ADELE COSTA GNOCCHI E SAN LUIGI ORIONE

La grande pedagogista montessoriana fu una discreta e premurosa tessitrice di rapporti e coinvolse Don Orione nell’aiuto di piccoli e di grandi, come Ernesto Buonaiuti, Brizio Casciola, la principessa Teresa di Venosa.
ADELE COSTA GNOCCHI E SAN LUIGI ORIONE
La grande pedagogista montessoriana fu una discreta e premurosa tessitrice di rapporti
e coinvolse Don Orione nell’aiuto di piccoli e di grandi, come Ernesto Buonaiuti,
Brizio Casciola, la principessa Teresa di Venosa.
Don Flavio Peloso
“Un giorno, nell’intervallo di una seduta dell’Assemblea Costituente – racconta Maria Jervolino – l’On. Gonella, allora ministro della Pubblica Istruzione, mi disse che sarebbe stato suo desiderio che io accettassi di occuparmi dell’Ente Nazionale Opera Montessori per cercare di ricostruire un patrimonio d’idee e di azione che gli ultimi anni del fascismo e la guerra avevano disperso. Ma non sapevo da dove cominciare. Comuni amici, vista la mia pena, mi dissero: ‘Vai dalla Signorina Costa Gnocchi e senti un po’ lei’. La trovai a Palazzo Taverna nella sua scuola. Circondata dagli occhi intenti e ridenti dei suoi bambini, mi ammonì: Non rifiuti la fatica: è dal bambino che comincia la ricostruzione del mondo”.
Il metodo della Montessori nella formazione religiosa
Il nome di Adele Costa Gnocchi, nei primi decenni del Novecento, era largamente conosciuto negli ambienti più vari e più noti di Roma. A distanza di tempo, è ricordato soprattutto insieme a quello di Maria Montessori. Nata a Montefalco (PG), il 21 gennaio 1883, morì a Roma il 7 marzo 1967.[1] Adele aveva ascoltato le lezioni della Montessori ad un corso internazionale di pedagogia, tenuto a Città di Castello, nel 1909, e rimase conquistata dalla sua persona e dalla sua idea educativa. Ne divenne “una delle seguaci più intelligenti e libere” (G. Dore), interpretò e sviluppò alcune particolari intuizioni della “Maestra”.
Il suo contributo più originale riguarda, da una parte, lo studio della vita prenatale, della nascita e del bambino piccolo e, dall’altra, l’attuazione di una serie di iniziative educative veramente pionieristiche, quali la Scuoletta di Palazzo Taverna, la Scuola Assistenti all’Infanzia (1949), il Centro Nascita Montessori (1957),[2] il reparto Montessori all’Istituto Provinciale per l’Assistenza all’Infanzia, le sezioni Montessori alla scuola media “Virgilio”, la Scuola di Religione Montessori e l’Associazione “Maria Montessori” per la formazione religiosa del bambino. Si tratta di esperienze innovative e uniche nel loro genere in Italia e anche fuori. Molte voci autorevoli provenienti dalla psicologia, dalla pediatria e dall’ostetricia convalideranno poi tali esperienze.
Senza dubbio, è merito della Costa Gnocchi l’avere applicato i principi montessoriani nell’ambito della formazione religiosa. La Scuola di Religione e l’Associazione per la formazione religiosa del bambino, nacquero sul campo, come frutto della sua osservazione dei comportamenti dei bambini davanti al fatto religioso. Giunse alla convinzione che la formazione religiosa non deve attendere l’età della ragione, ma deve accompagnare tutto lo sviluppo del bambino. Affermava che “Dio e il bambino se la intendono".
Dall’incontro di Adele Costa Gnocchi con l'appassionata biblista Sofia Cavalletti e con Gianna Gobbi, nel 1954, a Roma nacque la “Catechesi del Buon Pastore.[3] Si tratta di un metodo sperimentale di formazione religiosa che si ispira alla pedagogia scientifica e all'esperienza educativa di Maria Montessori.
