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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Armida Barelli
Autore: GIUSEPPE UMBERTO M. LO BIANCO
Pubblicato in: MESSAGGI DI DON ORIONE, n. 110, 2003, p. 69-86.

La protagonista della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, proclamata "beata" il 30 aprile 2022. Incontrò Don Orione nel 1939 e non lo dimenticò più. La sintonia e la devozione di due anime privilegiate nello spirito e attivissime nell’impegno sociale testimoniate in un carteggio inedito.

ARMIDA BARELLI INCONTRA DON ORIONE

GIUSEPPE UMBERTO MARIA LO BIANCO
 

A distanza di mezzo secolo, risaltano con crescente attualità la statura di colei che veniva chiamata “Sorella maggiore” della Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Quale infaticabile discepola di Cristo, Armida Barelli dispiegò un’intensa attività apostolica, segnata da singolare intuizione delle mutate esigenze dei tempi. Rispondendo con genialità femminile agli auspici e alle direttive sul laicato dei miei predecessori Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, essa raccolse oltre un milione di giovani donne e ragazze nel Movimento cattolico italiano. Dette poi un apporto determinante alla nascita dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, come pure alla fondazione delle Missionarie dell'Opera della Regalità. La sorgente di questo suo multiforme e fecondo apostolato era la preghiera, e specialmente un'ardente pietà eucaristica, che trovava la sua risorsa più concreta ed efficace nella devozione al Cuore di Gesù e nell'adorazione del SS.mo Sacramento. Carissimi, seguite con fedeltà la via tracciata da questa donna forte e intrepida, imitando la sua tensione alla santità, il suo zelo missionario e il suo impegno civile e sociale per fermentare con il lievito del Vangelo i vasti campi della cultura, della politica, dell'economia e del tempo libero. Vi sostenga il Cuore Immacolato di Maria, che oggi commemoriamo”. (1)
Queste parole di Giovanni Paolo II, fissano i tratti caratteristici e l’eredità di Armida (Ida) Barelli a cinquant’anni dalla sua morte, avvenuta il 15 agosto 1952.


ARMIDA BARELLI NEL RICORDO DI PADRE GEMELLI

Le cronache del tempo ci riferiscono ampiamente di questa donna ben ancorata al pensiero e alle sollecitudini della Chiesa, esponente di spicco del Movimento Cattolico Femminile italiano della prima metà del ‘900. (2) La Barelli fu interlocutrice intelligente e devota di ben tre pontefici, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, nonché di altri innumerevoli protagonisti della Chiesa e della società italiana. Tra questi anche Don Luigi Orione. Entrambi coinvolti nelle tensioni culturali e sociali del proprio tempo, protagonisti epocali nel vasto campo della carità – Armida e don Orione – erano destinati ad incontrarsi sul principio teologico, da loro appreso e fortemente sentito, dell’actio sequitur esse: dove l’azione segue l’essere, e l’apostolato scaturisce spontaneo e sapiente dal continuo vivere in Dio.
Imbevuta, sin dagli anni giovanili, di un forte francescanesimo – Armida Barelli – collabora intensamente per 40 anni con padre Gemelli (3) che così la ricorda in un passo del suo testamento spirituale: «Tutti i miei collaboratori si ricordino che agli occhi degli uomini io appaio come uno che ha fatto delle opere: queste non sarebbero né nate, né fiorite senza lo zelo, la pietà, l’intelligenza, e soprattutto la vita soprannaturalmente ispirata della signorina Barelli». (4) Ancor prima fosse iniziato il Processo Canonico per la Beatificazione (1962), padre Gemelli ne stilava una relazione, volta a far meglio conoscere la sua attività pubblica e la virtù di «non nascere eccezionalmente virtuosa ma di divenirlo». Da alcuni brani che stralciamo – per meglio coglierne un più esaustivo ritratto biografico – emergono significativi punti di comunanza ideologica-confessionale vicini a don Luigi Orione.
«Coloro che hanno conosciuto Armida Barelli negli ultimi anni di vita ebbero modo di constatare che essa si era data una norma di vita alla quale si atteneva con fedeltà ed hanno potuto constatare che ogni suo pensiero manifestato, ogni sua azione, ogni sua parola, ogni suo gesto rivelavano il fermo proposito di servire la Chiesa, di far amare Gesù Cristo, di accorrere soccorritrice, discreta e modesta, in servizio di chiunque le chiedesse qualcosa. Tutti ebbero modo di constatare il suo grande amore per il Papa, per i Vescovi, per le opere della Chiesa. In modo speciale constatarono il suo zelo per le anime cadute nella colpa o vittime della tentazione». (5)
L’amore per il Papa e la salvezza delle anime furono tra gli aspetti più caratteristici, marcatamente carismatici, dell’azione caritativa e del pensiero del Beato Orione, espressi, sin dalle origini del suo apostolato, nella centralità del suo motto programmatico «Instaurare omnia in Christo». (6)
«I suoi grandi amori – prosegue ancora padre Agostino – furono l’Azione Cattolica, e specialmente la Gioventù Femminile da lei fondata, promossa e curata; l’Università Cattolica del S. Cuore, che essa fece conoscere, amare ed aiutare e nel governo della quale essa fu una fiamma ardente; l’Opera della Regalità, che ha raccolto l’eredità dell’Opera della consacrazione dei soldati al S. Cuore e che essa curò con zelo per promuovere l’apostolato liturgico ed ascetico. […] Armida Barelli incitava tutti ad amare il Sacro Cuore di Gesù, ad esserne devoti ed a propagarne il culto; insegnava ad avere piena fiducia nella Madonna e a ripetere: “Mater mea, fiducia mea”». (7)


