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Messaggi Don Orione
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Nella foto: La Madonnina posta sulla sommità della collina di Monte Mario.
Autore: Giovanni Marchi
Pubblicato in: MESSAGGI DI DON ORIONE, n. 131, anno 42, 2010, p. 5-18.

Roma nel 1944 stava per diventare l’epicentro dello scontro frontale tra le truppe tedesche che occupavano la Città e quelle alleate che vi stavano arrivando. Don Piccinini e gli orionini promossero un voto popolare alla Madonna “Salus populi romani”, poi indirizzato alla Madonna del Divino Amore. Lo scambio degli eserciti, per misericordia di Maria e per l’opera del Papa, avveniva senza che la città santa avesse minimamente a soffrirne.

L’iniziativa degli Amici di Don Orione

La prima iniziativa di un voto solenne alla Madonna, per impetrare la salvezza di Roma e dei suoi abitanti dai pericoli nella seconda grande guerra, fu opera degli Amici di Don Orione, (1) fra i quali c’erano Riccardo Moretti, Ferruccio Lantini, padre Stefano Ignudi, Alfonso Bartoli, Vincenzo Ceresi, Don Brizio Casciola, Leone Castelli, Carmine Caiola, Cesidio Lolli, Don Pirro Scavizzi, Gabrielli, Ferlosio, La Pira, De Leva, Ceccarelli, Matta, ecc., animati dal Direttore Provinciale Don Gaetano Piccinini , (2)preside dell’Istituto San Filippo Neri in via Appia Nuova. Dopo il secondo bombardamento di Roma, il 9 agosto 1943, essi fecero il proposito di fare un voto solenne alla Madonna, (3) ossia di celebrarla degnamente con rinnovato impegno di vita cristiana e con opere di carità e devozione, se Roma fosse stata risparmiata dalla guerra.

Il gruppo Amici di Don Orione si riuniva ogni mese nella chiesa di Santa Caterina in Magnanapoli, messa a disposizione dal vescovo castrense mons. Bartolomasi, e il 12 marzo 1944, dopo la messa celebrata da Don Brizio, mentre in una sala attigua veniva offerto il tradizionale caffè, Lantini parlò di Don Orione, del quale ricorreva il quarto anniversario della morte. A un certo punto chiese la parola il prof. Riccardo Moretti (4) per rilanciare l’idea del voto: ”Sono tanti e tali i guai cui ci dibattiamo, disse, che non v’è che un rimedio: ricorrere alla Madonna, come fece Don Orione nel 1917, quando fece fare un voto al popolo a Tortona.”

Per diffondere in tutta la popolazione questa iniziativa, si ricorse al Sostituto alla Segreteria di Stato, l’allora mons. Montini, poi Papa Paolo VI, che promise di venire il mese seguente a celebrare la messa al raduno degli Amici di Don Orione, come infatti farà: verrà infatti, pronunzierà un discorso incentrato su Don Orione e il coraggio del bene (5) e, dopo la messa, consiglierà, per organizzare il voto popolare alla Madonna di rivolgersi a padre Gilla Gremigni, decano dei parroci e assistente dell’Azione Cattolica. Il Papa Pio XII rivolgerà il 24 aprile una paterna esortazione ai fedeli (6) perché il popolo romano si affidasse a colei che era onorata col titolo di “Salus Populi Romani” e, due giorni dopo, il 24 aprile, un gruppo di Amici, riuniti nella Casa dell’Orfano a via Induno, redigeranno, con esplicito riferimento alle parole del Papa, la seguente lettera.

Roma 26 aprile 1944
Beatissimo Padre.
Con la venerata lettera del 24 aprile al vostro Segretario di Stato, con la quale avete rivolto caldo e paterno invito ai romani perché durante il mese di maggio offrano speciali preghiere alla Santa Vergine per l’incolumità dell’urbe e la pace del mondo, vi siete ancora una volta dimostrato “Defensor Civitatis”.
In fervida e grata corrispondenza all’appello del padre comune, la cittadinanza romana, quando nulla può attendersi dagli uomini, ma tutto a Dio, è mossa da vivo e spontaneo desiderio di implorare, secondo l’antica tradizione, la materna pietà e il potente aiuto della Madonna e quindi intende fare solenne e particolare voto di ricondurre la propria vita a cristiana austerità di costumi e di fondare, in conformità di quelle che saranno, beatissimo Padre, le vostre sante direttive, una concreta opera di bene e di fraterna carità, che resti come perenne e vivente testimonianza della fede, dell’amore e della riconoscenza di tutto il popolo verso la gran Madre di Dio, “Salus Populi Romani”. Su questi nostri propositi, invochiamo, prostrati alla vostra cattedra di verità la vostra paterna benedizione.


