Storia e motivazione del sorgere degli Istituti Secolari nella Chiesa e in Congregazione.
IL CARISMA DI FONDAZIONE ANIMA DELLA VITA CONSACRATA
Il Concilio Vaticano II, ha parlato di una "meravigliosa varietà di comunità religiose", di "varietà dei doni" di cui la Chiesa è ricca e che la rendono "sposa adorna per il suo sposo" (PC 1).
La Chiesa riconosce come "suoi" i doni, o "carismi" di vita consacrata, e vuole che siano vissuti fedelmente perché sono una ricchezza dello Spirito per la sua vita. I membri delle Congregazioni religiose orionine, maschile (Figli della Divina Provvidenza) e femminile (Piccole Suore Missionarie della Carità), come pure l'Istituto Secolare laicale, sono chiamati far rivivere l'esperienza spirituale che animò Don Orione fondatore, comunicata ai suoi primi seguaci, e che costituisce il carisma della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Giovanni Paolo II nel suo Messaggio per il 50° della morte di Don Orione ci ha esortati ad esserne "la vivente continuazione". Si tratta di "essere il fondatore oggi", secondo l'espressione di Don Masiero. Infatti, è il carisma di fondazione il "motivo" e il "modo" di essere di un Istituto di vita consacrata nella Chiesa.
Il carisma di Don Orione ha dato vita e forma alle due Famiglie di consacrazione religiosa maschile e femminile, ed anima anche la forma di vita consacrata secolare, non ancora presente e riconosciuta nella Chiesa ai tempi di Don Orione vivente. Questi Appunti si propongono di riflettere e di fornire alcune notizie sul carisma di Don Orione nella vita consacrata secolare.
Una osservazione per avviare il discorso.
San Luigi Orione fu il fondatore della "Piccola Opera della Divina Provvidenza": dell'uno e dell'altra si tende a ricordare e a continuare soprattutto le attività, gli aspetti istituzionali e visibili (le "opere"), col rischio di lasciare un poco in secondo ordine le intenzioni interiori, il progetto, lo spirito che animò il fondatore e la fondazione. L'inscindibile legame tra carisma e istituzione, tra fine spirituale e mezzi concreti è nella natura delle cose di Dio, ed occorre salvarne l'equilibrio per non inclinare verso un materialismo senz'anima o verso uno spiritualismo disincarnato.
Questo richiamo all'equilibrio spirituale risulta particolarmente utile nel riflettere sulla "forma di vita consacrata laicale-secolare" animata dallo "spirito di Don Orione". Non ci si può limitare a guardare l' Opera di Don Orione (intendendo soprattutto le "opere" e le "comunità religiose") per comprendere a pieno il senso e il posto della vocazione alla vita secolare orionina; occorre rifarsi al carisma di Don Orione , che nelle opere è manifestato, ma a volte potrebbe anche essere nascosto. Occorre andare all'"anima"!
E' il "carisma" l'anima di tutta la "Piccola Opera della Divina Provvidenza" che comprende i Figli della Divina Provvidenza (religiosi: sacerdoti, fratelli ed eremiti), le Piccole Suore Missionarie della Carità (religiose: di vita attiva e contemplativa, sacramentine cieche), gli Istituti di consacrazione secolare (Volontarie di Don Orione e Istituto "Maria di Nazaret") e - come era nel pensiero di Don Orione - anche gli Ex Allievi ed Amici.
Don Orione, presentava la Piccola Opera della Divina Provvidenza , come una realtà chiaramente una nello spirito e nello scopo, ma diversificata nelle sue forme e realizzazioni apostoliche. Tra queste non è difficile intravedere la possibilità della "via laicale" di consacrazione, non ancora presente nella Chiesa quando era vivente Don Orione. Leggiamo alcune espressioni.
- "Questa Piccola Opera della Divina Provvidenza vuole essere quasi una corrente di acque vive e benefiche che dirama i suoi canali ad irrigare e fecondare di Cristo gli strati più aridi e dimenticati...
