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Messaggi Don Orione
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Autore: DOCUMENTI

Testi e documenti relativi all'opera di soccorso di Don Orione dopo il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915.

 

IL BEATO LUIGI ORIONE BENEFATTORE INSIGNE DELLA MARSICA

 


Giovanni Paolo II ad Avezzano il 24 marzo 1984

Il Papa, durante la visita ad Avezzano, ha ricordato gli eroismi di carità di Don Orione. Giustamente i Comuni della Marsica hanno poi deciso di tributargli il titolo di “Benefattore insigne della Marsica”.

[...] Il pensiero va ad una delle figure più luminose che restano nella vostra memoria dai tempi del terremoto di 70 anni fa: il Beato Luigi Orione. Questo umile e povero prete, intrepido ed instancabile, divenne per voi testimonianza viva dell'amore che Dio ha nei vostri confronti.
Questo modello di santo dei poveri non è il solo a chinarsi sulle membra doloranti dell'umanità. Egli entra a far parte della lunga schiera di testimoni che con la loro condotta hanno manifestato qualcosa di più che una solidarietà semplicemente umana, addolcendo il sudore amaro della vostra fronte con parole e fatti di liberazione, di redenzione, e quindi di sicura speranza.Questa mia visita coincide con il 70° anniversario del funesto terremoto del 13 gennaio 1915, che costò all'intera Marsica 30.000 morti, dei quali poco meno di diecimila in questa città. Da quella dura prova, che vide sulle rovine fumanti e tra le vittime doloranti l'eroica figura di Don Orione, il forte, paziente, laborioso e fiero popolo marsicano ha saputo risollevarsi. [...]

 

 

 

 

Il cestino di robiola da Carsoli

(43, 55)
Carsoli ebbe meno danni e meno vittime di altri paesi della Marsica. Ma la solidarietà mosse a gesti di generosità. Un biglietto di Don Orione ne è testimone.

17 febbraio 1915
Al Molto Rev.do D. Proino Arc. Arcangeli, Vicario Foraneo Carsoli Con molti ringraziamenti, restituire il cestino di robiola portato jeri in dono alle cucine economiche.
Don Luigi Orione

 

 

 

 

 

 

L’AUTO DEL RE SEQUESTRATA DA DON ORIONE


L'episodio è raccontato da Ignazio SILONE nelle memorabili pagini di "Incontro con uno strano prete" del suo libro autobiografico "Uscita di sicurezza".

Davanti al Direttore del collegio di Roma da cui Secondo Tranquilli veniva espulso.


“Ti piace andare da don Orione?” mi chiese. “Hai mai sentito parlare di lui?”
“Oh, sì”, gridai entusiasta.
Per spiegare la mia contentezza devo raccontare un episodio dell’anno precedente. Si era appena a pochi giorni dopo il terremoto. La maggior parte dei morti giacevano ancora sotto le macerie. I soccorsi stentavano a mettersi in opera. Gli atterriti superstiti vivevano nelle vicinanze delle case distrutte, in rifugi provvisori. Si era in pieno inverno, quell’anno particolarmente rigido. Nuove scosse di terremoto e burrasche di neve ci minacciavano. (…)

Una di quelle mattine grigie e gelide, dopo una notte insonne, assistei ad una scena assai strana. Un piccolo prete sporco e malandato con la barba di una decina di giorni, si aggirava tra le macerie attorniato da una schiera di bambini e ragazzi rimasti senza famiglia. Invano il piccolo prete chiedeva se vi fosse un qualsiasi mezzo di trasporto per portare quei ragazzi a Roma. La ferrovia era stata interrotta dal terremoto, altri veicoli non vi erano per un viaggio così lungo. In quel mentre arrivarono e si fermarono cinque o sei automobili. Era il re, col suo seguito, che visitava i comuni devastati.
Appena gli illustri personaggi scesero dalle loro macchine e si allontanarono, il piccolo prete, senza chiedere il permesso, cominciò a caricare sopra una di esse i bambini da lui raccolti. Ma, come era prevedibile, i carabinieri rimasti a custodire le macchine, vi si opposero; e poiché il prete insisteva, ne nacque una vivace colluttazione, al punto da richiamare l’attenzione dello stesso sovrano. Affatto intimidito, il prete si fece allora avanti, e col cappello in mano, chiese al re di lasciargli per un po’ di tempo la libera disposizione di una di quelle macchine, in modo da poter trasportare gli orfani a Roma, o almeno alla stazione più prossima ancora in attività. Date le circostanze, il re non poteva non acconsentire.
Assieme ad altri, anch’io osservai, con sorpresa e ammirazione, tutta la scena. Appena il piccolo prete col suo carico di ragazzi si fu allontanato, chiesi attorno a me: “Chi è quell’uomo straordinario?”
Una vecchia che gli aveva affidato il suo nipotino, mi rispose: “Un certo don Orione, un prete piuttosto strano”.