La Costa Gnocchi diceva che “I montessoriani sono come i preti; vi sono i canonici e i missionari”, distinguendo chi nella scuola Montessori trovava un sistema ed una sistemazione da chi dell’Idea montessoriana faceva il senso e lo scopo stesso della vita sacrificando interessi, carriera e comodità. E “pochi canonici sono usciti dalla sua scuola e molti, invece, i missionari”, commentò la discepola Maria Teresa Marchetti Adami.
Adele Costa Gnocchi si identificò con la sua missione di educatrice. Tante intuizioni e applicazioni pedagogiche furono possibili grazie al suo profondo senso religioso, elemento costante della sua vita. Non solo. Ma nel corso della vita attuò su se stessa un fine e costante lavoro interiore che la portarono ad un cammino spirituale di alto livello e a dare sviluppo ad altre dimensioni di vita.
Una rete di relazioni
La ricchissima personalità di questa donna ebbe un largo ventaglio di espressioni. Oltre alla sua notissima attività pedagogica, Adele Costa Gnocchi ebbe modo di tessere relazioni con moltissime personalità di spicco della scena culturale e religiosa del suo tempo.
Ebbe un provvidenziale consigliere e sostenitore dell’anima e dei progetti in Don Luigi Orione. Trovò ispirazione e aiuto in altre personalità del più autentico cattolicesimo dell’inizio del Novecento, come Don Luigi Guanella (1842-1915), Padre Vincenzo Ceresi (1869-1958) e i Missionari del Sacro Cuore.
Conobbe e tenne rapporti di grande stima ed interesse con Don Brizio Casciola, suo concittadino, e con alcune tra le più illuminate e tormentate personalità del cattolicesimo dell’inizio secolo, quali Ernesto Buonaiuti (1881-1946), Romolo Murri (1870-1944), Antonio Fogazzaro (1842-1911), Tommaso Gallarati Scotti (1878-1966), padre Giovanni Semeria (1867-1931).
“Adele Costa Gnocchi era uno degli spiriti più liberi che mi sia stato dato di conoscere – ha osservato ancora la già citata Maria Jervolino -, lei che in tutta la sua vita non ha fatto altro che servire, nel silenzio, nella raffinatezza complessa di chi sa avere un tesoro da donare: nihil habentes et omnia possidentes”.
Don Luigi Orione
“Conobbi Don Orione in occasione del terremoto di Avezzano – riferisce la Costa Gnocchi - dovendomi recare colà per incarico del Ministero della Pubblica Istruzione.[4] Da allora incominciarono i miei rapporti con Don Orione, che continuarono avendo io occasione di rivolgermi a lui per guida spirituale ed anche per casi pietosi dei quali venivo a conoscenza. Devo precisare però che i miei contatti con Don Orione ad Avezzano durarono poco tempo ed ebbi appena occasione di conoscerlo personalmente”.[5]
La stima e la carità reciproche portarono a contatti frequenti, ricercati, apprezzati fino alla morte del santo Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, avvenuta il 12 marzo 1940.