- E' pianta unica ma con diversi rami , vivificati tutti dalla stessa linfa vitale, tutti rivolti al cielo, fiorenti d'amore a Dio e agli uomini...
- Essa dunque non è unilaterale; ma - pur di seminare Cristo, la fede e la civiltà nei solchi più umili e più bisognosi dell'umanità - assume forme e metodi differenti , valendosi nel suo apostolato di tutte le esperienze e dei suggerimenti che attinge dalle locali Autorità..." ( In cammino con Don Orione , passim p.319-323 e cfr. Don Orione alle PSMdC p.165-166).
In una lettera a Don Sterpi del 20.11.1900, ai tempi dei primi abbozzi di organizzazione e di regole del nascente Istituto, Don Orione scrive: " Guarda che a Don Luigi (Gamaleri, Segretario di Mons. Daffra, n.p.) ho letto il fine della "Compagnia del Papa", spiegandogli che questa sarebbe quella Compagnia essenziale che deve avere in mano tutte le altre Famiglie religiose che costituiscono l'Opera della Div. Provvidenza, per tenere unito un corpo formato da membra così varie: eremiti lavoratori, adoratori, dame , collegi, suore, preti, ecc." ( Scritti 10, p.14).
DIVERSITA' DI FORMA TRA VITA CONSACRATA "RELIGIOSA" E "SECOLARE"
Mentre per le Congregazioni religiose - sorte dal carisma di Don Orione - è costitutivo il rapporto carisma-opera (comunità e attività comuni: scuole, istituti, Piccoli Cottolengo, ecc.) ... non lo è per la consacrazione secolare che, per la sua natura voluta dalla Chiesa, è identificata dal carisma spirituale, vissuto nella laicità e secolarità , senza il sostegno della vita comune e di opere apostoliche stabili, visibili ( Cfr Provida Mater n. 9; Primo feliciter n.2 e n. 5).
Il documento della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari Gli elementi essenziali della vita religiosa (sigla EEVR, 1984) distingue bene le due vie di vita consacrata : quella religiosa e quella secolare.
La consacrazione nella vita religiosa , infatti, si svolge nella dinamica della "città posta sul monte", della "luce sul lucerniere".
"La natura più autentica della vocazione religiosa include una testimonianza pubblica a Cristo e alla Chiesa. La Professione religiosa si attua tramite voti che la Chiesa accoglie pubblicamente. Una forma stabile di comunione di vita in un Istituto eretto in modo canonico manifesta in modo visibile il patto e la comunione espressi dalla vita religiosa. Una certa separazione dalla famiglia e dalla vita professionale, dal momento in cui una persona entra in noviziato, parla in modo potente della assolutezza di Dio. (...) Un ulteriore aspetto della natura pubblica della consacrazione religiosa consiste nel fatto che l'apostolato dei religiosi è sempre, in qualche modo, di gruppo. La presenza religiosa è visibile e concerne modi di agire, abbigliamento e stile di vita" (EEVR 10).
La consacrazione nella vita secolare si svolge,invece, nella dinamica del "lievito nascosto" e del "sale".
"L'unione a Cristo nella consacrazione tramite la professione dei consigli evangelici può essere vissuta in mezzo al mondo, lavorando nel mondo, essere espressa in forma secolare. E' questa la vocazione speciale degli Istituti Secolari che Pio XII ha definito 'consacrati a Dio e agli altri' nel mondo e 'coi mezzi del mondo' ( Primo feliciter V e II). Di per se stessi i consigli non separano la gente dal mondo. Di fatto è un dono di Dio alla Chiesa che la consacrazione tramite la professione dei consigli possa assumere la forma di una vita che deve essere vissuta come un lievito nascosto. I cristiani che si sono così consacrati continuano l'opera nel mondo e la sua santificazione dal di dentro. Il loro stile di vita e di presenza non si distingue esteriormente da quello dei loro fratelli cristiani. La loro testimonianza è resa nel loro ambiente abituale. Questa forma discreta di testimonianza scaturisce dalla natura della loro vocazione secolare ed è parte integrante del cammino che si ritiene la loro consacrazione comporti (cfr. PC 11)" (EEVR 9).
