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Gli inediti perosiani dell'Archivio Don Orione

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Nella foto: Don Lorenzo Perosi giovane
Autore: Flavio Peloso
Pubblicato in: Messaggi di Don Orione 2010, n.132, p.57-62

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Gli inediti perosiani dell'Archivio Don Orione

Don Orione e il maestro Lorenzo Perosi


Perosi, Toscanini e l’Oratorio Mosé come segno di amicizia e stima

 

L'Archivio Don Orione ha fatto emergere un prezioso documento: una foto che ritrae insieme il maestro Lorenzo Perosi e il maestro Arturo Toscanini , due geni della musica italiana e la foto di un giovane Toscanini con una dedica autografa al padre di Lorenzo “ Maestro Giuseppe Perosi a lieto ricordo della prima esecuzione del Mosé. Arturo Toscanini ”. Di quale evento e di quale relazione trai due grandi artisti è testimone quel documento?

Il 16 novembre, a Milano, avvenne l'esecuzione in prima mondiale dell'oratorio Mosè di Lorenzo Perosi, sotto la direzione di Arturo Toscanini. Si tratta di un poema sinfonico vocale, su libretto di Cameroni e Croci, in un prologo e tre atti per soli, cori ed orchestra. Prologo: Mosè tra i pastori Madianiti. I Il roveto ardente. II L'esodo. III Il passaggio del Mar Morto.

  Fu tale il successo che il maestro Mascagni commentò “Se questo comincia a scrivere opere siamo fritti". Erano infatti in molti che pensavano che il maestro Perosi si stesse accingendo alla scrittura di un'opera lirica.

Don Lorenzo Perosi ( Tortona, 21 dicembre 1872 – Roma 12 ottobre 1956 ) era già stimato come autore di musica sacra, noto per i suoi oratori, le sue messe polifoniche e i suoi mottetti, ma il Mosé, diretto da Toscanini, costituì una sorpresa e un salto di qualità.

"L'Osservatore Cattolico" della domenica 17 novembre 1901 dedicò quasi per intero le sue due pagine a "Il Mosè" e alla sua prima esecuzione; riportò il ritratto di Perosi, riprodusse varie parti dello spartito dell'opera e varie raffigurazioni del Salone Perosi dove si tenne la prima.

Le impressioni della serata furono così riassunte dal critico G. Borelli su L'Alba : “A far la cronaca si ha una bella e fiammante vittoria dell'ingegno italiano e ciò che più conta della probità e tenacia in un lento e faticoso ascendere verso le vette incontaminate dell'arte. Gli applausi furono interminabili. E Perosi volle condurre per mano di fronte alla folla acclamante l'impareggiabile direttore Arturo Toscanini”: Il Mosè fu l'unico lavoro perosiano diretto in prima esecuzione dal grande Direttore.

Franco Sabelli, sul settimanale Musica , del 15 gennaio 1911, numero interamente dedicato al maestro Lorenzo Perosi, ha scritto: “Lorenzo Perosi segna il compimento di quelle aspirazioni musicali che solo ai più puri è dato di raggiungere. Nel Mosè la sua anima si spoglia di tutte le preoccupazioni terrene e ascende le alte vette, verso cui agli altri appena nel sogno è dato di sospingersi. E' come se la perfezione della sua arte fosse generata dalla conoscenza di Dio, che Lorenzo Perosi vede di continuo illuminarsi nei cieli della sua anima e della sua fede”.

Quell'evento artistico eccezionale che unì Perosi e Toscanini non costituì un episodio isolato, ma certo eminente della lunga amicizia e stima che ha legato i due maestri. Essa prese avvio intorno al 1897, quando i giornali milanesi, sulla scia de L'Osservatore Cattolico di don Albertario, cominciarono a seguire con grande interesse l'attività artistica del giovane Perosi, allora direttore del coro della Cappella Marciana di Venezia. L'incontro avvenne per iniziativa del Conte Lurani, un illustre mecenate musicologo.