È conservato ben poco di scritto da Don Orione alla Costa Gnocchi: una minuta di lettera, una breve lettera e qualche frammento di minuta. Più numerosi sono gli scritti di lei a Don Orione.[6]
Negli interessi e nel fraseggio delle lettere trapela una grande stima e confidenza reciproca. ”Ora debbo dirle che se Lei potesse venire c’è qualcosa di sì importante (difficile e non opportuno a dirsi scrivendo) che sarebbe una vera Benedizione potergliela affidare! Sia gentile scrivermi una parola positiva o negativa nel modo più celere!”, scrive la Costa Gnocchi il 6 aprile 1924.[7]
E un paio di settimane più tardi: “D. Orione gentilissimo, siamo vissuti di speranza che poi questa volta era abbastanza fondata data la sua lettera annunziante con certezza la venuta! Ora Lei deve proprio perdonare l’insistenza pensando che è cosa di grande importanza e deve avere la cortesia, magari telegraficamente, di farmi sapere, posto che abbia ancora in vista di venire a Roma, il giorno preciso del suo arrivo, oppure la notizia che non vale sperare ancora!”.[8]
Don Orione, da parte sua, partecipa alla Costa Gnocchi l’impeto della sua anima infuocata dall’amore di Dio: “Nel rinnovamento dello spirito, offriamoci, ai piedi della S. Chiesa, in sacrificio vivente, accettevole a Dio Padre. Coraggio nel Signore!”.[9]
L’incoraggiamento si concretizza in pedagogia spirituale. Scrive Don Orione: “Sui suoi passi e in tutti i cuori getti delicatamente luce di Dio con quella discrezione, anzi con quella reverenza che ella ha usato sin qui, con delicatezza, senso e soavissima carità del Signore”.[10]
Basta un frammento di lettera per riconoscere la qualità umana di questa amicizia: “Carissimo Don Orione, in un primo momento mi è sembrato quasi incredibile che una sua lettera di quattro pagine fosse mia, tutta mia! Questa gioia è moltiplicata dal pensiero di saperla ormai sulla via della guarigione! Del nostro amico (Buonaiuti, n.p.) nulla di nuovo tranne la continuazione del non insegnamento che, secondo me, si avvia ad essere definitiva. Si è molto commosso per i suoi affettuosi pensieri e saluti!”.[11]
L’accenno a Don Ernesto Buonaiuti non è casuale. Infatti, oggetto della corrispondenza tra la Costa Gnocchi e Don Orione è sovente la comune sollecitudine verso alcuni ecclesiastici in difficoltà di vita e più spesso di idee.
Personaggi della statura di Buonaiuti e di Casciola, apprezzavano nella Costa Gnocchi la sensibilità intellettuale e spirituale, l’apertura e la serenità nell’affrontare i nuovi problemi che la modernità poneva alla fede. In più di un caso, a sua volta, la Costa Gnocchi apriva il cerchio di queste relazioni a Don Orione il quale, per il credito di prudenza, di carità e di santità pubblicamente noto, veniva stimato e ricercato come un ponte spirituale e pratico per ristabilire la fiducia nella vita, l’impegno morale, la comunione ecclesiale. Anche questa era passione pedagogica.
Ernesto Buonaiuti
Adele Costa Gnocchi intratteneva un rapporto abituale con Don Ernesto Buonaiuti,[12] lo studioso modernista “scomunicato”, munita dei dovuti permessi dell’autorità ecclesiastica. Ella stessa testimoniò che “Don Orione, per mandato del Santo Padre, avvicinò più volte il famoso don Ernesto Buonaiuti. E, come questi medesimo ebbe a dirmi, gli fece del bene. Io ho fatto da tramite in queste relazioni, munita dei dovuti permessi”.[13]