Si noti come i sostantivi che descrivono la sostanza della vita consacrata religiosa e secolare sono i medesimi (unione con Cristo, professione dei consigli evangelici, testimonianza a Cristo e alla Chiesa, ecc.), mentre gli aggettivi che qualificano la forma religiosa ( pubblica, visibile, separata dal mondo, comunitaria , ecc.) e la forma secolare ( nascosta, discreta, "nel mondo", personale , ecc.) sono nettamente diversi, e sono, appunto, "qualificanti".
Sono due " forme di vita " ben distinte per realizzare la medesima consacrazione e missione nella Chiesa!
Il documento poi prosegue con un discorso comune alle due espressioni, religiosa e laicale, della consacrazione richiamando la necessità che gli Istituti abbiano e vivano una chiara coscienza carismatica , per poter dare il proprio contributo specifico nella vita e nella missione della Chiesa. "E se il sale perdesse il suo sapore?".
"La consacrazione è vissuta secondo le disposizioni specifiche che manifestano e approfondiscono una particolare identità. Tale identità deriva dall'azione dello Spirito Santo, è il carisma di fondazione dell'Istituto che crea un particolare tipo di spiritualità, di vita, di apostolato e di tradizione (cfr. MR 11). Se si guarda alle famiglie, tanto numerose, si è colpiti dalla grande varietà dei carismi di fondazione. Il Concilio sottolinea il bisogno di promuovere tanto vari doni di Dio (cfr. PC 2b). Essi determinano natura, spirito, finalità e carattere che formano il patrimonio spirituale di ogni singolo Istituto e sono fondamentali per quell'identità che è l'elemento chiave della fedeltà di ogni religioso (cfr. ET 51)" (EEVR 11).
Il documento della C.R.I.S. La formazione negli Istituti Secolari (6.4.1980), svolgendo un discorso specifico per questa forma di consacrazione, sottolinea che "la conoscenza dell'Istituto (carisma, fondazione, primi passi, sviluppi...) è fondamentale per comprendere anche la propria vocazione e l'inserzione nella missione della Chiesa" (IV. C,2); negli Istituti Secolari, spiritualità e apostolato "trovano un loro indirizzo unitario nelle costituzioni di ciascun Istituto, in quanto esse contengono le linee radicali della fisionomia spirituale di chi è chiamato secondo tale vocazione" (III. E).
ALCUNE RADICI STORICHE DI VITA LAICALE SECONDO IL CARISMA DI DON ORIONE
Il coinvolgimento dei laici nello spirito e nella vita di Don Orione e nella sua Piccola Opera della Divina Provvidenza, oggi espressa anche nella forma di vita consacrata, ha radici storiche sicure e risponde ad una precisa volontà del Fondatore.
E' nota l'attenzione di Don Orione nel coinvolgere i laici nel movimento apostolico della sua Piccola Opera della Divina Provvidenza. In alcune sue iniziative è facile riconoscere delle anticipazioni della vita degli Istituti Secolari, sorti solo posteriormente nella Chiesa.
Ne segnaliamo alcune.
1. Don Orione vedeva nei suoi AMICI dei veri discepoli e collaboratori; li guidava, formava e valorizzava nelle opere di bene, coltivando in loro una coscienza apostolica. Li coinvolgeva direttamente, a volte anche stabilmente, nelle sue attività di Congregazione e li incoraggiava in quelle proprie del loro stato e professione. Gli Amici appaiono, nell'epistolario e nell'episodica della vita di Don Orione, come suoi veri collaboratori, discepoli e consiglieri, coinvolti in mille opere di bene: sono "amici" nel senso pieno della parola, nel senso evangelico, intendendo cioè, coloro che chiamati e amati, sono considerati "alla pari", "perché tutto quello che ho udito dal Padre mio ve l'ho fatto conoscere" (Gv 15, 15).