Ha ricordato Don Piccinini, che fu l’animatore degli Amici di Don Orione per tanti anni: “A servizio interno della casa c’era una “pedalina” quasi da campo missionario, nell’Istituto San Filippo Neri (7) del quartiere Appio. Era un relitto della nostra Emiliana Editrice di Venezia e funzionava davvero a pedale.
Quella sera stessa si provvide alla composizione e stampa delle prime copie della lettera al Papa, che furono distribuite la mattina appresso ai duemila alunni della Scuola San Filippo, dopo averne loro spiegato il valore impetratorio e impegnativo. Ciascun ragazzo fu incaricato di farla leggere a casa o altrove, e di raccogliere firme. Fu sotto fuoco ininterrottamente per varie settimane, di notte oltre che di giorno per copie e copie: e così la scintilla partita da via Induno divenne fuoco nella parrocchia Ognissanti, e vero incendio nei giorni successivi, ovunque. In poco più di un mese, un computo delle firme raccolte ne indicò in un milione e centomila.”
(8)

Si era alla fine della seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco delle truppe alleate a Nettuno e l’apertura di un nuovo fronte alle porte di Roma, quando all’alba del 24 gennaio 1944 si trasportò a Roma, per la prima volta, la miracolosa immagine della Madonna del Divino Amore in venerazione da secoli a Castel di Leva.
L’immagine, prima esposta nella modesta chiesetta della via omonima, raccolse le preghiere di sempre più numerose schiere di persone. Il 23 febbraio l’immagine della Madonna verrà esposta in venerazione a San Lorenzo in Lucina per continuare a ricevere il filiale omaggio della popolazione. Il 20 maggio la stessa immagine sarà esposta a Sant’Ignazio (9) per dar modo a un maggior numero di persone d’intervenire e di pregare per la salvezza della città.


La liberazione di Roma

Al mattino del 4 giugno le truppe alleate avevano occupato il santuario e la casa della Madonna del Divino Amore. E verso sera, alle 17, nel momento di maggior timore per le sorti della città, il Camerlengo dei Parroci padre Gilla Gremigni leggeva in Sant’ Ignazio la formula della promessa per la salvezza di Roma: (10) 1) di ricondurre la propria vita a cristiana austerità di costumi, 2) di contribuire alla fondazione di un’opera di religione e di carità, in modo che rimanesse nei secoli memoria della pietà riconoscente del popolo romano.
Alle 19 circa le truppe alleate cominciarono a entrare in città, senza trovare la minima resistenza da parte dei tedeschi, che pure si erano preparati a farlo a oltranza. Tutti furono convinti che fosse stata la Madonna del Divino Amore a salvare Roma. Conferma Don Piccinini: ”Lo scambio degli eserciti, per misericordia di Maria e per l’opera del papa avveniva senza che la città santa avesse menomamente a soffrirne. La promessa, pochi giorni appresso, verrà rinnovata con l’intervento del Santo Padre e ripetuta poi in tutte le parrocchie di Roma.” (11)

Il pomeriggio del giorno dopo verso le 17 alla gran folla, che si era radunata spontaneamente in piazza San Pietro, il Papa subito accennò al voto e alla grazia ricevuta dalla Madonna: “Roma, ieri ancora trepidante per la vita dei suoi figli e delle sue figlie, per la sorte di incomparabili tesori di religione e di cultura, con dinnanzi agli occhi lo spettro terrificante della guerra e di inimmaginabili distruzioni, guarda oggi con nuova speranza e con rafforzata fiducia alla salvezza.” (12) E dopo aver elevato espressioni di fede e di adorazione a Dio, si rivolse a venerare “la SS. Madre di Dio e Madre nostra Maria, che al titolo e alle glorie di “Salus Popoli Romani” ha aggiunto una nuova prova della sua benignità materna che rimarrà in perenne memoria negli anni dell’urbe.”

