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Messaggi Don Orione
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Appunti della relazione di Don Flavio Peloso al convegno di pedagogia orionina giovanile. Tortona, 16 luglio 2016.

COSA DIREBBE DON ORIONE AI GIOVANI

Don Flavio Peloso, Tortona, 16 luglio 2014

Da Tortona al mondo, protagonisti di un sogno!”.
In cammino verso una pedagogia orionina del MGO.

 

Questo incontro è  un momento di grazia: per voi, per la Congregazione e per i tanti giovani che sono in cammino di bene insieme a voi e a Don Orione.

Il vostro incontro si propone di elaborare alcuni elementi essenziali di pedagogia orionina che dia identità, unità e continuità al cammino del movimento giovanile.

 

            DUE PREMESSE

 

  1. La speranza è il motore della pedagogia

Uno dei fenomeni più caratteristici e anche preoccupanti del mondo d’oggi è quello del calo di speranza e di progettualità guardando al futuro. La sfida che ne deriva riguarda la capacità di vivere la nostra storia con speranza. Direi che questa è “la madre di tutte le sfide”. Senza la speranza, la civiltà si introverte e decade. Senza speranza non è possibile alcuna pedagogia.

E’ una sfida che provoca e stimola tutta la Famiglia orionina, che è una Piccola Opera della Divina Provvidenza, una Famiglia che ha nella fiducia nella Divina Provvidenza la sua fonte vitale e il suo atteggiamento identificante. Interpella in modo particolare i giovani orionini che – anche per il carisma proprio dell’età giovanile – sono, e sono chiamati ad essere, l’ala avanzata della speranza.

Sappiamo che la speranza fiorisce e cresce nell’orizzonte di una storia che guarda al futuro. La post-modernità è una stagione tutt’altro che favorevole alla speranza: il pensiero “debole” si dichiara incapace e non interessato a capire chi siamo e dove andiamo; ripiega nel presentismo, nel “qui e ora” da godere, consumare, difendere; rinuncia a collocare l’oggi in una visione di futuro interessante, amabile, stimolante.

 

 
   

           Quali condizioni di pedagogia orionina?

Nel panorama della vita della nostra Famiglia orionina ci sono due fondamentali e diverse tipologie di giovani coinvolti nella pastorale giovanile: quelli incontrati nelle parrocchie e quelli che gravitano nelle attività educative e caritative.

Il rapporto con i ragazzi-giovani di parrocchia è più istituzionale-pastorale: itinerario di iniziazione cristiana, catechismo, sacramenti, gruppi, ecc.

Il rapporto con i ragazzi delle attività educative-caritative è più volontario-carismatico: relazione con la comunità, con le attività, con Don Orione e i suoi esempi, con obiettivi precisi.

Nell’organizzare un Movimento Giovanile Orionino occorre avere ben presente che esso non si fonda su una unità territoriale omogenea e collegata (parrocchia, diocesi, un’area geografica limitata) ma è un’unità carismatica che unisce giovani in un vasto territorio, con percorsi associativi diversi, con difficoltà e possibilità proprie.

Con molti giovani legati alle nostre comunità e opere non è possibile attuare una “pastorale giovanile” organica, ma una “pastorale delle occasioni” essendo le esperienze di servizio a cui sono legati “occasioni di pastorale”, da valorizzare con proposte adeguate nello spirito del “colligite fragmenta” di Gesù e dello “spigolare” di Don Orione..

 

COSA DIREBBE DON ORIONE AI GIOVANI

            Di fronte a diversi temi, problemi e situazioni, spesso mi viene fatta la domanda: Cosa direbbe Don Orione? Cosa farebbe Don Orione? Mi sono annotato alcune parole, alcuni messaggi di Don Orione ai giovani del suo tempo e che  di certo entrerebbero nel suo dialogo con i giovani d’oggi. 

        1. VIVERE GESU’ (al giovane Biagio Marabotto, giovane di grandi desideri, un giovane di Sanremo)

“Bisogna avere un cuore grande e il cuore a noi lo deve formare Gesù, Gesù, figliolo mio, ti raccomando di vivere e di respirare Gesù; solo Gesù ci può formare il cuore buono e grande. Vestiamo Gesù dentro e fuori, respiriamo Gesù, viviamo Gesù Cristo”.

