PAPA FRANCESCO AD OGNISSANTI, ROMA

Il 7 marzo 2015, Papa Francesco ri è recato nella Parrocchia di Ognissanti, a Roma, in occasione del 50° della prima Messa in italiano qui celebrata da Paolo VI.
PAPA FRANCESCO NELLA PARROCCHIA DI OGNISSANTI
NEL 50° DELLA PRIMA MESSA IN ITALIANO
Ricordi ed emozioni della visita di Papa, il 7 marzo 2015.
Italiano - Spagnolo
Don Flavio Peloso
Papa Francesco ha fatto visita alla Parrocchia di Ognissanti per celebrarvi la Messa 50 anni dopo che, nello stesso luogo e nello stesso giorno, il beato Paolo VI celebrà la prima Messa in italiano con la quale si diede inizio alla riforma liturgica. Scelse Ognissanti perché qui si celebrava il 25° della morte di Don Orione.
Desidero condividere il ricordo vivo ed emozionato dell’incontro con Papa Francesco. Gli sono stato a fianco durante tutto il tempo e le sequenze di quelle due ore di sabato sera, 7 marzo, mi scorrono davanti bene ordinate. Dall’arrivo alle 17.47, in Via Don Orione 14, ove ha lasciato subito l’auto al cancello ed ha iniziato a percorrere a piedi il lungo corridoio lasciato dalla gente nel cortile fino alla sacrestia. E poi la Messa, la concentrazione interiore del Papa nel celebrare, l’omelia, le mie parole di ringraziamento e i suoi passi verso di me per salutarmi. E ancora, dopo la Messa, gli sono stato vicino durante i saluti in sacrestia, e poi all’uscita nel cortile, il suo discorso improvvisato e vivace con la gente e infine, di nuovo la camminata nel cortile, zigzagando tra le due ali di gente per concedere la sua vicinanza a più persone possibili.
Cosa mi è rimasto più impresso?
Il suo stile di celebrare.
Lui così, comunicativo e popolare, durante la celebrazione pare estraniato da sé, dimesso, quasi impersonale, amorfo, dà voce e gesti al rito senza metterci quasi niente di suo. Non una parola in più o un gesto fuori di quanto previsto dal rito. E sì che sa improvvisare. Lo guardavo durante la processione di entrata e di uscita della Messa: occhi bassi, niente sorrisi alla gente ai lati e niente cenni di saluto. Non ha dato segni di gradimento verso i gesti di euforia e gli applausi alla fine della Messa, anzi è andato avanti con il rito, interrompendoli. Niente. Nella Messa Papa Francesco agisce in persona Christi. E basta.
La sua omelia.
Ha dedicato molti numeri della Evangelii gaudium all’omelia. E lui fa veramente un’omelia. Non solo a Ognissanti, sempre. L’omelia è stata tutta e solo centrata sul Vangelo. Attualizza il Vangelo per il popolo di Dio. Nessuna concessione ai convenevoli verso le autorità presenti, nessun riferimento alle persone o alle circostanze umane della Messa. Anche gli accenni alle due ragioni della sua venuta a Ognissanti – 50° della riforma liturgica e anniversario di San Luigi Orione - sono ridotti al minimo, appena accennati. A lui interessa comunicare la Parola di Dio rendendola interessante e coinvolgente.
Quei passi verso di me.
Quando dopo le mie parole di ringraziamento a fine Messa, ho visto Papa Francesco alzarsi, pensavo andasse all’altare, e sono rimasto fermo. Poi ho visto che girava verso di me. Mi ha sorpreso e commosso. Cosa ho detto? “Santità, grazie. Tutta la Famiglia Orionina è con lei e vorrebbe essere come lei”. E qualcos’altro.
Il suo appetito della gente.
Ancor prima di arrivare a Ognissanti, Papa Francesco sapeva che c’erano 4000 persone in cortile, fuori della chiesa, che l’aspettavano. Ha voluto dedicare loro la maggiore attenzione possibile. In sacrestia, ha regalato un Calice alla Parrocchia mettendolo nelle mani di Don Francesco Mazzitelli. Poi, visto che c’erano molti religiosi e religiose da salutare – i Consigli generali e le comunità di Ognissanti e Curia – ha iniziato a dare la mano a ciascuno, rapidamente, mentre già camminava verso fuori... voleva arrivare quanto prima alla gente.
Tra le 4000 persone del cortile l’ho visto immergersi come un pesce nella sua acqua. Aveva un atteggiamento così deciso, attento, intraprendente nell’avvicinarsi alla gente che ha manifestato un “appetito” che, soddisfatto, non si consumava ma cresceva. Non si lasciava solo toccare e fotografare, concedendosi passivamente. No, andava incontro, sceglieva le persone che gli sembravano più bisognose di una attenzione, di una carezza. L’ho visto fermarsi molti secondi – mi parvero tantissimi – per ascoltare, con la mano all’orecchio, quasi guancia a guancia, quello che gli diceva un uomo. Non era il leader o il personaggio famoso che - un po’ distratto, un po' annoiato - concede soddisfazione ai suoi fans. Tutt’altro. Ogni incontro di occhi o di mano, o di parola erano personali. Quello che faceva con qualcuno, in modo personale, avrebbe potuto e voluto farlo con tutti.
