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Messaggi Don Orione
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Nella foto: Don Francesco Drzewiecki in una foto del 1937, a Genova - Castagna.
Autore: Flavio Peloso

Notizie sulla presenza del Beato Francesco Drzewiecki a Quarto-Castagna di Genova, come assistente dei "carissimi"; partecipò all'epopea dei Chierici lavoratori che sbancarono la collina, fecero la strada e costruirono il Piccolo Cottolengo sul terreno dell'oliveto donato a Don Orione dal conte Agostino Ravano.

di Don Flavio Peloso
 

La scuola di carità di don Orione sta facendo maturare nel tempo splendidi esempi di santità e di eroismo.

Don Orione, in uno slancio profetico, ebbe a dire: " E chissà che qualche giorno non abbiamo ad accogliere qualche nostro Martire! Il cuore veramente ce lo dice. Allora sull'Al­tare della nostra SS.ma Madre della Divina Provvide­nza, invece delle usuali palme di fiori, alzeremo commossi i santi reliquiarii; saranno palme veramente imporporate del sangue versato per Gesù Cristo e per le anime dai Missionari della Provvidenza: saranno le palme gloriose dei nostri eroi, dei nostri martiri!" ( Scritti 71, 176).

Queste parole di Don Orione si sono avverate con il riconoscimento del martirio subito nel lager di Dachau dall'Orionino Don Francesco Drzewie­cki, proclamato Beato da Giovanni Paolo II, a Varsavia, il 12 giugno 1999.
 

Notizie biografiche

Qualche notizia della vicenda di vita di Don Francesco Drzewiecki, morto nel lager di Dachau il 13 settembre 1942.

Francesco Drzewiecki era nato a Zduny (Polonia) il 26.2.1908. Entrò adolescente nel seminario orionino di Zdunska Wola per realizzare la sua vocazione sacerdotale e religiosa nella Piccola Opera della Divina Provvidenza, la congregazione fondata dal beato Don Luigi Orione.

Dopo gli studi liceali e filosofici, si recò nella Casa madre di Tortona, in Italia, ove fece il noviziato e concluse gli studi della teologia. Fu ordinato sacerdote a Tortona (AL) il 6 giugno 1936.

Negli anni 1936-1937, al Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna, egli fu responsabile di un gruppo di "Carissimi", giovani che intraprendevano il cammino verso il sacerdozio in età adulta.

Ritornato in Polonia, profuse le sue energie di educatore nel Collegio di Zdunska Wola. Nell'estate del 1939 fu chiamato ad occuparsi della Parrocchia e del Piccolo Cottolengo di Wloclawek. Qui lo sorpresero i noti e tremendi eventi bellici, scantenatisi a partire dall'invasione tedesca del 1 ° settembre 1939.

L'occupazione tedesca in Polonia si trasformò ben presto in persecuzione religiosa, realizzata in modo sistematico e particolarmente violento nella Polonia cattolica. Il 7 novembre di quel 1939, Don Drzewiecki e quasi tutto il Clero della diocesi di Wloclawek, compresi i seminaristi e il Vescovo Mons.K­ozal, furono arrestati e tradotti in carcere. Iniziava una lunga via crucis di umiliazioni e di sofferenze: Wloclawek, Lad, Szczyglin, Sachsenhausen e infine Dachau: sono le tappe che videro la mite ed eroica passione di tanti sacerdoti e di questo Orionino che dai compagni di lager fu ricordato come " l'uomo che edificava con la sua cortesia e premura ".

Internato a Dachau il 14 dicembre 1940, dopo due anni di stenti, di privazioni, di lavori forzati e di nobile presenza umana e religiosa, fu eliminato perché " invalido a lavorare ". Morì il 13 settembre 1942, data che segna la fine, terribile e gloriosa, del cammino terrestre di don Drzewiecki. Mentre lo portavano alla camera a gas confidò al confratello chierico Jozef Kubicki: “ Io vado, offro la mia vita per Dio per la Chiesa e per la Patria”. Aveva solo 34 anni: 6 di sacerdozio.