Soprattutto, negli ultimi anni della vita, Don Orione era circondato da un manipolo di amici laici che egli, nella consuetudine ordinaria plasmava nello spirito e stimolava nelle opere di bene. Una buona fetta del tempo dei suoi "martedì" a Milano e dei "giovedì" a Genova era dedicata ad incontrare questi laici per animarli e per confermarli nei propositi di testimonianza cristiana nelle vie della carità.
Leggendo le lettere di Don Orione al Galassi Paluzzi, ai senatori Boggiano Pico e Cavazzoni, al conte Zileri dal Verme, al generale Beaud, all'ingegnere Marengo, ecc., e leggendo le testimonianze rese al processo di canonizzazione da laici e donne cristiane coinvolti nello spirito e nell'opera di Don Orione (Tommaso Gallarati Scotti, Carlo Grossi, Gina Bassetti, Adelaide Costa Gnocchi, Domenico Isola, Agostino Ravano e altri), si coglie una partecipazione di spirito, una coscienza apostolica, una attività concreta che va al di là di un semplice rapporto di gentilezza, di stima o di "opera buona una tantum". Alcuni di questi laici erano coinvolti direttamente ed anche stabilmente nelle sue attività di Congregazione e altri li incoraggiava in quelle proprie del loro stato e professione.
Similmente, Don Orione aveva una visione degli EX ALLIEVI "come apostoli"; molti di essi, inseriti nella vita civile, continuavano ad essere, da laici, parte viva della Famiglia orionina. Scrivendo agli Ex allievi ricordava loro quel permanente coinvolgimento nella vita e negli ideali della Picco la Opera che li doveva caratterizzare. "Tutti sentirete con me, certo, vivissimo il desiderio di cooperare, per quanto è da voi, a quel rinnovamento di vita cristiana - all'"Instaurare omnia in Christo" - da cui l'individuo, la famiglia e la società possono attendersi la ristorazione sociale. Ricordatevi che noi siamo e vogliamo essere i vostri più sinceri e affezionati amici - e vogliamo farvi sentire che vi consideriamo dei nostri (cfr Lettere II, p.291-292; Cfr. Ex allievi come apostoli , a cura di G.Marchi, Messaggi di Don Orione n.57) .
Ancora agli inizi della sua fondazione (1899), Don Orione stimolò anche in campo femminile una collaborazione concreta, offrendo indicazioni alla multiforme carità di tante donne generose. Lanciò il progetto della Associazione femminile delle DAME DELLA DIVINA PROVVIDENZA con questi ideali: " O buone Signore e Madri che sentite, o voi, anime pie, donne a cui Dio ha largito tanta gentilezza e tanta abbondanza di carità cristiana, a voi tutte, io mi rivolgo, povero prete, a voi che sentite battere il cuore al nome di Gesù Cristo... Attorno ai nostri Istituti sorgano le "Dame della Divina Provvidenza", un'associazione grande dove tutte le anime si trovino unite nel campo della carità, e in uno stesso pensiero di abnegazione e di sacrificio ".
Su "Il Popolo" di Tortona, Don Orione pubblicò nel 1899 un Appello per l'iniziativa delle "Dame della Divina Provvidenza" dal quale è tratto il brano citato. Un gruppo di queste "Dame" si costituì attorno alle sorelle Fogliano a Torino, una delle quali arrivò a scrivere: "La mia aspirazione fu sempre quella di esser non una Dama, ma una Figlia della Divina Provvidenza" (Cfr. Don Orione III , 235-238 e 298-299).
