Don Orione, maestro di santi.
Un fondatore – il beato Don Luigi Orione nel nostro caso – è portatore di un messaggio spirituale per tutta la Chiesa, è un modello originale di vita cristiana, è l’apripista di una nuova via per giungere alla santità. Se la prima eco del passaggio di un santo è la fama di santità, la seconda e più duratura eco è la sequela di santità, cioè il fatto che molti discepoli diventano santi “come lui”.
Don Orione ha aperto una “scuola di santità” non solo perché ha vissuto e trasmesso dei contenuti nuovi di spiritualità, ma soprattutto perché ha avuto… molti allievi. Non pochi di questi allievi hanno raggiunto alti livelli nella “sapienza di Cristo”; alcuni sono stati promossi a pieni voti nella eroicità delle virtù.
Se la Congregazione ha promosso le cause di canonizzazione di Don Orione e di altri suoi allievi, i santi di Famiglia, è perché, alla loro scuola, noi allievi di oggi, religiosi, suore, laici e cristiani del nostro tempo, possiamo meglio apprendere e percorrere la via della santità.
Voglia il Signore farci riscoprire una santità impegnativa, esigente, nello stile del Fondatore. Quando noi orionini parliamo di santità, non ci rifacciamo ad un luogo comune, ad una frase di comodo. Non si tratta di essere buoni e pii in sagrestia ed assenti o innocui nel mondo. La santità di Don Orione non è convenzionale, ma è fuoco, è dinamite. Tutti conosciamo la classica pagina del fondatore, nella quale descrive una santità che non appartiene solo al culto dei fedeli, ma che getta tanto splendore di luce nella società.
“Ogni nostra parola dev’essere un soffio di cieli aperti:
tutti devono sentire la fiamma che arde nel nostro cuore
e la luce del nostro incendio interiore; trovarvi Dio e Cristo.
La nostra devozione non deve lasciar freddi e annoiati
perché dev’essere pienamente tutta viva e piena di Cristo.
Dobbiamo essere santi, ma farci santi tali,
che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli,
né stia solo nella Chiesa,
ma trascenda e getti nella società tanto splendore di luce,
tanta vita di amore di Dio e degli uomini,
da essere, più che i santi della Chiesa,
i santi del popolo e della salute sociale.
Dobbiamo essere una profondissima vena di spiritualità mistica
che pervada tutti gli strati sociali:
spiriti contemplativi e attivi “servi di Cristo e dei poveri”.
Anime! Anime!
Avere un gran cuore e la divina follia delle anime!
Se manca entusiasmo vero, se manca una forza interiore che dà vita nuova, se manca questa “marcia in più” che aveva Don Orione, penso che il meglio di noi rimarrà inespresso.
Chissà che il Signore, vedendo la nostra umana impotenza, assieme alla nostra buona volontà, non ci venga incontro con qualche beatificazione per indicarci la strada vera da percorrere!
L’esempio luminoso e la parola ardente di Don Orione trasformarono il “Paterno” di Tortona, la casa dove il Fondatore viveva con i suoi confratelli e chierici, in una “fucina di santità”. In quegli anni, furono al “Paterno” figure come i Venerabili Don Carlo Sterpi e Frate Ave Maria, il beato martire Don Francesco Drzewiecki, il servi di Dio, Gaspare Goggi e Padre Riccardo Gil; poco lontano, ove Don Orione spesso si recava, c’erano le case delle sue Piccole Suore Missionarie della Carità e delle Sacramentine adoratrici non vedenti, ove emersero figure come la serva di Dio Suor Maria Plautilla e Madre Tarcisia dell’Incarnazione.
Proponiamo alcune esortazioni di Don Orione fatte al “Paterno” in quei tempi e colte dalla sua viva voce da discepoli devoti che le trascrissero come prezioso dono.
Ho bisogno di figli santi!
