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Messaggi Don Orione
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La Chiesa, la sua unità e il primato del Vescovo di Roma i temi cari a Cipriano e a Don Orione.

DON ORIONE CITA SAN CIPRIANO

E LA SUA DOTTRINA SULLA CHIESA

 

Don Orione aveva grande conoscenza della vita della Chiesa dei primi secoli cristiani. Attingeva insegnamenti morali e dottrinali dai primi Padri della Chiesa, con una venerazione tutta speciale verso coloro che confermarono con il martirio la verità della loro fede. San Cipriano è tra questi.

Cipriano nacque a Cartagine verso il 210. Si era convertito al cristianesimo ed era stato battezzato da soli quattro anni quando fu eletto Vescovo della sua città.
Nel 250 l’imperatore Decio ordinò che tutti i sudditi onorassero le divinità pagane offrendo sacrifici, o anche solo bruciando incenso.
Da Cartagine, Cipriano affiancò il Papa Cornelio nel contrastare l'eretico Novaziano, affermando l’unità della Chiesa universale, non solo per sintonia personale con il Papa ma per coscienza dell’unità dei cristiani innanzitutto con i rispettivi Vescovi, e poi dei Vescovi con Roma quale sede principale, fondata su Pietro capo degli Apostoli.
Con l’imperatore Valeriano si ebbe un’altra persecuzione e Cipriano fu mandato in esilio, dove apprese che papa Sisto II è morto martire a Roma, col diacono Lorenzo. Liberato, poté fare ritorno a Cartagine, ma nel settembre 258 fu arrestano di nuovo, e il giorno 14 morì decapitato.

Don Orione citò sovente il santo vescovo di Cartagine Cipriano, soprattutto ricordando le sue affermazioni sulla Chiesa, sulla sua unità e sul primato del Vescovo di Roma. 

 

“Sant’Agostino dice che quando il grande Vescovo di Cartagine Cipriano fu condannato ad avere tagliata la testa, gli fu data la scelta e il mezzo di riscattare la vita, se, soltanto a parole, avesse velata quella fede in Gesù Cristo per la quale veniva condannato a morire. E non solo gli fu data licenza di farlo, ma, quando fu innanzi a Galerio Massimo, proconsole nel governo dell’Africa sino all’ultimo gli venne affettuosamente fatta istanza perché pensasse se meglio non fosse provvedere a salvare la propria vita, che soffrire la pena di pazza e sciocca ostinazione.

     Al ché, in una parola, rispose il ven.do Vescovo: «Fate quel che vi è prescritto… in cosa di tanta santità, non v’è luogo a deliberare”.

     E con quella fede e grandezza di coraggio che sapeva veramente di apostolico, col cuore fermo nell’amore a quella Chiesa, della quale aveva scritto lo stupendo trattato «De Unitate», che è il capolavoro dell’intrepido Vescovo e martire: forte della grazia di Dio e della fortezza del suo Dio che lo chiamava a confessare col sangue la religione cristiana, pieno di gioia, camminò verso il luogo del martirio”.

     Così moriva per la sua fede il grande Vescovo di Cartagine Cecilio Cipriano: il difensore di Papa Cornelio: Colui che nel Papa aveva salutato: “il Vescovo posto sul Vertice apostolico” (Epist. 3).

     E che, nella Epistola 73 Ad Tubajanum, chiama il Vescovo di Roma: «Ecclesiae una caput et radium».

Scritti 49, 117

 

San Cipriano, nel suo mirabile “De unitate Ecclesiae”, paragona l’immensa diffusione dell’unità cattolica alla moltitudine dei raggi che da un medesimo sole, che è Cristo, partono ad illuminare il mondo; intercettate il raggio dal sole e il raggio subito si estinguerà.

Scritti 111, 5

 

 Solo il cattolicesimo forma un corpo unico, pieno di forza di santità, di vita, perché animato, vivificato e sostenuto dallo Spirito Santo (Ezech.). Fuori della Chiesa di Roma, una, santa, cattolica e apostolica, non vi sono che fuochi fatui, dicea già S. Cipriano, il grande Vescovo e Martire di Cartagine.

Essa sola è una come il sole di cui una è la luce, benché infiniti siano i suoi raggi e tutte avvolgano le immense distanze dell’universo...

Scritti 115, 15

 

 Il grande Vescovo e martire di Cartagine, San Cipriano, ebbe ad esclamare: “Roma è la sola Chiesa in cui ogni accesso all'eresia è chiuso per sempre”. (Lib. I Lett. 3).

Scritti 82, 38

 

 Sempre San Cipriano nel suo Trattato dell’unità della Chiesa, scrive: “Chi abbandona la Cattedra di Pietro, sopra cui la Chiesa è stata fondata, può egli mai presumere di essere ancora nella Chiesa?”. Sant’Ambrogio (IV secolo) dichiara che “Ubi Petrus, ibi Ecclesia”, “dove è Pietro, ivi è la Chiesa”.

S. Cipriano non poteva usare espressioni più forti di quelle che usò, scrivendo così a Papa San Cornelio “Tutti i nostri colleghi debbono approvare la stessa legge, ricevere gli stessi Sacramenti e riverire nella sua augusta persona lo stesso unico Capo”.

E altrove dice: “Vi ha un solo Dio, un solo Cristo, una sola Cattedra fondata sopra di Pietro dalla voce del Signore, e che sopra di Lui Egli edificò la sua Chiesa”.

Scritti 76, 236

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