Il giorno 11 giugno il Santo Padre intervenne a Sant’Ignazio a esprimere pubblica riconoscenza alla Madonna del Divino Amore per l’ottenuta salvezza di Roma e a impetrare la pace per l’Italia e il mondo. (13)
Il 12 settembre il quadro della Madonna tornerà trionfalmente, tra il tripudio della folla, al suo Santuario in Castel di Leva.
Il voto, suscitato dagli Amici di Don Orione e rilanciato dagli interventi appassionati di Pio XII, si era ampliato a tutta la Chiesa di Roma e sarà portato a compimento per le opere di carità e di religione in particolare dalla Congregazione di Don Orione e da Don Umberto Terenzi e dalla sua comunità raccolta attorno al Santuario della Madonna del Divino Amore.
Don Piccinini conferma: ”Ora, poiché successivamente il voto del popolo romano era stato diretto verso il Santuario della Madonna del Divino Amore in Castel di Leva, la Divina Provvidenza corrispondeva all’impegno degli Amici, ponendo in loro mano un’opera già in cammino, in Monte Mario, ove tanto e tanto però rimaneva da fare.” (14)


La statua della Madonna su Monte Mario

Si cominciò da parte dei Figli della Divina Provvidenza con una grande opera benefica per le vittime della guerra più innocenti e indifese, ossia con l’apertura di una prima grande casa per bambini orfani, seguita da un’altra per mutilatini, alla Camilluccia, su Monte Mario, negli edifici della ex Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.). Ricorda sempre Don Piccinini: “Nuovi posti, nuovi piccoli… da 70 a 100 a 150… e altri più. Un bel drappello ci pregò che li prendessimo mons. Baldelli; un altro il vescovo mons. Filippo Maria Cipriani, che li trasferiva da Gubbio, altri arrivavano isolati.” (15)
La permanenza degli orfani e dei mutilatini in quegli edifici, restaurati e adattati, non fu facile, né fu pacifico il possesso dell’area verde circostante, con prati e alberi sulla collina, ma le preghiere degli innocenti che vi erano accolti, l’impegno di Don Piccinini, dei sacerdoti e degli Amici di Don Orione riuscirono a risolvere man mano tutte le questioni di sistemazione e di proprietà.
Si pensò allora di porre un segno tangibile, una grande statua della Madonna, su quel colle, impareggiabile belvedere sulla città di Roma. E lo scultore Arrigo Minerbi (16) in gratitudine per la salvezza che gli era stata offerta in Roma negli anni della persecuzione contro gli ebrei, promise: “Datemi del rame e ve la farò io la statua”. Nacque fra gli Amici una nobile gara per cercare il rame occorrente e si fece ricorso per stimolare le offerte alla lettera che Don Orione aveva scritto nel 1930 per la questua delle pentole rotte per la statua della Madonna della Guardia sul santuario di Tortona. Nell’attesa, si pensò di mettere sulla torretta una statua provvisoria di tre metri e ciò avvenne il 31 luglio 1950.

Sempre Don Piccinini ha raccontato la storia affascinante, che ha del miracoloso, della costruzione della statua, del suo trasporto da Milano a Roma, della ricerca della ditta che avrebbe dovuto innalzarla a tanta altezza, di tutte le difficoltà burocratiche e politiche superate, che si possono rileggere nel volume già citato, Roma tenne il respiro.
“Tutto era pronto e la Madonna avrebbe potuto affacciarsi benedicente l’8 dicembre 1952, ma vennero le difficoltà della coda, come sempre la più dura a scorticarsi. Si dovette avere pazienza per tutto dicembre 1952 e gennaio, febbraio e marzo 1953! E fu proprio disposizione di Dio perché quella statua votiva degli Amici si elevasse nel cielo di Roma proprio alla gloria del sabato santo, quando nei templi l’inno dell’Alleluia sarebbe risuonato con le parole date in tema all’artista: “Quæ sursum sunt querite… Quæ sursum sunt sapite, non quæ super terram. Cercate le cose che sono in alto… cercate quelle che valgono e non quelle che sono sulla terra.”
Ed era pur l’ora del meridiano saluto degli angeli alla loro sovrana, ormai troneggiante sul più alto colle di Roma: “Regina Cœli lætare, alleluia – Rallegrati Regina del Cielo, alleluia.” (17)

