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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Don Flavio Peloso, Mons. Michele Di Ruberto, Prof. Paolo Boccato e Don Roberto Simionato.
Autore: Di Ruberto Mons. Michele

Mons. Michele Di Ruberto è Sotto-Segretario della Congregazione vaticana delle le Cause dei Santi.


IL MIRACOLO DI DON ORIONE,
SANTO PROTAGONISTA DELLA CHIESA DEL NOVECENTO



Intervista a Mons. Michele Di Ruberto


Il 7 luglio scorso è stato emanato il Decreto sul miracolo di Don Orione: di che si tratta?
Il Decreto è l’ultimo atto che chiude il cammino giuridico dell’accertamento di un miracolo. È un atto giuridico della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzato dal Santo Padre, con cui un fatto prodigioso è definito vero e proprio miracolo, cioè operato da Dio fuori dell’ordinario di tutta la natura creata per intercessione di un Servo di Dio o di un Beato.

Ci aiuti a capire come si svolge il processo del riconoscimento di un miracolo. Il riconoscimento del miracolo è frutto di un serio e vero esame delle testimonianze e dei documenti medici, raccolti nell’ambito della Diocesi dove è accaduto il fatto prodigioso della guarigione, a Tortona nel caso di Don Orione. L’esame del presunto miracolo, da quando Papa Pio XII nel 1948 istituì la Commissione medica, è duplice: medico e teologico.

In che cosa consiste il giudizio della Consulta medica?
La Consulta medica è un organo collegiale e studia l’aspetto scientifico della guarigione, previo esame di due Periti d’ufficio. Il suo esame e la discussione finale si concludono stabilendo esattamente la diagnosi della malattia, la prognosi, la terapia e la sua soluzione. La guarigione per essere ritenuta oggetto di un possibile miracolo deve risultare essere giudicata come rapida, completa, duratura ed inspiegabile secondo le cognizioni mediche.

Qual è l’oggetto specifico del giudizio del Congresso dei Teologi?
I Consultori Teologi, partendo dalle conclusioni della Consulta Medica, sono chiamati a individuare il nesso di causalità tra le preghiere al Servo di Dio o Beato e la guarigione, ed esprimono il parere che il fatto prodigioso è un vero miracolo.

Come avviene la valutazione della Congregazione dei Cardinali?
La Congregazione degli Em.mi Cardinali e degli Ecc.mi Vescovi, dopo aver ascoltato la esposizione del Ponente, discute tutti gli elementi del miracolo: ciascun componente dà il suo giudizio da sottoporre all’approvazione del S. Padre.

Bene, ora veniamo al miracolo attribuito all’intercessione del Beato Luigi Orione. Ce lo vuol descrivere brevemente?
Si è trattato di un tumore polmonare in persona anziana, che per la sua gravità e per le condizioni del paziente non fu possibile curare in alcun modo. E’ intervenuta la preghiera a Don Orione e, in rapido volgere di tempo, il tumore non ha più lasciato traccia di sé nel nelle condizioni fisiche e né negli esami radiografici e citologici del sangue del malato. La vicenda della guarigione miracolosa del Signor Pierino Penacca, nato a Momperone (diocesi di Tortona) mi ha affascinato, perché i componenti la Consulta Medica, anche con il contributo di specialisti esterni all’albo dei medici del Dicastero, ne hanno ampiamente discusso la portata e sono giunti a un giudizio conclusivo in piena unanimità. I componenti la Consulta hanno espresso questa definitiva valutazione: si è trattato di un «carcinoma indifferenziato a grandi cellule» “ad alta invasività”, per cui la prognosi fu molto riservata quoad vitam anche perché la terapia fu inesistente, e pertanto giudicarono la guarigione “rapida, completa, duratura, non spiegabile scientificamente”.

Il miracolo è stato votato all’unanimità sia dalla Consulta medica, che dal Congresso dei Teologi che dalla Congregazione dei Cardinali. E’ abbastanza ordinario che ciò avvenga?
I tre Organi collegiali conclusero il giudizio unanimemente. L’unanimità dei Teologi e della Congregazione dei Cardinali non è usuale, perché e i Teologi e i Cardinali, quando rilevano che la Consulta ha avuto diverse sedute, manifestano dubbi e perplessità. Per il caso attribuito al Beato Don Orione sono state rimosse tutte le difficoltà.

Della vicenda umana e spirituale del miracolo, quale aspetto l’ha colpito di più?
Nella vicenda del miracolo di Don Orione, mi ha colpito il fatto che il Beato era proprio nel cuore della famiglia Penacca e nella comunità del Piccolo Cottolengo di Seregno.
Nella famiglia Penacca Don Orione appare come una presenza viva, perché il guarito con la moglie avevano conosciuto il Beato e, nel caso suo particolare, il signor Pierino afferma «Io porto sempre con me un’immaginetta di Don Orione… ho sempre pregato Don Orione… Se sono guarito devo ringraziare il Signore e Don Orione». A questo proposito recentemente lo scrittore Mosca testimoniava che un cristiano che crede (nella circostanza si parlava di miracoli) porta sempre nel suo portafoglio una immaginetta per rendere presente la Madonna o il Santo.
E poi è commovente che anche al Piccolo Cottolengo un gruppo di disabili pregò per questa guarigione, come risulta dalla testimonianza di Ennio Moneghini: “Tutti insieme volevano ottenere questa grazia. Avevano delle reliquie di Don Orione con le quali pregavano. Avevamo pregato parecchio anche con i ragazzi handicappati del Piccolo Cottolengo. E poi mi venne una sicurezza: stai tranquillo, andrà tutto a posto».

