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Messaggi Don Orione
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Pubblicato in: Atti e comunicazioni 2009, n.230, p. 227-241.

Unità di vocazione e specificità di ministero nella vocazione religiosa e sacerdotale.

L'ORIONINO SACERDOTE

 

30 dicembre 2009

Cari Confratelli

Mentre mi accingo a scrivere questa Circolare nella quiete devota e familiare dell'Eremo di Sant'Alberto, il pensiero va al cambio d'anno, al 2010 ormai prossimo, e alla conclusione del sessennio 2004-2010 che misura un'altra tappa di vita della Congregazione.

Il Capitolo generale che concluderemo nel giugno prossimo interroga la fedeltà creativa della Congregazione. “ Solo la carità di Cristo salverà il mondo ”, solo la vita di Gesù sostiene e alimenta la vita della Congregazione e di ciascuno di noi. Nell'icona di Don Orione, scelta per il Capitolo generale, Gesù è dipinto nel cuore del Fondatore mentre la fiamma della Carità sta nella sua mano. Quanto è significativo! È Gesù, il suo Spirito, la sua Carità in noi che alimenta la carità delle opere.

 

Siamo fatti per Dio

Prego e spero che il Capitolo generale, già sviluppato nelle fasi personale, comunitaria e provinciale, ci aiuti a riscoprire il nostro esse ad Deum , ad sanctitatem.

Dobbiamo essere “ come edera attorno a Cristo ”, auguravo nella strenna natalizia. Tutti noi abbiamo avuto la grazia di trovare l'albero cui attaccarci, talvolta con disperata speranza, chiedendogli vita. È l'albero della vita, l' olivo buono a cui siamo innestati (Rm 11,24), la vite di cui siamo tralci (Gv 15,1-6), la croce di Cristo da cui tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia, vita in abbondanza (Gal 2,20; Rm 6,5-11; Gv 10,10). “Stare con Cristo significa stare con l'albero della vita. Egli infatti è un albero di vita per chi ad esso si stringe” (Sant'Agostino).

In Gesù, nello Spirito di figli, che alimenta la nostra vitalità a bene delle Anime, è intessuta e strutturata la nostra vita consacrata. [1] Gesù chiamò i Dodici perché stessero con Lui (cfr Mc  3,14), divennero fratelli tra di loro e apostoli per gli altri. La vita religiosa è “ apostolica vivendi forma ” proprio perché è organizzata come quella degli apostoli con Gesù.

A una speciale tensione di unione con Gesù ci spinge l' Anno sacerdotale che Papa Benedetto XVI ha indetto dalla solennità del Sacro Cuore, 19 giugno 2009, fino alla stessa solennità del 2010, offrendo come modello san Giovanni Maria Vianney, il patrono dei parroci.

“Tale anno – ha spiegato il Papa - vuole contribuire a promuovere l'impegno d'interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”, quali “amici di Cristo, da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati”. [2]

 

Il religioso orionino sacerdote

In questo contesto, ho pensato di dedicare la riflessione di questa Lettera al tema del sacerdote e più in particolare all'identità e ruolo del religioso sacerdote. Ci chiediamo: c'è una spiritualità specifica del religioso sacerdote? Don Orione ci ha trasmesso una figura tipica di religioso sacerdote secondo il carisma? La figura dell'orionino sacerdote è assimilabile a quella del sacerdote diocesano con la sola aggiunta di qualche caratteristica di stile e di spiritualità?

Alla parrocchializzazione della vita religiosa – chiamata sempre più a supplire il clero secolare - a volte corrisponde la diocesanizzazione dei religiosi sacerdoti. [3] Per molti che vivono il ministero sacerdotale in parrocchia, il carisma e la vita religiosa può ridursi a una nicchia spirituale di una vita sostanzialmente parrocchiale-diocesana. Per chi invece è più coinvolto nelle attività caritative, educative o assistenziali, c'è il rischio di perdere la dimensione pastorale-ecclesiale del ministero sacerdotale. [4]

Non sarà giunto il momento di prendere coscienza, di valutare e governare questo fenomeno per fare meglio maturare l'unità di vocazione del religioso sacerdote nelle mutate condizioni ecclesiali? Il tema dell'identità e ruolo del religioso sacerdote è molto importante e critico per il futuro della vita religiosa. [5] Nella nostra Congregazione esso si presenta con caratteristiche comuni a tutti gli Istituti di vita consacrata e altre più particolari legate alla nostra storia e attualità.

Offrirò qualche nota su questo tema ritenendolo fondamentale per il futuro della Congregazione. Esso è presente nella riflessione promossa dal Capitolo generale, nel 3° nucleo tematico dedicato a “I ministeri della carità nel contesto attuale”. Con riferimento al Capitolo, ognuno può già riflettere e decidere qualcosa per vivere, personalmente e in comunità, l'unità di vocazione del religioso-orionino-sacerdote .

 

Dualismo vocazionale e slittamento verso la figura diocesana

Nell'immaginario collettivo la figura del sacerdote è ormai identificata con il sacerdote-parroco o il sacerdote in parrocchia, il sacerdote diocesano.