E’ la prima cosa fondamentale che Don Orione direbbe ancora oggi. Un’esperienza di Gesù, viva, concreta, palpabile, visibile a tutti.
Partite da lì: conformatevi a Gesù che è nell’intimo del vostro cuore. Prendete il volto di Gesù.

        2. DATTI A GESÙ E NON TI ANNOIERAI (a Cesare Pisano, un giovane accecato a 12 anni, nel tunnel della desolazione, del non senso, della ribellione)

“Perché stai ad avvilirti e ad arrabbiarti per quello che non hai. Datti a Gesù e vedrai che non ti annoierai mai nella vita”.

Il Signore ci butta dentro alla vita, nel vivo degli avvenimenti; con lui ci sono sempre novità, scoperte, nuove sfide.
La vita è vocazione, è dono, è impresa… se  presa con il Signore della vita.

        3. DIO TI AMA E TI È SEMPRE VICINO (a Ignazio Silone, giovane salvato dalle macerie del terremoto dell’Abruzzo, inquieto, ribelle e triste)

“Nella vita avrai momenti in cui ti sentirai solo e abbandonato da tutti. Ebbene, ricordati che Dio non è solo in chiesa e sarà sempre vicino a te”.

La solitudine è esperienza che tocca tutti. Spegne la luce della vita, fa entrare nella noia e nel narcisismo sciocco e triste.
Don Orione, figlio della Divina Provvidenza, invita a riconoscere questa compagnia tenace e benefica di Dio. Ricchi della compagnia di Dio diventiamo capaci di dare compagnia. La presenza di Dio è il bene più prezioso da offrire nelle relazioni con altri giovani.

        4. LA CARITÀ APRE GLI OCCHI ALLA FEDE(a un gruppetto di giovani universitari di Genova, Filiberto Guala, Ignazio Terzi)

“Vedete questo Piccolo Cottolengo l’ho fatto per questi poveretti, per dar loro un tetto, un pane, un aiuto per le loro condizioni di salute tanto precarie. Ma più ancora l’ho fatto e voluto per quei signori là, perché vedano la Provvidenza di Dio e capiscano la carità”.

“La carità apre gli occhi della fede e riscalda i cuori di amore verso Dio”
Un orionino congiunge sempre  fede e carità, Vangelo e testimonianza della carità, “opere di culto e opere di carità”.

“Di parolai ne abbiamo piene le tasche. Opere di carità ci vogliono e tutti vi crederanno”.
Chi ha a cuore di aprire alla fede e alla speranza altri giovani dia segni di carità.
La attività di un gruppo giovanile orionino intreccia sempre riflessione con esperienze di servizio e di carità verso i più poveri e più abbandonati.

        5. STAREMO ALLEGRI INSIEME (A Mario Ivaldi, il primo ragazzo cacciato dal catechismo e incontrato dal chierico Orione nella cattedrale di Tortona)

“Vieni, ti farò io un po’ di catechismo e staremo allegri insieme. E porta altri barabba come te”.

        Questo fu l’approccio di Orione giovane con un adolescente.
         Indica il farsi prossimo ai giovani con gioia.
         La gioia è il desiderio più profondo dell’anima. La gioia è la conferma che siamo su un cammino bello, vero, buono, che siamo sulla strada di Dio.
         Un movimento giovanile deve portare questo segno inequivocabile della presenza di Dio, la gioia.

        6. STAI AL GIOCO DI DIO (a Paolo Marengo, un giovane di grandi capacità, vivace, che voleva fare di tutto, che non voleva perdere tempo in vanità)

“Vedi, non si fa mai molto se non quando si fa molto la volontà di Dio. Figlio della Divina Provvidenza significa figlio dell’obbedienza. Sto a vedere che carta mi gioca il Signore”.

Quando si fa la volontà di Dio si costruisce su ciò che è solido e valido, su ciò che avrà futuro, e non sulle apparenze, sulle vanità, sulla sabbia.
Stare al gioco di Dio, aperti alle difficoltà e alle opportunità che la vita presenta. I fatti sono le parole di Dio. Il dialogo con Dio avviene nei fatti, nei fatti della vita. Dio è Provvidenza, vuole solo il bene dei suoi figli.
“Sto a vedere che carta mi gioca il Signore, non si fa mai molto se non quando si fa molto la volontà di Dio”.

        7. STATE UNITI NEL SIGNORE (a giovani chierici e confratelli in Brasile)

Fate i matti quanto volete basta che vi vogliate bene nel Signore. Frater qui adiuvatur a fratre quasi civitas firma… funes triplex. Quanto è bello amare il Signore e lavorare uniti e concordi nelle mani di Dio e della Santa Chiesa”.