Ecco perché, un anno dopo, quando il direttore del collegio, nel quale, a causa dello scandalo dato, non potevo più restare, mi disse che don Orione era disposto a prendermi in uno dei suoi istituti, ne fui assai contento.


Un telegramma per legalizzare l’appropriazione dell’auto del Re

Ricercando negli archivi del Ministero degli Interni è stato trovato il telegramma – datato 23 gennaio 1915 (doc. 3120) - che legalizza il dono dell’autoveicolo… che era stato requisito durante la visita del Re ai terremotati.

“SR – Avezzano – 660 0 23 13.35 – MR INT UFF TERR RM
Assicuro aver messo a disposizione Don Orione un camion per raccogliere orfani patronato Regina Elena. PR Commiss Palliccia”.

 

 

 

 

 

 

Don Orione scrive a Don Piccinini e a tutti i preti e suore orionini della Marsica


Alcuni orfani del terremoto del 1915 decisero di entrare nella Congregazione di Don Orione; altri si unirono nei tempi successivi. Una trentina in tutto. Don Orione li aveva particolarmente a cuore perché figli, e perché figli delle pietre del terremoto. Qui scrive a Don Gaetano Piccinini.

Tortona, il 30 sett. 1920
Caro don Piccinini,
sono contento della tua lettera, e più del trionfo della Madonna di Pietracquaria, ai cui piedi anch'io sono andato un giorno con una schiera di orfani, e pure con il vostro parroco don Giovanni. Tu la pregherai per me. (…) Oh io vorrei che foste santi, ma santi marsicani! più che abruzzesi, vorrei che fossero marsicani, ma anche gli abruzzesi, s'intende. Ti aspetto presto!
Quanto a te, caro mio Piccinini - che mi sei - per tanti santi motivi - doppiamente caro, - se pure ci può esser nel cuore di un padre più o meno amore in Gesù Cristo per le anime e per il bene dei suoi figli, io ti pongo le mani sul capo e particolarmente ti benedico in Gesù Cristo, vita nostra inseparabile. Cresci distaccato da ogni sentimento di te stesso e di vanità, e sii di un solo pensiero e di un solo affetto col padre dell'anima tua, e cresci degno di Dio, per la sua Chiesa!
La Divina Provvidenza mi pare abbia speciali disegni su di voi Abruzzesi e Marsicani: la vostra terra fu sempre una terra di forti, e di santi sopra tutto! Preparatevi per l'ora di Dio!
Ma il vostro e mio amore per quella nostra cara terra d'Abruzzo non sia umano, ma spirituale. Già un Arcivescovo dall'Abruzzo ci ha chiamati, è segno che Dio ci chiama.
Noi andiamo ove i Vescovi ci desiderano e ci chiamano. E le pietre sarete voi, usciti ed estratti dalle macerie e dalle pietre, o cari miei Abruzzesi, pietre spirituali di Cristo, del quale Paolo ha detto che è la pietra per eccellenza: petra autem erat Christus! (26, 140)

 

 

 

 

 

 

L’ADDIO DI DON ORIONE ALLA MARSICA DOPO IL TERREMOTO


Don Orione partì da Avezzano senza addii pubblici. Uno degli orfani gli scrisse per ringraziarlo. Don Orione prende la penna e il cuore in mano e gli risponde. (50, 300)

