Nel 2009, si teneva il Capitolo Provinciale a Claypole - Buenos Aires, in preparazione al Capitolo generale del 2010 "Solo la carità salverà il mondo". Per l'occasione il card. Jorge Bergoglio inviò un video-messaggio. Indica orientamenti molto interessanti per attualizzare il carisma orionino che egli conosce molto bene.
Buongiorno.
Il motivo di questa registrazione è semplicemente perché non posso venire dove voi siete, rispondendo all'invito del Provinciale. Il suggerimento di un messaggio registrato mi è piaciuto. Sono vicino a voi che state in Capitolo. Una Congregazione che amo molto e che in Argentina fa e ha fatto molto bene.
Vi auguro che questo capitolo vi dia impulso verso una vita pastorale al servizio della vita piena. In questo mi ispiro nel documento di Aparecida.
Il modello pastorale di ogni discepolo di Gesù, e pertanto di ogni annunciatore di Gesù, è il buon Pastore. Il discepolo missionario ha come unico riferimento e modello il buon Pastore. Gesù, il buon Pastore, desidera comunicarci la sua vita e mettersi al servizio della vita e della vita piena.
Pertanto, essere discepolo missionario, che come riferimento il buon Pastore, significa costituirci tutti – consacrati, laici, presbiteri, vescovi - in pastori, cioè nel compito di pastori che si lasciano pascolare. Non compiti di pastori che sono autonomi o che possono essere assimilati a capi di ONG. No, pastori che si lasciano pascolare; le due esperienze, quella di condurre è quella di essere condotto.
Questa è la prima cosa che vi auguro: che la immagine di Gesù buon Pastore vi metta in questo tono di vita spirituale, di essere conduttori condotti, dove, in ultima istanza, è il buon Pastore che dà l’impronta. È il buon Pastore che in un certo modo determina il cammino che dovremo seguire. Il buon Pastore ci guida alla vita piena.
Voi, in questo Capitolo, vi concentrerete nella carità, nelle fonti della carità, nel nucleo della carità, in questo voto che Don Orione amava tanto, quello della carità eroica, e cercherete di collocare questa carità nel suo quadro, le frontiere di questa carità. In primo luogo, vi lascerei tre cose chiave rispetto alla carità.
Primo. Voi dovete andare con il carisma di fondazione alle periferie esistenziali, là dove l'esistenza delle persone è materia di scarto.
Voi sapete che state in questo sistema che è mondano, paganizzato: ci sono quelli che ci stanno e quelli che avanzano; quelli che non ci stanno nel sistema avanzano, e quelli che avanzano sono di scarto. Queste sono le frontiere esistenziali. Lì dovete andare voi. Non con i soddisfatti, con le persone ben sistemate, con quelli a cui non manca niente. No, alle frontiere esistenziali.
Mi è piaciuto molto che una suora della vostra Congregazione insistesse tanto che le postulanti, prima di entrare al noviziato, passassero un lungo tempo nei Cottolengo. Lì sta la frontiera esistenziale più concreta del vostro carisma. Ciò significa perdere tempo, dal momento che non ti può retribuire niente, per il ritardato mentale, per l'infermo, ed il terminale; perdere il tempo, consumare il tempo con loro, perché sono la carne di Gesù.
La frontiera esistenziale di Dio è il Verbo venuto nella carne, è la carne del Verbo. È questo che ci salva da ogni eresia, dalla gnosi, dalle ideologie, ecc.
Cercate la carne di Cristo lì. Andate alle frontiere esistenziali con coraggio e lì vi perderete. State sicuri che i giornali non vanno a parlare di voi. Quello che voi fate, per esempio nei Cottolengo, non fa notizia; quello che fate con i bambini di strada non fa notizia, non interessa al mondo, perché questo è materiale di scarto. Sono le frontiere esistenziali. Lasciatevi condurre dal buon Pastore verso questa frontiera esistenziale per esprimere l'amore e la carità.
Secondo. L'ambito in cui voi dovete lavorare è la strada. Dio vi vuole “di strada”, nella strada. San Pio X inviò Don Orione fuori Porta San Giovanni, nella strada, non nella sacrestia.
Per favore, che Dio vi liberi dal fare che questo Capitolo finisca per essere un Capitolo autoreferenziale, dove voi finite per contemplarvi l'ombelico. No, nella strada.