Negli ultimi 40 anni, dopo il Concilio Vaticano II, questo tipo di sacerdote è divenuto il modello pubblico e pressoché unico del ministero sacerdotale. Il sacerdozio vissuto secondo i carismi di vita religiosa (prima quasi prevalente) è divenuto secondario rispetto al sacerdozio istituzionale, legato alla parrocchia-diocesi e al territorio.

È stato osservato che “la figura del religioso presbitero è stata lasciata in ombra non solo nella letteratura teologica e pastorale, ma anche dagli stessi documenti ufficiali sia della magistero e sia della vita religiosa”. [6] Con eccezione di qualche testo significativo, [7] solitamente quando si fa menzione del religioso sacerdote, la sua figura e ruolo sono introdotti da circonlocuzioni del tipo “ pro sua parte ”, “ similmente il sacerdote religioso ”, “ per quanto è possibile ”, applicando al sacerdote religioso quanto è detto del sacerdote diocesano. Anche la normativa del Codice sul sacerdozio riguarda semplicemente il sacerdote in quanto tale e quella sulla vita religiosa tratta del religioso in genere. [8]

In un mondo “secolarizzato” e “da evangelizzare”, la dinamica religiosa-carismatica di esercitare il sacerdozio, che punta più sulla testimonianza spirituale e caritativa, acquista una nuova rilevanza e necessità, in distinzione e collaborazione con la dinamica diocesana-territoriale. Eppure, l'orientamento attuale, prevalente e crescente, è quello di convogliare anche i religiosi sacerdoti nel servizio parrocchiale-territoriale. [9]

Molti riconoscono in questa prevalenza “diocesana” nella concezione e nella pratica del ministero sacerdotale – molto assimilata anche dagli stessi religiosi – uno dei fattori della crisi dell'identità del religioso sacerdote e della vita religiosa più in genere.

Teologi della vita religiosa [10] e superiori religiosi auspicano una più identificata comprensione e valorizzazione del religioso sacerdote nel quadro di una realizzazione pluralistica del ministero ordinato nella Chiesa, nella linea di Pastores dabo vobis 31 e 74, dove si afferma che “i sacerdoti, che appartengono ad ordini e a congregazioni religiose, sono una ricchezza spirituale per l'intero presbiterio diocesano, al quale offrono il contributo di specifici carismi e di ministeri qualificati”. [11] Viene così incoraggiato un esercizio pluriforme del ministero sacerdotale, secondo i carismi di vita religiosa, e una comunione diocesana dei religiosi sacerdoti che eviti la loro diocesanizzazione che costituirebbe un impoverimento e non un arricchimento per la missione della Chiesa.

È a partire dalla consacrazione/missione secondo il carisma che si può superare il dualismo di religioso “e” sacerdote. I diversi ministeri della carità, compreso quello sacerdotale, sono infatti funzionali all'unico fine apostolico carismatico inserito organicamente nella missione della Chiesa. Qui sta l'unità e uguaglianza tra religiosi sacerdoti e religiosi fratelli e qui sta l'unità vocazionale del religioso sacerdote.

 

Carisma e identità dell'orionino sacerdote

È abbastanza facile raccogliere un collage di caratteristiche spirituali e apostoliche dell'orionino sacerdote prendendole dalla biografia e dagli scritti di Don Orione. Questo è già stato fatto ed è sempre di fondamentale importanza. [12] Vi troviamo qualcosa di specifico, ma il più si riferisce all'identità dell'orionino in genere che, a quel tempo, valeva in primis per il sacerdote.

Per definire l'identità dell'orionino sacerdote, mi pare sia più fruttuoso partire dal nucleo carismatico essenziale trasmesso da Don Orione e ben noto anche nella sua formulazione: “ Fiduciosi nella Divina Provvidenza, collaborare per portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa, per ‘ Instaurare omnia in Christo' , mediante le opere della carità ”. [13]

Seguendo l'impulso del Fondatore, la nostra Congregazione ha dato priorità ai ministeri della carità e, in questa dinamica e finalità, ha percepito e vissuto anche il ministero sacerdotale dei suoi religiosi che Don Orione voleva fossero “ i preti che corrono, lavoratori, gli apostoli del lavoro ” ( Scritti 55, 38 ), “ tut d'un toc preti santi non da pipa né da saletta, ma apostoli dal cuore grande come il mare che li spinga avanti e avanti” [14] e che camminassero con “ passo apostolico ” ( Scritti 66, 454 ) . A parroci che gli inviavano vocazioni scriveva che il suo non era un “Seminario destinato a formare preti secolari. Esso vuole essere, col divino aiuto, un piccolo Seminario di apostoli della Fede e della carità” ( Scritti 93, 74 ) . Le nostre regole parlano di un “ coraggioso apostolato di punta ” ( Norma 116).

