SPERANZA in Don Orione.

E' la virtù che coinvolge soprattutto la volontà: "Beato chi trova in Te, Signore, la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio" (Salmo 83).
La virtù della SPERANZA
"Beato chi trova in Te, Signore, la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio" (Salmo 83); è il canto del credente in pellegrinaggio verso Gerusalemme; è l'anelito di chi comprende che la vita è un itinerario rischiarato dalla Parola di Dio e e reso possibile dalla sua Provvidenza. La meta è la vita eterna, Dio.
La virtù teologale della speranza è una disposizione interiore che Dio, per il dono dello Spirito Santo, ha messo nel nostro cuore e che coinvolge soprattutto la volontà; per essa confidiamo con certezza di arrivare alla vita eterna e di avere i mezzi necessari per giungervi, con l'aiuto divino. La speranza apre il cristiano, naturalmente inclinato e fin ricurvo sulle cose della terra, ad attendere con fiducioso desiderio la resurrezione, l'incontro col Signore Gesù, la visione beatificante di Dio, la pienezza della vita eterna.
La speranza porta anche alla confidenza di ottenere dal Padre tutti quegli aiuti necessari per compiere il bene in questo mondo, per vivere responsabilmente, e così meritare di raggiungere il destino eterno.
Secondo il giudizio della Chiesa, emesso al termine del processo di canonizzazione, Don Orione ha praticato la virtù della speranza in modo "eroico". Egli è un modello e un maestro della speranza.
Negli scritti, Don Orione "parla" della speranza, "insegna" la speranza, "esorta" alla speranza: sono però solo dei riflessi, luminosi e preziosi, della sua vita; infatti, egli ha soprattutto "vissuto" la speranza. La lettura di qualche biografia permetterà di conoscere più in profondità come Don Orione sia modello di speranza.
Don Orione ci aiuta a comprendere come la speranza cristiana sia la fede in movimento verso la conquista del suo oggetto: Dio e, in Dio, la vita eterna. Inoltre, Don Orione intreccia spontaneamente la speranza con la fede ed anche con la carità, e così, ci fà capire che il movimento della speranza è dato dalla carità.
Per Don Orione credere significa attesa certa, fiduciosa, di ciò che non è ancora e che sarà, a motivo della promessa e della bontà di Dio. "Don Orione aveva fisso dinanzi agli occhi la salvezza eterna, e adoperava tutti i mezzi per conseguire quei beni";[ Testimonianza del Servo di Dio Frate Ave Maria. Ex processu, p.10.] Egli scriveva: "Noi dobbiamo essere fissati unicamente in quello che riguarda l'amore e la gloria di Dio..." (n.1, 2).
Condizione e conseguenza del suo profondo atteggiamento di speranza era il distacco da tutto, era la capacità di relativizzare i beni ed anche i mali di questo mondo, vedendo "al di là" degli uni e degli altri l'unico, vero, sommo ed eterno Bene (n.3, 4).
Don Orione indica quattro principali sorgenti della speranza: la Croce di Cristo (n.5, 6, 7), esperienza della misericordia e del perdono vittorioso di Dio; l'Eucarestia, "annuncio e pegno della gloria futura" e "pane dei viatori" (n.8); la illimitata fiducia nella Divina Provvidenza che ha nelle sue mani l'avvenire dei suoi figli (n.9, 10, 11, 12), della Chiesa e della società (n.13, 14); ed infine la materna assistenza di Maria, che conduce per mano, che intercede, aiuta, incoraggia, rassicura nel viaggio della vita verso 'il sospirato lido' (n.15, 16, 17).
Dalla speranza soprannaturale si sviluppava l'energia interiore di altri atteggiamenti spirituali da Don Orione sempre vissuti e insegnati con calore e profonda convinzione: l'audacia, l'intraprendenza di chi "tutto può in Colui che mi da forza" (n.18, 19); il disinteresse dai beni, dai successi e anche dagli insuccessi provvisori (n.20, 21); la forza di sacrificio, il dinamismo. Il pensiero continuo del Paradiso lo portava a tutto valorizzare pur di far del bene, di salvare le Anime, di contribuire ad "instaurare omnia in Christo"; di conseguenza non un briciolo di tempo, non un dettaglio della vita quotidiana era da lui ritenuto trascurabile (n.22, 23, 24).
La tensione al Regno di Dio era ordinaria in Don Orione tanto che un testimone formulò questa osservazione: "stava con i piedi sulla terra, ma la sua conversazione era continuamente in cielo".[ Testimonianza del Dott. R.Moretti. Ex processu, p.304] Don Orione parlava spesso del Paradiso, con famigliarità, quasi da "esperto" (n. 25, 26, 27). Una suora ricorda: "Ci parlava e ci faceva confidare nella misericordia del Signore che ci avrebbe dato il suo Paradiso, e se anche talora ci incuteva un poco di timore, ci lasciava poi sempre con la speranza del Paradiso e ci ripeteva la frase di San Filippo: 'Un'ora di paradiso ci ripaga di tutto'".[ Testomonianza di Suor M. Stanislaa Bertolotti. Ex processu, p.267]
Anche il mistero della morte, con il turbamento per l'incertezza e per il dolore che spesso l'accompagnano, è rischiarato dalla speranza cristiana (n.28). Talora Don Orione traeva occasione dalla morte di qualche confratello per esortare alla speranza e per spronare sulla via del bene (n.29).
La speranza cristiana, confidente e filiale sempre, è autentica quando è accompagnata dalla responsabilità personale: Don Orione rifiutava sia le dottrine "troppo severe" e sia quelle "troppo larghe" al riguardo del giudizio di Dio e della salvezza finale dell'uomo, perché, in diverso modo, conducono alla tiepidezza, al lassismo o alla disperazione, atteggiamenti contrari alla speranza (n.30).
Le luci date dalla fede cristiana sulle realtà dell'inferno e del purgatorio sono espressioni del grande mistero della grazia di Dio offerta alla libertà dell'uomo. La realtà del purgatorio è un oggetto tipico della della fede e della speranza cristiana: nel purgatorio le "anime vanno a farsi belle" (Dante); il Signore misericordioso ha disposto che il fedele che arriva alla morte non ancora puro nell'amore, possa riordinare il suoi pensieri, rettificare i suoi affetti, ed essere riformato dalla luce della divina carità.
Quest'opera di purificazione richiede sofferenza e "le anime sante del purgatorio" possono essere aiutate dalle preghiere di suffragio dei fedeli e specialmente dalla celebrazione del Sacrificio eucaristico (n.31).
La grande devozione di Don Orione per le "anime del purgatorio" e per i "nostri cari morti" era radicata nel dogma della "comunione dei santi": "la morte non rompe ogni relazione tra noi e i trapassati. Noi con i nostri suffragi possiamo visitare e consolare le anime loro, ed essi con le loro preghiere possono intercedere per noi" (n.32).
La raccolta di testi sulla speranza si conclude con una lettera scritta da Don Orione il mattino del 12 marzo 1940, giorno della sua morte; la sua ultima lezione ad un'anima è stata proprio per animare alla speranza e alla gioia nel seguire le vie di Dio (n.33).