Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità e per mostrare servizi in linea con le tue preferenze. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Per non vedere più questo messaggio clicca sulla X.
BENEDETTO XVI VISTO DA VICINO
BENEDICTO XVI VISTO DE CERCA
BENTO XVI VISTO DE PERTO

Intervista a Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini, per cinque anni collaboratore del card. Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede " /> Messaggi Don Orione
thumb

Nella foto: Incontro con Benedetto XVI alla Festa del Papa del 29 giugno 2007.

BENEDETTO XVI VISTO DA VICINO
BENEDICTO XVI VISTO DE CERCA
BENTO XVI VISTO DE PERTO

Intervista a Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini, per cinque anni collaboratore del card. Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede


BENEDETTO XVI VISTO DA VICINO

  Intervista a Don Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini,

per cinque anni collaboratore del card. Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede

 

Come è stata accolta dagli Orionini e da lei la notizia dell'elezione di Papa Benedetto XVI, il cardinale Joseph Ratzinger?

E' stata una grande emozione in tutti noi Orionini. La Piccola Opera della Divina Provvidenza si stringe con devozione di fede e con grande affetto al nuovo Papa, Benedetto XVI. Personalmente, non potrò scordare che l'annuncio della elezione del nuovo Papa mi ha colto durante una riunione di lavoro, mentre stavamo programmando con il produttore Ferdinando Pinto e altri collaboratori, la “ Festa del Papa ” che la Famiglia orionina organizza a Roma per il 28-29 giugno prossimi. Abbiamo programmato una manifestazione-spettacolo nella sala Paolo VI, un evento di grande risonanza mediatica, e poi la partecipazione alla celebrazione papale.

Si aspettava questa elezione?

Della sua capacità e valore non avevo dubbi, ma i 78 anni di età – che compie il 16 aprile come me – potevano fare difficoltà ai Cardinali elettori. Egli è il migliore continuatore, in perfetta simbiosi, della missione di Giovanni Paolo II del quale è stato stretto e fidato collaboratore fin dal 1981.

Secondo lei, Ratzinger perché ha scelto il nome di Benedetto?

Sono già state date varie motivazioni e interpretazioni. Penso che sarà Egli stesso a spiegare le ragioni di quel nome. Più che a motivazioni storiche o ideali, credo che abbia scelto questo nome perché si sente “ benedetto ” dal Signore. E' noto che l'ispirazione teologica e spirituale del nuovo Papa deriva soprattutto da Sant'Agostino, il dottore della Grazia. Da Benedetto XVI avremo una forte testimonianza sulla coscienza della Grazia divina e dell'umiltà umana che devono animare il cristiano. Già il suo nome lo indica.

Papa Ratzinger conosce la Congregazione orionina?

Penso la conosca discretamente e ammiri San Luigi Orione anche per il suo ruolo nelle vicende della Chiesa. Ricordo che apprezzò il libro “ Don Orione negli anni del modernismo ” per l'equilibrio del nostro Santo tra fermezza papalina e carità verso chi era in difficoltà con la Chiesa.

Il primo vero contatto con la Congregazione orionina il Card. Ratzinger l'ebbe con la visita al Centro per orfani e disabili di Roma - Monte Mario, in occasione della festa di Don Orione, il 12 marzo 1987. Da lì, Ratzinger lanciò il messaggio e la sfida di civiltà contenuti nell'Istruzione “ Donum vitae ” sul rispetto della vita, da lui firmata pochi giorni prima. Ricordo bene quella Messa, con il presbiterio accerchiato da carrozzelle di disabili e da giornalisti accorsi per l'occasione. Io mi dicevo: Ecco, questa è l'opera di Don Orione, dare sostanza di carità alla verità annunciata dal Papa e dai Pastori della Chiesa.

Un ulteriore elemento di contatto con la Famiglia orionina è stato anche il fatto che due Orionini, prima io e poi don Alessandro Belano (per un anno anche suor Araceli Zukowsky), siamo stati suoi collaboratori nella Congregazione di cui era Prefetto.

Per quanto tempo è stato vicino al Cardinale Ratzinger?

