TORTONA: VILLA PEDEVILLA
Paolo Pedevilla, donò a Don Orione la sua villa. Fu prima Piccolo Cottolengo, poi convento delle Sacramentine e, dal 2015, Casa di accoglienza "Braccia e Cuore" per profughi.
PAOLO PEDEVILLA E LA MIRABILE STORIA DELLA SUA VILLA
Paolo Pedevilla era un tortonese residente a Genova; entrò in amicizia con Don Orione perché era cugino della signora Francesca Gallarati Zurletti (1838-1920) di Tortona. Fu lei che, nel 1905, donò diede le 20.000 lire, determinanti per l’acquisto della Casa Oblatizia di Tortona, il Paterno.
Paolo Pedevilla amico di Don Orione
Il signor Paolo Pedevilla era un buon uomo, molto legato a Don Orione e a Don Sterpi che gli usarono amicizia e attenzioni. Basti pensare che fu a far visita a Don Orione, il 12 marzo 1940, ultimo giorno di vita del santo. Al mattino, poco dopo le 10, giunse a Villa Santa Clotilde di Sanremo insieme al canonico Arturo Perduca ed al chierico argentino Ignacio Merino. A mezzogiorno pranzarono insieme a Don Orione in tanta cordialità. Quel giorno niente riposo per Don Orione perché restarono riuniti fin verso le 16, in parlatorio, in conversazione piacevole. Al congedarsi, Don Orione rivolse a tutti queste parole: "Vi presento l'insigne nostro benefattore di Tortona, il più grande, quello che, come sapete, vuole in casa sua i Buoni Figli (come li chiamiamo noi) ed intende lasciare i suoi beni perché questa opera di bene continui. Presenti voi, lo assicuro che, appena a Tortona, il primo che andrò a visitare sarà lui”.[1]
Don Perduca, Don Bariani e Pedevilla si congedarono da Don Orione. Partirono e arrivarono a Tortona verso le 22.30 e portarono a Don Sterpi buone notizie sulla migliorata salute di Don Orione. Alle 22.45 di quella stessa sera del 12 marzo 1940, Don Orione morì dicendo: “Gesù! Gesù… Vado”.
Alla morte di Don Orione seguì il pellegrinaggio trionfale della Salma di Don Orione con soste lungo la Riviera Ligure, da Sanremo a Genova: di lì ad Alessandria, Pavia, Milano; infine, a Montebello, Voghera, Pontecurone e Tortona. Il corteo delle auto entrò a Tortona all’imbrunire del 17 marzo, domenica delle Palme, passando per porta Voghera. Il primo edifico a sinistra, preceduto da un breve vialetto, era la villa del signor Paolo Pedevilla. Proprio qui, essendoci già una moltitudine di persone ad attendere, più avanti alle porte della città, sostò il furgone che giungeva da Milano. La Salma fu prelevata e portata a braccia per tutta la via Emilia fino alla chiesa di San Michele.
“Il carro sostò proprio davanti al portone della villa del signor Pedevilla – ricordò Modesto Schiro -, quel benefattore al quale Don Orione, il 12 marzo, nel salutarlo aveva detto: “lo assicuro che, appena a Tortona, il primo che andrò a visitare sarà lui”. Pedevilla uscì dalla casa e fu così il primo tortonese a ricevere la visita di Don Orione, come questi gli aveva promesso. Pedevilla piangeva. Baciò la bara, si fece il segno della croce, pregò”.[2]
Il Piccolo Cottolengo
Nel giugno 1940, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, dovendo porre al sicuro dalle incursioni aeree gli ospiti del Piccolo Cottolengo Genovese, su richiesta di Don Carlo Sterpi il signor Paolo Pedevilla mise a disposizione degli orfani e “buoni figli” più piccoli la sua villa e il bel parco, fuori Porta Voghera.[3] Egli si ritirò in alcune poche stanze e lasciò l’intero edificio a disposizione dei piccoli ospiti con in quali si intratteneva godendo della loro compagnia.
Passati i rischi maggiori, in autunno, i “buoni figli” avrebbero dovuto ritornare a Genova. A Tortona, ci si erano abituati così bene, in mezzo al verde e vicini al buon signor Paolo, tanto che, all’ora di partire, si misero a piangere. Il signor Pedevilla non resse alla scena. Prese in mano il telefono e chiamò il superiore, Don Carlo Sterpi.
- “I bambini piangono. Non portateli a Genova. Possono rimanere qui”.
- “E per l’inverno?”
- “La casa è abbastanza riscaldata; loro staranno a Sud e a me basteranno alcune camere a Nord”.
