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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Don Flavio Peloso all'Istituto Teologico Don Orione.

Corso di storia e spiritualità orionina. Istituto Teologico Don Orione, Roma. 16 novembre 2015.

ISTITUTO TEOLOGICO DON ORIONE

Roma, 16 novembre 2015

 

IL CAPITOLO GENERALE

NEL CAMMINO DI FEDELTÀ AL CARISMA E ALLA STORIA

 

Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie,
esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.
Astenetevi da ogni specie di male”
(1 Tess. 5, 19-22).

 Queste parole di San Paolo, sistemate in testa al Capitolo XII delle Costituzioni, dedicato al Capitolo generale, sono la migliore porta per entrare nel significato dei Capitoli generali nella storia della Congregazione.

Subito dopo segue un testo di Don Orione che è tutto un canto all'unità di cuori affinché il mondo riconosca che siamo discepoli di Gesù, figli della Madre Chiesa. “Chi accresce l’unione accresce l’amore verso i fratelli  accresce la forza spirituale. La forza dei religiosi sta nell’unione… ci sentiremo, ed effettivamente saremo, l’esercito del Signore formidabile ai nemici di Lui e invincibile. Una società bella e forte, dove vige la dolce concordia dei cuori e la pace, non può che essere cara e desiderabile, di edificazione a tutti”.

Questi due testi danno la chiave di comprensione e di svolgimento del Capitolo. Tutto quello che si dice a partire dall’art. 138 sui fini del Capitolo deve avere come sfondo la carità fraterna, l'amore reciproco, la solida unione di tutti: “trattare i problemi di maggiore importanza riguardanti la vita della Piccola Opera, perché si mantenga fedele al Vangelo, allo spirito del Fondatore e perché, docile allo Spirito Santo, risponda ai bisogni dei tempi e dei luoghi” (art. 138).

         

CHE COSA E' IL CAPITOLO

Con la pubblicazione del Motu proprio Ecclesiae sanctae (6 agosto 1966) Paolo VI invitava gli Istituti di vita consacrata ad una rinnovata e più profonda visione ecclesiale, cercando di fondere armonicamente gli elementi giuridici con i dati biblico-teologici e il pensiero carismatico di ogni singolo fondatore.

L'impronta marcatamente giuridico-istituzionale che contrassegnava le Costituzioni dei diversi Istituti fino al Concilio Vaticano II veniva in tal modo radicalmente trasformata a favore di una visione più dinamica ed attuale che coinvolgeva lo stesso Capitolo generale al quale veniva affidata la missione di imprimere ai vari Istituti un nuovo slancio di vita spirituale ed apostolica, superando quel certo immobilismo che vigeva fino ad allora.[1]
Il summenzionato Documento invita i Religiosi a celebrare il Capitolo generale non solo a partire da un presupposto giuridico-formale, quanto teologico, recuperando i valori di fraternità, unità e partecipazione in modo tale che “il Capitolo generale sia segno di autentica unità nella carità dell'Istituto”.[2]

Inoltre al Capitolo generale viene data una dimensione ecclesiale: “interessa tutta la comunità dei fedeli: è un avvenimento ecclesiale, anche se celebrato in un piccolo Istituto, costituisce un momento di particolare presenza del Signore ed effusione del suo Spirito. Un Capitolo non è la storia privata di una Congregazione, ma essenzialmente un atto ecclesiale”.[3]

Dietro l'impulso di queste indicazioni, negli anni del dopo-Concilio c’è stato un ripensamento globale sul modo di concepire e di realizzare il Capitolo generale. Contemporaneamente c’è stata la revisione del Codice di Diritto Canonico (CIC), che ha dedicato un intero articolo (can. 631-633) ai Capitoli dei religiosi.
Il Capitolo generale viene definito:

  1. il principale segno dell’unità, nella diversità, della Congregazione” (can 631 e art. 138);
  2. è un organo collegiale formato da rappresentanti legittimamente eletti che godono uguali diritti e doveri.
  3. è una assemblea di carattere straordinario, nel senso che non è né stabile né permanente.
  4. è una assemblea che possiede autorità propria ed è regolata dal diritto universale e proprio per quanto riguarda la composizione, la convocazione, il tempo della celebrazione, le procedure, ecc.