Don Orione - grande mistico che “viveva in Dio, di Dio, per Dio” – ha vissuto e proposto una vita pendolare “dal Dio adorato al Dio servito nel fratello”. Egli ha formato a un apostolato estremamente attivo per rendere presente nella società Cristo e la Chiesa mediante le opere della carità. [15]

Non c'è dubbio che Don Orione, con i suoi Figli della Divina Provvidenza, ha vissuto il sacerdozio nella forma della sua apostolicità tipica, popolare e intraprendente, volta all'unità della Chiesa, attorno al Papa e ai Pastori, mediante le opere di carità. Cioè – e questo è un dato essenziale per noi oggi - fu la missione carismatica a identificare e modellare il suo e nostro esercizio del ministero sacerdotale . L'essere orionino dà un interiore e qualificante modalità all'essere sacerdote . [16]

La peculiarità del religioso sacerdote consiste nel vivere e nell'esercitare il suo ministero in comunità fraterna, seguendo una particolare dinamica spirituale, nella prospettiva della missione carismatica comune. Il sacerdozio non è “a lato” o una “seconda identità” rispetto alla vita religiosa, ma è un'espressione interna dell'identità spirituale e apostolica dell'orionino, chiamato ad edificare e a diffondere la Chiesa mediante le opere della Carità, compresa quella sacramentale-pastorale. Questo vale tanto più oggi che la Chiesa va recuperando la Carità come elemento costitutivo e ministeriale della propria pastorale. Come l eggiamo in Deus caritas est 22: “ L'esercizio della Carità… praticare l'amore verso le vedove e gli orfani, verso i carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere appartiene alla sua essenza tanto quanto il servizio dei Sacramenti e l'annuncio del Vangelo. La Chiesa non può trascurare il servizio della Carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola”.

Noi orionini sacerdoti siamo stati educati a non ritenere sacerdotali soltanto gli atti che esigono i poteri conferiti dal sacramento dell'ordine, per quanto eccelsi, quali sono gli atti sacramentali. “ Preti di stola e di lavoro” , ci voleva Don Orione, perché “non è solamente il prete con la stola al collo che può fare del bene, ma anche il prete che lavora”. [17] Per questo la “ diligente preparazione al sacro ministero ” dei religiosi orionini aspiranti al sacerdozio riguarda oltre a “ catechesi e predicazione, culto liturgico e amministrazione dei sacramenti ” anche “ le opere di carità ” ( Cost 108). [18]

Questo stile personale valeva anche per la struttura delle opere: “ Accanto a un'opera di culto sorga un'opera di carità” . [19] Tutti ricordiamo bene come Don Orione celebrò il suo giubileo sacerdotale accanto al chierico malato Basilio Viano, facendo “ quegli uffici umili, sì ma santi che una madre fa con i suoi bambini ” e ricordiamo quello che poi scrisse: “ Oh, molto meglio questo che tutte le prediche che ho fatto… Sentivo che mai avevo più sublimemente né più santamente servito Dio nel mio prossimo come in quel momento ben più grande che tutte le opere fatte nei 25 anni di ministero sacerdotale ”. [20]

Queste note non devono essere solo ridotte a caratteristiche di spiritualità personale dell'orionino sacerdote. [21] Sono indicazioni che strutturano il suo rapporto con la comunità, con l'apostolato d'insieme, con il fine carismatico congregazionale. Diversamente resterebbe il dualismo: religioso “e” sacerdote.

Concludendo, il sacerdozio dell'orionino è identificato, non per esclusione di elementi ma per priorizzazione, dalla finalità carismatica del ministero della Carità per far sperimentare la paternità di Dio e la maternità della Chiesa.

 

Priorità della vocazione religiosa

Don Ignazio Terzi, già superiore generale e profondo conoscitore di Don Orione, ha giustamente osservato che “in Don Orione la vocazione religiosa personale è chiara e precoce”, “potremmo senza esitazione dire che Don Orione fu prima religioso” e che “nello scegliere per i suoi figli lo stato religioso sarebbe poco il vederci solo un mezzo di rafforzamento o potenziamento interiore” rispetto all'apostolato sacerdotale. [22]

Di fatto, fin dalle origini della Piccola Opera della Divina Provvidenza, l'esercizio del ministero sacerdotale come una espressione della primaria vocazione religiosa e realizzato in sinergia con gli altri ministeri della carità per il compimento della missione tipica e comune a tutti i membri. Per questo “ sacerdoti, chierici, fratelli coadiutori, eremiti, pur con diversi ministeri e diverse mansioni, ci sentiamo un'unica famiglia ” ( Cost 54). Don Orione e i Confratelli delle prime generazioni, le Costituzioni e la tradizione anche recente della Congregazione, hanno riconosciuto e vissuto la priorità vocazionale della vita religiosa rispetto al ministero sacerdotale. Questo è il modello e il criterio di rinnovamento anche nelle mutate condizioni d'oggi. “Religioso” indica lo status , è sostantivo, e non aggettivo di sacerdote. [23]

Anche oggi, la Congregazione deve organizzare i propri ministeri orientandoli al fine carismatico di “ portare i piccoli, i poveri, il popolo alla Chiesa e al Papa, per ‘Instaurare omnia in Christo', mediante le opere della carità ”. E dobbiamo aggiungere “là dove le necessità sono maggiori e sprovvedute”, perché Don Orione volle la postilla “ è per i poveri” alla formulazione ufficiale del carisma. [24]

Questa imprescindibile specificità carismatica dell'orionino sacerdote è “la nostra ragione e forma d'essere nella Chiesa”, è il nostro dono in una Chiesa comunione. [25]