La Conferenza Episcopale di Polonia, ha deciso di allargare il processo di canonizzazione del vescovo Mons.Michel Kozal ai "soci martiri", sacerdoti e religiosi con lui morti a Dachau, tra questi don Franciszek Drzewiecki e altri 107. Sono stati beatificati il 13 giugno 1999 durante la cerimonia presieduta da Giovanni Paolo II a Varsavia.


Don Francesco, sacerdote novello, al Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna

Una bella sorpresa è aver potuto far emergere dalle carte dell'Archivio e dai ricordi di alcuni Orionini viventi la figura tipicamente orionina di Don Francesco e ricostruire un interessante capitolo di due anni della sua vita trascorsi al Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna.

Don Francesco fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1936, dal Vescovo Mons. Melchiori, a Tortona, assieme a don Stanislaw Prochot e celebrò la prima Messa nel Santuario della Madonna della Guardia a Tortona.
Don Sterpi, che aveva grande stima di lui, non lo fece rientrare subito in Polonia, forse per attendere il Padre fondatore che stava per tornare dal Sud America, forse per completare la formazione e imbeversi del fervoroso clima apostolico della Congregazione dei primi tempi mediante l'inserimento nelle sue attività.

A Don Francesco, sacerdote novello, venne affidata la cura di una ventina di " Carissimi ", chierici di ginnasio, impegnati nello studio e nel lavoro per l'ampliamento dell'edificio del " Piccolo Cottolengo di Don Orione " in Quarto Castagna, a Genova. Molti di essi divennero sacerdoti. Di questo periodo si conservano in Archivio generale alcuni documenti, come per esempio varie lettere augurali inviate a Don Sterpi e Don Orione, la tabella con i giudizi sui chierici, resoconti e altre notizie della Casa di Castagna.

Don Gerardo Durante ricorda che tra i collaboratori di Don Drzewiecki c'erano, come insegnanti, Rastelli, Bonifaci, Scamuzzi, e come assistente Angelo Cremasco. Tra i "Carissimi" di quel tempo divenuti poi religiosi orionini c'erano: Don Felice Bortignon, Don Filino Marinacci, Don Celso Ferri, Don Igino Tessari, Don Emilio Chiocchetti, Don Mario Fedeli, Don Angelo Ondei, Don Stefano Ongari, Don Gerardo Durante, Don Giovanni Di Giusto, Don Giovanni Simionato...

Preghiera, studio, lavoro manuale, servizio ai bisognosi del Cottolengo (i " buoni figli ") si alternavano in un ritmo di vita austero, generoso, allegro e molto fraterno.

Don Francesco si guadagnò ben presto la stima e l'affetto dei giovani chierici per la sua nobiltà di tratto, la calma, e la padronanza di sé. Don G. Durante ricorda: "Cercava di sdrammattizzare sempre le situazioni. Io ero molto vivace. E se non ci sono riuscito io a fargli perdere la pazienza... è detto tutto! Sentivamo che ci voleva bene come un padre" .

" Il nostro direttore - è Don E. Chiocchetti a parlare - era sempre sollecito, vigilante con la sua presenza e bonarietà; era tipo gentile, affabile e riservato. Ci teneva all'ordine e alla pulizia: ce la mettevo tutta per farlo contento. Era molto buono di una bontà che mi metteva molto rispetto e lo ammiravo. Ci sentivamo come naturalmente animati dalla sua presenza vigile, interessata e posso dire amata" .

