et les Fils de la Divine Providence ont une passion apostolique et qu'ils sont généreux comme ils l'étaient aux origines.
J'ai en outre confiance que la réponse à l'appel, sera sûrement de grande stimulation pour les peu qui partiront "au gentes", mais le sera aussi pour les nombreux qui, ayant aussi demandé de partir, devront investir leur enthousiasme pour inventer la "nouvelle évangélisation" et les "nouvelles réponses" en patrie, là où ils sont.
Je mets ce "Appel missionnaire" dans le cœur de la Sainte Vierge , Mère de la Divine Providence. Don Orione dans le rêve prophétique vit son grand manteau bleu qui « s'élargissait, à tel point qu'on n'en distinguaient plus les frontières", "qui couvrait tout et tous jusqu'à l'horizon lointain", "jeunes de nombreuses différentes couleurs dont le nombre allait extraordinairement se multiplier… la Sainte Vierge se tourna à moi en me les indiquant." En écrivant à Mgr. Bandi, il ajouta: " en me rappelant qu'il n'y avait pas de clôture et qu'ils étaient de différentes couleurs, j'ai compris qu'il s'agissait des missions, et je l'ai compris dans un moment de prière telle une soudaine lumière que Notre Seigneur m'eût envoyé ».( Écrits 45, 60).
Notre Congrégation, depuis les temps de Don Orione, n'a pas mis “de cloture” et aujourd'hui est présente en 32 nations et, si la Providence le voudra, elle élargira encore son horizon.
Sur vous tous descende la bénédiction du Seigneur que j'invoque de cœur tout en demandant le soutien paternel de Don Orione.
Don Flavio Peloso FDP
(supérieur général)