Per quanto riguarda l'insieme dei compiti svolti dal Capitolo generale, la seconda parte del can. 631, § 1 stabilisce: «Al capitolo compete soprattutto: tutelare il patrimonio dell'istituto di cui nel can. 578 e promuovere un adeguato rinnovamento che ad esso si armonizzi; eleggere il Moderatore supremo, trattare gli affari di maggiore importanza e inoltre emanare norme, che tutti sono tenuti ad osservare».
Come si vede si tratta di cinque compiti principali, ben individuati, e da cui dipende la vitalità dell'Istituto e del suo carisma.

Il Capitolo generale costituisce così per sua natura

  1. un momento fondamentale nella vita e nel rinnovamento di un Istituto e, insieme,
  2. una intensa partecipazione alla vitalità spirituale e apostolica della Chiesa;
  3. l'occasione appropriata per favorire la crescita dello spirito del Fondatore e di tutelarne inalterato il patrimonio carismatico: intendimenti, progetti, tradizioni.

            Il Capitolo verifica:

  1. se i membri vivono fedelmente il proprio carisma;
  2. si valutano criticamente le nuove esperienze e i cambiamenti effettuati rispetto al passato;
  3. si studiano le cause di possibili conflitti nel campo del governo e in quello dell'apostolato;
  4. si prospettano linee programmatiche in risposta ai bisogni più urgenti.

L'esperienza del Capitolo generale non finisce con i giorni della sua celebrazione: gli effetti benefici si prolungano a tutto l'Istituto. «I capitoli avvengono prima della loro celebrazione e funzionano dopo la loro chiusura. Se, nei limiti dell'umano possibile, non si recupera una adeguata consequenzialità di percorso di metodo fra i tre momenti fondamentali dell'evento capitolare: dall'indizione per la convocazione alla ricezione, i capitoli celebrano se stessi e rischiano di ridurre progressivamente la loro funzione propositiva all'interno degli Istituti di Vita Consacrata».[4]

Sono significative e sempre attuali le parole che il Santo Padre indirizzò ai partecipanti al X Capitolo generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza (1992):  «La Chiesa vi domanda ancor oggi di vivere il vostro «carisma» con piena docilità allo Spirito Santo e con apertura generosa alle mutate esigenze dell'epoca attuale. (…) La vostra Opera, che va allargando le sue tende missionarie in ogni Continente, conservi sempre lo spirito delle origini. Sia sempre come la volle il Fondatore: una famiglia umile, gioiosa, interamente dedicata al servizio dei poveri, per tutti stringere, con amore dolcissimo, a Cristo nella Chiesa».[5]

 