Nel carteggio tra l’intellettuale in crisi, la pedagogista sensibile, e il tessitore di comunione ecclesiale, conservato nell’archivio “Don Orione” di Roma, emerge una storia di rapporti umani e spirituali robusta, commovente, reciprocamente arricchente. Un brano di lettera della Costa Gnocchi a Don Orione, del 1926, scritta subito dopo la rischiosissima operazione chirurgica subita dal Buonaiuti, ci dà la misura di questo sorprendente circolo d’anime. “Carissimo Don Orione, Venerdì (Buonaiuti) fu sensibilissimo alle calde parole che io gli dissi da parte Sua e tacque perché era debole e stanchissimo! Poi: “Non tornerà?”. Certo, risposi io, ed allora m’incaricò formalmente non solo di esprimerle tutta la sua riconoscenza, ma di pregarla perché al suo primo ritorno a Roma voglia avvertirlo magari per mio mezzo (Via Monserrato N° 25 - Telef. 50-209). Ho l’impressione che bisogna tenerlo un po’ d’occhio e la convinzione che lei solo può farlo. Ma di questo dovrei in ogni caso parlarle a suo tempo più’ diffusamente (…).[14]
C’è una lettera del 11.4.1931 di Buonaiuti a don Orione che conferma il ruolo della Costa Gnocchi e mostra il circolo di bene e di solidarietà che costituiva l’interesse principale della loro relazione. “Carissimo, ho saputo dalla Costa Gnocchi che sei a Roma e allora ricorro subito a te per un’opera cristiana (amministrazione del battesimo ad un’israelita quarantenne) su cui ti parlerà la latrice della presente. Come anelo a vederti! E. Buonaiuti”.[15]
Don Brizio Casciola
Pure Don Brizio Casciola (1871-1957),[16] figura di primo piano nel mondo religioso e culturale italiano, passò lunghi momenti critici. Vivace intellettualmente e antenna sensibile alle novità del tempo, ebbe richiami e sanzioni dalle Autorità ecclesiastiche non tanto per le sue idee quanto piuttosto per le sue amicizie con i principali esponenti del movimento modernistico e per il suo pionierismo ecumenico.
La Costa Gnocchi, sua concittadina, ne seguì fin dall’inizio le movimentate vicende. Lo aiutò ad entrare nell’orbita di Don Orione e si adoperò affinché vi rimanesse. Scrivendo di lui all’amica Marianna Antonelli, il 24 agosto 1935, le raccomandava: “Per carità, suggeritegli di starsene quieto, perché temo tanto il suo uscire dall’orbita di Don Orione”.[17]
Nelle lettere della Costa Gnocchi a Don Orione sono ricorrenti i riferimenti a Don Brizio: “Ho visto da poco D. Brizio che, grazie a Dio, sta bene” (6.4.1924).[18] “Domenica prossima 27 sarà qui D. Brizio che si tratterrà 3 o 4 giorni” (25.4.1924).[19] “Di Don Brizio ho recenti buone notizie” (9.3.1926).[20] “Carissimo Don Orione, le mando questo carteggio che Don Brizio mi ha lasciato partendo” (21.5.1926).[21]
Di fatto, Don Brizio gravitò sempre su Don Orione che egli definì “l’Angelo che la Provvidenza ha messo sulla mia strada”.[22]
Padre Vincenzo Ceresi
Anche padre Vincenzo Ceresi[23] entrò nel giro delle relazioni comuni alla Costa Gnocchi e a Don Orione. Come egli stesso ricordò: “Conobbi personalmente Don Luigi Orione, qui a Roma, attraverso P. Genocchi, certamente prima del 1926, quando morì Padre Genocchi”.[24]
In una lettera del 18 Dicembre 1933 la Costa Gnocchi scrive “P. Ceresi è molto di buon umore e spera molto”.[25] Due mesi dopo però, il 7 febbraio 1934, la Costa Gnocchi invia un telegramma a don Orione dove scrive “Momento gravissimo per padre Ceresi relativamente libro pubblicato urgerebbe sua presenza”.[26]
Il problema cui si interessò Don Orione, e a cui si allude nella lettera della Costa Gnocchi, lo ricordò poi padre Ceresi stesso: “Dopo aver preparato con molto studio e fatica di anni, una voluminosa biografia del celebre Padre Genocchi mio confratello, con poco grata sorpresa, mi vidi negato dal Superiore Generale il nulla-osta per la pubblicazione. Vi fu chi mi sconsigliò e chi m'incoraggiò. Alla fine, avendo Don Orione in concetto di Santo, pensai di rimettermi insindacabilmente al suo parere. Egli mi disse di aver letto il mio scritto più volte, aggiunse che facevo bene a metter fuori di ogni questione la mia Congregazione ed i miei Superiori. Poi m'incoraggiò con questo particolare giudizio: che il mio libro sarebbe stato per certuni quel che a suo tempo erano state «Le mie prigioni» per l'Austria, cioè una battaglia perduta”.