Evidentemente il ministero sacerdotale di noi orionini, sia nelle parrocchie e sia nelle opere, si svolgerà nel segno della collaborazione con la Chiesa locale, con il vescovo e il clero diocesano, ma tenendo presente che, in ogni Chiesa locale, è il clero diocesano che possiede lo specifico carisma di governo e di servizio pastorale nel territorio. Trovo contradditorio ascoltare alcuni che in nome dell'ecclesialità del carisma orionino giustificano la rinuncia ad esprimere la propria identità e appartenenza congregazionale o la limitano a qualcosa di individuale e ideale. No, la nostra identità – espressa anche nell'apostolato e non solo nella spiritualità – non è una mancanza alla comunione ecclesiale, anzi è il dono. [26]

 

I tre ambiti di servizio del ministero sacerdotale nella vita religiosa

A tutti è noto che il nostro Istituto è qualificato come clericale perché esso “secondo il fine o il progetto inteso dal Fondatore, e in forza di una legittima tradizione, è governato da chierici, assume l'esercizio dell'ordine sacro e come tale viene riconosciuto dall'autorità della Chiesa” (cfr CJC 588 §2).

Il fatto che la nostra Congregazione sia “clericale” comporta che sia riservato ai religiosi sacerdoti il servizio dell'autorità, [27] ma ci sono due altri tipi di servizio che i religiosi sacerdoti sono chiamati a prestare “ secondo il fine o il progetto inteso dal Fondatore ”: uno in riferimento alla comunità e uno in riferimento all'apostolato. Essi sono chiamati a essere “ ministri di Dio ardenti di zelo per le anime… sia delle comunità, nelle quali precederanno tutti con l'esempio d'una vita religiosa coerente, sia di quanti il Signore affida alle nostre cure, ai quali distribuiranno il pane della Parola e dell'Eucaristia” ( Cost 55) .

Inoltre, noi orionini sacerdoti dobbiamo ricordare che questo ministero sacerdotale ad intra (in favore della comunità e delle opere) non è tutto; esso è in relazione con il fine ultimo ad extra , cioè con la missione apostolica nell'orizzonte ecclesiale-papalino dell' Instaurare omnia in Christo, fine ultimo della comunità religiosa e delle opere di carità. [28]

Don Orione, nel famoso testo destinato al vescovo Bandi per rispondere all'obiezione sull'” universalità nell'esercizio delle opere di misericordia ” e sulle “ troppe incombenze che si propone di assumere questa Opera della Divina Provvidenza ”, afferma categoricamente che “ essa ha un'opera sola determinata, che si propone, e, quanto a sé, non si propone null'altro, e quest'opera si è la santificazione dei membri, dei quali l'Istituto si compone, con lo spargere nel popolo cristiano un amore dolcissimo al S. Padre ” ( Scritti 72, 185 ). Cioè, in Congregazione il ministero sacerdotale con tutti i ministeri della carità [29] sono funzionali al fine apostolico carismatico: “ spargere nel popolo cristiano un amore dolcissimo al S. Padre ”.

Deve essere ben chiara questa relazione/relatività del ministero/i al fine carismatico se vogliamo identificare e rendere dinamici i nostri ministeri della carità sostenuti dal ministero sacerdotale. [30] È questa comune identificazione carismatica a determinare poi i tratti caratteristici di ciascun ministero e attività svolti da noi orionini.

Tralasciando qui di descrivere i tratti caratteristici dell'orionino sacerdote, mi limito a indicare tre sicure analogie tra la vita della Chiesa al tempo di Don Orione e la vita della Chiesa di oggi, tra l'identità del sacerdote trasmessa da Don Orione e quella richiesta dai tempi d'oggi. [31]

Emergono con una certa evidenza tre analogie: 1) la necessità di rinsaldare l'unità pastorale interna della Chiesa; 2) l'urgenza di promuovere un'azione apostolica più penetrante (oggi si direbbe di “nuova evangelizzazione” o di “frontiera missionaria”); e infine 3) la convinzione che l'azione pastorale va accompagnata con la testimonianza della carità. A ciascuna di queste necessità della vita della Chiesa corrispondono atteggiamenti, in Don Orione e nell'identità dell'orionino sacerdote da lui trasmessa, riassumibili in tre slogans ben conosciuti: 1) Preti figli e non servi (o funzionari); 2) Preti fuori di sacrestia ; [32] 3) Preti dalle maniche rimboccate nelle opere di carità. [33]

Essere religiosi preti figli, fuori di sacrestia e dalle maniche rimboccate comporta modalità concrete diverse per l'orionino nelle opere e per quello in parrocchia, per il prete giovane o per l'anziano, per chi è più portato allo studio o all'organizzazione o al lavoro manuale, per chi si dedica più ai giovani o più agli anziani, ecc. Ma per tutti significa vita sacrificata a Dio e donata alla gente ; a tempo pieno, con passione ecclesiale. “ Con le debite cautele ”, come scriveva Don Orione, prudenti nel custodire i tempi di preghiera, di riposo, di studio personale, ma pronti ad accettare una pietà disturbata dalla carità verso la gente e una pastorale soggetta alla deregulation prodotta dai bisogni altrui e dagli appelli della Provvidenza, pronti sempre, come una molla piegata dalla carità, a ritornare dritti secondo la regola.