Nel 1899, Arturo Toscanini, da appena un anno direttore artistico alla Scala di Milano, volle far conoscere in quel teatro la musica del sacerdote don Lorenzo Perosi, dirigendo personalmente l'oratorio “ La risurrezione di Lazzaro ” e dando, con la sua fama, una grande pubblicità al sacerdote e alla sua musica.

Toscanini guardava con simpatia al giovane prete, semplice e mite e dal talento innegabile che percorreva nuove strade nella via della musica sacra e che risuscitava nello spirito e con sentire moderno l'antico oratorio italiano. Don Lorenzo ogni volta che passava a Milano, andava a visitare Toscanini perché – egli diceva rievocando quei colloqui – “da un direttore come lui c'era sempre da imparare qualche cosa”.

Ma il suggello di quella ammirazione si ebbe quando il grande direttore d'orchestra volle curare la prima esecuzione di un grande lavoro perosiano.

Don Lorenzo Perosi, verso la metà del 1901, iniziò a comporre il Mosè, un poema sinfonico da eseguirsi in sede di concerto. Non si sa bene chi abbia invitato Toscanini a dirigere il nuovo lavoro “in prima assoluta” a Milano. Sta il fatto che l'illustre Direttore, un bel giorno, manifestò tutta la sua soddisfazione per l'invito e tale soddisfazione si accrebbe quando ebbe tra le mani la partitura.

La prima esecuzione era prevista nel Salone Perosi [1], e cioè nella ex chiesa della Pace a Milano, il 16 novembre 1901. Per un mese e mezzo il compositore ed il Direttore si incontrarono per mettere a punto la partitura. Toscanini volle avere tutte le indicazioni per una esatta interpretazione. Gli piacque soprattutto l'inizio della terza parte con il brano lirico “ Già l'ignea colonna / nel ciel scolora…” e la parte strumentale del Passaggio del Mar Rosso resa con straordinaria potenza espressiva. Su questo brano – ricordò Don Lorenzo - Toscanini gli diede un consiglio: “Toscanini ripassò più volte con me al pianoforte la partitura e un giorno, mentre leggevamo la parte relativa alla “separazione delle acque”, mi disse: ”Caro don Lorenzo, va tutto bene. Ma nella strumentazione vorrei un qualche cosa che rendesse lo spumeggiare delle onde, il movimento… Perché non aggiungi alla orchestrazione anche due arpe? Tutta una serie di arpeggi continuati starebbe molto bene”. “Era un semplice consiglio – ricordò poi Perosi - ma lo accolsi di buon grado e dovetti poi riconoscere che Toscanini aveva ragione. L'indomani quando mi presentai a lui con lo spartito ritoccato secondo il suo desiderio ne fu felicissimo”. E pensare che Toscanini ebbe a osservare: “Perosi non cambia una nota di ciò che ha scritto perché il profumo della sua musica sta tutto nella sua semplicità”.

Il 16 novembre 1901, tutta Milano artistica si era data convegno al Salone Perosi per la prima del Mosè . Il nuovo lavoro su testo italiano, la presenza di Toscanini sul podio e la partecipazione dell'Orchestra della Scala avevano creato un clima di particolare attesa. Il trionfo fu memorabile. Cantarono Amelia Pinta, Mario Sammarco, Franco Mannucci, Oreste Luppi e Rodolfo Neito. Furono maestri del coro Aristide Venturi, Gino Calcaterra.

Don Lorenzo racconta che appena Toscanini abbassò la bacchetta e dette il via alla pagina del Prologo (“ il ritorno delle greggi, di sera, nella terra di Madian ”) si ebbe la sensazione immediata che il Direttore era in perfetta forma e l'orchestra rispondeva ad ogni suo accenno. Alla fine del prologo scoppiarono i primi applausi. “Io ero, confuso, in un palchetto… convinto che il merito era tutto del Direttore”.