Tortona, il 6 Maggio 1915
Caro Lorenzo (De Renzi),
Ricevo la tua lettera, che mi hai voluto scrivere a nome anche dei tuoi compagni, tutta piena di dolore e di affetto riconoscente. Rispondo dunque a te, o caro mio Lorenzo, che sei anche il più alto, ma intendo parlare anche pure a tutti gli altri orfani.
Miei cari figlioli, - lasciate, o giovani, che ancora e sempre possa chiamarvi con questo nome, come vi ho sempre chiamati, io vi ringrazio tutti della vostra bella lettera, che mi ha veramente commosso specialmente per i sentimenti di cristiana e civile educazione in essa espressi.
Io la conserverò la vostra lettera, come grato ricordo del nobile cuore dei miei cari orfani abruzzesi.
Non restate offesi, perché sono partito senza salutarvi. Oh voi che mi conoscete, avrete ben capito che avrei ben voluto e parlarvi prima, e salutarvi tutti ad uno ad uno. Ma io dovevo fare così, anche perché era difficile che non mi fossi poi commosso, e allora sarebbe cresciuta la vostra pena, e il dolore del nostro distacco.
Vi dirò che, quantunque sia partito di nascosto, nel lasciarvi ci ho sofferto molto, ed ho anche pianto lungamente, pensando che abbandonava degli orfani, e pensando al vostro avvenire.
Ma mi sono confortato, pregando per tutti e per ciascuno di voi, come per dei fratelli, perché molto vi amo in Gesù Cristo, nel cui nome sono venuto a voi, nel dolore della vostra Marsica. E partendo vi ho posti tutti, e ad uno ad uno, nelle mani della Madonna SS. di Pietra Acquaria, e confido che vi saprete sempre diportare così da giovani onesti e cristiani, che giammai la SS. Vergine abbia da dovervi lasciare cadere dalle sue mani di madre.
Questo vi raccomando: e M mantenete il cuore puro, e la virtù, e la pratica della vita cristiana: mantenete fede alla nostra santa religione, e crescete giovani educati, onesti e laboriosi cittadini, secondo tutti quegli avvertimenti e quella educazione che tutti vi abbiamo sempre data, e sarete un giorno contenti, e sarete abruzzesi onorati e stimati da tutta l’Italia, e benedetti da Dio!
Io ad Avezzano non posso ritornare, dati i miei impegni; ma anche di lontano vi seguirò con affetto, e sarò felice ogni qualvolta mi sarà dato fare ancora qualche cosa per voi, o cari miei orfani!
Venerdì passato sono stato a Milano, ad una riunione che si tenne in quel municipio del dal Comitato Lombardo, e, ajutandomi Iddio, ho potuto far portare da 100 mila a L. 180 mila la somma che spenderà quel Comitato per farvi il vostro Orfanotrofio ad Avezzano.Questo fu l’ultimo atto che ho potuto fare per voi tutti, e per gli orfani che verranno posti ad Avezzano, dopo che voi già sarete grandi e uomini. E ringrazio Iddio di avermi così ajutato per gli orfani della Marsica, come di una grazia che egli avesse fatta a me personalmente.
Statene Del resto statene pur sicuri: io vi ricorderò sempre, o miei cari figlioli, e vi porterò nel mio cuore di sacerdote, come se foste veri miei fratelli.

Se qualcuno di voi, in qualche momento della vita, crederà che io lo possa ajutare, - mi scriva, che farò tutto quello che potrò. E questo dico anche per quelli di voi che fossero venuti dopo la mia partenza.
Anche qui ho degli orfani della Marsica, e, quando io li vedo, penso a voi altri, e mi pare di vedere tutti voi, o cari figlioli! Altri quindici orfani mi verranno da Castel Gandolfo, e allora mi parrà proprio di trovarmi ad Avezzano. Coraggio, o cari giovani! vi sia questa lettera di qualche conforto!
Dopo di noi verranno altri; rispettateli, e amateli, e ubbiditeli, come avete fatto con noi.

Vi ringrazio particolarmente delle buone e gradite notizie che mi avete mandato del sig.r Maestro Gino: siate a lui sempre grati del bene che vi fa, e vogliategli bene come avete fatto con me, e ditegli che gli scriverò; ma che, intanto, lo ringrazio di quella benevolenza che sempre mi ha dimostrata, e di ogni sua attenzione e ajuto.
Dio lo ricompensi e lo benedica di tutto!
Ogni buona notizia che egli crederà di mandarmi di voi, sarà una vera consolazione per me.

Rispettate, o cari giovani, le suore, e ubbiditele, - e siate sempre Loro grati dei sacrificî che fanno per voi altri, e del loro lavoro per voi. Anche alle buone suore mando i miei rispettabili saluti, e mi raccomando alle loro preghiere. Quando verrà il sig.r parroco, riveritemelo pure tanto; e così fate col sig.r delegato Fusco, che fu sempre di tanto ajuto per gli orfani, e vi vuole bene.

E ora addio, o miei cari figlioli!
Il Signore sia sempre con noi, e allieti la vostra gioventù e sia meno triste il pensiero della vostra vita, o cari miei orfani! Io vi benedico tutti con amore come di padre in Gesù Cristo, e pregherò sempre Iddio per voi.
State attaccati alla religione, e siate divoti della SS. Vergine, e vivete onesti e laboriosi: ecco il ricordo che vi lascio, e Dio vi darà del bene.
E pregate per me che sono sempre il vostro aff.mo Don Orione

 

 

 

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