DON ORIONE: “GUARDA, LA MADONNA MUOVE GLI OCCHI!”

Don Orione fu testimone di un fatto prodigioso avvenuto nel 1929 all'Istituto Santa Maria di Monte Mario, Roma (Oggi Via Massimi 164). Testimone lui, un altro sacerdote e un gruppo di ragazzi.
DON ORIONE: “GUARDA, LA MADONNA MUOVE GLI OCCHI!”
Nel maggio del 1929, Don Orione andò alla Colonia Santa Maria di Monte Mario per una visita agli orfani. Sull'imbrunire volle partire e il direttore, Don Luigi Orlandi, l’accompagnò verso l'uscita. Arrivati nei pressi della Madonnina, Don Orione si volse con l'aria di chi è colpito improvvisamente da scena non ordinaria: "Vedi! Vedi!”, esclamò. E poi ancora: “Non vedi che la Madonna muove gli occhi?”.
Don Orione aveva preso un'espressione come di fanciullo nelle parole e negli atti e ripeteva: "Oh Madonna mia! Oh Santa Madonna!".
E continuava a dire: “Ma non vedi che la Madonna muove gli occhi?”. Don Orione volle fargli controllare il fenomeno: “Guarda la dilatazione della pupilla della statua”. E continuava ad esclamare “Oh Santa Madonna! Madonna mia! Cara Madonna”, e portava le dita sugli occhi della statua e poi toccava i propri occhi.
Intanto i ragazzi venivano su per il viale con gli assistenti per recitare, come al solito, le orazioni della sera davanti a quella Madonnina. Giunti là, anch'essi esclamarono, alla romana: "Move l’occhi… Move l’occhi!"
Don Orlandi impose il silenzio ai ragazzi, che obbedirono, e anche Don Orione obbedì. Ma ad un certo punto, rompendo il comando, un gruppo di fanciulli esclamò: “Ecco, ecco ride! Ecco che piange". E la faccenda si prolungava.
Furono recitate le orazioni della sera da tutti, con devozione particolare. Don Orione le recitò inginocchiato per terra. Alla fine, rivolto ai ragazzi, disse: “Non parlate di quanto avete visto con gente estranea all'Istituto”. Poi i ragazzi si avviarono al riposo e Don Orione rimase lì ancora un poco e andava esclamando: “Come è buona la Madonna ! Che consolazione! Che bella grazia ci fa la Madonna".
All'indomani, i ragazzi, invece di tacere, parlarono della cosa e si diffuse la notizia che la Madonna aveva mosso gli occhi. Cominciò ad affluire gente a visitarla. Don Orione, allora, dette ordine al direttore di nascondere la statua in cantina, affidando il compito a fra Igino II. Il santo frate andò, spolverò le botti, mise una tavola sopra la tina, distese una tovaglia e poi, presa la statua, la collocò su quell'altare improvvisato.
Il giorno dopo, frate Igino fu colpito da leggera paralisi alla bocca e il direttore fu assalito da un’estrema debolezza tanto da non riuscire a muoversi neppure dalla camera alla cappella. Allora l'eremita commentò: “La Madonna ci ha castigati perché l'abbiamo messa in cantina. Se vorremmo star bene, è necessario riportare la Madonna al suo posto o metterla in qualche modo in onore”.
Frate Igino era uomo pio e da tutti ritenuto in concetto di santità. Don Orione stesso ne aveva grande stima.[1] Finalmente, il 25 maggio 1929, Don Orione scrisse a Don Orlandi: “Riporta pure la statua della Madonna dove era. E lasciamo un po' che faccia quello che vuole. Voi tenetevene passivi; pregatela sì, ma tacete sempre. Spero che tutto finirà presto nel silenzio”.[2]
C'è da dire che la statua della Madonna Immacolata era stata donata a Don Orione da Don Guanella in segno di riconoscenza per aver da lui ricevuto in dono una statua di San Giuseppe per la Colonia di San Giuseppe che gli aveva ceduto. La Madonna Immacolata era stata portata processionalmente alla Colonia Santa Maria il 2 febbraio 1904.
Un ex alunno ricordò che, nonostante Don Orione avesse detto di non muovere quella statua dal suo posto, “in un mese di maggio, si volle portarla in processione. La statua cadde e si fece in pezzi.
Viveva allora alla Colonia Santa Maria un tipo estroso, artista valente e pittore assai noto e stimato, un certo prof. Filippo Torti,[3] che Don Orione aveva accolto e al quale faceva dipingere dei quadri della “Mater Dei”. Insieme, il direttore ed il Torti, raccolsero i pezzi della statua e si chiusero in camera. Alla sera, tutto era finito e la Madonna riapparve nuovamente intatta. Il Torti l'aveva bene risistemata.[4]
Poco dopo l’episodio della “Madonna che mosse gli occhi”, fu chiesto al pittore Filippo Torti di dipingere un quadro che la rappresentasse.
Nel quadro la statua della Madonna appare posta in onore su un tavolino ricoperto da un drappo, come fu collocata da frate Igino II, ben riconoscibile nel dipinto.
La statua rimase al suo posto fino al 1974, quando con incredibile leggerezza, venne distrutta assieme ad altri oggetti malandati.
Quel sorriso della Madonna sul colle di Monte Mario, a Roma, che sorprese Don Orione e tutti i presenti, non fu più dimenticato e continua a diffondersi da questo dipinto.[5]
Flavio Peloso, 25 settembre 2025
[1] Fra Igino II, Nascimbene Pietro, nato a Robecco Pavese il 7 luglio 1851, morì a Roma il 18 novembre 1931. Don Pensa ricorda che “La Colonia Santa Maria del Perpetuo Soccorso a Roma era diventata la meta preferita del Card. De Lai, del futuro Segretario di Stato card. Merri del Val e di Mons. Bisleti; andavano per parlare con quel frate Igino II che era santo, per edificarsi della sua semplicità e unzione spirituale”. (ADO P. 8. III; cfr DOPO III [1901-1903], 99).
[2] Scritti 24, 179; Testimonianza di Don Orlandi in ADO 8, I.
[3] Filippo Torti, ritrattista e restauratore esperto - già apprezzato e richiesto per lavori a Palazzo Venezia, allora sede del Capo del Governo - fu ospite per oltre un lustro della Colonia Santa Maria di Monte Mario, dove Don Orione lo aveva accolto, bramoso di pace e di riposo, già in età avanzata. Gli diede segni di stima e la consolazione di sapersi utile, ingaggiandolo a preparare molte copie della immagine mariana bizantina della “Mater Dei” che diffuse nelle case della Congregazione.
[4] Riportato nella rivista La Madonna del 15 luglio 1907.
[5] Il quadro fu a lungo conservato al Paterno di Tortona e, nel 2025, fu donato per essere intronizzato nell’Istituto Santa Maria di Monte Mario che ospita oggi lo Studentato Teologico della Congregazione.