Intervento di Don Flavio Peloso al Convegno per il Centenario della partenza dei primi missionari orionini, tenuto a Genova l'8-9 marzo 2014.
Nel pomeriggio di sabato 8 marzo 2013, ? iniziato a Genova (dal cui porto sono partiti i primi missionari orionini), il Convegno celebrativo dei 100 anni della diffusione nel mondo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Sul palco del? Teatro "Von Pauer" di Paverano, si sono succeduti vari relatori per un simposio che ha presentato storia e attualit? della presenza della Congregazione nel mondo.
Dopo la presentazione del Convegno da parte di Don Fulvio Ferrari, ? intervenuto Don Flavio Peloso sul tema introduttivo "L'abbraccio orionino dei popoli tra storia e sviluppo". Hanno fatto seguito brevi relazioni sugli sviluppi della Famiglia orionina nel mondo:? "Dai primi passi ad oggi. Le missioni delle Piccole Suore Missionarie della Carit?" (Suor Maria Noemi Guzzi); Le missioni in Argentina (P. Omar Cadenini), in Brasile (Pe. Tarcisio Vieira), nell'Africa Francofona (P. Angelo Girolami), nella Delegazione di lingua inglese (Fr. Malcolm Dyer), le missioni dell'Italia oggi: Madagascar, Romania, Albania, Ucraina (Don Pierangelo Ondei). La giornata molto ricca di storia e di vita si ? conclusa con i Vespri guidati da? Pe. Joao Batista de Freitas, consigliere generale per le missioni.
I primi missionari orionini sono partiti per il Brasile dal porto di Genova il 17 dicembre 1913, a bordo del piroscafo Tommaso di Savoia, e sono arrivati al porto di Santos il 29 dicembre 1913. Il 2 gennaio sono giunti alla prima missione di Mar de Espanha.
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L'Abbraccio orionino dei popoli tra storia e futuro
Relazione di Don Flavio Peloso
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I.???? LA PICCOLA OPERA? DELLA DIVINA PROVVIDENZA
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?????? ? E? un umile Congregazione religiosa, moderna nei suoi uomini e nei suoi sistemi, tutta e solo consacrata al bene del popolo e dei figli del popolo, affidata alla Divina Provvidenza.
?????? ? Nata per i poveri, a raggiungere il suo scopo essa pianta le sue tende nei centri operai, e di preferenza nei rioni e sobborghi i pi? miseri, ai margini delle grandi citt? industriali, e vive, piccola e povera, tra i piccoli e i poveri, fraternizzando con gli umili lavoratori, confortata dalla benedizione della Chiesa, dal valido appoggio delle autorit? e da quanti sono spiriti aperti ai nuovi tempi di cuore largo e generoso.?
?????? ? Al popolo essa va, pi? che con la parola, con l'esempio e l'olocausto d'una vita d? e notte immolata con Cristo, all'amore e alla salvezza dei fratello.
?????? ? Pur vivendo un'unica fede, pur avendo un'anima e un cuor solo e unit? di governo, sviluppa attivit? molteplici, secondo le svariate necessit? degli uomini, ai quali va incontro, adattandosi per la carit? di Cristo, alle diverse esigenze etniche delle nazioni tra cui la mano di Dio la va trapiantando.
?????? ? Essa non ?, dunque, unilaterale, ma, pur di seminare Cristo, la fede e la civilt?, nei solchi pi? umili e bisognosi della umanit?, assume forme e metodi differenti, crea e alimenta diversit? di istituzioni, valendosi, nel suo apostolato, di tutte le esperienze e dei suggerimenti, che attinge dalle locali autorit?.
?????? ? Suo privilegio ? servire Cristo nei poveri pi? abbandonati e reietti.
?????? ? Grido suo ? il ?Charitas Christi urget nos? di san Paolo, e suo programma il dantesco: La nostra carit? non serra porte.
?????? ? Essa, perci?, accoglie e abbraccia tutti che hanno un dolore, ma non hanno chi dia loro un pane, un tetto, un conforto: si fa tutto a tutti per tutti trarre a Cristo.? Ond'? che, sorta da un palpito vivificante di quell'amore che ? sempre desto e sempre pronto a tutti i bisogni dei fratelli doloranti, questa Piccola Opera della Divina Provvidenza vuol essere quasi una corrente di acque vive e benefiche, che dirama i suoi canali ad irrigare e fecondare di Cristo gli strati pi? aridi e dimenticati.
?????? ? Essa ? una pianta novella, sorta ai piedi della Chiesa e nel giardino d'Italia, non per opera di uomo, ma s? da un soffio divino della bont? del Signore.
?????? ? E, di anno in anno, sviluppandosi, alla luce e al calore di Dio, a conforto di migliaia e migliaia di corpi e di spiriti ? pianta unica, ma con diversi rami, vivificati tutti da un'unica linfa, tutti rivolti al cielo, fiorenti d'amore a Dio e agli uomini.
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IL CARISMA ORIONINO ? CATTOLICO
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??????????? Don Orione afferma che quella ?pianta novella e unica?, la Piccola Opera della Divina Provvidenza, che ?di anno in anno, va sviluppandosi, alla luce e al calore di Dio, a conforto di migliaia e migliaia di corpi e di spiriti?, ? ?opera di Dio? e che ?solo Dio ? che l'ha suscitata e la va estendendo, malgrado la nostra miserabilit??. Questa era la coscienza di Don Orione a riguardo della Piccola Opera.