L’INCONTRO CON DON ORIONE

Quando e come si conobbero Armida Barelli e Don Orione? Certamente, erano noti l’uno all’altra, perché entrambi, per diversi titoli, erano protagonisti sulla scena ecclesiale e sociale italiana. Certamente Don Orione ebbe a sapere della Barelli in visita con Padre Gemelli a Padre Pio da Pietrelcina, nel 1920, dal momento che svolse una intensa quanto discreta opera di discernimento e di promozione della verità sul Frate di Pietrelcina. (8) La Barelli entra anche nella comune relazione con Enrichetta Mombelli; in un momento di particolare discernimento, a una lettera del 2 marzo 1930 di quest’ultima Don Orione risponde il 4 marzo: «Non scrivete, per ora, alla Barelli: pregate la Santa Madonna e S. Giuseppe». (9)
Le testimonianze biografiche e d’archivio ci dicono poi che la Serva di Dio ebbe modo di conoscere il Piccolo Cottolengo milanese di Don Orione, un'istituzione di carità per persone con gravi handicap fisici e mentali fondata nel 1933. La nipote Savina Barelli Nesler, ad esempio, ricorda che «Un Natale, subito dopo pranzo, zia Ida mi portò con lei alla Bicocca, in una villetta, prima sede a Milano del “Piccolo Cottolengo” di don Orione. Lì mi si mostrò tutta la sua attenzione e affetto per quei nostri fratelli, tra cui alcuni bambini molto piccoli, nella loro grande debolezza di esseri in preda ad infermità e malformazioni diverse e quindi degni della più profonda tenerezza e attenzione, come aveva ben capito don Orione». (10)
Il fatto che in una lettera di Don Orione «Ai cari benefattori ed Amici del Piccolo Cottolengo Milanese» fra i tanti, don Orione faccia menzione proprio della «Signorina Armida Barelli» sta a significare una conoscenza e una consuetudine di lunga data. (11) Probabilmente era tra quel nutrito numero di benefattrici «distintissime signore della città», per le quali – in occasione di una riunione dell’11 dicembre 1939 – don Orione celebrò la S. Messa e «terminato il Divin Sacrificio, rivolse un elevato pensiero che trasse dalla liturgia del giorno». (12)
Ma fu proprio in due luoghi, tra i più cari e significativi dell’impegno della Barelli, che Don Orione lasciò l’impronta più indelebile. Così la stessa Ida ricorda “Il 22 gennaio del 1939 Don Orione venne all’Università Cattolica e svolse una conferenza sul tema: «La c’è la Provvidenza!». (13) Il titolo letterario destò un po’ di meraviglia in quanti conoscevano l’apostolo della carità, ma la meraviglia cessò appena l’oratore cominciò a parlare. Sì, parlava proprio l’apostolo della carità, il Sacerdote, l’uomo di Dio e parlava della Provvidenza come solo i Santi ne sanno parlare. Immaginavamo anche che alla fine egli avrebbe rivolto all’uditorio un appello invitandolo ad essere generoso verso il Piccolo Cottolengo che allora cominciava a sorgere a Milano; ma egli vi accennò brevemente alla fine, come cosa incidentale e secondaria. Quello che gli premeva mettere in rilievo era l’amore infinito e provvido di Dio, tutti abbiamo ricevuto da Dio e tutti dobbiamo dare a chi ha meno di noi, a chi non ha niente. La conferenza fu un inno alla Divina Provvidenza e il canto della carità”. (14)
A compiere la gioia della Barelli, Don Orione, dopo la conferenza all’Università Cattolica, il 23 gennaio, si presentò alla sede del “Consiglio Superiore di Gioventù Femminile di Azione Cattolica Italiana”. “Il giorno seguente Don Orione venne a visitare la sede del Consiglio Superiore della G. F. : visitò gli uffici, si interessò dei fini e degli sviluppi della nostra organizzazione, disse parole di lode e di incoraggiamento, benedisse dirigenti e impiegate dei singoli uffici. Quante avevano immaginato di trovarsi davanti ad una persona straordinaria videro un Sacerdote umile e semplice che aveva Dio nelle pupille”. (15)