Una Congregazione che si guarda allo specchio finisce nel narcisismo e termina con l’essere essere senza capacità attrattiva, senza sogno. Una Congregazione che si chiude nelle sue “cosette” finisce come tutte le “cosette” chiuse, buttate via, con odore di muffa, inservibile, inferma. La strada più sicura verso l'infermità spirituale e vivere chiusi in “cosette” piccole.
Una Congregazione che esce nella strada corre il pericolo, il pericolo di ogni persona che esce in strada, di incidentarsi. Chiedete a Dio mille volte la grazia di essere una Congregazione incidentata e non una Congregazione inferma.
Il luogo, l'ambito è la strada, la strada nel senso più simbolico della parola, cioè, dove si giocano le periferie della vita.
Infine, la vostra carità è segnata, deve essere segnata, dalla povertà. Per favore, non accumulate denaro. Ricevete quello che la Provvidenza vi manda, amministrate bene, questo sì, avete l’obbligo di amministrare bene, però date tutto a quelli che ne hanno bisogno. Vivete giorno per giorno della Provvidenza. Povertà attiva, prudente, perché sapete amministrare bene, sì. Però che non ingrossate le casse, perché, nel fondo, quando ingrossiamo le casse, mettiamo la nostra speranza lì. E se voi mettete la speranza lì, perdete la cosa più genuina che è la speranza nella Provvidenza di Dio che sta venendo. È la cosa più genuina che vi ha dato il Fondatore.
Che Gesù buon Pastore vi incontri. Siate discepoli di questo buon Pastore. Che Gesù il buon Pastore pascoli voi. L'esperienza di questo incontro, soprattutto nell'orazione, nella lettura della Parola di Dio, nella celebrazione dell'Eucaristia, vi porti a questa missionarietà, però guidata dal Signore, discepolo missionario, nelle periferie esistenziali nella strada, e confidando solo nella Divina Provvidenza: non portate due tuniche, come dice il Vangelo, la Provvidenza.
Così, sono sicuro che la Congregazione rifiorirà di nuove vocazioni e avrete questa gioia che, fin dalla fondazione, vi portava ad esclamare ad ogni momento Deo gratias. E possiamo dire di questa Provincia argentina e di voi Deo gratias.
Che Dio vi benedica.
Buenos Días.
El motivo de ésta grabación es simplemente que no me puedo desplazar hasta donde están ustedes, respondiendo a la invitación del Provincial. La sugerencia de un mensaje grabado me gustó. Estoy cerca de ustedes que estan en Capítulo. Una Congregación que quiero mucho y que en Argentina hace y ha hecho mucho bién.
Yo les deseo que este Capítulo los impulse hacia una vida pastoral al servicio de la vida plena. Con esto me inspiro en el documento de Aparecida.
El modelo pastoral de todo discípulo de Jesús, y por lo tanto de todo anunciador de Jesús, es el buen Pastor. El discípulo misionero tiene como única referencia y modelo el buen pastor.
Jesús, el buen pastor quiere comunicarnos su vida y ponerse al servico de la vida y de la vida plena. Por lo tanto ser discípulo misionero, teniendo como referencia el buen Pastor, es constituirnos a todos - consagrados, laicos, presbíteros, obispos - en pastores, es decir tareas de pastores que se dejan pastorear. No tareas de pastores que son autónomos o que puedan ser asimilados a jefes de O.N.G. No, pastores que se dejan pastorear; las dos experiencias, la de conducir y la de ser conducido.
Esto es lo primero que les deseo: que la imagen de Jesús el buen Pastor los ponga en ese tono de vida espiritual de ser conductores conducidos, donde, en última instancia, el buen Pastor es el que marca el sello. El buen Pastor es el que de una manera determina el camino que vamos a seguir. Este buen Pastor nos manda a la vida plena.
Ustedes, en este Capítulo, se van a centrar en la Caridad, en las fuentes de la caridad, en el núcleo de la caridad, en ese voto que Don Orione quería tanto, el de la caridad heroica, y van a tratar de resituar esta caridad en el marco, las fronteras que tiene esta caridad.
En primer lugar, dejaría tres cosas claves respecto a la caridad.
Primero. Ustedes tienen que salir con el carisma que lo fundaron a las periférias existenciales, allá donde la existencia de las personas es materia de descarte.