Il libro fu pubblicato e provocò qualche prima reazione, “ma non suscitò nessuna bufera”, come P. Ceresi affermò.[27]
In aiuto di piccoli e grandi
Nelle lettere che la Costa Gnocchi scrive a don Orione ci sono riferimenti anche ad altre persone che i due cercano di aiutare. A volte sono persone umili, come il “ragazzino Metelli” in situazione familiare difficile, o anche di alto rango come la “Principessa di Venosa”.
“Colgo l’ occasione per ricordarle quel povero ragazzino Metelli che, dato l’ambiente e l’insieme delle circostanze famigliari, prevedo possa sviarsi andando avanti così ancora per qualche tempo! Spero vorrà comprendere e compatire la nostra insistenza!”.[28]
La principessa Teresa di Venosa era una nobile romana impegnata in opere di beneficenza ed era membro della presidenza della “Lega Nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti”, della quale la Montessori era consigliere. Don Orione definisce la Principessa “grande amica di p. Genocchi e di Brizio [Casciola]”.[29] Di quest’ultimo ella prese a cuore la cuore situazione delicata.[30] Si confidava con Don Orione aiutandolo e facendosi aiutare nelle imprese di bene, come testimoniano numerosi riferimenti d’archivio.[31]
La Costa Gnocchi scrive: “Carissimo don Orione, poche parole per dirle a nome della Principessa e mio il senso di sollievo provato alla notizia del suo miglioramento! Ci auguriamo poterglielo dire presto a voce qui a Roma! Intanto la Principessa le fa sapere che spera presto poter avere l’occasione di vedere il Principe Chigi per parlargli di quanto lei sa, come pure spera poter riunire qualche scritto di S. Giacinta Marescotti che sa essere apparso in vari giornaletti. Naturalmente appena avuti glieli manderà subito…”.[32] In una successiva informa: “Carissimo don Orione, le ho spedito da parte della Principessa di Venosa una vita di S. Giacinta (…). La Principessa , grazie a Dio, sta ora benino, la saluta caramente e si augura di vederla presto a Roma”.[33]
Nel caso di queste due persone, il ragazzo e la principessa, cui Don Orione si interessò si ha risonanza anche in una sua lettera alla Costa Gnocchi: “Tortona, il XV marzo 926. Distinta Sign.na Costa – Gnocchi. La ringrazio della gradita sua lettera, e di ogni notizia. Penso al piccolo Metelli, povero figliuolo! Voglia dire parole di conforto anche per me a Sua Eccellenza la Principessa e a tutti che soffrono. (…). Coraggio nel Signore!”.[34]
Il fatto religioso
Grazie ai testi conservati in archivio, abbiamo tracce preziose di una comunicazione umana e spirituale assai ricca. Ci sono toccanti segni della sensibilità di questa donna che, dedicata con tanta competenza alla cura della vita nascente, era attiva sempre e con tutti quanti avevano una pena, un bisogno, una solitudine.