La statua della "Madonnina" fece il suo ingresso al Centro Don Orione di Monte Mario, in Via della Camilluccia 8, su due camion, subito circondata dall'entusiasmo e dalle preghiere degli Orfani e Mutilatini, dei religiosi e della gente accorsa. E' opera dello scultore Arrigo Minerbi, realizzata in una fonderia di Milano. Lo scultore ebreo, nascosto presso le case orionine durante la persecuzione nazista, affermò di aver tratto le sembianze della Vergine dal volto di Gesù della Sindone, perché "il figlio matrizza". L'immagine è alta 9 metri, pesa 35 quintali ed è tutta in rame, eccetto la faccia e le braccia in bronzo.
La statua è diventata con gli anni un punto di riferimento della città, ripresa e rilanciata in televisione tante volte in occasione di partite di calcio e delle gare di atletica allo stadio Olimpico, una visione d’oro nell’orizzonte romano, segno di speranza e di unione fra la terra e il cielo, fra la città degli uomini e la città di Dio. Dal 5 aprile 1953, giorno di Pasqua, toltole il velo che la ricopriva, la statua della Madonna cominciò a risplendere dall'alto della collina di Monte Mario benedicente sulla città di Roma.

 

 

 

La "Madonnina" che s’innalza su Monte Mario fu il primo compimento "religioso" del voto dei fedeli romani. Come adempimento "caritativo" fu realizzato dai figli di Don Orione avviando il Centro di Via della Camilluccia, su invito del Vicariato di Roma, per tanti orfani di guerra e fanciulli mutilati, dolorosa e vivente immagine delle atrocità del conflitto.

Il colle di Monte Mario a fine anni '50.

 



NOTE_________________________________________________________________________

1. Il 10 dicembre 1940 con una solenne riunione all’Istituto S. Filippo Neri, fu costituito il gruppo romano “Amici di Don Orione” Archivio Don Orione (ADO).
2. Don Gaetano Piccinini (1904 - 1972). Fu Direttore e Preside in diversi Istituti orionini. ADO Fondo Piccinini.
3. Il voto fu la risposta all’invito del Santo Padre Pio XII, di offrire speciali preghiere alla Santa Vergine per l’incolumità di Roma e la pace del mondo. ADO, Fondo Piccinini.
4. Riccardo Moretti La Piccola Opera della Divina Provvidenza, 1961, n.12, pp.115-118.
5. Card. Giovanbattista Montini “La c’è la Provvidenza!" Nove discorsi del Card. Montini agli Amici di Don Orione, Edizioni Don Orione, Milano 1964, p.9.
6. L’Osservatore Romano, “Il Sommo Pontefice indice speciali supplicazioni durante il mese di Maggio per la pace del mondo. Particolare invito ai Romani a pregare per l’incolumità dell’Urbe”, 24-25 aprile 1944.
7. L’Istituto fu costruito nel 1936 ed inaugurato nel 1938.
8. Cfr Roma tenne il respiro, Roma, 1953, p. 121 – 122.
9. L’Osservatore Romano, “Solenne esposizione della Madonna del Divino Amore. Le circostanze della guerra impediscono quest’anno i pellegrinaggi al Santuario del Divino Amore. La prodigiosa Immagine della Madonna, già trasportata da Castel di Leva a Roma, nella piccola chiesa presso piazza Borghese, è stata esposta alla venerazione dei fedeli nella chiesa di Sant'Ignazio, dove resterà fino al 4 giugno, in occasione dell’annuale festa che si celebra, tradizionalmente, il giorno di Pentecoste”, 22-23 maggio 1944, p.2.
10. L’Osservatore Romano, “S. Ignazio in onore della Madonna del Divino Amore” 4 giugno 1944, p.4,
11. Roma tenne il respiro, Roma, 1953, p. 150.
12. L’Osservatore Romano, “La incolumità di Roma attuata secondo i voti del Santo Padre. La riconoscenza del popolo di Roma al Defensor Civitatis.” 13. L’Osservatore Romano, “Il Sommo Pontefice si reca in Sant’Ignazio a venerare la Madonna del Divino Amore e presiedendo devote supplicazioni in ringraziamento per l’ottenuta incolumità di Roma e per implorare la Clemenza del Signore sulle presenti necessità esorta il diletto popolo agli indispensabili salutari ritorni alla legge di Dio”.
14. Gaetano Piccinini, Una luce a Monte Mario, Roma, 1994, p. 27. 15. Ivi, p. 198.
16. Un grande scultore del Novecento: Arrigo Minerbi, “Messaggi di Don Orione” 2001, n.106, p.33- 56.
17. Cfr Roma tenne il respiro, Roma, 1953, p.348.

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