Ustedes saben que estan en este sistema que es mundano, paganizado: estan los que caben y los que sobran; los que no caben en el sistema sobran, y los que sobran son descartables. Esas son las fronteras existenciales. Allí tiene que ir ustedes. No con los satisfechos, con los humanos bien terminaditos, con los que no le falta nada. No, a las fronteras existenciales.
A mi me gustó mucho que una Hermana de la Congregación de ustedes insistiera tanto que las postulantas antes de entrar al noviciado pasaran largo tiempo en los Cottolengos. Allí está la frontera existencial más plástica del carisma de ustedes. Eso es perder el tiempo porque no te puede retribuir nada, por el retrasado mental, por el enfermo, por el terminal; perder el tiempo, gastar el tiempo con ellos, porque es la carne de Jesús.
La frontera existencial de Dios es el Verbo venido en carne, es la carne del Verbo. Es lo que nos salva de cualquier herejía, de gnosis, de ideologías, etc.
Busquen la carne de Cristo allí. Salgan a las fronteras exitenciales con coraje y ahí se van a perder. Estén seguros que los diarios no van hablar de ustedes. Lo que hacen ustedes, por ejemplo en los Cottolengos, no es noticia; lo que hacen con los chicos de la calle no es noticia, no le interesa al mundo, porque eso es material de descarte. Son las fronteras existenciales. Déjense conducir por el Buen Pastor hacia esa frontera existencial para expresar el amor y la caridad.
Lo segundo. El ámbito donde tiene que darse el trabajo de ustedes es la calle. Dios los quieres callejeros, en la calle.
San Pio X envió a Don Orione a las afueras de la puerta de San Juan, a la calle, no a la sacristía. Por favor, que Dios los libre de que este Capítulo termine siendo un capítulo autoreferencial, donde ustedes estén terminando mirándose el ombligo. No, a la calle.
Una Congregación que se mira al espejo termina en el narcicismo y termina sin capacidad de convocatoria y termina sin ilusión. Una Congregación que se encierra en sus cositas termina como todas las cosas encerradas, echadas a perder con olor a moho, inservible, enferma. El camino más seguro para la enfermedad espiritual es vivir encerrados en cositas chiquitas.
Una Congregación que sale a la calle corre el riesgo, el riesgo de toda persona que sale a la calle, de accidentarse. Mil veces pídanle a Dios la gracia de ser una Congregación accidentada y no una Congregación enferma.
El lugar, el ámbito es la calle, es decir la calle en el sentido más simbólico de la palabra, es decir, donde se juegan las periferias de la vida.
Finalmente, la caridad de ustedes está asignada, debe estar signada, por la pobreza. Por favor, no junten plata. Reciban lo que la Providencia les mande, administren bien, eso sí, tiene obligación de administrar bien, pero entreguen todo a los que lo necesitan. Vivan al día de la Providencia. Esa pobreza activa, prudente porque sabe administrar bien, pero que no engroce las arcas, porque, en el fondo, cuando engrosamos las arcas, ponemos nuestra esperanza allí. Y si ustedes ponen las esperanzas allí, pierden lo mas genuino que es la esperanza en la Providencia de Dios que está viniendo. Es lo más genuino que les dio el Fundador.
Jesús el buen Pastor que se encuentre con ustedes. Sean discípulos de ese buen pastor. Jesús el buen Pastor que los misione a ustedes. De la experiencia de ese encuentro sobre todo en la oración, en la lectura de la Palabra de Dios, en la celebración de la Eucaristía, los lleve a esa misionariedad, pero conducida por el Señor, discípulo misionero, en las periferias existenciales, en la calle, y confiando solo en la Providencia: no lleven dos túnicas, como dice el Evangelio, la Providencia.
Así estoy seguro que la Congregación reflorecerá en nuevas vocaciones y tendrán esa alegría que, desde la fundación, los llevaba a exclamar a cada rato Deo Gracias. Que podamos decir de esta Provincia argentina y de ustedes Deo Gracias.
Que Dios los bendiga.
Bom dia!
O motivo desta gravação é simplesmente porque não pude me deslocar até onde vocês estão atendendo o convite do Provincial. A sugestão de uma mensagem gravada me agradou. Estou perto de vocês que estão no Capítulo. Uma Congregação que quero muito e que na Argentina faz e tem feito muito bem.
Eu desejo que este Capítulo lhes impulsione para uma vida pastoral a serviço da vida plena. Isto me inspirou o documento de Aparecida.
O modelo pastoral de todo discípulo de Jesus, e, portanto de todo anunciador de Jesus, é o Bom Pastor. O discípulo missionário tem como única referência e modelo o Bom Pastor.
