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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Pio IX
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: L’Osservatore Romano, 10.9.2000, p. 11 .

Era chierico di 22 anni quando Luigi Orione pensò a una pubblicazione apologetica su Pio IX: “Il titolo del nuovo opuscoletto sarebbe questo: Il Martire d’Italia”.

IL BEATO LUIGI ORIONE VICE-POSTULATORE

DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI PIO IX

 

I più autorevoli esegeti delle cose di Dio sono le persone più “esperte” di Dio, per grazia e per virtù. Sono i santi. Anche nel riconoscimento della santità cristiana la Chiesa, lungo i secoli, ha elaborato criteri sicuri, norme sagge e minuziose, procedure atte a individuare la santità nei suoi diversi aspetti, ma ha sempre attribuito grande valore alla testimonianza data, intuitu Spiritus, da altri santi. Infatti, proprio per la particolare esperienza di Dio, essi sono dei finissimi “sensori” (detectors) della santità delle persone con le quali anche solo occasionalmente vengono in contatto. I veri uomini di Dio realizzano tra loro una profonda comunicazione, uno scambio dei beni spirituali, una rete di rapporti, di aiuto reciproco, di stima. I santi tra loro si riconoscono.

E’ interessante venire a scoprire come anche sulla santità di Papa Pio IX convergano numerose e qualificate testimonianze di altri uomini di Dio già proposti agli onori degli altari.

E’ noto che san Giovanni Bosco, scrivendo ad un altro beato, il vescovo Mons. Edoardo Rosaz, il 7 febbraio 1878, dava l’annuncio della morte di Pio IX in questi termini: «Oggi circa alle 3 e ½ si estingueva il sommo ed incomparabile astro della Chiesa, Pio IX. (…) Entro brevissimo tempo sarà certamente sugli altari» (Epistolario di S. G. Bosco, 1712 ).

A distanza di quasi un secolo, un altro uomo di Dio, Papa Giovanni XXIII, beatificato proprio insieme a Pio IX, attestava: “Io penso sempre a Pio IX di santa e gloriosa memoria, ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione” (Lettera a Mons. Angrisani, 1959).

Di questa catena di testimonianze, intendiamo illustrarne ancora una. Quella data dal beato Don Luigi Orione.

Pochi sanno che il beato Luigi Orione fu tra i più tenaci e intraprendenti promotori della causa di beatificazione di Pio IX il cui percorso, iniziato il 3 febbraio 1907, si è concluso con la beatificazione avvenuta a San Pietro, il 3 settembre scorso. Anzi, per qualche tempo, ne fu il Vice-postulatore, affiancando l’anziano Mons. Antonio Cani.

Evidentemente, Don Orione (Pontecurone 1872 – Sanremo 1940) non conobbe personalmente Pio IX. Però, le angustie della Chiesa e la “questione romana”, i meriti di Pio IX e le calunnie riversate sulla sua persona erano appassionanti argomenti dei suoi anni di formazione e di giovane sacerdote. Aveva 22 anni quando pensò a una pubblicazione apologetica su Pio IX: “Il titolo del nuovo opuscoletto sarebbe questo: Il Martire d’Italia” (Scritti di Don Orione 35, 4), scrive all’amico Don Vincenzo Guido. In esso intendeva mostrare il valore del Sommo Pontefice e smascherare i tanti travisamenti ideologici e politici sulla sua persona e sul suo operato.

“Pio IX – scriveva Don Orione - fu la più grande figura del secolo nostro, lo strenuo debellatore della rivoluzione travisata in tutte le forme, l’amico e il benefattore dei popoli, l’invitto atleta della verità e della giustizia: le sue opere saranno immortali, ed il suo lungo pontificato, di ben 32 anni, formerà nella storia della Chiesa e della Patria una delle epoche più luminose” (Scritti 89, 30).

Respingendo le accuse di allora – e che ancora oggi circolano - secondo le quali Pio IX avrebbe tradito l’Italia, avendo chiamato i Francesi a difesa di Roma, il Beato ribatteva: “Se invocò le armi degli Stati cattolici, fu solo per purgare la eterna città dagli stranieri e dai settari, che si erano calati da ogni paese per profanarla; né Pio IX diede allo straniero, per averlo alleato, un palmo solo di terra italiana, né diede in mano ad alcuno le porte o le chiavi d’Italia per allargare il proprio Stato” (Scritti 79, 9).

Anche se molte e autorevoli richieste, comprese quelle di alcuni episcopati, erano state fatte, a Papa Leone XIII non parve opportuno aprire subito la causa di canonizzazione di Pio IX. Preferì attendere la necessaria sedimentazione dei fatti e dei giudizi, sia per la complessità della persona e degli avvenimenti da valutare e sia perché era ancora aperto il conflitto tra Chiesa e Stato in Italia.

Alla morte di Leone XIII, Don Orione fu forse il primo a intervenire presso il neo-eletto Papa Pio X, nel 1903, incoraggiandolo a iniziare la Causa. A poche settimane dalla sua elezione, gli scrisse: “Mio Beatissimo Padre, prostrato ai Vostri piedi benedetti umilmente Vi supplico di degnarVi dare mano alla Causa del Santo Padre Pio IX e Vi conforto a volerlo glorificare. Alle obiezioni che sorgeranno, la Madonna SS. oggi misericordiosamente mi ha detto che risponderete: Malgrado tutto, è il Pontefice dell’Immacolata” (Scritti 48, 24). Ebbe subito la certezza della buona disposizione di Pio X, tanto da assicurare: “Questo nostro Santo Padre farà esultare le beate ossa del grande Angelo di Dio Pio IX” (Scritti 64, 220).