Interessa, almeno indirettamente, la nostra riflessione sui laici ricordare un altro fatto. L'AVVIO DELLA CONGREGAZIONE FEMMINILE EBBE UNA FISIONOMIA ESTERIORE QUASI "LAICALE" . Tale si conservò per alcuni anni. "Buone figliuole" consacrate, generose, piene di buono spirito, "stracci nelle mani della Divina Provvidenza": così Don Orione descriveva le sue Suore e le voleva libere da segni esterni, vestite in borghese, quasi "anonime" con possibilità di entrare ovunque: "in via normale non avranno divisa particolare, andranno vestite secondo la propria condizione" ( Riunioni 45). E' chiaro che fin dall'inizio Don Orione le pensò come "suore", ma qui interessa cogliere l'indicazione di uno stile "popolare", sempre fortemente inculcato da Don Orione per poter meglio avvicinare e salvare le "anime", la gente comune, i poveri, i lontani, "quelli che non vanno in Chiesa".
Questo "stile popolare", alla buona, "della gente comune" era tanto esigito da Don Orione nella formazione sia dei chierici, che delle suore, degli eremiti, e doveva riguardare la vita di pietà, l'apostolato, le case, il vestito, il modo di parlare, tutto. E quando Egli parlava di " stare alla testa dei tempi e del popolo " intendeva innanzitutto " STARE DENTRO AI TEMPI E AL POPOLO ". Ebbene, questo atteggiamento corrisponde alla specifica natura della vita consacrata secolare.
" A meglio riuscire a salvare anime, bisogna pur sapere adottare certi metodi, e non fossilizzarci nelle forme, se le forme non piacciono più, se diventano, o sono diventate, antiquate e fuori uso. Facciamo cristiana la vita ... questo è ciò che Iddio e la Chiesa chiedono da noi. E adopriamo tutte le sante industrie, tutte le arti più accette e più atte per arrivare a questo!... Anche quelle forme, quelle usanze, che a noi possano sembrare un po' laiche , rispettiamole e adottiamole, occorrendo, senza scrupoli, senza piccolezze di testa; salvare la sostanza bisogna! Questo è tutto. I tempi corrono velocemente e sono alquanto cambiati, e noi, in tutto che non tocca la dottrina, la vita cristiana e della Chiesa dobbiamo camminare alla testa dei tempi e dei popoli ... Allora toglieremo l'abisso che si va facendo tra il popolo e Dio, tra il popolo e la Chiesa " ( Lettera a Don Pensa, 5.8.1920, Lettere I, p.250 ss.).
"Dobbiamo essere santi, ma farci tali santi che la nostra santità non appartenga solo al culto dei fedeli, né stia solo nella Chiesa, ma trascenda e getti nella società tanto splendore di luce, tanta vita di amore di Dio e degli uomini da essere più che i santi della chiesa i santi del popolo e della salute sociale . Dobbiamo essere una profondissima vena di spiritualità mistica che pervada tutti gli strati sociali: spiriti contemplativi e attivi, "servi di Cristo e dei poveri" ( Lo spirito di Don Orione I, p.89-91) .
Della natura diversificata e composita di " quell'esercito della carità " che Don Orione voleva formare e lanciare nel mondo per riconquistare a Cristo, alla Chiesa e al Papa le masse popolari abbiamo numerose testimonianze. In alcuni testi si vede chiaro l'intento di Don Orione di costituire anche un "corpo laicale" nella Piccola Opera della Divina Provvidenza.
"... E che si facciano parecchie famiglie religiose, che siano come i rami di una stessa pianta . E che alcune famiglie saranno per la vita attiva, e altre per la vita contemplativa, e altre di vita mista; alcune famiglie religiose avranno anche l'abito di religiose, come si suole portare dalle monache e suore, e altre famiglie religiose non avranno segni esterni, ma vestiranno modestamente secondo gli abiti della società , pure essendo vere religiose e con i santi voti" ( Don Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità, 1a edizione, p.35) .