Jesus, o Bom Pastor, quer comunicar nos sua vida e colocar-se a serviço da vida e da vida plena. Portanto, ser discípulo missionário, tendo como referência o Bom Pastor, é constituir a todos - consagrados, leigos, presbíteros, bispos - em pastores, ou seja, tarefas de pastores que se deixam pastorear. Não terefas de pastores que são autonomos ou que se comparem a chefes de ONGS. Não, pastores que se deixam pastorear; as duas experiências, a de conduzir e de ser conduzido.
Esta é a primeira coisa que lhes desejo: que a imagem de Jesus o Bom Pastor lhes coloque neste tom de vida espiritual, de serem condutores conduzidos, onde, em última instância, é o Bom Pastor que dá a direção. É o Bom Pastor que de certo modo determina o caminho que devemos seguir. O Bom Pastor nos guia para a vida plena.
Vocês, neste Capítulo, se concentrarão na caridade, nas fontes da caridade, no núcleo da caridade, neste voto que Dom Orione amava tanto, aquele da caridade heróica, e vão colocar esta caridade no seu quadro, as fronteiras desta caridade. Em primeiro lugar, deixarei para vocês três pontos chaves referentes à caridade.
Primeiro: Vocês devem ir com o carisma de fundação aos limites existenciais, lá onde a existência das pessoas é matéria descartável.
Vocês sabem que estão neste sistema que é mundano, paganizado: há aqueles que estão e aqueles que avançam; aqueles que não estão no sistema avançam, e aqueles que avançam são descartáveis. Estes são os limites existenciais. Para lá vocês devem ir. Não com os satisfeitos, com as pessoas bem organizadas, com aqueles que não faltam nada. Não, aos limites existenciais.
Muito me agradou que uma irmã da Congregação de vocês insistisse tanto com as postulantes, antes de entrar no noviciado, que passassem um longo tempo nos Cotolengos. Ali está o limite existencial mais concreto do carisma de vocês. Isto significa perder tempo, a partir do momento em que ninguém lhe pode retribuir nada, por ser deficiente mental, por ser enfermo, por ser doente terminal; perder o tempo, gastar o tempo com eles, porque são a carne de Jesus.
O limite existencial de Deus é o Verbo que se encarnou, é a encarnação do Verbo. É isto que nos salva de toda heresia, da gnose, das ideologias, etc.
Busquem a carne de Cristo ali. Vão para os limites existenciais com coragem e ali vão se perder. Fiquem certos que os jornais não vão falar de vocês. O que vocês fazem, por exemplo, no Cotolengo, não é notícia; o que vocês fazem para os meninos de rua não é notícia, não interessa ao mundo, porque isto é material descartável. São os limites existencias. Deixem-se conduzir pelo Bom Pastor em direção a este limite existencial para exprimir o amor e a caridade.
Segundo: O lugar no qual vocês devem trabalhar é a rua. Deus quer vocês "rueiros", na rua. São Pio X enviou Dom Orione para fora da Porta São João, na rua, não na sacristia.
Por favor, que Deus não permita que vocês façam que este Capítulo termine como um Capítulo autoreferencial, onde vocês acabam por contemplar o próprio umbigo. Não, na rua.
Uma Congregação que se fica olhando no espelho termina no narcisismo e perde a capacidade de atrair, sem sonho. Uma Congregação que se fecha nas suas "coisinhas" termina como todas as "coisinhas" fechadas, jogadas fora, com cheiro de mofo, inúteis, doente. O caminho mais seguro em direção à enfermidade espiritual é viver fechados em "coisinhas" pequenas.
Uma Congregação que sai para a rua corre perigo, o perigo de toda pessoa que sai para a rua, de acidentar-se. Peçam a Deus mil vezes a graça de ser uma Congregação acidentada e não uma Congregação doente.
O lugar, o ambiente, é a rua, a rua no sentido mais simbólico da palavra, isto é, onde se jogam as periferias da vida.
Enfim, a nossa caridade é marcada, deve ser marcada, pela pobreza. Por favor, não acumulem dinheiro. Recebam o que a Providência lhes manda, administrem bem, isto sim, vocês têm a obrigação de administrar bem, porém dêem tudo àqueles que precisam. Vivam dia a dia da Providência. Pobreza ativa, prudente, porque sabem administrar bem. Porém não encher os cofres, porque, no fundo, quando enchemos os cofres, colocamos a nossa esperança ali. E se vocês colocam a esperança ali, perdem a coisa mais genuina que é a esperança na Divina Providência de Deus que está vindo. É a coisa mais genuina que lhes foi dado pelo Fundador.