SOLIDARIETÀ SPIRITUALE

Gli incontri con Don Orione del 22-23 gennaio 1939 segnarono il cuore della Barelli. Sulla scia della confidenza e devozione suscitate in quell’occasione, seguì un intreccio di corrispondenza nella quale la Barelli confida a Don Orione le sue pene e i suoi timori per la salute di alcune persone care. Don Orione, da parte sua, pur sofferente di cuore – morirà per un ultimo attacco cardiaco il 12 marzo dell’anno successivo – le scrive e la conforta. “La malattia inguaribile di due persone molto care - ricorda la Barelli - mi fece ricorrere, come ultima speranza, alle preghiere di Don Orione e gli scrissi con immensa fiducia nella sua intercessione presso Dio. (16) Egli mi rispose l’una e l’altra volta con due lettere che conservo tra le cose più preziose”. (17)
Queste lettere sono riportate integralmente in Appendice. La Barelli scrive a Don Orione il 27 gennaio 1940: «Rev.mo Don Orione, la Sua lettera del 13 gennaio (18) mi ha davvero commossa; non meritavo tanto per le piccole prove di benevolenza date al Piccolo Cottolengo Milanese. La ringrazio anche di avermi voluto offrire la cara pubblicazione col bellissimo progetto per la costruzione di quello che non si potrà chiamare più “piccolo” ma grande Cottolengo Milanese. […] Non so se Ella conosce la mia Vice Presidente Generale Marchesina Pallavicino Teresa […] Essa ha una sola sorella sposata, Mamma di sei piccoli bimbi […] colpita da un male terribile […] Comprende ora perché ricorro a Lei, Don Orione? Perché Ella, grande amico del Sacro Cuore, si unisca a noi e implori la grazia». (19)
Il 29 gennaio seguente, Don Orione ringrazia per “la vostra buona lettera e l'offerta di lire 200” e dice della sua impossibilità di far visita alle due persone che stavano a cuore alla Barelli. “Ma il Medico stamattina mi ha proibito di uscire, e solo permette che stia su, anche perché posso respirare meglio che coricato. Non potrò domani venire a Milano, e a Lodi manderò il mio Angelo Custode, che è tanto buono. Se piacerà al Signore che venga, andrò anche a Lodi. Comunque, farò pregare dai nostri cari poveri e anch'io pregherò, come desiderate, benché mi senta ai piedi di N. Signore più povero de’ miei poveri”. (20)
Rispondendo il 2 febbraio, la Barelli ringrazia don Orione “per la Sua promessa di voler visitare la mia cara malata, non appena la salute glielo permetterà” e gli presenta “un’altra supplica”, quella per ottenere la guarigione del Prof. Ronzoni: “È gravissimo e spacciato dai medici un amico di Padre Gemelli”. La famiglia dell’infermo ha promesso anche una grossa somma per l’Università Cattolica se si otterrà la grazia. “Padre Gemelli mi dice di dirLe che dividerà col Piccolo Cottolengo milanese l’offerta, qualora Ella pure scenda in campo con tutte le Sue forze a implorare la grazia di questo ottimo Professionista, padre di famiglia”. (21)
Appena giunge questo appello di carità spirituale, Don Orione risponde il 4 febbraio: “Oggi stesso qui al Santuario della Guardia e dalle Suore Sacramentine cieche si comincia a pregare per l'amico di Padre Gemelli, Professor Ronzoni. Non ho nulla da dire al caro Padre, eccetto che anch'io, pur da povero peccatore, voglio pregare e che sarei tanto contento che egli ne andasse consolato. Il Sacro Cuore conforti P. Gemelli e tutti! Osi grande fiducia nel Signore, grande fede e fiducia, buona Figliuola del Sacro Cuore; lo dica sempre a tutti, che non si lascino indebolire mai, per nessuna cosa del mondo, nella fede e fiducia nel Signore. (Sì, lo dica anche alla sua Vice e ai suoi di Lodi, benché ne abbiano già tanta)”. (22)
La risposta della Barelli, del 10 febbraio, è per dare la notizia della morte del Prof. Ronzoni e per auspicare una pronta ripresa della salute di Don Orione onde poter fare visita insieme alla marchesa Pallavicino, inferma a Lodi. “Vedo oggi sull’Italia che Ella ha avuto una nuova indisposizione, ma che grazie a Dio, è stata subito superata. Prego il Sacro Cuore che Le doni in gran copia sanità e santità per la Sua grande, magnifica missione. Saprà a quest’ora che il povero Prof. Ronzoni è morto, assistito dal nostro Card. Arcivescovo. Padre gemelli si trova in Portogallo e non ha potuto assistere l’amico suo; forse neppure sa la notizia. Sia fatta la Santa Volontà di Dio! Continuiamo però nella preghiera per la Marchesa Rosalia Noli Dattarino Pallavicino e osiamo sperare il miracolo per questa Mamma di sei piccoli bimbi. Quando Ella sarà guarito e verrà a Milano, non dimentichi di darmi una telefonata che verrò a prenderla con un auto per andare a Lodi; con un’ora si va e si torna e noi saremmo tutti tanto felici di una Sua benedizione alla nostra cara malata”. (23)
Questa corrispondenza rivela di don Orione – e peraltro anche della Barelli – tutta la perfetta e fidente arrendevolezza dell’Uomo di Dio che nel confortare il dolore dell’anima ferita, traspare l’umile consapevolezza della sua nullità e si lascia fino in fondo condurre in tutto dalla Divina Provvidenza, sino all’oblazione finale di un pur meritato tranquillo riposo. Così due anime sante vivono i comuni eventi della malattia e della morte e si sostengono con la vicendevole carità fraterna.