Adesso cosa si prevede in vista della canonizzazione? Quali sono i passi e i tempi previsti?
La canonizzazione comporta un passo in più nell’iter giuridico. Dopo la lettura del Decreto sul miracolo, tenuta il 7 luglio, si celebrerà il Concistoro in cui il S. Padre, dopo avere accolto il parere definitivo dei Cardinali e dei Vescovi, stabilisce di procedere alla canonizzazione indicandone la data.

So che lei, Monsignore, ha molta stima di Don Orione come santo e come persona importante nella vita della Chiesa. A quando risalgono i suoi primi ricordi?
I miei ricordi sul futuro Santo risalgono agli anni della formazione nel Seminario minore di Lucera e maggiore di Benevento. Il primo contatto fu una piccola vita di Don Orione che subito mi appariva un sacerdote santo, dotato di favori celesti. Mi impressionò la sua preoccupazione per i poveri e per coloro che erano nelle disgrazie fisiche e morali. Dentro di me ripetevo: questo sacerdote è matto! Ma come fa ad aprire il suo cuore a tutti, specialmente ai bisognosi, a mettere in piedi tante opere di bene?
Recentemente ho letto alcuni libri di carattere storico su Don Orione, come “Don Orione e Padre Pio da Pietrelcina nel decennio della tormenta” e “Don Orione negli anni del modernismo”.

E cosa l’ha più interessato di queste vicende storiche?
Nei rapporti con Padre Pio da Pietrelcina, ho scoperto un Don Orione che nella tormentosa vicenda, in cui la S. Sede cercava tra tante difficoltà di capire e tutelare la figura di Padre Pio, si muoveva con la serenità del sacerdote e, con un alto livello di discernimento dello spirito, operò con la forza dell’amore ecclesiale.
Negli anni del modernismo, Don Orione fu al centro di una fitta rete di relazioni tanto con le più alte autorità della Chiesa, da Pio X e Pio XI ai cardinali Merry del Val e Gasparri, e sia con molti personaggi in difficoltà dottrinali e disciplinari con la Santa Sede, quali Romolo Murri, Buonaiuti, Semeria, Brizio Casciola, Tommaso Gallarati Scotti, Aiace Alfieri, Ghignoni, Federici, Fogazzaro e molti altri. Mi ha sorpreso e commosso soprattutto l’atteggiamento di Don Orione nei riguardi del Buonaiuti. Ha escogitato tutti i mezzi dettati da intelligenza e carità perché quel sacerdote si riavvicinasse alla Chiesa e vi ritrovasse l’atmosfera favorevole a una serena riflessione anche sulle sue posizioni teologiche.
Nelle pieghe di quel grosso movimento che scosse la Chiesa, Don Orione si mosse con coraggio e prudenza alla luce dell’insegnamento pontificio. Fu la sua profonda unione con Dio e con la Chiesa – la santità - che gli permise di vivere una carità che mirava alla verità e una verità che si nutriva di carità. Non è mai facile vivere questo dinamismo convergente. Molti neppure lo capiscono e anzi lo giudicano un’ambiguità. Anche Don Orione dovette soffrire di queste insinuazioni, ma, coscienza forte com’era, tirò dritto con il suo “facere veritatem in charitate” .

Durante il recente convegno “Don Orione e il Novecento” – del quale sono stati pubblicati gli Atti – è emerso un rilevante ruolo di Don Orione nelle vicende ecclesiali e civili del suo tempo; ha intessuto una rete di contatti con persone e problemi d’ogni tipo.
Il Convegno su “Don Orione e il Novecento” è stato provvidenziale anche in vista della canonizzazione, perché ha fatto emergere in tutte le sfumature come il futuro Santo fu un grande protagonista della Chiesa del Novecento. Impressiona il suo senso dell’ecclesialità che lo portò a condividere vicende liete e tristi, avendo come punto di riferimento Cristo e il Suo Vicario. Fu proprio il senso ecclesiale a renderlo molto presente e intraprendente nella società civile, vivendo momenti drammatici, dando il suo apporto personale di alta solidarietà alla patria e alle persone colpite da calamità. Nella rete di contatti intessuti con le persone mi colpisce quello avuto con Secondo Tranquilli, poi divenuto scrittore famoso con il nome di Silone. Il futuro Santo, pur lasciando libero il giovane Silone, tuttavia lo inseguì con la sua preghiera e con la forza della sua paternità spirituale e delle sue convinzioni. In questo tracciato di grande rispetto della persona unito a grande fedeltà personale ai valori cristiani ed ecclesiali Don Orione è singolare.

Quale è l’aspetto che, secondo lei, andrebbe valorizzato di più nel presentare Don Orione in occasione della canonizzazione?
L’aspetto attuale della figura di Don Orione è duplice. Innanzitutto ci dà una lezione di grande solidarietà per gli altri, consumata spesso nel silenzio, molte volte nelle opere e sempre nella preghiera. In secondo luogo, Don Orione è attuale per i Sacerdoti: egli, vivendo ben dentro alle vicende civili del suo tempo, ha testimoniato la sua vita sacerdotale nella dimensione cristologica ed ecclesiale; vivendo Cristo, ha amato il Papa, la Chiesa e il suo magistero.

 

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