Il libro 'Anche voi berrete il mio calice' che abbiamo fra le mani è frutto di una seria ricerca sulle fonti testimoniali e documentali. L'esposizione delle vicende e dei tratti spirituali dei due santi protagonisti è fatta con scrittura sobria e vivace, sostanziosa di dati e di pensiero, narrativamente avvincente. E' un libro che certamente farà un gran bene. ( Vicente Cárcel Ortí)
PRESENTAZIONE
di Vicente Cárcel Ortí
Padre Ricardo Gil Barcelón e il postulante Antonio Arrué Peiró sono due figure commoventi per la loro fedeltà umile e tenace in mezzo ai più poveri dei sobborghi di Valencia. Apersero una tenda della carità in Spagna proprio agli inizi dei disordini sociali, negli anni 1931-1936. Quell'ostello, ricavato da due appartamenti contigui in un condomino popolare, aveva la porta sempre aperta, a motivo della carità, che “non serra porte”, e della povertà, per cui non c'era niente da rubare.
Il libro che abbiamo fra le mani è frutto di una seria ricerca sulle fonti testimoniali e documentali. L'esposizione delle vicende e dei tratti spirituali dei due santi protagonisti è fatta con scrittura sobria e vivace, sostanziosa di dati e di pensiero, narrativamente avvincente. E' un libro che certamente farà un gran bene. ( Vicente Cárcel Ortí)
Ho dedicato lunghi e dettagliati studi agli avvenimenti della persecuzione religiosa in Spagna durante il periodo 1931-1939, pubblicando sull'argomento numerosi libri. Sono convinto che è un servizio alla Chiesa di oggi e alla sua formazione spirituale e pastorale mettere in luce le vicende della Chiesa martire e di tanti martiri, figure eccelse in un firmamento di tante stelle.
Prima di conoscere i due martiri orionini, ho conosciuto la passione con cui Don Orione ha seguito gli eventi della Spagna e, soprattutto, sono rimasto impressionato da un documento del 1939 di questo santo sacerdote italiano. Appena il postulatore, Don Flavio Peloso, me l'ha fatto conoscere ho voluto scriverne un articolo per L'Osservatore Romano (14.2.2000, p.6)
Don Orione era in Argentina (1934-1937) durante la persecuzione religiosa in Spagna. Seguì, sempre molto informato, l'evolversi della bufera che sconquassava il popolo spagnolo e trepidava per due suoi figli: Padre Ricardo Gil Barcelón e l'aspirante Antonio Arrué Peiró che si trovavano a Valencia, in quella che fu la prima tenda della congregazione in Spagna . Progettò diverse iniziative di ricostruzione civile e morale. Nel 1939, a pochi giorni dalla conclusione della guerra civile, con gesto autorevole e sorprendente, scrisse al Segretario di Stato Vaticano e propose al Pontefice l'istituzione di una festa “ rivolta a celebrare in blocco la fede, le virtù cristiane, l'eroismo di tutte le vittime massacrate in quasi tre anni di guerra in odio a Gesù Cristo e alla sua Chiesa”. Tale festa, aggiunge Don Orione: “ gioverebbe non solo a far scomparire le funeste divisioni e a cementare nella fede e Carità, che sempre unificano e affratellano in Cristo, non solo a dare il debito onore a tanti prodi… ma ancora varrebbe a tener deste nello Spirito di quel popolo tante belle, sante e grandi memorie”.
Ci sono voluti oltre cinquant'anni perché iniziassero le beatificazioni e canonizzazioni dei martiri che avevano il processo canonico approvato dalla Santa Sede. Esse iniziarono nel 1987, per decisione personale del Santo Padre Giovanni Paolo II, quando queste beatificazioni non potevano creare fraintendimenti di tipo politico.
Tra le centinaia di martiri spagnoli che attendono la proclamazione pontificia della loro santità, perché l' “iter processuale” è stato concluso, ci sono anche gli Orionini Padre Ricardo Gil Barcelón e il postulante Antonio Arrué Peiró . Sono due figure commoventi per la loro fedeltà umile e tenace di presenza in mezzo ai più poveri dei sobborghi di Valencia.
Padre Riccardo Gil era nativo della verde valle sui cui si erge il borgo di Torrijas (Teruel). Personalità vivace e molto dotata, a venti anni, terminati gli studi magistrali fu soldato nelle Filippine. Dopo i 4 anni di servizio militare entrò in seminario a Manila e fu ordinato sacerdote nel 1904. La sua vita fu molto avventurosa per scelta e per le vicende accadute. Fu soldato, musico, uomo molto colto, pellegrino, inclinato alla vita contemplativa e dedito alla carità verso i poveri. Nel 1910, incontrò Don Orione a Roma e ne divenne discepolo fedele, tenacemente saldo nella fiducia nella Divina Provvidenza. Don Orione lo inviò ad aprire una “tenda della carità” in Spagna proprio agli inizi dei disordini sociali in Spagna, negli anni 1931-1936. Aperse un ostello per i poveri, offrendo e condividendo tutto quello che poteva: il tetto, il pane, financo i suoi vestiti e il suo letto. Quell'ostello, ricavato da due appartamenti contigui in un condomino popolare, aveva la porta sempre aperta, a motivo della carità, che “non serra porte”, e della povertà, per cui non c'era niente da rubare. Nell'estate del 1936, la furia persecutoria si scatenò con particolare ferocia e programmata efficacia. Padre Ricardo, pur difeso dai popolani che lo conoscevano, fu arrestato e invitato a rinnegare la sua fede in cambio della vita. “Non voglio bestemmiare”, rispose, e morì gridando: “Viva Cristo Re!”. Era il 3 agosto 1936.
Ad assistere alla scena dell'uccisione di Padre Riccardo c'era anche il giovane postulante orionino Antonio Arrué, nativo di Calatayud (Saragozza). Al vedere il Padre Ricardo cadere sotto la scarica dei fucili, Antonio gli balzò accanto per sorreggerlo. Una guardia gli fracassò il cranio con il calcio del fucile. Aveva 28 anni. In gioventù, gli morirono successivamente madre, padre e una sorella. Gli altri lo abbandonarono in una desolazione terribile. Arrivato a Valencia, nel 1931, iincontrò il Padre Riccardo Gil. Non lo lasciò più. Era un giovane serio, pio, di sacrificio e lavoratore, di poche parole. Padre Gil lo presentò a Don Orione: “ Vorrei condurlo più tardi a Tortona, poiché vuol essere della Piccola Opera Divina Provvidenza. Sono persuaso della di lui vocazione, e spero che faccia una buona riuscita ”. Insieme, invece, entrarono in Paradiso per la porta gloriosa del martirio.
Padre Ricardo e Antonio sono due testimoni della fede inseriti nel corteo dei martiri cristiani della Chiesa spagnola, protagonista di una delle testimonianze più eroiche e compatte della storia. Né Padre Ricardo, né Antonio, e nessuno delle altre migliaia di martiri durante la guerra civile del 1931-1939, fece guerra a nessuno: furono vittime innocenti, fedeli a Cristo. Così li riconosce la Chiesa nel beatificarli.
Il libro che abbiamo fra le mani è frutto di una seria ricerca storica sulle fonti dell'archivio storico della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione). La ricostruzione del contesto storico della guerra civile spagnola è essenziale ma preciso. L'esposizione storica e spirituale delle vicende e dei due santi protagonisti è fatta con scrittura sobria e vivace, sostanziosa di dati e di pensiero, narrativamente avvincente.
Il libro è ottimo e molto utile. Farà un gran bene.