Poco più di cinque anni, esattamente dal marzo 1987 al maggio del 1992, quando sono stato eletto consigliere generale della mia Congregazione. Fu un tempo prezioso, una grazia di Dio, una vita di studio ma anche di relazioni molto interessanti, una finestra privilegiata per conoscere la vita della Chiesa. Ero uno degli Officiali della “sezione dottrinale”.

Quindi ha avuto modo di conoscere da vicino il nuovo Papa. Cosa ricorda di lui? Quali aspetti della sua persona più ricorda?

Don Orione ci ha insegnato a vedere nel Papa il “ dolce Cristo in terra ” e questo ci basta. Devo dire che il carattere anche umano della “ dolcezza ” del nuovo Papa ho avuto modo di apprezzarlo durante gli anni in cui gli sono stato vicino. L'ho conosciuto e ammirato come persona dolce, discreto con una punta di timidezza, equilibrato, positivo per fede più che per sentimento. Nelle parole improvvisate nella prima apparizione alla loggia di San Pietro, subito dopo l'elezione, si è definito “ semplice e umile lavoratore della vigna del Signore ”. Chi non lo conosce, potrebbe pensare che sono parole di umiltà… di circostanza. Ma è l'esatta fotografia di quest'uomo. Aveva, e credo continuerà ad avere, la psicologia e la spiritualità del “lavoratore” , di chi ha il senso del compito assegnato. Come tanti lavoratori, anche Ratzinger faceva il “pendolare”, a piedi, tra il suo appartamento di Piazza delle Mura Leonine 1, ove viveva modestamente con la sorella, e l'ufficio al Palazzo del Sant'Uffizio. Avanti e indietro per 24 anni, così, dal 1981.

Dalle sue conoscenze, quali tratti pensa che caratterizzeranno il pontificato di Benedetto XVI? Qualcuno teme involuzioni tradizionalistiche.

Benedetto XVI sarà una provvidenziale e bella sorpresa, perché ha una fede basata su acuta intelligenza e, insieme, su una semplicità che incanta. E' un uomo libero, proprio perché di grande intelligenza e di grande fede, ed è autenticamente un “ cooperatore della verità ”, come si legge nel suo stemma, e “ un umile lavoratore ”, secondo le sue prime parole da Papa. Renderà un grande servizio alla Chiesa e a tutta l'umanità. La verità è sempre progressiva e comunionale nel suo farsi nella storia, ma ha bisogno di grande libertà. Papa Benedetto XVI eccelle in capacità di verità e di libertà.

E sulla scena mondiale, per il progresso dei popoli, quale potrà essere il suo contributo specifico?

E' da tempo che il nuovo Papa è impegnato a svegliare le coscienze di fronte a ideologie e costumi violenti della cultura occidentale dominante. Lo fa con osservazioni di ragione e di fede semplici, immediatamente comprensibili a tutti. Se Giovanni Paolo II ha contribuito al crollo del muro comunista a Oriente, Benedetto XVI, nel tempo che la Provvidenza gli assegnerà, certamente darà qualche scalpellata alle strutture di peccato dell'Occidente.

Ratzinger è un “ lavoratore ” e proprio perché “ dipendente ” da Cristo e dalla verità è una persona demitizzata di se stesso e demitizzatore di idoli, di luoghi comuni, di costumi culturali, storici e anche ecclesiali inautentici. E' un profeta lucido e semplice, timido di natura ma inattaccabile nella sua tranquillità proprio per la sua spiritualità da “ lavoratore dipendente ”: non afferma se stesso, non difende se stesso. Tutti si sono accorti di questa sua attitudine nello svolgere il suo ruolo ecclesiale. Ora certamente tale attitudine apparirà anche nei rapporti con i grandi problemi e sfide del mondo che Egli affronterà come Papa. L'umanità avrà in lui un interprete sicuro e un promotore tenace del suo vero bene.

E con i giovani, ce la farà ad avere quel feeling cui ci aveva abituati Giovanni Paolo II?

Penso di sì per due ragioni. La prima è che i giovani del Papa – i Papa-boys come li hanno chiamati – non possono essere ridotti, come si era tentato di fare, a un fenomeno da stadio o di fanatismo di massa, volubile e superficiale. Si sono entusiasmati del Papa perché il Papa li entusiasmava di Cristo e della bellezza della vita. E questo il nuovo Papa continuerà a farlo. La seconda ragione è che Benedetto XVI, proprio per la sua personalità libera e vera, li aiuterà a dare forma sia alle loro domande e inquietudini di vita e sia alle speranze che vengono da Cristo e dalla Chiesa, “ compagnia semper riformanda”, come da lui definita.