 

L'anno sacerdotale e l'esempio del santo Curato d'Ars

L'anno sacerdotale è una occasione pastorale per far conoscere e amare la vocazione e il servizio sacerdotale. Speriamo possa servire anche per far conoscere e amare la specifica vocazione del religioso e dell'orionino sacerdote.

Il Papa, tra le tante figure di santi sacerdoti, ha portato a modello per l'Anno Sacerdotale San Giovanni Maria Vianney. Una figura di parroco di parrocchia, però la sua grandezza sacerdotale dà anche a noi religiosi ottimi stimoli spirituali. Anche Don Orione lo presentava come modello di sacerdote tanto da nominarlo tra i suoi santi intercessori nel “ Piano e programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza [34] e da stabilire la lettura a tavola della "vita del Venerabile Cottolengo e del Curato d'Ars".

Don Orione esaltava la purezza, l'ardore, la carità, “ il trasporto dell'umilissimo Curato d'Ars ”, osservando che “ Il Santo Curato d'Ars, a cui fu data la Parrocchia perché ci fu chi insinuò che sapeva dir bene il Pater Noster, l'Ave Maria ed il Credo, fu però il più grande confessore della Francia ” ( Parola IX, 498). “ Come mai il santo Curato d'Ars diventò il penitenziere maggiore della Francia? Egli che, intellettualmente parlando, era uno scadente? Perché fu un fanciullo adoratore dell'Eucaristia e coltivava lo spirito di orazione ” ( Parola IX, 395).

Presentava San Giovanni Maria Vianney, assieme a San Francesco di Sales, Don Bosco, San Vincenzo de' Paoli, come esempio di calma: “ erano nemici della fretta, e sì che ne hanno fatto del lavoro! tutta gente che valeva qualche cosa ”. [35] D'altra parte osservava che “ Il lavoro è la pace dei santi. Nella vita dei santi non c'è il dolce far nulla. A Don Bosco gli si disfacevano le gambe. Il Lacordaire disse del Curato d'Ars che ha la scientia Christi ” ( Parola III, 41).

Don Orione cita nei suoi scritti il Curato d'Ars. Più volte ritorna la sua nota espressione: “ Cosa diventerà il mondo senza Sacerdoti? rispondeva già il Beato Curato d'Ars: la società senza sacerdozio sarebbe come un serraglio di belve feroci, e il mondo ripiomberebbe nella barbarie» ( Scritti 46, 218 e 56, 127) .

Oltre che ammirazione, Don Orione aveva devozione. Nel suo quaderno delle Messe annotò: “ Ricevo dal Padre vecchio, che mi confessò… un pezzetto di panno dell'abito del Beato Curato d'Ars ” ( Scritti 92, 17). Scrivendo a un sacerdote malato gli raccomanda: “ Fatti visitare e curare da un buon medico e fa una novena a San Giovanni Bosco e al Santo Curato d'Ars ” ( Scritti 43, 212).

San Giovanni Maria Vianney è un santo che ha molte sintonie orionine.

Don Venturelli qualifica la fede di Don Orione come “estremamente semplice, andava alla sostanza… assomigliando, sempre, in ciò, al Santo Curato d'Ars” ( Positio super virtutibus , p.987). Anche Mons. Giuseppe Del Corno testimoniò: “mi colpivano lo spirito e lo stile delle lettere che Don Orione mandava dall'America. In quelle lettere io notavo qualcosa dello spirito e dello stile del S. Curato d'Ars” ( Ibidem , p.104).

Il nostro Santo fondatore assomigliò al Curato d'Ars soprattutto nella passione per le Anime e nella misericordia verso i peccatori. Don Orione voleva “ abbracciare tutti, eccetto il diavolo e, se si potesse, anche quello ; abbracciare tutti eccetto l'errore manifesto; gli erranti non solo accoglierli, ma correrci dietro” ( Scritti 81, 122 ) . Mosso dall'impeto della carità giunse a scrivere : “Anime! Anime! Tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve, tra le sue braccia e sul suo cuore trafitto. Ponimi, Signore, sulla bocca dell'inferno, perché io, per la misericordia tua, la chiuda!”. [36]

Espressioni iperboliche per impressionare chi legge o ascolta? Anche San Paolo, ne usa una molto analoga quando dice: “ Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli ” (Rm 9,1-3). Su questa linea di ardore apostolico si muoveva anche l'amabile santo Curato d'Ars che avrebbe voluto collocare un “confessionale” all'entrata dell'inferno. “ Se quei poveri dannati che sono all'Inferno da tanto tempo si sentissero dire: ‘Metteremo un prete all'entrata dell'inferno. Tutti coloro che vorranno confessarsi non dovranno fare altro che uscire'; figli miei, credete che ne resterebbe solo uno? Oh! in un batter d'occhio l'inferno si svuoterebbe e il cielo si popolerebbe!”. [37]

Ci aiuti l'esemplarità del Curato d'Ars a ravvivare in quest'anno sacerdotale lo zelo per le Anime e la carità pastorale nutrita dall'esperienza della carità di Dio. Come Benedetto XVI ha fatto notare, il “Il Curato d'Ars, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l'amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell'Amore: Deus caritas est (1 Gv 4,8)”. [38]

Far sperimentare la verità dell'Amore di Dio - Don Orione direbbe “ mediante le opere di carità far sperimentare la Provvidenza di Dio ” – è il dinamismo generatore dell'identità dell'orionino sacerdote e di ogni altra vocazione orionina.