CORDOGLIO E DEVOZIONE ALLA MORTE DI DON ORIONE

È facile, pertanto, immaginare il rimpianto della Barelli quando, dopo poche settimane, riceve la notizia della morte di Don Orione: “Improvvisa e dolorosa ci giunse il 12 marzo la notizia della morte di Don Orione. Sentimmo tutti che un Santo aveva lasciato questa terra per ritornare alla casa del Padre”. (24) A quattro giorni dal pio transito, il 16 marzo 1940, la Barelli indirizza al Superiore dei Figli della Divina Provvidenza un sentito cordoglio e riconoscenza. Vi dice tra l’altro: “La scomparsa del Rev.do Don Orione, che è un lutto per tutti i cattolici e particolarmente per le folle immense che Egli ha beneficate, è un lutto anche per il Consiglio Superiore della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, che ha avuto l’onore di conoscere quel santo ministro di Dio, di accoglierlo nella sua sede e di averne la benedizione”. (25)
Don Orione morì a Sanremo, dove da tre giorni era stato portato nella speranza che il suo cuore avesse beneficio dal clima più mite. La sua salma, prima di raggiungere Tortona sostò anche a Genova e a Milano, ove le schiere degli amici l’avevano voluto per un ultimo saluto.
Anche Armida Barelli partecipa commossa all’imponente manifestazione popolare di affetto e di devozione verso il “Padre dei poveri e benefattore dell’umanità dolorante”, come lo definì Pio XII. “Quando la sua salma venne portata a Milano, in un trionfo che l’umile servo di Dio non avrebbe mai immaginato, anch’io fui nel corteo di innumerevoli auto che l’accompagnarono dal Piccolo Cottolengo alla Chiesa di S. Stefano, e una rappresentanza di G. F. milanese era a riceverlo nella Piazza di S. Stefano e si soffermò in preghiera davanti a quella bara. Il popolo, che ha l’intuizione della santità, (26) si riversò a frotte in quella Chiesa, vi sostò a lungo in un silenzio e in un raccoglimento davvero significativi. Fino ad ora tarda della notte il pellegrinaggio fu incessante e ciascuno faceva posare su quella bara, la corona, i guanti, un oggetto qualsiasi, come avesse toccato il lembo della sua veste sacerdotale. Mi fermai anch’io a lungo in preghiera davanti la salma venerata; si pregava tanto bene, nonostante la folla immensa, rinnovatesi, silenziosa, orante. Si pregava bene poiché partiva da quella bara un insegnamento che non potremo più dimenticare: una vita vissuta nella carità, spesa per la carità, nella fiducia totale, assoluta, nella carità di Dio, irradia la carità anche quando passa alla vita eterna”. (27)
Certamente Armida Barelli non dimenticò l’insegnamento e la benevolenza di Don Orione nei suoi confronti. Anzi li partecipò: “1942. Barelli e studenti Università Cattolica: a Capodanno”, leggiamo nel Diario del Piccolo Cottolengo milanese. Caldeggiò la introduzione della causa di canonizzazione di Don Orione “poiché ho in grande venerazione la sua memoria e poiché vivamente desidero che sia onorato sugli altari per la maggior gloria di Dio e per la edificazione dei santi”. (28)