La nostra forza sta nell’unità nel Signore.
Niente vi è di più desiderabile che l’incontro e l’amicizia, ma non è facile fare esperienza di comunione e di amicizia.
Un gruppo giovanile cristiano e orionino offra questa esperienza preziosa.

         8. CAMMINA CON LA CHIESA E CON IL PAPA (al giovane Andrea Alice, che poi entrò in congregazione)

“Bacia fin le virgole di ciò che è insegnato e raccomandato dalla Chiesa e dal Papa. Chi ama il Papa ama Gesù. Chi segue il Papa segue Gesù. Solo la Chiesa è sicura di battere le vie della Divina Provvidenza”.

È un punto qualificante e specifico del carisma di Don Orione: “un amore grande, affocato e filiale al Papa e alla Chiesa”.
È una speciale passione e sentimento verso la Chiesa; è un amore filiale che non solo obbedisce ma desidera assecondare anche i desideri del Papa, dei Vescovi dei Pastori della Chiesa.

I giovani orionini sono chiamati ad essere una fattore di coesione e di comunione nella Chiesa. Questa devozione forte ed entusiasta, questa azione di unità con la Chiesa ha una motivazione di fede: “Chi segue il Papa segue Gesù. Solo la Chiesa è sicura di battere le vie della Divina Provvidenza”.

 

COSA DIREBBE DON ORIONE

AI GIOVANI EDUCATORI DI ALTRI GIOVANI

 

            1.  VOI AVETE GLI ANTICORPI BUONI PER SALVARE I GIOVANI

Oggi, si parla molto di bambini, di ragazzi e di giovani, ma soprattutto per interesse economico, per motivi di mercato.
Povera gioventù! Abbandonata da chi meno dovrebbe; insidiata nell'innocenza; lanciata nell'abisso del vizio, oggi corrotta e domani strumento di corruzione, in balìa di una società scostumata”.

Hanno passione e anticorpi buoni per interessarsi dei giovani quei giovani che sono passati per il disgusto di una vita senza senso e senza felicità e che sentono non solo il bisogno di reagire, ma anche di aiutare altri a reagire per vivere una vita bella, come è la vita nuova in Gesù. Solo questo stato d’animo ci mette grinta, passione, modi per far del bene e salvare altri giovani. Questa passione ci unisce in un movimento di amore per la vita dei giovani, per “ricondurre a Dio la nostra società sconvolta. Essi sono la società dell'avvenire: il sole o la tempesta dell'avvenire. La educazione cristiana della gioventù è questione di vita pel nostro Paese”.

 

            2. ABBIATE FIDUCIA NELLA DIVINA PROVVIDENZA

            Mette in movimento chi ha fiducia e passione per il futuro. Senza speranza non si cammina, non c’è movimento, non c’è impegno, non c’è pedagogia. Si tratta di assumere con realismo i problemi e le difficoltà, come Gesù ha assunto il male, i problemi, la croce, le croci. Se viviamo in Gesù, le sofferenze e le difficoltà diventano “pasquali”, cioè “dolori di parto”, per generare la vita e non decadenze di morte. Più che fuggire la croce, la affrontiamo perché  “siamo Figli della Divina Provvidenza” e pertanto, come diceva Don Orione, “fermamente credo che l'ultimo a vincere sarà Iddio, e Dio vincerà in una infinita misericordia”.

 

             3.  “ABBIATE IL CORAGGIO DEL BENE”,Solo la carità salverà il mondo”: “fare del bene sempre, del bene a tutti, del male mai a nessuno”.

La speranza non si può coniugare solo con l’ausiliare avere e neanche solo con il verbo essere essere, ma con il verbo fare, agire.

Un giovane mette in movimento altri giovani se ha il coraggio del bene, se lo si vede perseverare nel bene, non per uno sforzo morale volontaristico, ma perché sa che – lo ha sperimentato – che il bene serve sempre nelle mani di Dio per mandare avanti il suo progetto di Provvidenza -“Anche un bicchier d’acqua dato nel mio nome…”, anche “due pani e cinque pesci” - perché “dove finisce la mano dell’uomo, comincia sempre la mano di Dio, la Provvidenza di Dio” (Scritti 81, 286).