Ritorniamo ai ricordi personali. Con voi che lavoravate al Sant'Uffizio com'era?

Non ricordo in lui nessuna forma di protagonismo autocentrico o esibizione di ruolo, nemmeno con i suoi collaboratori subalterni. Ricordo che non mancava mai alla pausa per il caffé, al venerdì quando si teneva il “congresso particolare”. Godeva di stare con noi, si interessava, commentava avvenimenti, sorrideva divertito per qualche amenità, approfondiva qualche valutazione.

Cos'è il congresso particolare?

Il congresso particolare della Congregazione si teneva e si tiene ogni venerdì mattino. Sono presenti tutti i superiori della Congregazione: Prefetto, Segretario, Sotto-segretario, Promotore della fede, Capi-ufficio. Ciascun Officiale fa relazione dei temi e problemi da lui seguiti e per i quali si rende necessaria la decisione dei superiori. Ricordo come il Cardinale ascoltava con attenzione le nostre relazioni, attendeva con molto rispetto il nostro parere e, se qualcuno se ne asteneva, lo chiedeva: “Ma lei, lei che ne pensa? Cosa vedrebbe bene?”. Per me, quei venerdì alla Congregazione per la Dottrina della Fede sono stati una grande scuola di vita, di dottrina e di metodologia nell'affrontare i problemi. E il maestro era principalmente Lui, ora Benedetto XVI.

Ha qualche altro ricordo personale particolarmente caro del Card. Ratzinger?

Era abitudine che per la festa della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 30 aprile, festa di San Pio V fondatore del Sant'Uffizio, alla solenne Messa presieduta dal cardinale, l'omelia fosse tenuta dall'Officiale più giovane. Nel 1988 toccò a me. Alla fine, mi si accostò per dirmi parole sincere e discrete di ringraziamento.

Non posso poi dimenticare un suo gesto di particolare delicatezza e affetto: venne ad assistere alla difesa della mia tesi di Dottorato al “Sant'Anselmo”. Si trattava di una tesi di liturgia su Santi e santità dopo il concilio Vaticano II , uno studio sulle orazioni proprie dei nuovi beati e santi. Poi, gli chiesi se volesse scrivere qualche parola di presentazione per la pubblicazione del libro. Scrisse di suo pugno, in tedesco, due fitte pagine di riflessioni dense di cultura e di tensione di fede su Il culto liturgico dei Santi .  

 

E poi, dopo aver lasciato il Vaticano, ha mantenuto i contatti con il cardinale Ratzinger?

Di tanto in tanto passavo a salutare i superiori e i colleghi. Il Cardinale l'ho incontrato ancora un 4 o 5 volte. Si interessava di quello che facevo e, immancabilmente, mi chiedeva: “ E continua ancora a studiare? ”.

Ha un messaggio da dare per capire e amare il nuovo Papa?

Mi pare che tutti i commenti, le emozioni e le attese si debbano ora comporre nella preghiera che noi Orionini recitiamo ogni settimana per il Papa: “ Tu ce lo hai dato per nostro pastore e maestro, dà a noi o Signore, la costanza di professargli sempre tutta la nostra docilità come figli e tutto il nostro amore ”.

 

 

BENEDICTO XVI VISTO DE CERCA

  Entrevista a Don Flavio Peloso, superior general de los Oriontas,

colaborador durante cinco años del card. Ratzinger en la Congregación por la Doctrina de la Fé

 

¿Como ha sido recibida por los Orionitas y por Ud. la noticia de la elección de Papa Benedicto XVI, cardenal Joseph Ratzinger?

Ha sido una gran emoción para todo nosotros. La Pequeña Obra de la Divina Providencia se estrecha con devoción de fe y con gran cariño al nuevo Papa, Benedicto XVI. Personalmente, no podré olvidar que el anuncio de la elección del nuevo Papa me ha sorpendido durante una reunión de trabajo, mientras estábamos programando con el productor Ferdinando Pinto y otros colaboradores, la "Fiesta del Papa” que la Familia orionina organiza en Roma para el 28-29 de junio próximo. Hemos programado un manifestación-espectáculo en la sala Pablo VI, un acontecimiento de gran resonancia mediática, y luego la participación en la celebración papal.