COME VIVERE IL CAPITOLO

  1. Come non vivere il Capitolo
  • Tra i religiosi esiste un'impressione abbastanza comune che i Capitoli non siano così incisivi come dovrebbero essere e producano una certa delusione. Questo fa sì che ci si aspetti poco da essi. Per alcuni è scoraggiante vedere che i Capitoli non fanno altro che esprimere buone intenzioni che dopo non si traducono in fatti. Stiamo cambiando le espressioni con nuovi documenti, ma non si rinnovano i modi di pensare e di agire. Scrivere una bella dichiarazione non significa avere introdotto una nuova forma di vedere, di orientare la vita, di evangelizzare.
  • Alcuni pensano ai Capitoli con un unico interesse: la elezione del nuovo governo perché "sistemi" i problemi dell'Istituto.
  • Altri vivono il Capitolo chiusi con le proprie idee ed esperienze, convinti che sia quello l'unico punto di vista da seguire, dimenticando che l'omogeneità in Congregazione è cosa del passato e che oggi si deve vivere nella buona pluralità e dunque nel dialogo di culture, di sensibilità e di forme diverse di plasmare lo stile di vita, cose queste che non vanno contro l'unità del carisma.
  • Ci possono essere religiosi e, a volte, gruppi di religiosi che partecipano con spirito rivendicativo dei propri interessi di gruppo. Diminuisce la stima e il fervore nei confronti del Capitolo quando diminuisce il senso di appartenenza congregazionale: l’io non è un Noi e il proprio non è nostro. Le forme di partecipazione, mediante questionari, capitoli in comunità e provinciali servono sia ad offrire il proprio contributo, di ciascuno, e sia a formulare un nostro che sia effettivamente comunitario.
  1. Difficoltà da superare:
  • credere che tutto sia detto e, dunque, abbassare la ricerca e creatività;
  • abbassare la tensione dell'utopia (= quello che non c’è, ora);
  • l'eccessivo spiritualismo o intellettualismo;
  • la mancanza di tatto per avvicinarsi alla realtà;
  • voler dire tutto e con le espressioni che piacciono a tutti, etc.
  1. Nel postconcilio tutti gli Istituti sono riusciti a identificare i grandi nuclei del rinnovamento: l'identità, la comunione e la missione. I Capitoli sono i momenti privilegiati del discernimento del momento storico nella ricerca di dare risposta alle sfide constatate. Questo è indispensabile per crescere in coscienza, in corresponsabilità e in relazione secondo i diversi momenti ecclesiali e sociali.
  1. A volte manca capacità di “alzare lo sguardo” per avere una visione del cammino che sta seguendo la Congregazione.Le persone sono molto occupate o si trovano immerse nei propri impegni immediati, non acquisiscono ampio respiro o prospettiva per contemplare il cambiamento che si è venuto a creare o che conviene seguire. È facile che le parole/situazioni nuove siano ritenute come moda del momento e non “segni dei tempi”, perdendone così la loro portata di contenuto e di realtà.
  1. Il numero 138 delle Costituzioni ricorda l'impronta carismatica del Capitolo. Il Capitolo avviene in una comunità di discepoli, testimoni e profeti; una comunità di servitori della carità che, seguendo lo stile di vita di San Luigi Orione, ascoltando la Parola di Dio, cercano di scoprire nei segni dei tempi e dei luoghi le scelte più urgenti, opportune ed efficaci per "riorientare tutte le cose in Cristo", soprattutto “i piccoli, i poveri e il popolo mediante le opere di carità” facendo “sperimentare a tutti la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa”.
  1. La densità specifica del Capitolo. Il carisma (conosciuto e vissuto) della nostra vocazione orionina dà densità al Capitolo e lo rende strumento credibile per stimolare l'unità nella pluralità, per scegliere il Superiore Generale ed i suoi Consiglieri e per proporre modelli di comportamento e di impegno nell'evangelizzazione. In questo modo favorisce la rete di relazioni vive all'interno della comunità congregazionale.
  1. Si tratta dunque di partecipare al Capitolo con la coscienza di essere responsabili del carisma che costituisce il destino e la missione della Congregazione per i prossimi anni; ciò esige una vita autentica, una partecipazione onesta, matura e profetica. Da questa coscienza nasce interesse al futuro, continua conversione, unici rimedi ai sintomi di menefreghismo, rassegnazione, inibizione, inoperosità e di mediocrità nello stile di vita e nel compromesso apostolico delle persone.

 

IL CAPITOLO GENERALE

E LA METODOLOGIA DEL CAMMINO DI FEDELTÀ E RINNOVAMENTO

 

          I Capitoli generali segnano le tappe del cammino di una Congregazione religiosa. Ogni sei anni, il Capitolo costituisce punto di arrivo e punto di partenza del cammino di vita spirituale e apostolica, nella sequela di Gesù, promosso da Don Orione che ha originato una comune storia carismatica di cui siamo continuatori oggi, stimolati dalle risonanze sempre nuove del carisma nei tempi che viviamo.

            Le decisioni capitolari la “magna charta”, la mappa del cammino in cui i governi generale e provinciali; comunità e confratelli, complessivamente e organicamente, sono coinvolti.
           Le Costituzioni e l’esperienza degli ultimi 20 anni hanno portato a strutturare una metodologia di cammino della Congregazione. Accenniamo agli elementi essenziali.

            All’indomani del Capitolo, il governo generale elabora le “Linee di Programmazione per il sessennio” prevedendo un’azione complessiva distribuita nel “Calendario del sessennio”.  

            Le Assemblee provinciali di programmazione[6] hanno il compito di interpretare e programmare nella propria realtà quanto deciso dal CG.

            Generalmente, ad inizio sessennio si fanno gli incontri internazionali dei Consigli provinciali (subito dopo la nomina) per assumere il programma del CG e, in base ad esso, prepararsi al governo della Provincia.