Il percorso di vita della Barelli, continuò poi con altre importanti tappe ricche di realizzazioni di bene, di relazioni, di maturazione spirituale. Da questo piccolo capitolo biografico e soprattutto dalle lettere intercorse tra lei e Don Orione emerge nitida la fotografia di un rapporto centrato sulla reciproca stima, mutuato da una forte spiritualità e sintonizzato nella comune passione apostolica.


NOTE
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1. Discorso riportato in “L’Osservatore Romano”, 8 giugno 2002.

2. Armida Barelli (1 dicembre 1882 – 15 agosto 1952) a tredici anni entrò nel Collegio delle Suore di Menzigen (Svizzera tedesca) dove ricevette l’istruzione ed una profonda educazione religiosa e ne uscì, diplomata, nel 1900; dopo aver rinunciato al matrimonio, emise il voto di verginità e si dette completamente all’apostolato attivo nel mondo; nel 1910 conobbe padre Gemelli e divenne terziaria francescana; nel 1917 pensò e realizzò con il padre Gemelli la consacrazione dei soldati al S. Cuore; divenne fondatrice e presidente, per ben sei lustri, della Gioventù Femminile di Azione Cattolica (1917); collaborò nella fondazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sorta a Milano nel 1921, della quale fu la «cassiera senza cassa» (espressione cara a mons. Francesco Olgiati); affiancato all’Università volle il Marianum, collegio universitario femminile, inaugurato nel 1936; cooperò attivamente al sorgere dell’Opera della Regalità di N.S.G.C.; fu confondatrice dell’Istituto secolare Missionarie della Regalità. Cfr. Dizionario degli Istituti di Perfezione, Vol. I, Roma, Tip. Città Nuova (PAMOM), 1974.

3. P. Agostino Gemelli (18 gennaio 1878 – 15 luglio 1959) OFM, indiscusso uomo di scienza e accreditato uomo di Chiesa, lo troviamo – alla stregua di don Orione – coinvolto nella soluzione di delicati casi personali di sacerdoti in dubio fidei, quali Semeria e Buonaiuti, e nel giudizio circa la natura mistica delle stimmate di Padre Pio; vedi M. Busi, R. De Mattei, A. Lanza, F. Peloso Don Orione negli anni del modernismo, Milano, Jaca Book, 2002; F. Peloso, Don Luigi Orione e Padre Pio da Pietrelcina – nel decennio della tormenta: 1923-1933, Milano, Jaca Book, 1999.

4. Dal periodico Corriere della Domenica (1° aprile 1962).

5. Ciò fu soprattutto vero per lo stesso Gemelli, che appurò, dal testamento di Ida (2 gennaio 1935), quanto si fosse adoperata per la sua santificazione, perché non si fermasse sulla via di perfezione: «Permetta, Padre, ch’io la ringrazi di tutta la sua bontà a mio riguardo. Conceda ch’io le dica la mia venerazione pel Sacerdote congiunta a soprannaturale affetto e sia certo che anche dall’aldilà io veglierò su Lei e pregherò per la sua santificazione. La sua santità è stata il sogno della mia vita, l’oggetto delle mie fervide preghiere! […] La mia morte sarà il colpo d’ala per la sua santificazione. […] Io vado a prepararle un posto in Paradiso…» Cfr M. STICCO, Una donna fra due secoli, Milano, Ed. Vita e Pensiero, 1967, pp. 847-848.