¿Se esperaba esta elección?

De su capacidad y valor no tuve dudas pero los 78 años de edad - que cumple el 16 de abril como yo – podían crear dificultad en los Cardenal electores. Él es el mejor continuador, en perfecta simbiosis, de la misión de Juan Pablo II del que ha sido estrecho y fiable colaborador desde 1981.

¿Según Ud., Ratzinger por qué ha elegido el nombre de Benedicto?

Ya han sido dadas varias motivaciones e interpretaciones. Pienso que será Él mismo el que explicará las razones de aquel nombre. Creo que haya elegido este nombre porque se siente "bendecido" por el Dios. Es sabido que la inspiración teológica y espiritual del nuevo Papa deriva sobre todo de San Agustín, el doctori de la Gracia. De Benedicto XVI tendremos un fuerte testimonio sobre la conciencia de la Gracia adivina y de la humildad humana que tienen que animar al cristiano. Ya su nombre lo indica.

¿Conoce papa Ratzinger la Congregación orionina?

Pienso que la conozca un poco y admira también a San Luis Orione por su papel en los acontecimientos de la Iglesia. Recuerdo que apreció el libro "Don Orione en los años del modernismo" por el equilibrio de nuestro Santo entre firmeza papalina y caridad hacia quien estuvo en dificultad con la Iglesia.

El primer verdadero contacto con la Congregación orionina el Card. Ratzinger lo tuvo con la visita al Centro para huérfanos y discapacitados de Roma - Monte Mario, con ocasión de la fiesta de Don Orione, el 12 de marzo de 1987. Desde allí, Ratzinger lanzó el mensaje y el desafío de civilización contenidos en la instrucción "Donum vitae" sobre el respeto de la vida, por él firmado pocos días antes. Recuerdo bien aquella Misa, con el presbiterio rodeado de sillas de ruedas de discapacitados y de periodistas llegados para la ocasión. Yo me dije: He aquí, ésta es la obra de Don Orione, dar sustancia de caridad a la verdad anunciada por ell Papa y por los Pastores de la Iglesia.

Un ulterior elemento de contacto con la Familia orionina también ha sido el hecho que dos Orioninos, primero yo y luego don Alessandro Belano, y por un año también la hna Araceli Zukowsky, hemos sido sus colaboradores en la Congregación de que fue Prefecto.

¿Por cuanto tiempo ha estado cerca del Cardenal Ratzinger?

Algo más de cinco años, exactamente desde marzo de 1987 a mayo de 1992, cuando fui elegido consejero general de mi Congregación. Fue un tiempo precioso, una gracia de Dios, una vida de estudio pero también de relaciones muy interesantes, una ventana privilegiada para conocer la vida de la Iglesia. Fui uno de los los Oficiales de la "sección doctrinal."

Por lo tanto ha tenido modo de conocer de cerca el nuevo Papa. ¿Qué recuerda de él? ¿Cuáles aspectos de su persona más recuerda?

Don Orione nos ha enseñado a ver en el Papa el "dulce Cristo en tierra" y esta a nosotros nos basta. Tengo que decir que el carácter humano de la "dulzura" del nuevo Papa he tenido modo de apreciarlo durante los años en que los que estuvimos cerca. Lo he conocido y admirado como persona dulce, discreto con una pizca de timidez, equilibrado, positivo por fe más que por sentimiento. Con las palabras improvisadas en la primera aparición en el balcón de San Pedro, enseguida después de la elección, se ha definido "simple y humilde trabajador de la viña del Dios" . Quién no lo conoce, podría pensar que son palabras de humildad… de circunstancia. Pero es la exacta fotografía de este hombre. Tuvo, y creo seguirá a teniendo, la psicología y la espiritualidad del "trabajador" , de quien tiene el sentido de la tarea asignada. Como muchos trabajadores, también Ratzinger iba y venía, a pié, entre su piso de Plaza de los Muros Leoninos 1, donde vivió modestamente con su hermana y el despacho en Edificio del Santo Oficio. Ir y venir por 24 años, así, del 1981.

Desde sus conocimientos,¿cuáles piensa que serán las características el pontificado de Benedicto XVI? Algunos temen involuciones tradicionalistas.