Que Jesus, o Bom Pastor encontre vocês. Sejam discípulos deste Bom Pastor. Que Jesus guie vocês. A experiência deste encontro, sobretudo na oração, na leitura da Palavra de Deus, na celebração da Eucaristia, leve vocês a esta missionariedade, porém guiada pelo Senhor, discípulo missionário, nos limites existenciais na rua, e confiando só na Divina Providência: não levem duas túnicas, como diz o Evangelho, a Providência.
Assim, estou seguro que a Congregação reflorescerá com novas vocações e terão esta alegria que, deste a fundação, lhes levava a exclamar a todo o momento Deo gratias. E podemos dizer desta Província argentina e de vocês, Deo gratias. Que Deus lhes abençoe!.
Dzień dobry.
Powodem tego nagrania jest chęć odpowiedzenia na zaproszenie Ks. Prowincjała, nie mogąc do was przyjechać tam gdzie się znajdujecie. Spodobała mi się sugestia nagrania tego przesłania. Chcę wam wyrazić moją bliskość w chwilach waszej Kapituły, dla Zgromadzenia, które bardzo lubię, które w Argentynie uczyniło i czyni wiele dobra.
Życzę wam, aby ta Kapituła pobudziła wasze życie duszpasterskie w kierunku pełni życia. W tym znajduję natchnienia w dokumencie z Aparecida.
Model duszpasterski każdego ucznia Chrystusa i każdego kto przepowiada Jezusa, to Dobry Pasterz. Uczeń misjonarz ma jako jedyny punkt odniesienia i wzór dobrego Pasterza. Jezus Dobry Pasterz chce nam udzielić swojego życia i daje siebie aby służyć życiu i mieć życie w pełni.
Dlatego, być uczniem misjonarzem Jezusa, który ma jako punkt odniesienia Dobrego Pasterza, znaczy stać się wszyscy pasterzami, konsekrowani, świeccy, kapłani, biskupi, jako pasterze, którzy pozwalają się prowadzić. Nie jako pasterze, którzy będą niezależni, albo tacy, którzy dają się zakwalifikować jako organizacje pozarządowe. Nie, duszpasterze, którzy pozwalają się prowadzić. Myślę tu o dwóch doświadczeniach: o prowadzeniu innych i o byciu prowadzonym.
To pierwsza rzecz, której wam życzę: aby obraz Jezusa Dobrego Pasterza wprowadził was w ten nurt życia duchowego, aby być przewodnikami prowadzonymi, w których życiu to Dobry Pasterz nadaje ton. To właśnie Dobry Pasterz w pewnym sensie wytycza drogę, którą mamy kroczyć. Dobry Pasterz prowadzi nas do pełni życia.
Wy na Kapitule będziecie koncentrować się na miłości, na źródłach miłości, na tematach skupiających się na miłości, na tym ślubie, który Ks. Orione tak bardzo ukochał, na miłości heroicznej i będziecie starać się, by ująć tę miłość w całości, odczytać granice tej miłości. Na pierwszym miejscu chcę wam pozostawić trzy kluczowe tematy dotyczące miłości.
Pierwszy. Macie iść z charyzmatem waszego Założyciela do peryferii egzystencji ludzkiej, tam gdzie egzystencja ludzi jest materiałem na odrzut.
Wiecie, że żyjecie w tym zeświecczałym systemie, pogańskim: są tam tacy, którzy mieszczą się w systemie i tacy, którzy się w nim nie mieszczą; ci którzy się w nim nie mieszczą, są ponad, są do odrzutu. To są granice egzystencji ludzkiej. I tam macie iść wy. Nie z tymi zadowolonymi, z osobami dobrze urządzonymi, z tymi, którym nic nie brakuje. Nie, do granic egzystencji.
Spodobało mi się bardzo, gdy pewna siostra z waszego Zgromadzenia nalegała, aby postulantki, zanim wstąpią do nowicjatu, spędziły pewien dłuższy okres czasu w Kottolengo. To tam spotyka się najkonkretniejszą granicę egzystencji według waszego charyzmatu. To oznacza, tracić czas, od chwili gdy ktoś nie może ci dać ci żadnego wynagrodzenia, za względu na opóźnienie umysłowe, ze względu na chorobę, nawet terminalną; tracić czas, spożytkować ten czas razem z nimi, ponieważ oni są ciałem Jezusa.