Nello stesso tempo, ricaviamo anche nuove prove della superiore grandezza del “cuore senza confini perché dilatato dalla carità di Dio” di Don Orione. La sua ricchezza interiore costituì infatti il suo fascino, come sperimentò e testimoniò Adele Costa Gnocchi. “Esercitava un’influenza irresistibile sui peccatori più induriti e sulle persone aliene dallo spirito e dalla dottrina della Chiesa. Io stessa gliene condussi, e non rimasi mai delusa nell’aspettativa. A questo si aggiunga il soccorso ad ogni genere di miserie materiali, fatto con generosità , con disinteresse, e qualche volta andando oltre le richieste. Mi accadde, ad esempio, di raccomandargli un bambino , ed egli non solo accolse, ma spontaneamente si offerse ad ospitare anche la madre”.[35]
Dalle notizie di queste relazioni e fatti di vita mi è sorta una considerazione: ma che strana alleanza di bene si è costituita e mantenuta tra una pedagogista illuminata e un prete santo! Può aiutare a capirne il dinamismo interiore una affermazione della Costa Gnocchi. Disse un giorno che l’elemento più importante della sua vita non era il “montessorianesimo” ma il “fatto religioso”. Il “metodo” lo si apprende, e lei ne fu maestra, ma il “fatto” è un dono, un dato. Ci si deve accostare. E Don Orione, ed altre sante persone, evidentemente, erano per lei contenuto ed ermeneutica del “Fatto”.
[1] Per una presentazione biografica complessiva si veda Grazia Honegger Fresco, Radici nel futuro. La vita di Ada Costa Gnocchi (1883-1967), La Meridiana, 2001, p.204. La rivista montessoriana Vita dell’infanzia dedicò il n.11 del novembre 1967 al ricordo di Adele Costa Gnocchi con una serie di articoli biografici e pedagogici sulla sua attività e sul suo pensiero; segnaliamo: Maria Jervolino, “Dal bambino la ricostruzione del mondo”; Maria Castelli Re, Le tappe di una vita esemplare; Giampietro Dore, Ricordo di una grande educatrice; Maria Teresa Marchetti Adami, Adele Costa Gnocchi, docente di filosofia; Grazia Honegger Fresco, La figura dell’assistente all’infanzia; Flavio Peloso, “E’ dal bambino che comincia la ricostruzione del mondo”. Sempre attuale l’insegnamento di Adele Costa Gnocchi in L’Osservatore Romano, 22.8.1999, p.3.
[2] Nel 1957 Adele Costa Gnocchi avviò un centro di consulenza per genitori, sia per quelli che portavano i figli nella “scuoletta” di palazzo Taverna, sia altri che le si rivolgevano, angosciati per comportamenti incomprensibili dei propri bambini. Tale Centro, nato informalmente, nel 1963 si costituì come Centro Nascita Montessori. Dopo il 1960 Costa Gnocchi affidò la direzione del Centro a Elena Giannini Belotti.
[3] La catechesi del Buon Pastore 1954-2004. Aspetti di un'esperienza, (a cura di S. Cavalletti), Editrice TAU, Todi 2004.
[4] Nella Marsica, con epicentro ad Avezzano, si ebbe un terribile terremoto il 13 gennaio 1915 che devastò tutta la regione: i morti rappresentarono l’80% della popolazione e furono circa 30.000. I primi soccorsi arrivarono solo dopo due giorni e tra i primi soccorritori, giunto il giorno 18, vi fu Don Orione. Egli ebbe poi l’incarico da parte del regio Patronato Regina Elena di sovvenire ai minorenni e orfani in collaborazione con l’incaricato ministeriale dei soccorsi, Ernesto Campese. I ragazzi orfani raccolti furono 4673, dei quali 1128 poi ebbero accoglienza stabile in case e strutture educative. Don Orione manifestò in questa terribile circostanza il suo cuore di padre e l’abilità organizzativa riuscendo a sistemarli negli istituti della sua piccola Congregazione e in altre istituzioni ecclesiastiche e laiche. Ignazio Silone lo descrisse nel suo “Incontro con uno strano prete” e la Marsica lo proclamò cittadino onorario. Si veda la ricostruzione storica di Giorgio Papasogli, Vita di Don Orione, Gribaudi, Milano 2004, pp. 562 (V ed.), p.245-273; “Incontro con uno strano prete” è un capitolo del libro Uscita di Sicurezza, in Ignazio Silone. Romanzi e saggi, vol. II: 1945-1978, I Meridiani Mondadori, Milano, 1999, p.767-784; Giovanni Casoli, L’incontro di due uomini liberi. Don Orione e Silone, Ed. Jaca Book, Milano, 2000, pp.170.
