DON ORIONE DESCRIVE IL CAMBIO DI PAPA DA PIO XI A PIO XII

COME VISSE DON ORIONE IL CAMBIO DI PAPA
DA PIO XI A PIO XII
Come ha vissuto il cambio da un Papa all’altro?
Cosa ci dice per vivere noi, nel 2025, il cambio da Papa Francesco al Nuovo che verrà?
Don Orione ha descritto, in diretta, il cambio da Pio XI (Achille Ratti) a Pio XII (Eugenio Pacelli).Papa Pio XI era morto il 10 febbraio 1939 e, quella sera stessa, commentò il fatto.
“Ora tutto il nostro amore si deve trasformare in tante nostre preci. Poi pregheremo insieme perché lo Spirito Santo illumini il Sacro Collegio e lo assista per la elezione del nuovo Pontefice. E così, mentre deponiamo le nostre preghiere ai piedi di Gesù per il Papa defunto, disponiamo i nostri cuori a testimoniare, a quello che sarà il nuovo eletto dal Signore, tutto il nostro amore, tutta la nostra devozione.
Non è solo la persona - è anche la persona - ma non è solo la persona che conta! Si deve trascendere dalla persona al Vicario di Gesù Cristo, al dolce Cristo in terra.
Quanto più si avvicina l’apertura del Conclave tanto più il mondo tutto sta come sospeso in attesa, quasi che sentisse che la salvezza della società sta nelle mani del Papa”.
Il 2 marzo successivo ci fu l’elezione del nuovo Papa. E Don Orione parte per Roma il 1° di marzo perché “Domani all’una, a Dio piacendo, sarò a Roma. Spero di assistere alla proclamazione che si farà del nuovo Papa dalla grande loggia delle Benedizioni”.
Tornato al Paterno di Tortona, Don Orione raccontò quanto aveva vissuto a Roma.
“Nella “Buona notte” del 1° Marzo, vi ho detto che andavo a Roma desideroso di ricevere con tutto il popolo la prima benedizione del nuovo Papa.Verso le 4 e 30 del pomeriggio con la macchina, insieme con ministro Lantini e Malcovati, siamo andati in Piazza San Pietro.
Fin dalla prima fumata si era ammassata una grande moltitudine in attesa. La Piazza era tutta una testa e si vedeva come una fiumana che veniva avanti, anche se i più pensavano che non sarebbe venuta ancora la fumata bianca.
Ma ecco che, verso e 5 e 30, si vede un po’ di fumo, ed era bianco… E, allora, un visibilio, voi l’immaginate… poi cominciò a spuntare un po’ di sole… pareva di sentire il cuore di tutti battere fortemente. Intanto si era diffuso un senso di commozione.
Ad un tratto si vide aprire il finestrone sulla facciata di San Pietro dove è solito comparire il Papa per dare le benedizioni. Fu calato un grande drappo e allora fu un applauso forte. Finalmente al balcone venne fuori la croce col Cardinale Diacono. Vi erano gli altoparlanti preparati. Mi voltai a guardare quella marea di gente; tutta la Piazza di San Pietro era una testa sola, che andava fino alla chiesa di Santa Maria in Traspontina.
Il Cardinale Diacono allora disse: Habemus Papam. E quando il Cardinale pronunciò il nome di Eugenio allora fu un urlo! Per parecchi minuti il Cardinale Caccia Dominioni non poté pronunciare Pacelli. E giù ancora grida. Quando poi disse che aveva assunto il nome di Pio XII, vi fu un applauso molto significativo: un delirio, uno sventolìo di fazzoletti!
Poi, il nuovo Papa comparve tra gli applausi per dare la prima benedizione. Intanto, la moltitudine cantò il Te Deum. Erano francesi, tedeschi, italiani, ve n’erano di tutte le razze, e tutti cantavano, in latino, nella lingua della Chiesa ed era un’unica fede che univa quei cuori. Non so quando mai vi sia stato un Te Deum così, a gran voce di popolo, cantato da più di 200.000 persone. Fu un momento di grande commozione. E poi risuonò la voce del Papa nel dare la prima benedizione, con voce commossa, e allargò le mani in forma di croce. Gli altoparlanti diffondevano nella piazza e, attraverso la radio, per tutto il mondo”.[1]
Il 13 Novembre 1939, Don Orione si trovava a Genova a predicare un ritiro ad un gruppo di universitari.[2] Naturalmente parlò del Papa.
“Quanto io e voi dobbiamo essere grati al Signore che, in Pietro e nei Successori di Pietro, ci ha dato un Padre, un Pastore. Come ci sarebbe l’unità della Chiesa, che è Una, se non ci fosse un Maestro, un Padre che riunisca tutti a formare un sol gregge sotto un sol Pastore? Il Papa è guida, maestro, pilota, Padre soprattutto, della fede e delle anime. Il mondo guarda là, al Vicario di Cristo.
Il nostro dovere è dare a lui la piena adesione del nostro cuore, delle nostre attività, delle nostre opere. Come uomo e come Papa, egli può sbagliare, eccetto quando parla in materia di dogma e morale. Non è un feticista del Papa, che vi viene a parlare; ma non siamo di quelli che trovano sempre da ridire. Non vi dirò che tutti i Papi furono santi, malgrado quello, la Chiesa è rocca sicura di verità.
Benediciamo Iddio che ci ha dato un Padre e seguiamone la dottrina e le opere, come veri figli. Secondo i tempi, il Papa vede i bisogni delle nazioni. I documenti pontifici sono i raggi della luce del Papa.Attenti, diffidate da quelli che criticano il Papa e i Vescovi; diffidate di tutti quelli che cercassero di umiliare, di discreditare le sue direttive per il bene sociale.Siamo figli degni della Chiesa e del Papa, con una condotta degna, con la pratica di una vera vita cristiana. Dobbiamo vedere nel Papa, Cristo. Il Vangelo è la Legge di Cristo: il Papa lo alza e dice: questo è il nostro codice, seguitelo”.[3]
Nel 1914, dopo l’elezione di Benedetto XV, succeduto al suo caro Pio X, raccomandò: “Noi non guardiamo se è Papa l’uno o l’altro, né il nome che ha, né il suo passato. No. Per noi si chiami Leone o Pio o Benedetto, poco conta. Dobbiamo amare come Papa Benedetto XV, che l’altro ieri era Leone XIII; ieri era Pio X, oggi è Benedetto XV. Amici, per noi non ci deve essere differenza, è sempre il Papa che vediamo nella fede, è sempre il Papa che amiamo: a Lui dobbiamo la nostra venerazione, a nostra obbedienza di discepoli e di figli. È Gesù Cristo stesso che ha conferito a Pietro, al Papa, la prerogativa della infallibilità quando gli ha promesso di farlo “pietra” fondamentale della Sua Chiesa, di tutti i secoli, “pietra” (roccia) che deve sostenere e dare solidità all’edificio tutto per formare con esso una cosa sola”.[4]
[1] Scritti 57, 20.
[2] Al ritiro di Villa Solari, presso il Boschetto in Genova nell’ottobre 1939, c’erano ing. Filiberto Guala, prof. Carlo Castello, sig. Ettore Giulietti, Giuseppe Zambarbieri, marchese Giovanni Volpe-Landi, marchese Ignazio Terzi, Riccardo Sacco, Antonio Chiarazzi, on. Achille Malcovati, dott. Cesare Ravasi, Francesco Correvon Iolus, svizzero protestante da poco convertito.
[3] Parola XI, 242.
[4] Scritti 76, 236-237.