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[1] Circolare La sola cosa necessaria , “Atti e comunicazioni della Curia generale” 2007, n.224, p.187-209.

[2] Cfr Lettera di indizione dell'Anno sacerdotale del 16 giugno 2009.

[3] Secondo l' Annuarium statisticum della Chiesa del 2007, i sacerdoti nel mondo erano 408.024; di questi 272.431 diocesani (aumento del 2,5% rispetto al 2000) e 135.593 religiosi (diminuzione del 2,7%). Due osservazioni: 1) un terzo dei sacerdoti del mondo sono religiosi, la loro presenza è consistente e significativa; 2) non è vero che i sacerdoti diocesani diminuiscono rispetto a quelli religiosi, però è aumentata la richiesta e il numero dei religiosi nelle parrocchie.

[4] Per evitare tale rischio la Norma 108 prescrive ai sacerdoti dediti alle opere che “ abbiano anche la possibilità di esercitare il ministero pastorale ”.

[5] Nelle riunioni dedicate alla vita religiosa in generale o anche di Congregazione nostra, si osserva che la crisi della vocazione del religioso fratello è dovuta alla crisi del religioso sacerdote che si identifica sempre più con il ministero sacerdotale lasciando poco spazio alla vita religiosa sua e dei “religiosi fratelli”. In questa lettera non tratterò dei religiosi fratelli, ma risulterà evidente quanto sia importante per loro che i confratelli sacerdoti vivano “da religiosi”.

[6] Cfr A. Montan in CISM, Il religioso presbitero nella Chiesa oggi , Il Calamo, Roma, 2005, p.8. Il tema è in se stesso complesso perché, come osserva S. Dianich, “la figura del prete religioso è qualificata da due connotazioni non omologhe, in quanto l'essere prete dice un ministero che può essere esercitato in diversi stati di vita, mentre l'essere religioso dice uno stato di vita nel quale possono essere esercitati diversi ministeri”; Ministeri e ministero ordinato nella vita dei religiosi, in “Homo vivens” 11 (2000), p.380.

[7] Paolo VI evidenziò la “speciale configurazione del Religioso Sacerdote con Cristo Sacerdote” e la “connessione speciale fra le due consacrazioni”; Discorso ai Superiori Maggiori del 18.11.1966. Giovanni Paolo II, all'udienza generale del 15.21995, parlò esplicitamente di religioso sacerdote , con il sostantivo “religioso” prima di sacerdote. Vita Consecrata 30 tocca il tema e afferma che “la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata convergono in profonda e dinamica unità”. Interessanti sono le disposizioni dell'Istruzione Potissimum institutioni sulla formazione negli Istituti religiosi (1990) circa “la specificità religiosa dei religiosi sacerdoti e diaconi” (n.108) e “il posto dei religiosi sacerdoti in seno al clero diocesano” (n.109).

[8] Come osserva Mons. Velasio De Paolis, esperto canonista e attuale Presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, il Codice si muove su due piani distinti: quello dei chierici, quasi prescindendo dai religiosi, quello dei religiosi, quasi prescindendo dai chierici, e tace sulla distinzione del presbitero in quanto diocesano e del presbitero in quanto religioso; Il presbitero religioso e il presbitero secolare oggi in Il religioso presbitero nella Chiesa oggi , cit., p.121-152.

[9] Non mi risulta ci siano dati sul numero di religiosi sacerdoti inseriti nel ministero parrocchiale. La nostra Congregazione ha la responsabilità di 120 parrocchie contando su un totale di 668 religiosi sacerdoti, compresi anziani e malati. La decisione 4 del 12° Capitolo generale ha riconosciuto che “ cresce il numero dei religiosi che sono inseriti in questa pastorale” e pertanto ha chiesto di “portare a compimento con urgenza il progetto orionino di pastorale parrocchiale curando la formazione specifica orionina dei parroci e dei collaboratori, resi coscienti che sono parte di una comunità religiosa”.

[10] Rossano Zas Friz De Col, La condizione attuale del presbitero religioso nella Chiesa , in “Rassegna di Teologia” 45 (2004) 35-71 e L'identità ecclesiale del presbitero religioso. Il caso dei Gesuiti , “Rivista di Teologia” 45 (2004) 325-360; Il religioso presbitero nella Chiesa oggi , cit., che raccoglie gli atti di un seminario di studio promosso a Roma dai Superiori Maggiori che affronta il tema da diverse prospettive storica, teologica, giuridica, spirituale.

[11] Sempre c'è stato un esercizio pluriforme del ministero sacerdotale; la forma secolare-diocesana di esercitare il ministero sacerdotale è solo una di esse. Il problema è esistenziale più che teologico. “Il religioso sacerdote ha alle sue spalle una tradizione che lo ha visto esercitare il suo ministero, in autonomia dal vescovo, in senso trasversale alle chiese locali e in stretta dipendenza dal ministero papale”; S. Dianich, Ministeri e ministero ordinato nella vita dei religiosi, cit., p.393.