Benedicto XVI será una providencial y bonita sorpresa, porque tiene una fe basada sobre una aguda inteligencia y, junto a ello, una sencillez que hechiza. Es un hombre libre, y justamente porque es de gran inteligencia y de gran fe, es auténticamente un "cooperador de la verdad” , como les se lee en su escudo y "un humilde trabajador" , según sus primeras palabras de Papa. Dará un gran servicio a la Iglesia y a toda la humanidad. La verdad siempre es progresiva y comunional, en el hacerse historia, pero necesita gran libertad. Papa Benedicto XVI sobresale en capacidad de verdad y libertad.

¿Y en la escena mundial, para el progreso de los pueblos, cuál podrá ser su contribución específica?

Desde hace bastante tiempo que el nuevo Papa está empeñado en despertar las conciencias frente a ideologías y costumbres violentas de la cultura occidental dominante. Lo hace con observaciones de razón y fe simple, enseguida comprensibles a todos. Si Juan Pablo II ha contribuido al derrumbe del muro comunista en Oriente, Benedicto XVI, durante el tiempo que la Providencia le asignará, ciertamente dará algunos golpes de cincel a las estructuras de pecado de occidente.

Ratzinger es un "trabajador" y justamente porque es "dependiente" de Cristo y de la verdad, es una persona desmitificado de sí mismo y demitificador de ídolos, de lugares comunes, de costumbres culturales, históricas y también eclesiales no auténticas. Es un profeta brillante y simple, tímido por naturaleza pero inatacable en su tranquilidad justamente por su espiritualidad de "trabajador dependiente" : no se afirma a sí mismo, no se defiende a sí mismo. Todos se han dado cuenta de su aptitud en desarrollar su papel eclesial. Ahora ciertamente tal aptitud también aparecerá en las relaciones con los grandes problemas y desafíos del mundo que Él afrontará como Papa. La humanidad tendrá en él un intérprete seguro y un promotor tenaz de su auténtico bien.

¿Y con los jóvenes, logrará tener el feeling al que nos ha tenido acostumbrados a Juan Pablo II?

Pienso que sí por dos razones. El primero es que los jóvenes del Papa - los Papa-boys como los han llamado - no pueden ser reducidos, como se intentó hacer, a un fenómeno de estadio o de fanatismo de masa, voluble y superficial. Se han entusiasmado con el Papa porque el Papa los entusiasmó con Cristo y con la belleza de la vida. Y esto, el Papa seguirá haciéndolo. La segunda razón es que Benedicto XVI, por su personalidad libre y verdadera, los ayudará a dar forma sea a sus preguntas y a inquietudes de vida, ya sea a las esperanzas que vienen de Cristo y de la Iglesia , "compagnia semper riformanda" , como de él la ha definido.

Volvamos a los recuerdos personales. ¿Con ustedes que trabajaban en el Santo Oficio cómo era?

No recuerdo en él ninguna forma de protagonismo autocentrico o exhibición, tampoco con sus colaboradores subalternos. Recuerdo que no faltó nunca a la pausa para el café, el viernes cuando se tenía el "congreso particular". Le gustaba estar con nosotros, se interesaba, comentaba acontecimientos, sonreía divertido por algunas amenidades, profundizaba alguna valoración.

¿Qué es el congreso particular?

El congreso particular de la Congregación se tenía y se tiene cada viernes por la mañana. Están presentes todos los superiores de la Congregación : Prefecto, Secretario, Sub-secretario, Promotor de la fe, Jefes de sección. Cada Oficial informa sobre los temas y problemas seguidos por él y para los cuales es necesaria la decisión de los superiores. Recuerdo como al Cardenal escuchaba con atención nuestros informes, esperaba con mucho respeto nuestro parecer y, si alguien se abstenía, le preguntaba: "¿Pero usted, que piensa? ¿Qué cosa andaría bien?” . Para mí, aquellos viernes a la Congregación por la Doctrina de la Fe han sido una gran escuela de vida, de doctrina y de metodología en el afrontar los problemas. Y el maestro fue principalmente él, ahora Benedicto XVI.

¿Tiene algún otro recuerdo personal particularmente querido del Card. ¿Ratzinger?

