L’ultima assemblea dell'Unione Superiori Generali (USG), il 25-27 maggio, al Salesianum di Roma, ha avuto per tema “Vita consacrata. Radicali nella profezia”. Ne sono venuti orientamenti frutto di esperienza di e di riflessione di governo, riassunti in un "Appunto finale" che qui riportiamo.
Espressioni della profezia della vita consacrata
I Superiori generali si sono concentrati maggiormente sulle espressioni della profezia della vita consacrata.
La profezia della vita consacrata si esprime attraverso le sue tre caratteristiche fondamentali: vita fraterna, missione e vita spirituale.
1. Profezia della fraternità
La profezia della vita consacrata deve manifestarsi nella vita comunitaria. Oggi sembra mancare la testimonianza comunitaria; bisogna passare da una profezia individuale a una profezia comunitaria. La comunione nella comunità rende visibile la profezia della fraternità. E’ importante sottolineare l’importanza della dimensione comunitaria della profezia; è il gruppo più che l’individuo a essere profetico nella vita religiosa. La profezia della fraternità si evidenzia meglio in comunità internazionali che vivono l’esperienza interculturale. Si tratta di una comunità e fraternità aperte anche agli altri: laici, famiglie, giovani, altre religioni, …
2. Profezia della missione
La missione specifica di ogni istituto deve trovare espressioni profetiche. Va superata innanzitutto la mentalità del numero, della quantità e della grandezza delle opere, che spesse volte è un criterio esclusivo per valutare una istituzione anche di tipo ecclesiale. La cultura attuale apprezza maggiormente le situazioni che manifestano la forza, potenza ed efficienza, mentre il messaggio evangelico privilegia la logica del piccolo seme, della minorità e della minoranza, dei piccoli e dei semplici. L’attenzione esclusiva al numero e alla quantità ci rende “morbosamente” attaccati agli spazi, alle istituzioni, a stili di vita formali, che diventano una contro testimonianza, ci rendono schiavi delle istituzioni e vanificano la profezia.
La missione per essere profetica deve essere inoltre riferita alla realtà. Secondo l’Evangelii gaudium, non dobbiamo solo considerare che il tempo è superiore allo spazio, ma anche che il reale precede l’ideale. Ciò vale soprattutto per le Congregazioni di vita attiva e quindi inserite nella realtà sociale; la missione incarna la profezia del carisma nelle situazioni reali di ogni giorno, in cui le comunità vivono e operano in mezzo alla gente e insieme alla gente. Non c’è profezia senza incarnazione nel tessuto delle povertà geografiche ed esistenziali e nelle periferie. E’ necessaria quindi una inserzione storica nella realtà
Abbiamo numerosi ministeri profetici: servizio ai malati di AIDS e nelle prigioni, lavoro per i marginalizzati e per gli scarti della società; impegno per la giustizia e la non-violenza. I nostri fondatori sono stati profeti, perché hanno saputo leggere i segni dei tempi e dare risposte. La profezia si esercita attraverso l’ascolto delle necessità e bisogni, attenzione alle urgenze, lettura dei segni dei tempi; la profezia esige quindi l’esercizio del discernimento.
3. Profezia della vita spirituale
Noi siamo presenti in un mondo dove Dio è assente; la nostra vita parla, anche se noi non parliamo esplicitamente di Dio; per questo i consacrati devono essere appassionati per Dio e testimoniarlo con la vita. E’ difficile che la vita religiosa riesca oggi a parlare di Dio, perché è vista come una realtà confortevole, ricca e stabilizzata nelle sue sicurezze. Istituto dagli altri. La profezia, espressa attraverso la dimensione escatologica, ci invita a giustificare la nostra identità non a partire dalla funzionalità e dai compiti che svolgiamo, ma dalla destinazione finale che ora viviamo nella forma dell’incompletezza, dell’attesa, della fragilità, dell’umiltà, del nascondimento, della marginalità e della pazienza.
Per essere profetica la vita consacrata deve comunicare spiritualità, anche nella fraternità e nella missione; c’è infatti anche una mistica della fraternità e una mistica della missione. Solo una vita spirituale intensa e profonda che alimenta la fraternità e la missione, è in grado di manifestarne la profezia. C’è una mistica della fraternità da coltivare attraverso la spiritualità della comunione e la cultura dell’incontro. C’è una mistica della missione da coltivare attraverso la dedizione generosa, la concentrazione sul servizio, la visibile appartenenza a Dio, alla comunità, ai fratelli, lo svuotamento da se stessi. La concentrazione su Dio, sulla comunità, sui fratelli da servire ci aiuta a superare la mondanità spirituale.
Accanto alla mistica della fraternità e della missione ci vorrà anche una ascetica della fraternità e della missione, da apprendere specialmente attraverso i cammini formativi. E’ il superamento dell’autorealizzazione, dell’autoreferenzialità del narcisismo attraverso la kenosi che porta al generoso dono di sé. Anche la fine di un Istituto può essere considerato come una testimonianza profetica, come per esempio la rinuncia al pontificato di papa Benedetto.