A Roma, dal 27 al 29 novembre 2013, si è tenuta la 82ma Assemblea generale dell’Unione Superiori Generali sul tema “Papa Francesco, sfida per la leadership evangelica".
PUNTI FORZA PER L’ESERCIZIO DELLA LEADERSHIP
NEL CONTESTO DEI GESTI E DELL’INSEGNAMENTO DI PAPA FRANCESCO
A Roma, dal 27 al 29 novembre si è tenuta la 82ma Assemblea generale dell’Unione Superiori Generali, cui ho partecipato. Il tema è stato “Papa Francesco, sfida per la leadership evangelica". Oltre 100 Superiori generali abbiamo riflettuto e si sono confrontati sull’esercizio dell’autorità nella vita religiosa alla luce degli esempi e dell’insegnamento di Papa Francesco. Alcuni principali orientamenti.
“Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride; le periferie esistenziali del cuore umano. Teniamo lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé”. (Papa Francesco)
I gesti e il magistero di Papa Francesco ci invitano ad una “conversione” nel nostro servizio ai fratelli: una conversione dei nostri atteggiamenti personali, delle nostre relazioni, delle prospettive e dello stile della missione.
Essi ci chiamano ad accogliere ed affrontare le sfide della storia e i problemi dell’umanità con un atteggiamento di positività e di benevolenza, sapendo vedere nel campo il grano che cresce, pur in mezzo alla zizzania, partecipando dell’amore di Dio per il mondo, nell’impegno a ricostruire la fiducia, a mettere le persone nella libertà di esprimersi.
L’essenziale per noi è Gesù Cristo, la testimonianza del Vangelo secondo il carisma: con questa fedeltà sosteniamo i nostri fratelli nel camminare verso il Signore.
Siamo chiamati a vivere il discepolato come condizione essenziale ed indispensabile per svolgere la nostra missione, coscienti di essere “all’incrocio del dono”: tutto ciò che Dio ci ha donato con la fede, la vocazione, il carisma siamo chiamati a donarlo agli altri..
Il nostro impegno di vita consiste nell’identificarci con Gesù, che ha messo al centro le persone, ha usato misericordia e tenerezza, ha condiviso parole e gesti di profonda umanità e di perdono.
Possiamo seguire come Gesù solo se viviamo in profonda unione con lui e contempliamo le persone, le realtà del creato con il suo sguardo benevolente e rispettoso.
Ognuno di noi è chiamato a custodire la sua libertà interiore e ad essere se stesso, senza irrigidirsi nelle dinamiche di ruolo.
La nostra credibilità è legata alla corrispondenza delle parole e dei gesti con la verità della vita.
Il nostro impegno è liberarci dai segni mondani del potere e dallo spirito di mondanità, testimoniando uno stile di vita semplice, umile e gioioso.
Siamo invitati a combattere con decisione la cultura dello scarto che può entrare anche nella nostra vita, riconoscendo e difendendo i diritti fondamentali di ogni persona; siamo chiamati ad avere il coraggio di esprimere tenerezza, soprattutto verso i più vulnerabili; a riconoscere i nostri peccati e limiti; a non pretendere di avere sempre le risposte per tutto e per tutti, ma piuttosto a ricercare pazientemente la verità insieme ai fratelli.
Sentiamo l’importanza di usare un linguaggio attuale; di ascoltare molto per imparare le parole che gli altri possono capire; di avere cura della comunicazione e della sua pedagogia, cercando e trovando parole di senso, che toccano il cuore delle persone, perché sono vicine alla loro vita.
Camminiamo con i fratelli, come Gesù con i discepoli sulla strada di Emmaus:
Valorizziamo il discernimento e la collegialità per fare crescere la comunione, creando e consolidando le strutture necessarie per la partecipazione, nella consapevolezza che il discernimento è un processo che chiede pazienza e tempo, ascolto e dialogo, libertà interiore, spirito di fede e coraggio di assumere decisioni secondo la propria responsabilità.
a) Un servizio “profetico”
Nell’insieme dei nostri atteggiamenti e delle nostre scelte cerchiamo di cogliere e far cogliere i segni che invitano al cambiamento, di esprimere profezia, visione di futuro, vicinanza ai poveri.
Siamo chiamati a vivere e testimoniare in modo più visibile, con le nostre scelte concrete, il segno della fraternità, che ci unisce gli uni gli altri.
b) Un servizio che ha il coraggio di “uscire e far uscire”
Raccogliamo l’invito ad andare verso le periferie geografiche ed esistenziali, in un vitale dinamismo di “uscita” sulle strade aperte del Vangelo, in uno stato permanente di missione, liberandoci da ogni forma di rigidità istituzionale e di autoreferenzialità, “per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno” (EG 25).
c) Un servizio che esprime e diffonde la cultura dell’incontro
Siamo invitati a promuovere e testimoniare la “cultura dell’incontro” come stile di vita e di missione, con gesti di prossimità specialmente verso gli ultimi, i deboli, i malati che sono in mezzo a noi la carne di Cristo.
d) Un servizio gioioso, portatore di speranza
Siamo chiamati a ravvivare la speranza dei nostri fratelli, a riscaldare i cuori, testimoniando il coraggio di aprire strade nuove, oltre i percorsi consolidati e sicuri osando il nuovo, con fede e con speranza, in fedeltà creativa al carisma e all’ardimento dei Fondatori.
“Non v’è maggiore libertà che quella di lasciarci portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera” (EG 280).