Era costumbre que para la fiesta de la Congregación para la Doctrina de la Fe , el 30 de abril, fiesta de San Pío V fundador del Santo Oficio, en la solemne Misa presidida por el cardenal, la homilía la hacía el oficial más joven. En el 1988 me tocó a mí. Al final, se acercó para decirme palabras sinceras y discretas de agradecimiento.

No puedo olvidar luego un gesto suyo de particular delicadeza y cariño: vino a asistir a la defensa de mi tesis de Doctorado al "SanAnselmo" . Se trataba de una tesis de liturgia sobre Santos y santidad después del concilio Vaticano II , un estudio sobre las oraciones propias de los nuevos beatos y santos. Luego, le pregunté si quería escribir algunas palabras de presentación para la publicación del libro. Escribió de su puño, en alemán, dos espesas páginas de reflexiones densas de cultura y tensión de fe: Il culto liturgico dei Santi .

¿Y luego, después de haber dejado el Vaticano, ha mantenido los contactos con el cardenal Ratzinger?

De vez en cuando pasaba a saludar a los superiores y los colegas. Al Cardenal lo he encontrado unas cuatro o cinco veces. Se interesaba de lo que hacía y, inevitablemente, me preguntaba: "¿Continua todavía a estudiar"? .

¿Tiene que un mensaje que dar para entender y amar al nuevo Papa?

Me parece que todos los comentarios, las emociones y las esperanzas se tengan que unir en la oración que los Orionitas recitamos cada semana por el Papa: "Tú nos lo has dado padre y maestro, concédenos Señor, la constancia de profesarle siempre toda nuestra docilidad y todo nuestro amor."

 

BENTO XVI VISTO DE PERTO

 

Entrevista com Pe. Flávio Peloso, superior geral dos Orionitas,

durante cinco anos colaborador do Card. Ratzinger na Congregação para a Doutrina da Fé

 

 

Como foi acolhida pelos Orionitas e pelo Sr. a notícia da eleição do Papa Bento XVI, o Cardeal José Ratzinger.

Foi uma grande emoção para todos nós Orionitas. A Pequena Obra da Divina Providência se une com devoção de fé e de afeto ao novo Papa, Bento XVI. Pessoalmente não posso esquecer que o anúncio da eleição do novo Papa chegou durante uma reunião, enquanto estávamos programando, com o produtor Ferdinando Pinto e outros colaboradores, a “ Festa do Papa ” que a Família orionita está organizando em Roma para os dias 28 e 29 de junho próximo. Estamos preparando uma manifestação-espetáculo na Sala Paulo VI, um evento de grande repercussão na mídia e depois a participação na celebração papal.

Esperava essa eleição?

Pela sua capacidade e valor não tinha dúvidas, mas os 78 anos de idade – completados no 16 de abril, como eu – poderiam representar alguma dificuldade para os Cardeais eleitores. Ele é o melhor continuador, em perfeita simbiose, da missão de João Paulo II do qual foi estreito e fiel colaborador desde 1981.

Por que Ratzinger escolheu o nome de Bento?

Já foram dadas várias motivações e interpretações. Penso que deverá ser Ele mesmo quem deve explicar as razões do nome escolhido. Mais do que por motivações históricas ou ideais, creio que tenha escolhido esse nome porque sente-se “ abençoado ” pelo Senhor. É bem conhecido que a inspiração teológica e espiritual do novo Papa deriva sobretudo de Santo Agostinho, o doutor da Graça. De Bento XVI teremos um forte testemunho sobre a consciência da Graça divina e da humildade humana que devem animar o cristão. O seu nome já indica isso.

Papa Ratzinger conhece a Congregação de Dom Orione?