- “Il Signore vi benedica, signor Paolo. Resteranno”.[4]
Così nacque il Piccolo Cottolengo di Tortona, la prima attività sociale e caritativa svolta in quella casa. Alla morte del signor Paolo Pedevilla, nel 1946, la sua villa, gli edifici e i terreni annessi passarono alla Congregazione di Don Orione.[5]
L’attività con i bambini del Piccolo Cottolengo, con limiti fisici e psichici, prese sempre più consistenza per la generosa dedizione delle Piccole Suore Missionarie della Carità. La gente circondava di benevolenza e beneficienza quell’opera che si svolgeva in tutta carità.
In questa sede, il Piccolo Cottolengo di Tortona rimase fino al 1975 quando, resosi libero l’edificio dell’Istituto Teologico in Corso Don Orione 68, si pensò di trasferirlo in quella nuova e più ampia sede, accanto al Santuario della Madonna della Guardia.
Casa delle Sacramentine
La Villa Pedevilla divenne allora la sede della numerosa comunità delle Suore Sacramentine Adoratrici non vedenti, che dal 1927 risiedevano nell’angusta sede del Groppo, presso il ponte sull’Ossona. Qui vi era anche il forno, che dava il pane alle opere orionine di Tortona. Don Orione affermava: ora abbiamo un altro forno. Il forno della carità sono le Sacramentine”. Villa Pedevilla, dunque, cambiò completamente di attività: dalla carità corporale alla carità spirituale. Divenne riferimento di preghiera, di consolazione e di spiritualità della diocesi di Tortona.
Casa di accoglienza “Braccia e Cuore”
Dopo 40 anni, le Sacramentine lasciarono Villa Pedevilla, nel 2013, per passare a Villa Charitas, sul Castello, in corso Amendola 10.
La villa rimase così vuota.
E qui comincia la storia che ci lega all’attualità.
Ricordo una telefonata giuntami a Roma dalla Dr.ssa Romilda Tafuri, Prefetto di Alessandria, il 25 luglio 2013, chiedendo e sollecitando l’accoglienza di 4-6 immigrati in modo urgente, a Tortona, e parlandomi del problema dei profughi. Di qui partì il pensiero di “rispondere” a questa necessità che si prospettava in crescita sempre maggiore. Il confratello Don Pietro Sacchi mi fece conoscere l’Associazione Villa Ticinum e iniziò il contatto con Fabio Gandi che si sviluppò fino a realizzare il progetto della Casa “Braccia e cuore” di accoglienza per Migranti. La Congregazione mise a totale disposizione la Villa Pedevilla in comodato gratuito, mentre la Cooperativa Villa Ticinum assunse la piena responsabilità della gestione operativa, economica e legale del progetto Braccia e cuore. L’inaugurazione avvenne il 12 dicembre 2015, dopo che erano iniziate le accoglienze dei primi richiedenti asilo.
Sono trascorsi 10 anni, l’attività è stata intensa, complessa, sempre a conduzione personalizzata, competente e attenta, senza mai poter inserire il pilota automatico della routine. In occasione dei 10 anni di vita di questa Casa, è la prima volta che si parla di “Braccia e Cuore” sui giornali di Tortona e del territorio. Lo ritengo un fatto positivo perché significa che non ci sono stati problemi nella convivenza cittadina e che nessuno dei 298 giovani accolti è assurto all’onore della cronaca per litigi, furti, atti indisciplinati. Basta questo fatto per intuire la validità e la cura con cui è gestita la Casa di accoglienza”.
Paolo Pedevilla e la sua Villa sono importanti nella storia civile di Tortona perché rappresentano un esempio di solidarietà e di impegno sociale. Grazie a questa proprietà donata Don Orione, Tortona ha potuto accogliere orfani e disabili durante la guerra, le Sacramentine per altri 30 anni, e da 10 anni quella stessa Villa continua ad avere una utilità sociale aprendo aprire “Braccia e Cuore” a persone difficoltà. Costituisce monumento e annuncio di una società solidale.
[1] Flavio Peloso, Don Orione. Cronaca dell’addio, “Messaggi di Don Orione” 2015, n. 145, p.49.
[2] Idem, p.83.
[3] I piccoli nuovi ospiti arrivarono nel giugno 1940, come annotò Don Domenico Sparpaglione nel suo Diario: “L’undici giugno 1940, il collegio Dante si apre a uno stuolo di bambini giunti da Genova e destinati alla casa del Signor Paolo Pedevilla, fuori porta Voghera, che diventerà il Piccolo Cottolengo Tortonese”.
[4] Il Servo di Dio Don Carlo Sterpi. 1874-1951, Ed. Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma,1961, p. 659-661
[5] Archivio storico dell’Ospedale Maggiore di Milano. Sezione amministrativa - parte storica. I. Eredità e legati – Donazioni (1900 - 2005). Busta 146, Fascicolo 5. Inventario a cura di Daniela Bellettati, Paola Bianchi, Giulia Todeschin. 2005, ristampa aggiornata 2016.