            Le riunioni annuali dei Direttori[7]  hanno quasi sempre come oggetto, oltre a quelli stabiliti dalle Costituzioni, quello di riflettere, stimolare e programmare la realizzazione delle varie decisioni nelle comunità e attività locali.

            La visita canonica generale e provinciale svolge una azione capillare e dinamizzatrice per assumere la visione e le linee di cambio richieste dal CG, in un clima di revisione di vita personale, comunitaria e operativa-apostolica.

            Con vari interventi, si invita ad assumere le indicazioni del CG nel progetto personale e comunitario.

            I quaderni annuali di formazione permanente sono pensati per aiutare tradurre le “conversioni” promosse dal CG in motivazioni spirituali e orientamenti concreti.

            L’azione dei Segretariati si propone gli scopi ordinari propri e la realizzazione di quelle indicazioni del CG riferite al proprio settore. Al riguardo, i convegni internazionali realizzati da ciascun Segretariato sono momenti fondamentali e molto caratterizzati per il confronto ampio su alcune mentalità, strumenti e dinamiche di rinnovamento.

            Le Lettere circolari del Generale sono concepite, in larga parte, come catechesi e indirizzo di cammino sui temi del sessennio. Anche alcuni documenti dei Consiglieri generali riprendono e traducono punti del programma del sessennio riferiti al proprio ambito di animazione. 

             Momento privilegiato e specifico sono le Assemblee provinciali e generale di verifica a metà sessennio; insieme alla valutazione del cammino dei primi tre anni, rilanciano gli obiettivi e fanno scelte per meglio raggiungerli nel secondo triennio.

            Oltre a queste principali dinamiche congregazionali, ci sono altre risorse e iniziative che si valorizzano per sostenere il cammino comune di rinnovamento: i temi di alcuni corsi di esercizi spirituali, le Circolari di singoli superiori provinciali, i temi di alcune feste di Famiglia, lo stesso progetto formativo del MLO, e altro, molto altro.

            In conclusione, si è arrivati a dare organicità e continuità al cammino secondo le linee di rinnovamento volute dal CG. Certo, con san Paolo, dobbiamo considerare che “Io ho piantato, Apollo ha irrigato… ma è Dio che fa crescere” (cfr 1Cor 3,6-7). “Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Siamo servi inutili” (Lc 17,10). I frutti sono "cosa" del Signore.

 

I 13 CAPITOLI GENERALI,

TRACCE DI CAMMINO DELLA CONGREGAZIONE

 

Dalla fondazione all'istituzionalizzazione

Nei Capitoli del ‘40 e ‘46 emerge un chiaro indirizzo "fondazionale": continuare nel carisma del Fondatore “come se Don Orione fosse ancora vivo” (Don Sterpi). Con l’aiuto dell’abate Emanuele Caronti, si sviluppa una necessaria strutturazione della Congregazione con la definizione di autonomie e ruoli, con progressiva suddivisione amministrativa in Province.

Nei Capitoli del ‘52, ‘58 e ’63, con il progressivo allontanarsi dalla fase di fondazione, la maggior preoccupazione riguarda la fedeltà allo spirito di Don Orione caratterizzata soprattutto dalla “imitazione” di Don Orione” e di quanto si faceva “ai tempi di Don Orione”.

La riforma voluta dal Vaticano II

Nel ‘69, subito dopo il grande evento del Concilio Vaticano II, la Congregazione è chiamata ad adattare le sue recenti Costituzioni (approvate nel 1944 e 1954) al magistero conciliare. È un’ottima occasione per plasmarle secondo il grande atteggiamento/rinnovamento del Vaticano II. Spicca una grande enfasi all’avvicinamento ai poveri, alla prospettiva della promozione umana e alla dimensione sociale del carisma e del servizio. Nel ‘75 non si riformano definitivamente le Costituzioni, ma in esse entra la teologia del carisma come nuova luce per interpretare la nostra particolare identità.

La nostra identità

Nei Capitoli del ‘81 e ‘87 si completa la riforma con la redazione definitiva delle Costituzioni, pubblicate rispettivamente del ‘82 e ‘88. Sono introdotti il IV Voto e gli adattamenti relativi al CIC 1983. Sono due Capitoli che integrano il “dialogo ad extra” con l’ “identità ad intra”, trovando nella “inculturazione del carisma” la via per attuare fedelmente l’incarnazione nel mondo secondo lo spirito orionino proprio.

