MAMMA CAROLINA AL PATERNO, l'oleandro e una foto

La mamma di Don Orione fu ospitata al Paterno per poco meno di due anni. Alcune notizie.

MAMMA CAROLINA ORIONE AL PATERNO

L'OLEANDRO E UNA FOTO

 

Dopo che i figli Alberto (1895) e Benedetto (1899) si erano sposati ed andati ad abitare con la propria famiglia, mamma Carolina, vedova vi Vittorio Orione da 1892, rimase sola nella casa dei Marchese di via Ospedale Vecchio 2.

Era ancora vigorosa ed autonoma, ma, con il passare degli anni, dava pena ai figli saperla sola, ma Carolina preferì restare nella casa dei ricordi della sua vita e dove si spense il marito Vittorio. Tutti e tre i figli tentarono di portarla con sé. Ci riuscì alla fine Don Luigi Orione.

Al Paterno di Tortona

Per convincere la madre ad andare con lui, a Tortona, trovò un argomento vincente: il bisogno che si aveva di lei per aiutare orfanelli e ragazzi bisognosi, proprio come fa una mamma, per cui la sua presenza sarebbe stata provvidenziale. Presa dalla parte del cuore, Carolina acconsentì e il 7 febbraio 1907 fu accolta a Tortona, presso il Convitto Paterno, da soli tre anni aperto da Don Orione nella casa in via Emilia 21 (poi 63). Per lei destinò una camera dell'attiguo edificio di via Mirabello che ospitava il piccolo seminario. Qui trascorse gli ultimi due anni della sua vita.

Dalla casa di Pontecurone si portò le sue cose e una mezza botticella, riempita di terra e trasformata in vaso con dentro un oleandro, a lei carissimo, che annaffiava e curava tutti i giorni. Era l’oleandro di famiglia. Secondo la tradizione in uso allora tra il popolo, quando un figlio si sposava e andava ad abitare altrove, un ramo veniva staccato dall’oleandro di casa e trapiantato. Era un segno che la famiglia continuava. Così fece anche Carolina lasciando la sua casa di Pontecurone.  

Carolina abitava nella prima camera a piano terreno, a destra entrando. Qui aveva la sua autonomia e riceveva gli altri figli quando venivano a visitarla.
Un’unica foto la ritrae durante quel tempo trascorso a Tortona.

Era assidua alle funzioni della vicina parrocchia di San Michele. È ricordato che a volte si presentava al confessionale del figlio Don Luigi e a chi si meravigliava diceva: "Vui pudì cunfissam da me fieu". Visse quel tempo in grande discrezione, raccoglimento, silenzio e preghiera. Qualche ragazzo di allora solo testimoniò che “voleva tanto bene a tutti”.

Declino e morte

Non ebbe particolari disturbi o malattie, anche se si vedevano i segni dell’invecchiamento era energica, viva e attiva. Poi, si ammalò e aggravò rapidamente. Fu visitata e confortata dai figli e dalle nuore. Ricevette i Sacramenti. Quando era prossima alla fine, ebbe tutti i figli e le nuore vicini a sé. Una donnasi complimentò dicendo: “Carolina,  vedete, avete tutti i vostri figli e le vostre nuore qui attorno! Ella aprì gli occhi e con un filo di voce commentò: "I fan che part du so duver”. ( non fanno che una parte del loro dovere).
Dopo la breve malattia, si spense il 17 ottobre 1908 all'età di 75 anni.

Don Orione ricordava che "Quando morì le abbiamo messo il suo vestito da sposa dopo 51 anni che si era sposata. Se l’era fatto tingere in nero e faceva ancora la sua più bella figura ed era il suo vestito più bello”.

I funerali di Carolina si svolsero il 19 ottobre, alle 7 del mattino, partendo da via Mirabello n 15. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Tortona. Nel 1940, i resti di mamma Carolina vennero collocati nella tomba della famiglia benefattrice Piolti Carbone.

La foto di Carolina

C'è anche una foto, in primo piano, della "mamma di Don Orione". I visitatori, al vederla, sempre dicono: Assomiglia tutta a Don Orione.
Da dove viene quella foto?

Dopo la morte di Don Orione, nel marzo 1940, ci fu una sua fotografia molto diffusa, scattata dal chierico Giulio Florian: rappresenta il Fondatore qualche mese prima della sua morte, col viso patito e segnato da forti rughe, il capo un po' reclino e le mani unite, raccolte davanti, come si usa seduti.
Chi conobbe la mamma di Don Orione afferma che, se si incorniciasse quel volto con il fazzoletto alla maniera delle donne di famiglia, legandolo a nocche sotto il mento, si avrebbe un'immagine vivamente rassomigliante della buona mamma Carolina com'era negli ultimi tempi della sua laboriosa vita e come fu vista quando risiedeva presso il Paterno di Tortona.
Ci fu chi raccolse l’idea. Eccone il risultato.