Penso que a conheça discretamente e admire São Luís Orione também pelo seu papel nos eventos eclesiais. Recordo que apreciou o livro “ Dom Orione nos anos do modernismo ” pelo equilíbrio que o nosso Santo demonstrava entre a firmeza pontifícia e a caridade para quem estava em dificuldade com a Igreja. O primeiro verdadeiro contato com a Congregação orionita o Cardeal Ratzinger teve durante uma visita ao Centro para órfãos e deficientes de Roma – Monte Mário, por ocasião da festa de Dom Orione, no dia 12 de março de 1987. Daquele lugar propagou a mensagem e o desafio da civilização contidos na Instrução “ Donum vitae” sobre o respeito à vida, por ele assinada poucos dias antes. Recordo bem aquela Missa, com o presbitério rodeado de cadeiras de roda e de jornalistas que vieram para aquela ocasião. Eu dizia a mim mesmo: Essa é a obra de Dom Orione, dar essência de caridade à verdade anunciada pelo Papa e pelos Pastores da Igreja. Um posterior elemento de contato com a família Orionita foi o fato que dois Orionitas, primeiro eu e depois Pe. Alessandro Belano (por um ano também Ir. Araceli Zukowsky), fomos seus colaboradores na Congregação para a Doutrina da Fé, da qual era Prefeito.

Por quanto tempo o Sr. colaborou com o Cardeal Ratzinger?

Pouco mais de cinco anos, precisamente de março de 1987 até maio de 1992, quando fui eleito conselheiro geral da minha Congregação. Foi um tempo precioso, uma graça de Deus, uma vida de estudo mas também de relacionamentos muito interessantes, uma janela privilegiada para conhecer a vida da Igreja. Era um dos Oficiais da “seção doutrinal”.

Então o Sr. teve a possibilidade de conhecer bem o novo Papa. O que se recorda dele? Quais aspectos da sua pessoa recorda de modo particular?

Dom Orione nos ensinou a ver no Papa o “doce Cristo na terra” e isso nos basta. Devo dizer que pude apreciar o caráter também humano de “ docilidade” do novo Papa durante o período no qual estive mais próximo dele. Eu o conheci e o admirava como uma pessoa dócil, discreta com momentos de timidez, equilibrado, positivo em função da fé e não só por sentimento. Na fala improvisada da primeira aparição na sacada da Basílica de São Pedro, logo depois da eleição, definiu-se como “ simples e humilde trabalhador da vinha do Senhor”. Quem não o conhece, poderia pensar que são palavras de humildade... de circunstancia. Mas é a fotografia exata desse homem. Tinha, e creio que conservará, a psicologia e a espiritualidade do “trabalhador”, de quem tem senso do dever assumido. Como tantos trabalhadores, também Ratzinger também era um trabalhador que ia a pé, saindo do seu apartamento na Piazza delle Mura Leonine 1, onde modestamente vivia com a irmã, e se dirigindo ao Palácio do Sant'Uffizio. Indo e voltando por 24 anos, assim, desde 1981.

Pelo seu conhecimento, quais serão as características do pontificado de Bento XVI? Alguns temem involuções tradicionalistas.

Bento XVI será uma providencial e bela surpresa, porque tem uma fé baseada numa inteligência ímpar associada a uma simplicidade que encanta. É um homem livre, justamente porque tem uma grande inteligência e uma grande fé, e é autenticamente um “ cooperador da verdade”, como se pode ler no seu brasão , e “ um humilde trabalhador”, segundo as suas primeiras palavras como Papa. Prestará um grande serviço à Igreja e à toda a humanidade. A verdade é sempre progressiva e sempre referente à comunhão no seu construir-se na história, mas tem necessidade também de grande liberdade. Papa Bento XVI é excelente promotor da verdade e da liberdade.

No cenário mundial, para o progresso dos povos, que contribuições específicas poderia dar?

Faz tempo que o novo Papa está empenhado em despertar as consciências do sono das ideologias e costumes violentos da cultura ocidental dominante. E faz isso com argumentos da razão e da fé, de modo simples, imediatamente compreensíveis para todos. Se João Paulo II contribui para a queda do muro comunista no Oriente, Bento XVI, durante o tempo que a Providência lhe concederá, certamente contribuirá para desmantelar as estruturas de pecado do Ocidente.

Ratzinger é um “ trabalhador” e justamente porque “ dependente” de Cristo e da verdade é uma pessoa demitizada de si mesmo e demitizadora de ídolos, de lugares comuns, de costumes culturais, históricos e também eclesiais não autênticos. É um profeta lúcido e simples, tímido por natureza mas inatacável na sua serenidade justamente pela sua espiritualidade de “ trabalhador dependente”: não afirma a si mesmo, não defende a si mesmo. Todos notaram esse seu modo de ser ao ver o modo com que desempenhava a sua função eclesial. Certamente agora esse seu jeito de ser e de agir aparecerão também quando afrontará, como Papa, os grandes problemas e desafios do mundo. A humanidade terá na sua pessoa um intérprete seguro e um promotor tenaz do seu verdadeiro bem.