[12] Ignazio Terzi, Spiritualità di Don Orione , “ Rivista di Ascetica e Mistica” , 23(1972), 205-213; Giuseppe Laurendi, Aspetti della spiritualità sacerdotale del Beato Luigi Orione, “Messaggi di Don Orione” 48 (1981); Marian Klis, Orionino - Filius Ecclesiae, “Messaggi di Don Orione” 101 (2000), p.57-65; Vincenzo Alesiani, “Ebbe la tempra ed il cuore dell'apostolo Paolo”, “Messaggi di Don Orione” 109 (2002), p.5-43; Luigi Fiordaliso, Le virtù sacerdotali di Don Orione , “Messaggi di Don Orione” 111 (2003), p.5-18; Flavio Peloso, Don Orione: quale prete? , “Messaggi di Don Orione” 115 (2004 ), p.57-72.

[13] Questa è una formulazione sintetica, detta e scritta da Don Orione con innumerevoli varianti letterarie, sempre però costante nell'essenza dei contenuti. Si vedano il Capo I delle Costituzioni dei FDP del 22.7.1936, oggi in art.5, e quello delle PSMC (12.9.1935), oggi in art.3, scritti con tanta cura da Don Orione nel momento di presentare alla Chiesa il suo carisma.

[14] Prendendo qualche parola dal linguaggio del tempo, Don Orione arringa i suoi chierici dicendo: “ Adesso hanno messo in Italia il passo romano; e noi con che passo andremo? Ma bisogna che ciascuno capisca che noi andremo con un passo apostolico ! Non solo con passo cristiano, ma con passo apostolico! Chi non sente della carità, la forza della fiamma, della apostolicità non deve fermarsi. Sarà magari un santo trappista! Ma chi rimane qui deve essere lo squadrista della carità”; Discorso del 2 gennaio 1938, Parola VIII, 6.

[15] Cfr Una spiritualità dalle maniche rimboccate . Unificazione interiore di azione e contemplazione nel beato Don Luigi Orione , “Messaggi di Don Orione” 77 (1991) e anche Pedagogia della santità in “Atti e comunicazioni della Curia generale”, 2008, n.225, p.3-16 .

[16] A conferma sta anche il fatto che nella definizione di carisma, data da Don Orione e poi recepita nelle Costituzioni, è totalmente assente il riferimento al sacerdozio. I sacerdoti appaiono come una delle forme di vita, assieme ad altre, con cui può essere vissuto il medesimo carisma; cfr Cost 54.

[17] La gente ci vuol bene perché si lavora, perché ciò che predichiamo, grazie a Dio, facciamo. Non credono così facilmente ai preti che cercano la pingue parrocchia e che fanno solo i funerali. Sarebbe stato inutile fondare una nuova Congregazione, se essa non dovesse portare una nuova ondata di bene nella Chiesa!”; Discorso ai chierici del 27.12.1933, Parola Vb, 232.

[18] La Norma 92 dice che “ i Superiori… offrono la possibilità di conseguire titoli anche in materie tecnico pratiche, tenendo presenti le esigenze delle nostre opere ” ai sacerdoti.

[19] Questa direttrice carismatica fu criterio e prassi: “ Dove sorge un'opera di culto dobbiamo unire un'opera di carità ”; Parola 3, 148). È prassi presso di noi di unire sempre all'opera di culto un'opera di carità ”; Scritti 53, 39. Cfr Riunioni, p. 81; Scritti 62, 55; 100, 195. Ritengo che se la nostra Congregazione ha risentito meno di altre della crisi del religioso sacerdote e della parrocchializzazione della vita religiosa, ciò sia dovuto a questa saggia regola e tradizione di unire opere e religiosi dedicati al ministero parrocchiale e opere e religiosi dedicati al ministero della carità. E' una linea ribadita in tutti i recenti Capitoli.

[20] Ne scrive all'amico Don Casa; Lettere I, 121-195..

[21] Capita di ascoltare espressioni del tipo “il sacerdote è sacerdote, diocesano, francescano, salesiano o orionino che sia”; “il parroco deve fare il parroco e basta”; “io sono in parrocchia e faccio quel che ho da fare in parrocchia; gli altri facciano quello che compete”, spesso dette per rifiutare un organico dovere di sintesi nella propria identità religiosa-sacerdotale.

[22] Ignazio Terzi, La nostra fisionomia nella Chiesa. Per un commento alle Costituzioni , Tortona 1984, p. 21-25.

[23] Questo primato trova evidenza nell'itinerario formativo che prevede prima l'inserimento nella vita religiosa e poi il conferimento del ministero. Anche giuridicamente, occorre essere membri professi perpetui della Congregazione per poter accedere all'ordinazione che conferisce il munus /ministero sacerdotale.

[24] Resti dunque ben determinato che questa Piccola Opera, affidata alla sola infinita bontà e aiuto della Divina Provvidenza, volendo conformarsi, il più perfettamente possibile, all'esempio lasciato dal Figliolo di Dio, è per i poveri , nei quali vede e serve nostro signore Gesù Cristo, e vuole essere fondata nella umiltà ”. Così è scritto nell'importante testo carismatico-giuridico del Capo I delle Costituzioni del 22 luglio 1936 inviato all'abate Caronti, visitatore apostolico; Scritti 59, 21; cfr A. Lanza, Le Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza , Messaggi di Don Orione n.76, 1991.