[5] Così dichiara Adele Costa Gnocchi al processo di beatificazione di Don Luigi Orione; Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum, Beatificationis et canonizationis servi Dei Aloisii Orione sacerdotis professi Fundatoris Parvi Operis Divinae Providentiae (1872-1940), Positio super Virtutibus, p.331-332. Il testo è riportato in fondo, Documento 13.
[6] Questo è il materiale presente nell’Archivio Don Orione di Roma, frutto anche delle ricerche della Prof.sa Stefania Rossi Barilozzi, laureata in Pedagogia alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia, con una tesi su “Adele Costa-Gnocchi: contributi per lo sviluppo dell’idea montessoriana”.
[7] Documento 1.
[8] Documento 2.
[9] Documento 19.
[10] Minuta di lettera del 15.3.1926; Documento 18.
[11] Lettera del 9.12.1926, riportata in fondo, Documento 10. Don Orione, nel novembre 1936, ebbe una polmonite violenta che fece temere per la sua vita; cfr G. Papasogli, Vita di Don Orione, cit., p.361-363.
[12] Don Ernesto Buonaiuti (1881-1946) è considerato l’antesignano del modernismo italiano. Qualcuno aggiunge subito, tra i dati biografici essenziali, che fu “il sacerdote cattolico forse più scomunicato di tutta la storia della Chiesa”. La scomunica più grave fu quella che lo qualificava come vitandus. Nessun cattolico poteva avvicinarlo senza mancare di obbedienza alla Chiesa. Tutti i suoi libri furono messi all’Indice. Gli fu interdetto l’insegnamento nelle università. Insomma, fu uno di quei “casi spinosi” che feriscono la Chiesa, la sua verità e la sua unità. Da parte sua, tuttavia, nonostante le inquietudini intellettuali e le condanne, Ernesto Buonaiuti non perse la fede, si sentì sempre prete cattolico. Cfr. l’autobiografia E. Buonaiuti, Pellegrino di Roma (La generazione dell’Esodo), Darsena, Roma, 1945; Pietro Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Il Mulino, Bologna, 1961. Pio XI mise Don Orione sulle tracce del “modernista ribelle” Don Ernesto Buonaiuti per assicurare con la carità fraterna quella comunione che il dovere della verità negava. Don Orione sempre seguì fraternamente il Buonaiuti. Nel 1928, fece un ultimo tentativo, concordato con il Papa e il card. Pietro Gasparri, per ricondurlo alla comunione ecclesiale; si veda il mio studio con molti inediti Don Orione e Buonaiuti un’amicizia discreta in “Rivista di Storia della Chiesa in Italia”, 1/2002, p.121-147; Don Orione e Buonaiuti in Aa.Vv., Don Orione negli anni del Modernismo, Ed. Jaca Book, marzo 2002, p. 223-265; e
[13] Documento 17.
[14] Documento 6.
[15] Lettera del 11.4.1931, riportata in Aa.Vv., Don Orione negli anni del Modernismo, Ed. Jaca Book, Milano 2002, p.335. Il Buonaiuti, “soccorso”, si fece soccorritore di altri “bisognosi di luce e boccheggianti sulla via”. Scrive a Don Orione: “Ti si presenta un mio giovane amico. Ti spiegherà il suo caso. E’ un boccheggiante sulla via, colpito, malmenato, lasciato nell’abbandono. Tu sei il buon Samaritano. Lo sanno tutti; io lo so meglio di ogni altro. Lo metto sul tuo cammino”; ADO, cart. Buonaiuti.
