Note biografiche.
Giuseppe Masiero, nato a Milano il 26 febbraio 1931 (la famiglia, a suo dire, era di origine veneta), viene presto a contatto con la Congregazione di Don Orione, quale frequentatore assiduo dell'Oratorio annesso al Piccolo Cottolengo milanese di via Sforza, diretto da don Ignazio Cavarretta.
Il sacerdote, notando nel ragazzo qualità non comuni, inizia un'azione di orientamento verso il sacerdozio e la famiglia religiosa orionina. Dopo un netto rifiuto iniziale che don Masiero amava ripetere (farmi prete? Fossi matto!), il piano riesce assai bene.
Giuseppe che aveva già frequentato due anni di scuola di avviamento industriale, con ottime votazioni, entra nel nostro seminario di Vigevano nel 1944. Egli inoltre amava ricordare come nel periodo oratoriano milanese, pur non potendo parlare di conoscenza di don Orione, ebbe però la grazia di "vederlo", mentre predicava nella chiesa annessa al Piccolo Cottolengo.
Era stata la buona mamma, Giuseppina Casiraghi, a condurre intenzionalmente il piccolo a vedere quel santo sacerdote di cui un giorno sarebbe stato successore. Dopo Vigevano, Giuseppe frequenta il ginnasio a Buccinigo d'Erba e nell'anno 1948/49 compie il suo noviziato a Villa Moffa di Bra, edificando i confratelli e soprattutto il Maestro don Stefani.
Dopo la professione (11 ottobre 1949) compie a Villa Moffa i suoi studi liceali, primeggiando tra i suoi compagni per studio e condotta: era sempre eletto capo classe.
Mite gioviale, aperto è sempre definito nelle diverse relazioni: pio, angelico, generoso, vocazione sicura sono le sue qualifiche.
Compie il suo tirocinio come assistente e insegnante a Campocroce di Mirano, entrando in quel campo apostolico che sarà spesso suo proprio: la formazione.
Frequenta la Teologia alla Gregoriana di Roma, conseguendo la licenza nel 1959. Lo stesso anno, il 30 marzo, è ordinato sacerdote da monsignor Traglia, Vicegerente, in San Marcello al Corso.
Prima tappa apostolica sacerdotale: Botticino di Brescia: prima capo assistente, poi dal 1961 direttore. E' il più giovane direttore della Congregazione.
Stimatissimo in casa e fuori. Ancor oggi tanto ricordato a Brescia. L'ubbidienza e la stima dei superiori lo immettono tosto (1968) nel mondo anglosassone che gli diverrà assai congeniale e caro, al punto che otterrà la cittadinanza bri¬tannica.
Prima opera a Boston, poi in un campo delicatissimo fra la gioventù immigrata in Miami (Florida).
Nel 1971 è trasferito dagli U.S.A. in Inghilterra prima come Maestro dei novizi a Up Holland (Liverpool) ove incontra tanto successo e poi come Delegato regionale a Londra (1973).
Nel capitolo generale del 1981 è eletto consigliere generale, e gli è affidato l'ufficio di assistente alla formazione, oltre che la responsabilità del Movimento Volontarie di Don Orione. Funge anche spesso da Segretario, supplendo il titola-re assente in missioni.
Nel capitolo del 1987 è eletto Direttore Generale. Come il mondo anglosassone aveva messo in rilievo tante sue doti prima meno conosciute, lo stesso, su più vasta scala, avvenne dopo la sua elezione. Il suo breve, ma intenso generalato mise in luce il suo profondo senso di responsabilità che gli cagionò non poche sofferenze sempre nascoste sotto un costante senso di serenità e di affabilità; facile all'approccio, paziente e comprensivo fu veramente fratello e padre di tutti.
Rivelò sempre equilibrio e fermezza anche se prudente e delicata, capacità decisionale pur in casi tutt'altro che facili. Le sue comunicazioni piuttosto sintetiche e laconiche erano però piene di soda dottrina, ortodossia carismatica, intuito che sapeva ben cogliere i segni dei tempi e ciò di cui abbisognavano e desideravano i confratelli.
Aprì alla Congregazione nuovi orizzonti in Oriente (Filippine) e nel mondo dell'Est postcomunista (Romania, Albania, Bielorussia).
Seppe guidare con sicurezza il consiglio generale, pur rispettando competenze e doti dei singoli e lasciando spazio alla loro azione personale. Rivelò grande apertura al laicato, alle sane forme di modernità, frutto anche della sua lunga esperienza nel mondo inglese e americano.
Soprattutto emerse per pietà e spirito di fede che si traduceva in grande attaccamento alla Congregazione e Dio lo colse sulla breccia.