[25] E' la Chiesa che ci vuole come dobbiamo essere, orionini , noi e le nostre parrocchie, orionine le nostre scuole, orionine le nostre opere di carità, orionini i nostri laici e i nostri giovani! Orionini ! Ci siamo per questo. Il carisma è la ragione e la modalità per cui esiste la Congregazione stessa. “ Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione ”( Perfectae caritatis 2). “ La comunione nella Chiesa non è infatti uniformità, ma dono dello Spirito che passa anche attraverso la varietà dei carismi e degli stati di vita. Questi saranno tanto più utili alla Chiesa e alla sua missione, quanto maggiore sarà il rispetto della loro identità ” ( Vita consacrata 4).

[26] Cfr sopra in nota precedente. L'invito alla fedeltà alla propria identità come dono alla Chiesa è stato per noi attualizzato da Giovanni Paolo II: “ Siccome «torna a vantaggio stesso della Chiesa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia e una loro propria funzione» ( Perfectae caritatis 2) vi incoraggio, sorelle e fratelli carissimi, a proseguire su questa strada, resistendo a ogni tentazione di conformismo…”; Lettera nel 50 ° della morte di Don Orione , «L'Osservatore Romano» , 12-13 marzo 1990, p. 4.

[27] È un tema controverso e una Commissione della Santa Sede è stata istituita per favorirne una soluzione; cfr Vita consacrata 60 e 61. Per ora, l'accesso dei religiosi fratelli al servizio di superiore è autorizzato come eccezione personale ben motivata. Negli ultimi anni, in Congregazione abbiamo avuti vari fratelli “vicari” di comunità e uno anche “superiore”.

[28] Anche un parroco e una parrocchia orionina sono finalizzati all'unica opera determinata (fine) come tutte le opere (mezzi) della Congregazione. Si veda la Circolare Quale amore al Papa? In Atti e comunicazioni 2005, n.216, p.3-15.

[29] Siamo ormai soliti riassumere le tante opere e attività orionine nelle tre direttrici della carità educativa-giovanile, carità assistenziale-promozionale e carità pastorale-parrocchiale. Si veda la Circolare Quali opere di carità? In “Atti e comunicazioni” 2005, n.217, p.111-130.

[30] Lo ricorda l'art. 117 delle Costituzioni : “In una Chiesa tutta missionaria, come portatori di un concreto carisma, ci riconosciamo chiamati ad una specifica missione apostolica”.

[31] Per conoscere la Chiesa al tempo di Don Orione, si vedano gli studi storici: Ignazio Terzi, Il momento storico in cui operò , 29-36; Id., Il messaggio di Don Orione nella sua genesi storica , 147-155; Andrea Gemma, La chiesa locale nella concezione teologica e pastorale del periodo in cui si formò Don Orione , 37-53; Giovanni Pirani, Don Orione e la sua diocesi , 54-73, tutti in Don Orione nel centenario della nascita (1872-1972) , Roma-Tortona, 1975; Aa.Vv. La figura e l'opera di Don Luigi Orione (1872 – 1940) , Vita e Pensiero, Milano 1994 ; Aa.Vv., Don Orione e il Novecento , Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003; Aa. Vv. San Luigi Orione.Da Tortona al mondo , Ed. Vita e Pensiero, Milano 2004.

[32] Oggi, anche a motivo della grave crisi di vocazioni e di insufficienza di clero, c'è un forte movimento a rientrare in sacrestia e in chiesa, per fare catechesi, dare i sacramenti, governare chi già c'è. Si verifica un nuovo tipo di concentrazione istituzionale. E avviene che in questo rientro in chiesa e in sacrestia (e negli uffici) siamo coinvolti anche noi religiosi, cui sono affidati direttamente – o come supplenza – sempre più gli uffici propri del clero diocesano oppure perché nella gestione delle opere di carità svolgiamo prevalentemente funzioni e compiti amministrativi. Ne deriva la conseguenza che, essendo pochi e già tutti super occupati, non possiamo gestire adeguatamente le opere tipiche del carisma e nemmeno prendere in seria considerazione le “opere di frontiera”, le “nuove risposte”, le “Patagonie” dei bisogni del tutto sprovveduti. Eppure è per questo che noi esistiamo… perché “ torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione ”; vedi sopra note 26 e 27.

[33] Si veda sopra la nota 15 e in particolare il mio Don Orione: quale prete? , Messaggi di Don Orione 115 (2004 ), p.57-72.

[34] Lettera dell'11.2.1903 al vescovo Bandi per l'approvazione della Congregazione; Lettere I, 11-22.

[35] Scritti 33, 47. Benedetto XVI ricorda come anche il Santo Curato esercitò i ministeri della carità, “visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della “ Providence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell'istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui”; Lettera di indizione dell'Anno Sacerdotale , cit.

[36] Nel nome della Divina Provvidenza , 136.

[37] Pensieri e fioretti del Santo Curato d'Ars , Ed. San Paolo, 1999.

[38] Lettera di indizione dell'Anno Sacerdotale , cit.

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