San Paolo ha osservato che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno" (Rm 8,28). “Abbiate il coraggio del bene” perché la Provvidenza di Dio tutto valorizza e fa servire all’“instaurare omnia in Christo”. Il Signore sa; il Signore vede e provvede. “Riposiamo il cuore abbandonatamente nelle sue braccia, e lavoriamo e preghiamo, e preghiamo e lavoriamo, aspettando questo tempo, poiché l’ultimo a vincere è sempre Iddio”.

            4. FUORI DI SACRESTIA!

Papa Francesco parla di andare alle periferie della vita, alle frontiere, alle borderlands. Un giovane orionino non può e non deve essere solo il giovane delle riunioni di gruppo, dei canti con la chitarra, delle belle giornate trascorse insieme. 
"Dobbiamo essere santi, ma farci tali santi che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli, né stia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società tanto splendore di luce, tanta vita di amore a Dio e degli uomini da essere, più che i santi della Chiesa, i santi del popolo e della salute sociale". (In cammino, p.325)

A volte, c’è una certa frustrazione nei gruppi di giovani che si impegnano per i giovani perché risultano poco interessanti, non agganciano altri giovani. C’è il rischio di accontentarsi di una vita di gruppo autoreferenziale, “stiamo bene tra di noi”, e rinunciano al tentativo di andare fuori, nelle periferie dei giovani. Simile atteggiamento è l’anti-movimento.

Don Orione indicava l’atteggiamento pratico: "Non perdere d'occhio mai la Chiesa, né la sacrestia, anzi il cuore deve essere là, la vita là, là dove è l'Ostia; ma, con le debite cautele, bisogna che vi buttiate ad un lavoro che non sia più solo il lavoro che fate in Chiesa" (Lettere II,77).

La vita di un movimento giovanile – tanto più orionino – deve essere, sia come tempo che come luogo, più fuori sede, più fuori riunione, più in periferia e nell’incontro borderland e borderline, dove c’è effettivo bisogno di aiuto per vivere.

Vale anche per i giovani e per il Movimento Giovanile Orionino la preghiera di Don Orione: “Preservami, o mio Dio, dalla funesta illusione, dal diabolico inganno che io prete debba occuparmi solo di chi viene in chiesa… che io giovane debba occuparmi solo dei giovani che frequentano la chiesa e partecipano alle iniziative di gruppo. Certo, il mio impegno riuscirebbe più facile, più gradevole, ma io non vivrei quello spirito di apostolica carità verso le pecorelle smarrite, che risplende in tutto il vangelo.”.

Il movimento è possibile quando siamo sbilanciati verso l’Alto e verso gli Altri che sono lontani, nelle periferie della vita “a rischio”, con “pericolanti debolezze”, “bisognosi del pane del corpo e del divino balsamo dell’anima”.

          5. CAMMINATE INSIEME

La fiducia nella Divina Provvidenza, la speranza va coniugata con il verbo “fare” e va coniugata al plurale, NOI. Va coniugata con la Chiesa e con la società in cui viviamo. Oggi l’individualismo sta ammazzando la speranza, propria e altrui. Oggi apre il cammino della speranza chi vive la comunione, le relazioni, la partecipazione, il coinvolgimento. Anche il crescere in Dio è possibile crescendo nella comunione con i fratelli, perché Dio è tutto e in tutti.

Gli atteggiamenti personali di unione a Gesù, di fiducia nella Divina Provvidenza, di disponibilità ai progetti di Dio si verificano (si inverano, cioè diventano reali, prendono consistenza) mediante atteggiamenti comunitari sempre più ampi che abbracciano la famiglia, il proprio ambiente di vita, la parrocchia, la società, la Chiesa. Tutto quello che si fa per “fare famiglia”, per “fare comunità” (civile e ecclesiale), fa entrare in un movimento vitale e vittorioso, carico di speranza. La speranza, come la libertà, è partecipazione.[1

 

In queste parole di Don Orione potete trovare alcuni tratti certi dell’identikit del giovane orionino.

Buon incontro!

Concretizzate alcuni vincoli che diano continuità alla vostra esperienza e unità al vostro movimento, affinché possa affermarsi nella Chiesa con la sua propria spiritualità giovanile orionina.

La Chiesa riconosce i carismi come un ricostituente ecclesiale, come un dono che rende bella e forte la Chiesa. Noi orionini dobbiamo portare questo carisma.

Ave Maria e avanti!

 

[1] Testo della canzone di Giorgio Gaber (1972):

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

 

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