Granicą egzystencjalną Pana Boga jest Słowo, które stało się ciałem, jest ciałem Słowa. To nas chroni przed każdą herezją, od gnozy, od ideologii, itp.
Szukajcie ciała Chrystusa tam. Idźcie aż po granice egzystencji z odwagą i tam się zatracicie. Bądźcie pewni, że gazety nie będą o was pisać. To co wy robicie, na przykład w Kottolengach, nie jest dla nich materiałem na informację; to co robicie dla dzieci z ulicy, nie jest na informacje; to nie jest interesujące dla świata, bo to jest materiał do odrzutu. To są granice egzystencji. Dajcie się poprowadzić Dobremu Pasterzowi, w kierunku tej granicy egzystencji, aby wyrazić miłość i caritas – miłość czynną.
Drugie. Środowisko, w którym wy macie pracować jest ulica. Bóg chce, abyście byli „ludźmi z ulicy”, na ulicy. Święty Pius X posłał Ks. Orione za Bramę św. Jana, na ulicę, nie do zakrystii.
Bardzo proszę, aby Bóg was zachował, byście nie z robili z tej Kapituły kapitułę autoreferencyjną (która odnosi się do samej siebie), na której skończycie, kontemplując własny pępek. Nie, na ulicę.
Zgromadzenie, które przygląda się sobie w lustrze, popada w narcyzm i traci swą atrakcyjność, traci marzenia. Zgromadzenie, które zamyka się w swoich „małostkach”, kończy jak wszystkie „małostki” zamknięte w sobie, na wyrzucenie, z zapachem pleśni, nieużyteczne, chore. To najpewniejsza droga do choroby duchowej i do życia w zamknięciu rzeczy „małostkowych”.
Zgromadzenie, które wychodzi na ulice, ponosi pewne ryzyko, ryzyko jakie ponosi każda osoba wychodząca na ulicę, że ulegnie wypadkowi. Proście Pana Boga tysiąc razy o łaskę, abyście byli Zgromadzeniem, które będzie ulegać wypadkom, a nie Zgromadzeniem chorym.
Miejscem, środowiskiem jest ulica, ulica w sensie bardzo symbolicznym tego słowa, tj. tam gdzie się rozgrywają się peryferie ludzkiego życia.
I ostatni temat, wasza miłość jest naznaczona, ma być naznaczona ubóstwem. Bardzo proszę, nie gromadźcie pieniędzy. Przyjmujcie to co daje wam Opatrzność, bądźcie dobrymi administratorami, to tak, macie obowiązek być dobrymi administratorami, ale dawajcie wszystko tym którzy tego potrzebują. Żyjcie z dnia na dzień z Opatrzności. Aktywne ubóstwo, roztropne, bo umiecie być dobrymi administratorami, tak. Ale nie nabijajcie kasy, bo ostatecznie, gdy nabijamy kasę, tam pokładamy naszą nadzieję. A jeśli wy tam będziecie pokładać swoją nadzieję, utracicie rzecz najbardziej oryginalną, jaką jest zaufanie Opatrzności Bożej, która przychodzi. To najbardziej oryginalna rzeczy, jaką dał wam Założyciel.
Wyjdźcie na spotkanie Jezusa Dobrego Pasterza. Bądźcie uniami tego Dobrego Pasterza. Niech Jezus Dobry Pasterz was prowadzi-pasie. Niech doświadczenie tego spotkania, przede wszystkim w modlitwie, w czytaniu Słowa Bożego, w celebracji Eucharystii, poprowadzi was do tej misyjności, ale prowadzeni przez Pana, uczniowie-misjonarze, do peryferii egzystencji na ulicy, i z ufnością w Opatrzność Bożą: nie zabierajcie ze sobą dwóch szat, jak to mówi Ewangelia, Opatrzność.
Tak, jestem pewien że Zgromadzenie zakwitnie na nowo nowymi powołaniami i będziecie mieć tę radość, która od samego początku Zgromadzenia prowadziła was do wypowiadania w każdej chwili Deo gratias. I abyśmy mogli powiedzieć o tej Prowincji Argentyńskiej i o was Deo gratias.
Niech Bóg wam błogosławi.