Fedeltà alla storia

Concluso il post-Concilio con la promulgazione del CIC ‘83, e ben definita la nostra identità e la sua necessaria inculturazione, nel Capitolo del ‘92 si tenta di tradurre in pratica, cioè con modalità operative, quanto è concettualmente condiviso sull’identità religioso-carismatica per entrare in rapporto con la situazione del mondo in cui viviamo. “Essere il Fondatore oggi” è un chiaro riferimento per una fedeltà alle origini in vista di una creatività in risposta alle sfide del mondo contemporaneo.
Grande novità del Capitolo del ’92 è costituita dal tema e dal progetto di “condivisione del carisma con i laici”, sia come sviluppo di identità del carisma e sia come fedeltà alla storia e all’ “ora dei laici”. Di qui prende impulso ISO e si organizza il MLO.

Famiglia in cammino

Si possono evidenziare due caratteristiche dei Capitoli XI, XII e XIII: 1) una maggiore coscienza e pratica internazionale della Congregazione, ulteriormente allargata in Famiglia orionina; 2) uno sforzo per dare globalità e continuità al cammino della Congregazione nella Chiesa e nel mondo in continuo cambiamento e frazionamento.
Assumono sempre più importanza i segretariati e altre modalità di comunione e animazione. Si nutrono speranze nei percorsi più che nelle singole decisioni, nei progetti (personale, comunitario, apostolico, di Congregazione) più che in richiami ideali dell’identità. Viene elaborata e consolidata nella pratica una metodologia di rinnovamento che integra e collega gli strumenti offerti dalle Costituzioni (assemblee di programmazione e di verifica, azione dei segretariati, riunione dei direttori, ecc.).

E il XIV Capitolo?

Mi pare che il nuovo Capitolo si muova su due coordinate solo in apparenza opposte ma stimolanti. Da una parte, c’è la prospettiva unificante del Capitolo che è la persona del religioso, nelle sue complementari dimensioni; dall’altra c’è il clima ecclesiale di Chiesa in movimento, in uscita verso le periferie esistenziali, dato da Papa Francesco. Il titolo del Capitolo “Servi di Cristo e servi dei poveri” – e tutto il bellissimo testo di Don Orione da cui è tratta questa espressione – bene indica e concilia la domanda di autenticità e di apostolicità richieste alla Congregazione, alla Vita consacrata e alla Chiesa per “svegliate il mondo” a una umanità secondo il cuore di Dio e il cuore dell’uomo.

 


[1] Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa e le Società di Vita Apostolica, Natura e finalità dei Capitoli generali, Informationes, 1976 (numero monografico); Pironio E., Appunti per un Capitolo, L'Osservatore Romano, 25 agosto 1976, 2; Beyer J., Il diritto capitolare, Vita Consacrata 14(1978), 462-471; Lesage G., voce Capitolo, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. II, Paoline, Roma 1975, 179-184; Bosco V., Il Capitolo: momento di profezia per tenere il passo di Dio, LDC, Torino 1980; Alonso Rodríguez S.M., voce Capitolo (Dimensione teologica), in Dizionario Teologico della Vita Consacrata, Ancora, Milano 1994, 157-164; Gutiérrez Martin L., voce Capitolo (Aspetti giuridici), in Dizionario Teologico della Vita Consacrata, Ancora, Milano 1994, 164-169; Nava P.L., L'evento capitolare. Dall'indizione per la convocazione alla ricezione, Centro Studi USMI, Roma 1997.

[2] Al riguardo, cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Gli elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sugli Istituti dediti all'apostolato, 31 maggio 1983.

[3] Pironio E., Appunti per un Capitolo, cit., 2.

[4] Nava P.L, L'evento capitolare. Dall'indizione per la convocazione alla ricezione, cit., 5.

[5] Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza ai religiosi partecipanti al X Capitolo Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Città del Vaticano, Sabato 16 Maggio 1992, cfr. L'Osservatore Romano, 17 maggio 1992, 5.

[6] Norma 169.

[7] Norma 181.

 

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