Ma il testo più chiaro e autorevole al riguardo è senza dubbio quello delle prime COSTITUZIONI A STAMPA DEL 1912 . Al n.11 , Don Orione scrisse:
"Affinché (coloro che hanno altri legami) non siano privati di quel vantaggio che loro potrebbe provenire nel Signore dall'ascrizione alla Congregazione e siano di aiuto alla medesima nell'esercitare le opere di carità, parve ottima cosa lo stabilire che questi fedeli cattolici, ecclesiastici o laici, se lo desiderano o lo domandano, venissero stretti alla Congregazione col vincolo dello spirito e colla comunione dei beni spirituali, e che quelli fra essi che anelano con tutto l'animo di seguire la perfezione, e sarebbero disposti di fare i voti, se fosse loro dato , si tenessero come "Figli adottivi" ; e si chiamassero Coadiutori della Piccola Opera della Divina Provvidenza" .
Nelle prime Costituzioni manoscritte, del 1904, il medesimo testo è riportato al n.7; ci sono piccole varianti e, alla fine, dopo i " Figli adottivi " si prevede " che tutti gli altri poi che hanno buon nome si chiamassero Ascritti all'Istituto, ossia Terziari ". Dunque, quei " Figli adottivi ", erano qualcosa di meno che "religiosi", ma qualcosa di più che semplici "simpatizzanti".
La situazione storica era ben diversa dall'attuale; nella Chiesa non esisteva la forma di consacrazione secolare, ma queste parole in un testo così ufficiale - carismatico e giuridico - esprimono un'intenzione e una prospettiva che vanno chiaramente in quel senso. E' interessante notare il criterio che qualifica questa forma di consacrazione, l'unica possibile a laici allora: "anelano con tutto l'animo di seguire la perfezione, e sarebbero disposti di fare i voti, se fosse loro dato ".
Dal 1947, con il documento di Pio XII " PROVIDA MATER ECCLESIA " anche ai laici è dato di "fare i voti", di unirsi in Istituti Secolari per partecipare, come consacrati, alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo. A tale importante e fondamentale documento di Pio XII del 2.2.1947, fecero seguito la Lex peculiaris e il Motu Proprio Primo feliciter del 12.3.1948. La S.Congregazione per i Religiosi diede le linee applicative dei documenti pontifici con l'Istruzione Cum Sanctissimus del 19.3.1948.
E con la Provida Mater Ecclesia comincia la storia vera e propria della consacrazione secolare nella Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione.
IL MOVIMENTO DI CONSACRAZIONE SECOLARE ORIONINA
A fine anni '50, già da un po' di tempo si era posto il problema di avviare anche nella Famiglia orionina una forma di consacrazione laicale e secolare. A stimolare in questo senso stavano le parole e gli esempi del fondatore circa il coinvolgimento dei laici; si avevano davanti le esperienze di non pochi Ordini e Congregazioni religiose e, soprattutto, c'era una chiara indicazione e il desiderio della Chiesa di promuovere questa forma di vita consacrata, di cui si parlava in importanti documenti pontifici a partire dalla "Provvida Mater Ecclesia" del 1947.
La decisione andò maturando lentamente, fino a quando Don Carlo Pensa con Lettera dell'8.7.1959 diede ufficialmente incarico a Don Piccinini di lavorare per "la costituzione di gruppi di anime buone, desiderose di servire il Signore nelle persone dei poveri, affiancando e collaborando con la nostra "Piccola Opera", nello spirito del nostro venerato Fondatore Don Orione... In seguito si preparerà una specie di regolamento che servirà di base alla costituzione regolare di una Congregazione Secolare femminile e di una maschile da fare approvare dalla S.Sede". Don Pensa nella lettera definiva quest'opera "necessaria e, direi, urgente".