“Ricordiamoci che “Siamo figli di santi” (Tobia 11,18). Ricordiamoci ancora: ‘Siamo fratelli di santi’: i nostri fratelli che già morirono si chiamano: Montagna Mauro, Eugenio e Vincenzo Ottaggi, don Alvigini, fra Mauro, fra Colombano, don Goggi, don Tasconi, chierico Cesare Del Vecchio, don Bariani. Erano tutti santi religiosi: religiosi di pietà, che avevano molto spirito di orazione.
Fratelli di santi siamo! Non saremmo mai degni di averli per fratelli, se non procurassimo di imitarli e di santificarci.
«O Figli della Divina Provvidenza: santi o non figli della Divina Provvidenza». Arriveremo a fare del bene davvero, e davvero alla santità, ma a condizione di pregare e di pregare bene, e molto bene.
La preghiera è l’ossigeno spirituale La regina delle grazie, è la grazia di pregare e pregar bene: non diamoci pace finché non avremo ottenuta questa grazia. (Scritti 28, 107)
Sì, potremo fare un grandissimo bene; ma ho bisogno di figli santi!
Ecco, o miei Cari, il tempo di mostrare il vostro vero amore di Dio, la vostra devozione vera alla Madonna, il vostro affetto sincero, tenero e da veri figli alla nostra amata Congregazione che è, dopo la S. Chiesa di Roma, la vera nostra madre morale!
Ecco il modo come solo potrete mostrarmi il vostro affetto e seguirmi per la via che la Divina Provvidenza ha aperto davanti ai nostri passi! Ho bisogno di santi figliuoli! E, a farci santi, ci aiuterà la Madonna, se La pregheremo e saremo umili!
Coraggio, o carissimi miei figli! Ciascuno di voi si offra tutto al Signore per le mani della SS. Vergine, e, pieno di umiltà, di fede e di fiducia in Dio, dica: “Ora incomincio nel nome di Gesù Cristo!”.
Cominciamo, dunque, ad amare e a servire il Signore. Lo ama chi pratica l'umiltà: poiché vale di più un grado di umiltà che cento di fervore. Nell'umiltà curate la pietà e anche il fervore”.
Carità fino al martirio
“Quanti morirono di morti atroci ma non sono propriamente martiri; morirono sparsi nelle lontane regioni, nelle umili chiesuole, nel campo del loro sacrificio. Anche qui nella nostra Casa abbiamo avuto dei giovani e vi furono chierici, sacerdoti nostri, santi. Noi non abbiamo avuto tempo di scrivere la loro vita altrimenti si poteva scrivere come si scrive la vita di San Luigi. Abbiamo avuto dei giovani tanto puri che potevano giocare con San Luigi, i quali ottennero da Dio grazie insigni per la cara Congregazione”.
“Dovete pregare ed essere pronti a dare la vita ed il sangue. Religione e Patria sono due grandi amori che dovete coltivare, attaccati alla Santa Madre Chiesa. Preparatevi con la preghiera, fuggite a qualunque costo il peccato, per poter dire al Signore: “Voi, o Signore, desiderate il mio sangue – poiché il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani – ecco sono pronto a versarlo, per testimoniare la vostra fede. Spero che tra di voi usciranno alcuni martiri. Siate pieni di amore, di amore di Dio e del prossimo che sono una stessa cosa. Dobbiamo amare il prossimo, vedendo nel prossimo l’immagine di Dio”.
“Chissà che qualche giorno non abbiamo ad accogliere qualche nostro Martire! Il cuore veramente ce lo dice. Allora sull'Altare della nostra SS.ma Madre della Divina Provvidenza, invece delle usuali palme di fiori, alzeremo commossi i santi reliquiari; saranno palme veramente imporporate del sangue versato per Gesù Cristo e per le anime dai Missionari della Provvidenza: saranno le palme gloriose dei nostri eroi, dei nostri martiri!".
Qualcosa sul carisma di Don Orione