Il discorso in cortile.
Gli era stata indicata una predella rialzata e il microfono nella scalinata del Istituto San Filippo, qualora volesse dire “qualche parola” alla gente, da tre ore nel cortile, con freddo pungente. “Ah, bene”, e vi si è diretto decisamente.
Ha improvvisato un dialogo e la gente su cose semplici. "Avete freddo?". “Si”. “Avete pregato?”. “Si”. «Avete pregato qui fuori, questo dà forza alla Chiesa: la Messa, pregare insieme. Questo conta». Non ha trattato la gente da “bambina”, ha proseguito dicendo cose serie parlando dei 50 anni della riforma liturgica che “Paolo VI ha inaugurato proprio in questa Parrocchia". Ha detto: "In ogni parte ci sono difficoltà, ma in ogni parte c’è il Signore e dove c’è il Signore le cose vanno bene. D’accordo?”. Immediatamente si alza un grande “Siii!”.
“E grazie tante per questa accoglienza vostra, per questa preghiera con me nella Messa. Ringraziamo il Signore per quello che ha fatto nella sua Chiesa in questi 50 anni di riforma liturgica. È stato proprio un gesto coraggioso della Chiesa l’avvicinarsi al popolo di Dio perché possa capire bene quello che fa. Questo è importante per noi: seguire la Messa così. E non si può andare indietro. Dobbiamo andare sempre avanti, e chi va indietro sbaglia. Andiamo avanti su questa strada".
Ha avuto qualche parola di ricordo di Don Orione che ha iniziato personalmente questa parrocchia, e ha detto "Mi aspetto che questa Parrocchia continui ad essere di modello di celebrazione liturgica. Soltanto mi piacerebbe che il canto sia un po' più forte. Avete paura di cantare?". La gente risponde: "Noo!". "Io soltanto sentivo il coro. La gente era un po' così lì dentro (indicando la chiesa). Forse voi qui cantavate, non so. Grazie tante e avanti. Forza e avanti. Che il Signore vi benedica. E adesso vi dò la benedizione. Preghiamo la Madonna. Ave Maria...". La sua voce è stata subito sovrastata da quella della gente che si è unita ad alta voce. "Vi benedica Dio Padre onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo". Anticipando l'applauso della gente aggiunge: "E pregate per me. Pregate per me".
In cortile, tra la gente, ci sono stati i momenti più belli della visita di Papa Francesco. Nel "corpo a corpo" con le persone egli si sente a suo agio, si rigenera, diventa creativo. Proprio nel cortile ha tirato fuori anche i pensieri che più sono stati ripresi nei mass media: "È stato proprio un gesto coraggioso della Chiesa l’avvicinarsi al popolo di Dio perché possa capire bene quello che fa... Non si può andare indietro. Dobbiamo andare sempre avanti su questa strada".
E' proprio vero. Nelle parole e nell’esempio di Papa Francesco noi orionini, consacrati e laici, comprendiamo meglio cosa richiede essere “secondo il cuore” di Don Orione.
Resonancias de la visita del Papa a la parroquia Ognissanti de Roma.
Cuando pude escribir algo, el recuerdo vivo y emotivo del encuentro con el Papa Francisco se hizo palabras, que les comparto. Estuve al lado suyo durante bastante tiempo. La secuencia de aquellas dos horas del sábado 7 de marzo por la tarde, pasan delante de mí. Desde su llegada a las 17:47 por la calle Don Orione 14, donde dejó el automóvil en el portón y comenzó a recorrer a pie el largo corredor que hacían los presentes en el patio hasta la sacristía. Luego la misa, la concentración interior del Papa al celebrar, la homilía, mis palabras de agradecimiento y sus pasos para saludarme.
Después de la celebración estuve cerca de él durante los saludos en la sacristía. Al salir al patio fue el momento del discurso improvisado y vivaz con los fieles. Finalmente, de nuevo la caminata por el patio, zigzagueando entre las dos filas de gente para ofrecerles su cercanía.
Celebración y homilía
Me impresionó su modo de celebrar: tan comunicativo y popular, durante la celebración Francisco parecía extraño en su personalidad. Ni una palabra de más o un gesto fuera de cuanto prevé el ritual. Lo miraba durante la procesión de entrada y de salida de la misa: ojos bajos, ni sonrisas a la gente a los costados y ningún ademán de saludo. No le gustaron los gestos de euforia y los aplausos al final de la misa, incluso siguió adelante con el rito interrumpiéndolos. En la misa, el Papa Francisco actúa in persona Christi (en la persona de Cristo) y basta.