E com os jovens, conseguirá ter aquele jeito especial ao qual éramos acostumados com João Paulo II?

Penso que sim por duas razões. A primeira é que os jovens do Papa – os assim chamados Papa-boys – não podem ser reduzidos, como alguém tentou fazer, a um fenômeno de estádio ou de fanatismo de massa, volúvel e superficial. Eles se entusiasmavam com o Papa porque o Papa os entusiasmava de Cristo e da beleza da vida. E isso o Papa continuará a fazer. A segunda razão é que Bento XVI, justamente pela sua personalidade de pessoa livre e verdadeira, ajudar-lhes-á a dar forma aos seus questionamentos e inquietudes de vida como também às esperanças que vem de Cristo e da Igreja “s emper riformanda ”, como definido por ele mesmo.

Retornemos às recordações pessoais. Com aqueles que trabalhavam no Sant'Uffizio como era?

Não recordo dele nenhuma forma de protagonista auto-centralizador ou exibicionista, nem mesmo com os seus colaboradores subordinados. Recordo que não faltava nunca ao intervalo do café e ao “congresso particular” que tínhamos toda sexta-feira. Tinha prazer em estar conosco, interessava-se, comentava alguns acontecimentos, sorria por alguma amenidade, enriquecia alguma avaliação.

O que é um congresso particular?

O congresso particular da Congregação acontece, e acontece ainda, cada sexta-feira de manhã. Participam todos os superiores da Congregação: Prefeito, Secretário, Sub-Secretário, Promotor da fé, Chefes de Departamento. Cada Oficial fazia um relato dos temas e problemas seguidos por ele, que esperavam por uma decisão dos superiores. Recordo como o Cardeal escutava com atenção os nossos relatórios, esperava com muito respeito o nosso parecer e, se alguém se abstinha, perguntava: “Mas e o Sr., o que pensa a respeito? Como analisa essa questão?”. Para mim, aquelas sextas-feiras na Congregação para a Doutrina da Fé foram uma grande escola de vida, de doutrina e de metodologia para afrontar os problemas. E o mestre era principalmente Ele, agora Bento XVI.

O Sr. tem alguma recordação pessoal e particularmente querida do Card. Ratzinger?

Recordo que para a festa da Congregação para a Doutrina da Fé, no dia 30 de abril, festa de São Pio V, fundador do Sant'Uffizio , durante a Missa solene presidida pelo Cardeal, tinha-se o costume que a homilia fosse feita pelo Oficial mais jovem. Em 1988 tocou a mim. No final, ele se aproximou para dizer-me palavras sinceras e discretas de agradecimento.

Não posso esquecer de um gesto seu de particular delicadeza e afeto: veio assistir a minha defesa de tese de doutorado no “Santo Anselmo”. Tratava-se de uma tese de liturgia sobre Santos e santidade depois do Concílio Vaticano II, um estudo sobre as orações próprias dos novos beatos e santos. Depois, pedi a ele que escrevesse algumas palavras de apresentação para a publicação do livro: su Il culto liturgico dei Santi . Escreveu por seu próprio punho, em alemão, duas abundantes páginas de reflexão densas de cultura e de fé.

  E depois, quando deixou o serviço no Vaticano, manteve ainda contato com o Cardeal Ratzinger?

De tempo em tempo passava per saudar os superiores e os colegas. Com o Cardeal me encontrei ainda umas 4 ou 5 vezes. Interessava-se sempre em saber o que eu estava fazendo e, inevitavelmente, me perguntava: “ E continua ainda a estudar? ”.

O Sr. poderia deixar-nos uma mensagem que nos ajude a entender e amar o novo Papa?

Penso que todos os comentários, as emoções e as esperanças devam se compor na oração que nós Orionitas recitamos a cada semana pelo Papa: “ Tu no-lo deste como nosso Pai e Mestre. Concede-lhe sempre toda a nossa docilidade como discípulos, todo o nosso amor como filhos ”.

 

Lascia un commento
Code Image - Please contact webmaster if you have problems seeing this image code  Refresh Ricarica immagine

Salva il commento