La Causa di canonizzazione venne aperta il 3 febbraio 1907. Formalmente fu il Cardinal Pietro Respighi, Vicario di S. Santità per la diocesi di Roma, ad istruire il Processo diocesano, su petizione di mons. Antonio Cani, precedentemente costituito Postulatore nella Causa di Beatificazione di Pio IX. Don Orione se ne rallegrò assai e, per parte sua, continuò a promuovere la conoscenza e la devozione verso il “Martire d’Italia”.

Doveva essere ben nota la grande ammirazione di Don Orione verso Pio IX se, con nomina del 27 febbraio 1927, fu chiamato ad affiancare Mons. Antonio Cani come Vice-Postulatore della Causa. Anziano di 83 anni e in malferma salute, Mons. Cani lo invitava a Roma “per presentarlo alla Congregazione dei Riti. E’ un pensiero che mi tiene sempre occupato - confessava -, finché non lo vedo realizzato, perché la Causa del santo Pontefice Pio IX è sempre ferma” (Lettera di Mons.Cani del 25.7.1927).

Don Orione aveva avuto appena il tempo di prendere visione del ponderoso materiale processuale e di muovere i primi passi, quando, il 9 gennaio 1928, Mons. Cani moriva. “Egli era veramente un Angelo di Sacerdote e il ‘cane fedele’ della Santa Chiesa e del Papa, come l’aveva già definito quel grande Pontefice che fu Pio IX”, scrisse di lui Don Orione (Scritti, 69, 97).

Diversamente da come molti si aspettavano, Don Orione non fu nominato Postulatore. Infatti, nel clima di trattative tra la Santa Sede e lo Stato italiano in vista della Conciliazione, la Causa fu nuovamente sospesa. Don Orione, pur comprendendo le ragioni di tale decisione, era intervenuto presso Pio XI, sollecitandolo: “Dobbiamo onorare in lui, oltre il Santo, anche il Papa, anzi il Papato, cui sono legate le definizioni del dogma dell’Immacolata e dell’Infallibilità pontificia” (Archivio Don Orione, M.3.12).

Il 23 aprile 1928, aveva scritto al Cardinale Vicario di Roma: “Quello che temevo era un reponatur (…). Veda un po’ la Eminenza Vostra se e come impedire che la Causa di quel grande Pontefice, che fu il Papa dell’Immacolata e dell’Infallibilità Pontificia, non abbia ad essere danneggiata” (Scritti 79, 99). Come prevedibile, giunse la temporanea interruzione dell’iter della Causa. Don Orione concluse così il suo breve servizio e consegnò tutta la documentazione relativa alla Causa, come risulta da una lettera al nipote del defunto Mons. Cani: “Sono stato a Roma ultimamente per fare le consegne di ogni documento che si riferisce a detta Causa. Fui alla Congregazione dei Riti e anche dal Santo Padre” (Scritti 47, 100).

Il 17 luglio 1929, Don Orione confermava la fine degli impegni “vaticani”, comunicando al vescovo di Tortona, mons. Simon Pietro Grassi: “Ho lasciato la postulazione di Pio IX, ma facilmente prenderò, per farvi un Istituto di carità, il palazzo Mastai di Senigallia, dove Pio IX è nato, e dove soggiornò anche da Papa nel 1857” (Scritti 45, 280) . Fu il Cardinale Pompili, Vicario di Roma, a fare questa offerta cui poi Don Orione rinunciò perché non la trovò una sede adatta ”per una nuova istituzione maschile, mancando di cortile e di camerate” (Scritti 117, 231).

L’ardente desiderio di Don Orione per la glorificazione di Pio IX rimase comunque immutato. Egli collaborò con la Congregazione dei Riti perché la Causa potesse venire riaperta quanto prima. Di fatto, essa ebbe la sua nuova e definitiva ripresa nel dicembre del 1954, con la firma da parte di Pio XII del Decreto di istituzione della nuova Commissione per la Causa di Beatificazione, essendo Postulatore Mons. Alberto Canestri.

Don Orione continuò a promuovere la devozione verso Pio IX: ne parlò, ne scrisse, ne raccolse e diffuse le reliquie. Parlando ai suoi novizi, il 4 dicembre 1937, spiegava le difficoltà che aveva incontrato e stava incontrando la Causa di Pio IX: “La Causa di Beatificazione di Pio IX ha avuto un arresto. Il demonio tenta di impedire che la Causa di Beatificazione continui, perché non vuole la glorificazione del Papa dell’Immacolata” (Parola 7, 100). Studiando queste vicende della Causa di Pio IX, fa meraviglia leggere che alla medesima considerazione giunse, vent’anni dopo, anche il nuovo Postulatore Mons. Alberto Canestri, il quale scrisse che “fatti naturali e preternaturali sempre dimostrarono l’odio del serpente infernale contro Pio IX, il ‘Papa dell’Immacolata’, sia in vita e sia in morte” (ADO, P.14.III).

Ci sono voluti 120 anni perché la santità di Pio IX fosse ufficialmente riconosciuta nella Chiesa. Tanti. O forse anche pochi, considerando le complesse contingenze storiche che l’hanno accompagnata. Certo l’intuito dei santi è arrivato prima e ha fatto da catalizzatore di un giudizio storico che aveva bisogno di un lento e articolato dinamismo per comporsi ed esprimersi. Questa è la Chiesa.

 

 

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