Durante la homilía desarrolló varios puntos de Evan- gelii gaudium. Verdaderamente hace una homilía, no solo en Ognissanti, siempre: estuvo toda y solo centrada en el Evangelio; lo actualiza para el pueblo de Dios. Ninguna concesión a las formalidades de las autoridades presentes, ninguna referencia a las personas o las circunstancias humanas de la misa. Incluso las alusiones a las dos razones de su visita a Ognissanti -50 años de la reforma litúrgica del Concilio Vaticano II y el aniversario de Don Orione- estuvieron reducidas al mínimo, apenas mencionadas. A él le interesa comunicar la Palabra de Dios volviéndola interesante y emocionante.
Cercanía con el pueblo
Cuando luego de mis palabras de agradecimiento a final de la misa, vi al Papa Francisco levantarse, pensaba que iría al altar y permanecí quieto. Luego vi que giraba hacia mí. Me sorprendió y conmovió. "Santidad, gracias. Toda la Familia Orionita está con Usted y querría ser como Usted".
Luego, fue todo de la gente. Aun antes de llegar a Ognissanti, el Papa sabía que había 4000 personas en el patio, fuera de la iglesia, que lo esperaban. Quiso dedicarles la mayor atención posible.
En la sacristía regaló un cáliz a la parroquia poniéndolo en manos del P. Francesco Mazzitelli. Viendo que había muchos religiosos y religiosas para saludar -los consejeros generales y las comunidades de Ognissanti y la Curia- comenzó a darle la mano a cada uno, mientras ya se encaminaba hacia afuera... Quería llegar cuanto antes con el pueblo.
Entre la multitud del patio lo vi moverse como un pez en el agua. Tenía una actitud decidida, atenta, emprendida de acercarse a las personas, que manifestaba un "hambre” que, satisfecho, no se apagaba, sino que crecía. No se dejaba solo tocar y fotografiar, dándose pasivamente. No, iba al encuentro, elegía las personas que le parecían más necesitadas de atención, de una caricia. Lo vi detenerse varios segundos -me parecieron muchísimos- para escuchar, con la mano en el oído, casi mejilla con mejilla, lo que le decía un hombre. No actuaba como un dirigente o un personaje famoso que, un poco distraído, un poco fastidioso, le da una satisfacción a sus fans. Todo lo contrario. Cada encuentro de ojos, de manos o de palabra, era personal. Todos podían comprender que aquello que hacía con alguien, habría podido y querido hacerlo con todos.
Discurso en el patio
Le indicaron una tarima y el micrófono en la escalinata del Instituto San Filippo, en caso que quisiere decir "unas palabras” a quienes estuvieron tres horas en el patio, en clima sereno pero con un frío punzante. "Ah, bien”, dijo y se dirigió decididamente.
Improvisó un dialogo y la gente respondía sobre cosas simples: "Rezaron aquí afuera, esto le da fuerza a la Iglesia: la misa, rezar juntos. Esto suma”. Comenzó a hablar seriamente sobre los 50 años de la reforma litúrgica que “Pablo VI inauguró justamente en esta parroquia”. Agregó: “En todas partes hay dificultades, pero en todas partes está el Señor y donde está el Señor las cosas andan bien. ¿Están de acuerdo?”. Inmediatamente se escucho un gran “¡Sííí!”. “Muchas gracias por su acogida, por esta oración conmigo en la misa. Demos gracias al Señor por aquello que hizo en su Iglesia en estos 50 años de reforma litúrgica. Fue un gesto de mucho coraje de la Iglesia acercarse al pueblo de Dios para que pueda entender mejor aquello que hace. Esto es importante para nosotros: seguir la misa así. Y no se puede volver atrás. Tenemos que ir siempre adelante, siempre adelante, y quien va para atrás, se equivoca. Vayamos adelante por este camino”.
Tuvo alguna palabra de recuerdo de Don Orione que inició personalmente esta parroquia: "Espero que esta parroquia continúe siendo un modelo de celebración litúrgica. Solo me gustaría que los cantos sean un poco más fuertes", señaló con una sonrisa. "Tal vez ustedes aquí cantaban, no sé", dijo con una sonrisa. "Muchas gracias y adelante. Fuerza y adelante. Que el Señor los bendiga. Y ahora les doy la bendición. Recemos a la Virgen: 'Dios te salve...”'. Su voz fue rápidamente sobrepasada por la de la gente que se unía en voz alta. "Los bendiga Dios Padre Omnipotente, el Padre y el Hijo y el Espíritu Santo". Anticipándose al aplauso de la gente agregó: "Y recen por mí. Recen por mi”.
Palabras orionitas
"En sus palabras y en su ejemplo, nosotros orionitas, consagrados y laicos, de todo el mundo, no solo de Buenos Aires como hasta hace dos años, comprendemos mejor qué significa ser 'según el corazón' de Don Orione", fueron las palabras con las que el P. Flavio Peloso le agradeció a Francisco su visita a Ognissanti.