"Dagli occhialini dorati, partiva uno sguardo sempre ilare, facile al dialogo, entusia­smante scrutatore, consigliere. Aveva spesso delle uscite esilaranti e quando il suo italiano zoppicante lo intrappolava, dava delle schioccate con le dita per chiudere in bellezza. All'estrosità spinta di qualche ragazzo chiassoso, interveniva a pugni chiusi dicendo: Caspitina! Talvolta era lezioso e ci divertiva. S'intratteneva spesso con noi durante la ricreazione. Il suo pensiero domenicale era stringato e sempre confacente. Era esigente in tutto e vigile al buon andamento della comunità" (Don S. Ongari).

Curava con particolare attenzione la preghiera e voleva che la Cappella fosse sempre decorosa. Il suo animo gentile si manifestava anche nell'amore alla natura, ai fiori. E' ricordato un gustoso episodio al riguardo. Un giorno Don Francesco ed i suoi chierici erano seduti a tavola per il pranzo. Dopo la minestra stavano attendendo la pietanza. Tardava ad arrivare. Ad un certo punto venne servita a tavola... una bella pianta di fiori! E l'energica Suor Maria Flavia non fece attendere anche la spiegazione: " Lei pensa tanto ai fiori? Eccoli! La prossima volta pensi anche alla pietanza ". Fu solo un piccolo ...contrattempo che non scompose don Francesco, il quale sorrise senza far drammi.

Era di esempio in fatto di povertà: aveva una sola veste; infatti ogni volta che la consegnava alle suore perché fosse sistemata rimaneva in camera. Parlava bene l'italiano: i chierici, però, sorridevano al suo caratteristico intercalare le frasi con la parola " caspitina! ".

Don Francesco scrisse parlando della sua vita alla Castagna al confratello Don Franciszek Podgorski in Polonia: "Mi trovo sempre qua, a Genova Castagna. Di lavoro ne ho fin sopra i capelli, perché quest'anno, in particolare, la famiglia del Cottolengo è aumentata. C'è la nuova casa da ampliare ancora, ci sono nuove necessità. Abbiamo qua, come sai, nella nostra casa dei bravi Fratelli coadiutori, i ragazzi della scuola elementare, i chierici, ecc. insieme 150 persone. Sono molto contento di trovarmi in questo ambiente dove si fa la volontà di Dio e tutto ad maiorem Dei gloriam et Mariae . Qualche volta sono stato a Brignole dove ho conosciuto il tuo Direttore che parlava molto bene di te e anche di don Prochot" (lettera del 7.2.1937).

In una lettera del 20.9.1937, il nostro don Francesco esprimeva la sua gioia di aver ricevuto una cartolina di don Sterpi, andato in visita alle istituzioni di Polonia con l'abate Caronti, e racconta del pellegrinaggio fatto al Santuario della Madonna della Guardia in Tortona, il giorno prima, con i suoi giovani chierici, i bambini di Salita Angeli, gli anziani ospiti di Castagna e le ricoverate del Paverano e di S.Caterina di Genova.

" Don Orione - egli scrive - si era recato alla stazione per incontrarci..­.­Siamo passati dalla stazione al santuario processionalmente colle nostre bandiere e coi canti. Le zoppe accompagnavano le cieche, le più giovani assistevano le vecchie, dal tutto insieme traspariva la carità che regna nelle case del Piccolo Cottolengo Genovese. Come era contento don Orione! Bisognava vederlo! Qui, alla Castagna, Don Orione non è ancora venuto, adesso mentre viene a celebrare per la Sig.ra Queirolo speriamo che arrivi anche alla Castagna ".

Di queste gioie intime della carità si è nutrito e fortificato il nostro don Drzewiecki. Indelebili. Furono certo preparazione remota a quel martirio di sofferenze che si consumò con la violenta morte di Don Francesco, nel lager di Dachau.

Il Piccolo Cottolengo di Genova può annoverare nella sua benemerita storia di carità questa pagina allora nascosta ma provvidenziale e gloriosa nei disegni della Divina Provvidenza. Don Francesco Drzewiecki può essere considerato tra i suoi più degni protagonisti ed essere pregato come speciale "intercessore".

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