Nel 1903 Perosi, fu nominato Maestro della Cappella Sistina e si stabilì a Roma. Da quel momento gli incontri con Toscanini diventarono soltanto occasionali, anche se rimase la grande amicizia e la reciproca stima. Ogni volta che Perosi incontrava Puccini o Mascagni o qualche altro amico di passaggio a Roma per Milano mandava sempre i suoi saluti a Toscanini e questi non mancava mai di inviargli le più vive congratulazioni per i successi degli oratori come Il Giudizio Universale del 1904, il Transitus Animae del 1907.

L'amicizia non si affievolì neanche quando Toscanini, si trasferì in America[2], ma ormai i reciproci rapporti si limitavano a qualche scambio di lettere o cartoline. Quando, dopo la seconda guerra mondiale, l'illustre Direttore tornò in Italia, Perosi gli fece avere a Milano il suo saluto e ne fu calorosamente ricambiato.

Il 12 ottobre del 1956 un telegramma dal Vaticano recò a Toscanini in America la notizia della morte di don Lorenzo. Il figlio del Maestro disse ai giornalisti che solo l'indomani avrebbe dato la notizia al padre dato che bisognava prepararlo con le dovute cautele. Il vecchio Toscanini ricordò con commosse parole il suo amico musicista e quasi non riuscì a nascondere le lacrime.

Anche l'estremo saluto a Toscanini fu segnato dal ricordo dell'amico sacerdote musicista. Infatti, le note della Messa da requiem con il Dies irae di Perosi echeggiarono nella cattedrale di New York per implorare il riposo eterno per Arturo Toscanini, deceduto con i sacramenti della Chiesa. Proprio quella partitura, in anni lontani, aveva portato per la prima volta sul tavolo del Direttore il nome di Lorenzo Perosi”.

Quella fotografia con dedica di Toscanini a Giuseppe Perosi, trovata nell'Archivio Don Orione, ha dato modo di ricordare l'amicizia tra i due ma anche quella di entrambi con Don Orione. Come è noto, Perosi fu di Don Orione coetaneo, concittadino, compagno di seminario e di entusiasmi giovanili e poi fratello in tribolate ore di vita. Ma anche Toscanini entrò nell'orbita della carità del Santo tortonese. Quando al Piccolo Cottolengo di Milano, nel 1948, venne costituita la Associazione Amici dei Mutilatini, il maestro Arturo Toscanini accettò di esserne il Presidente onorario, mentre la figlia Wally, con Don Carlo Gnocchi , il senatore Stefano Cavazzoni , l'onorevole Luigi Meda, l'ingegnere Giovanni Falk e il generale Raffaele Cadorna, erano presenti nel Consiglio di amministrazione.

Le grandi anime, spinte irresistibilmente dalla passione del bello, del vero e del buono sanno elevarsi, diventano individualmente creative e tra di loro simpatiche.

 


[1] La chiesa era in disuso e Perosi, alla ricerca di un posto " più ecclesiastico di un teatro e più teatrale di una chiesa ", la scelse per l'esecuzione delle sue composizioni di musica sacra. Tra il 1900 e il 1907, molti concerti di musica perosiana ebbero luogo in quel salone. Problemi fiscali costrinsero il Salone alla chiusura. Oggi l'edificio è di nuovo un luogo sacro, avendo ripreso l'avito nome di S. Maria della Pace.

[2] Il 14 maggio 1931, al teatro Comunale di Bologna - dove doveva dirigere un concerto in memoria di Giuseppe Martucci - si rifiutò di eseguire l'inno fascista “ Giovinezza” e l'Inno reale al cospetto di Ciano e Arpinati e venne perciò aggredito e schiaffeggiato da un militante del regime nei pressi di un ingresso del teatro. Toscanini rinunciò al concerto e, in seguito, decise di emigrare negli Stati Uniti. Fece qualche ritorno in Italia dopo la fine della guerra e del fascismo. Diresse per l'ultima volta alla Scala nel 1946.

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