6. A tal proposito si segnala nella vasta bibliografia AA.VV., Sui passi di Don Orione. Sussidio per la formazione al carisma, Bologna, Dehoniane, 1997; Nel nome della Divina Provvidenza. Le più belle pagine.III ed., Casale M., Piemme, 1995.

7. Cfr I. Corsaro, Armida Barelli, Milano, Ed. Vita e Pensiero, 1955, prefazione.

8. F. Peloso,Don Luigi Orione e Padre Pio da Pietrelcina, cit., p. 48.

9. Scritti 42, 155; Archivio Storico Don Orione (sarà citato ADO).

10. Testimonianza in Archivio Barelli di Milano; altri riferimenti in M. Sticco, Una donna fra due secoli…, p. 611.

11. Lettera datata Milano, 7 dicembre 1939, Scritti 8, 38.

12. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, gennaio 1940, pp. 6-7.

13. Per approfondimenti vedi anche “La c’è la Provvidenza!”. Conferenza di Don Orione all’Università Cattolica di Milano, 22 gennaio 1939. Note su “Don Orione e il Manzoni” a cura di G. Venturelli, “Messaggi di Don Orione” 5(1973) n.18.

14. La Barelli stila il suo racconto in un Ricordo di Don Orione scritto in occasione della morte di don Orione e quasi subito pubblicato in Don Luigi Orione 1872-1940, Libreria Emiliana Editrice Venezia, 15 giugno 1940; riportato in Appendice 7.

15. Ibidem.

16. Le due persone in questione sono il prof. Giuseppe Ronzoni, tisiologo, che aveva in cura la stessa Barelli, e la marchesa Rosalia Noli Dattarino Pallavicino, mamma di sei bimbi, sorella di Teresa, vice-presidente di G. F., fedele collaboratrice ed esecutrice testamentaria di Armida; cfr lettere di Armida Barelli a Don Orione del 2 e 10 febbraio 1940; riportate in Appendice 3 e 5.
17. Occorre dire che in seguito al bombardamento del 15 agosto 1943, gli uffici, la segreteria, il rettorato e il deposito di libri dell’Università Cattolica, furono distrutti da un terribile incendio nel quale pare siano andate disperse anche numerose carte d’archivio (cfr I. Corsaro, Armida Barelli…, p. 219).

18. Questa lettera pare non sia stata conservata.

19. Riportata per intero in Appendice 1.

20. Riportata in Appendice 2. Don Orione non ebbe più possibilità di andare a trovare la marchesa Rosalia Noli Dattarino Pallavicino che morì il 9 marzo 1940, tre giorni prima di lui. “Le due anime si erano incontrate – commentò poi la Barelli –. Don Orione aveva mantenuto la promessa”; lettera del 12.1.1944; ADO.

21. Riportata in Appendice 3. Mons. Luigi Villa, discepolo e collaboratore di Padre Gemelli, testimonia: “Don Orione era molto amico di Padre Pio, ma anche di Gemelli. Ricordo una conferenza di Don Orione, l’ho sentito all’Università Cattolica, un anno prima che morisse, invitato da Padre Gemelli. Padre Gemelli aveva estrema stima e devozione per Don Orione; ne parlava sempre con venerazione, sapendo anche dei fatti miracolosi nei quali credeva”; Don Orione e Padre Gemelli, “Messaggi di Don Orione” 33(2001) n.106, p.88.

22. Nella minuta, questa frase risulta cancellata.

23. Riportata in Appendice 5.

24. Ricordo di Don Orione, testo riportato per intero in Appendice 7.

25. Riportata in Appendice 6.

26. Identica impressione trasmise il card. Ildefonso Schuster quando, qualche giorno prima di morire in un breve discorso tenuto in seminario ai chierici, diceva tra l'altro: "Eccomi qui tra voi in riposo obbligato... Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un santo, vivo o morto passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di Don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi: ha paura, invece, della nostra santità";Tracce, marzo 1994, p.47-48.

27. Ricordo di Don Orione, cit.

28. Lettera del 12 gennaio 1944, ADO. Nella medesima lettera: “Preghi per me e per le opere che il Signore mi ha affidate e che in gran parte sono da ricostruire e preghi anche per la guarigione del Rev. Padre Gemelli. Chieda all’anima santa di Don Orione che interceda per lui che è ancora tanto necessario, per quanto vediamo noi, alla Chiesa e particolarmente alla Università Cattolica”.

 

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