[16] Don Brizio Casciola ebbe il ruolo di profeta anticipatore di nuove idee e percorsi sia culturali che religiosi e pastorali. Fu al centro di una grande rete di relazioni con intellettuali, ecclesiastici, politici. Uno dei suoi meriti fu l’aver tradotto e divulgato i primi documenti ecumenici. Fu sospettato di modernismo soprattutto per le sue simpatie per il Fogazzaro e per aver divulgato le idee presentate nel romanzo Il santo. Sospeso a divinis, in difficoltà con le autorità della Chiesa, fu sostenuto dall’aiuto intelligente, forte e fraterno di Don Orione, presso le cui case trascorse molti anni della sua vita. Per una prima conoscenza è fondamentale lo studio di Ferdinando Aronica, Don Brizio Casciola. Profilo Bio-Bibliografico, Rubbettino, Catanzaro, 1998. La sua relazione con Don Orione è stata studiata e documentata da Michele Busi, Don Luigi Orione e Don Brizio Casciola in Don Orione negli anni del Modernismo, cit., p. 267-317.
[17] ADO, cart. Costa Gnocchi.
[18] Documento 1.
[19] Documento 2.
[20] Documento 4.
[21] Documento 5.
[22] ADO, Lettere di Don Brizio Casciola, doc. 74.
[23] Vincenzo Ceresi fu religioso dei Missionari del Sacro Cuore, ecclesiastico colto e stimato per la sua profonda spiritualità.
[24] Anche P. Vincenzo Ceresi fu testimone alla causa di beatificazione di Don Orione. Quanto è qui e di seguito riportato si riferisce alla sua deposizione in Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum, Beatificationis et canonizationis servi Dei Aloisii Orione sacerdotis professi Fundatoris Parvi Operis Divinae Providentiae (1872-1940), Positio super Virtutibus, p.329-330.
[25] Documento 12.
[26] Documento 13.
[27] Cfr sopra in nota 20. P. Ceresi restò sempre legato a Don Orione da stima e collaborazione. Don Orione lo invitò anche per qualche servizio spirituale; “1939 - Gli Esercizî agli Ordinandi e chierici di qui saranno predicati dai Padri Ceresi e Villa dei Missionari del S. Cuore”; Scritti 54, 243.
[28] Lettera a Don Orione dell’11.1.1927, a proposito di questo ragazzino di Montefalco; Documento 9. La Costa Gnocchi parla di lui anche in Documento 4, 5, 8.
[29] Scritti 59, 63.
[30] Nel passaggio di una lettera di Don Orione al vescovo Grassi di Tortona, dell’11.2.1925, leggiamo: “In questi giorni passerà don Brizio. La vorrei pregare di fargli conoscere che, essendomi incontrato con P. Genocchi dalla Principessa di Venosa, e saputo questi che Brizio si ritirerebbe da noi a Poggio Tulliano, disse che è posto troppo vicino a Roma, e di far sapere al don Brizio questo suo giudizio”; Scritti 45, 213 e 109, 180.
[31] Alcuni frammenti: “Una gentildonna di qui (la Principessa di Venosa) diede L. 50 per quel sacerdote disgraziato” (26.10.1915); Scritti 58, 24. In un telegramma del 9.1.1924, che Don Orione comunica a Don Sterpi, la Principessa scrive: «Tutto approvato con lode. Necessario togliere anonimo. Brizio avvertirà Lei. Teresa Venosa»; Scritti 15, 12. “A Roma ora c’è pure don Brizio: domani pranzeremo insieme dalla Principessa di Venosa. Ne avrò da dire!”, Scritti 45, 193. “Mi sono incontrato con P. Genocchi dalla Principessa di Venosa” (11.2.1925), Scritti 45, 213. Cfr Scritti 14, 160; 17, 9; 15, 159.
[32] Roma 28 novembre 1926; Documento 7.
[33] Lettera dell’11.1.1927; Documento 9. La principessa di Venosa è argomento anche dei Documenti 4, 5, 8.
[34] Scritti 99, 130.
[35] Testimonianza al processo di beatificazione; Documento 17.