Il cammino per la promozione della consacrazione secolare nello spirito di Don Orione si avviò con contatti con i gruppi di Amici, di Ex allievi e con persone vicine alla Congregazione. Si consultarono altre esperienze analoghe di Istituti Secolari, attribuendo particolare esemplarità ai gruppi delle "Volontarie di Don Bosco". Cominciarono a riunirsi piccoli gruppi presso le nostre istituzioni con ritiri e incontri formativi, e qualche iniziativa di attività. Vari sacerdoti dell'Opera furono convinti della bontà di questa iniziativa: Don Zambarbieri, Don Pirani, Don Ferretti, Don Di Pietro, Don Musso, Don Mascalin, Don Stefani e altri.
Il 7 ottobre 1960 venne destinata la "Casetta rossa" (Domus Rosarii) di Via della Camilluccia quale sede di un nucleo della nuova famigliola di consacrate; la Signorina Giuseppina Grilli ne era l'animatrice. Alcune consacrate prestarno aiuto nella casa orionina di Capo di Mondo a Firenze, ad altre venne affidato un appartamento e la custodia della chiesa di Santa Rita a Roma.
Le notizie ci parlano della rapida costituzione di gruppetti in numerose città d'Italia e in altre nazioni.
Nella Relazione Pre-capitolare del 2.2.1963 leggiamo che "un certo numero ha già emesso una Consacrazione la quale contempla Voto di Castità e promesse di Povertà, Ubbidienza, Apostolato".
Nei primi intenti l'iniziativa della consacrazione secolare doveva comprendere anche uomini , e praticamente non ebbe seguito, e sacerdoti per i quali qualcosa si fece, ma riducendosi quasi a una forma di "ospitalità" per sacerdoti anziani o in necessità, presto fu lasciata.
Don Piccinini aveva sottoposto al giudizio dell'Abate Caronti anche un "abbozzo" di Regolamento delle "Piccole Ausiliarie (o Volontarie) di Don Orione", che questi lodò aggiungendo numerose sue osservazioni.
Un approfondito bilancio delle iniziative prese per la promozione della consacrazione secolare orionina venne fatto al 5 ° Capitolo Generale della Piccola Opera del 1963 che votò la Disposizione n.49 : "Per ottemperare alla volontà del Fondatore, già espressa nel lontano 1912, ed ai desideri del Rev.mo Don Pensa, come da lettera dell'8.7.1959, in conformità ai documenti pontifici, si auspica un regolamento per Istituti Secolari che affianchino le nostre opere, così che possano acquistare forma giuridica, con la guida spirituale di un nostro sacerdote".
Il periodo degli anni '60 segnò il consolidamento delle " Ausiliarie di Don Orione " - questo il nome che prevaleva - le quali, sotto l'impulso di Don Piccinini, crebbero di numero assumendo una fisionomia di collaboratrici laiche delle opere orionine, a volte con attività "dipendenti" e a volte "in proprio", o isolatamente.
Negli anni '70 il " Movimento Volontarie di Don Orione ", come si preferì poi definire la forma di consacrazione secolare femminile della Piccola Opera, iniziò una progressiva trasformazione. Infatti, dopo alcuni decenni di maturazione dell'esperienza degli Istituti Secolari, i documenti e le norme della Chiesa avevano sempre meglio precisato ed esigito la specificità " laicale " e " secolare " di tale vocazione.
Dopo la morte di Don Piccinini, l'animazione del Movimento fu affidata a Don Terzi prima e a Don Pirani poi. L'identità della "forma" di vita - laicale, secolare, orionina - prende i suoi precisi contorni nella vita delle Consacrate e nello Statuto , sulla base del quale il " Movimento Volontarie di Don Orione " venne riconosciuto come "Pia Unione" il 7 novembre 1973 da Mons. Domenico Valerii, vescovo di Avezzano.
Il resto è di attualità. La Pia Unione "Movimento Volontarie di Don Orione" è divenuta ISTITUTO SECOLARE ORIONINO con Decreto del vescovo di Tortona, Mons. Martino Canessa, il 13 maggio 1997.
Vedi: Piccola catechesi sulla consacrazione secolare
Decreto di riconoscimento pontificio dell'Istituto Secolare Orionino