Anche noi, quando parliamo di Don Orione, di noi, della Congregazione, quando facciamo feste o celebriamo anniversari, quando ci troviamo in assemblee o capitoli, sempre dobbiamo partire da questa coscienza: il carisma, la Piccola Opera della Divina Provvidenza ? ?opera di Dio?. Quale conforto e quale responsabilit?!
??????????? Se, nel 2013, noi orionini e orionine possiamo celebrare il centenario della Piccola Opera della Divina Provvidenza, pianta unica con molti rami, sentendoci famiglia, con un unico spirito e missione da un capo all'altro del mondo, ? perch? siamo ?opera di Dio?,[1] ?vivificati tutti da un?unica linfa?, dal carisma che ? ?una scintilla di Dio?.
??????????? Nell?anno centenario in cui celebriamo l?apertura ai popoli della nostra Congregazione con l?invio dei primi missionari, credo sia utile soffermarsi a considerare la ?santit?? e la ?cattolicit?? del carisma orionino.
Carisma cattolico significa carisma universale, ?di tutti e per tutti?, come ? Ges?, come ? il Vangelo e la Chiesa, ?da cui il carisma viene e a cui porta. La ?cattolicit?? di un carisma ? uno dei segni della sua origine divina.[2]
Il carisma orionino ha gi? dato prova della sua cattolicit? perch? ? stato assunto da diversi popoli (oltre trenta nazioni), ha dato forma alla vocazione di diverse categorie di persone (religiosi, sacerdoti, contemplativi, suore, laici consacrati, associati o singoli), ed ? stato capace di incarnarsi in diverse epoche e culture della storia.[3]
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1.????? Cattolico perch? aperto a tutti i popoli
Mi capita spesso di dire che Don Orione ? nato italiano ed ? morto cattolico, cio? universale. Don Orione nacque in Italia e fu sempre fiero della sua italianit?. Per? poi egli parlava di ?Argentina, mia seconda patria?, di ?Polonia, nazione prediletta a me tanto cara?, di ?Brasile, per il quale quello che non ho potuto fare da vivo lo far? da morto?. E non lo diceva per captatio benevolentiae, ma per effetto della sua paternit? carismatica.
Anche la Congregazione orionina ? nata in Italia ed ? diventata cattolica, presente in molte nazioni del mondo. Non si pu? dire se oggi sia pi? italiana o argentina, pi? brasiliana o polacca, pi? spagnola o malgascia, o filippina. No, ? cattolica. Ci? non dipende solo dalla provenienza o dal numero dei membri, ma dalla qualit? evangelica e cattolica del carisma.
Vale anche per ciascuno di noi. Quando il carisma ? assunto spiritualmente, sviluppa un?apertura cattolica, una tensione alla comunione aperta a tutti i popoli. Non ci sono stranieri. ?Noi amiamo la nostra Patria, e come! ma tutto il mondo ? patria pel figlio della Divina Provvidenza, che ha per patria il Cielo?, scriveva Don Orione.[4] ?Questo ? il risultato della fraternit? carismatica.
Nel celebrare il centenario della ?pianta unica con molti rami?, ricordiamoci che la comunione cattolica della famiglia orionina ? innanzitutto il frutto della fedelt? spirituale allo spirito di Don Orione, ?al carisma, alla linfa divina che le d? vitalit?.
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2.????? Cattolico perch? aperto alle diverse? epoche e culture
Il carisma si incarna nella storia e da questa ? nutrito, condizionato e sviluppato. Il carisma entra in dialogo con i diversi contesti sociali e culturali che si susseguono e si ri-esprime, con nuove difficolt? e opportunit?, adattamenti e cambiamenti. Mantiene la sua identit? rinnovandosi.
Don Orione stesso affront? varie inculturazioni. La prima inculturazione del carisma avvenne nell?Italia della ?questione romana?, della separazione Stato ? Chiesa, dell?isolamento della Chiesa, superato poi con un movimento ?fuori di sacrestia?, con nuovo stile e azione popolare. Nell?Italia della grande fioritura di azione sociale (fino al 1914, inizio della prima guerra mondiale), Don Orione promosse un nuovo stile di essere preti, ?santi della Chiesa e della salute sociale?;[5] aperse soprattutto scuole, colonie agricole. Poi, nel clima e nelle condizioni del ventennio fascista (1922-1943), Don Orione e la Congregazione si rivolsero molto agli orfani, ai poveri, alle categorie pi? abbandonate, sorsero i Piccoli Cottolengo.
Morto il Fondatore nel 1940, il carisma ha dovuto affrontare nuove e ancor pi? diversificate inculturazioni, rimanendo se stesso, vivo e capace di nuovi frutti. Solo accennando all?Italia, la Congregazione, durante l?epoca della ?ricostruzione sociale? seguita alla seconda guerra mondiale, ha vissuto la sua carit? ecclesiale verso i pi? poveri aprendosi a nuovi bisogni con decine di opere per orfani e mutilatini di guerra, per disabili, scuole professionali e case del giovane lavoratore per il nuovo mercato del lavoro. Quest?epoca ? finita nell?Italia attuale.
Ora, all?inizio del XXI secolo, le questioni sociali ed ecclesiali dominanti sono differenti: mondialit? e globalizzazione, ?frammentazione e liquidit? sociale e culturale, relativismo e nuova etica globale, individualismo e comunicazione virtuale, e altre. Questo ? il nostro mondo. ?Facciamoci il segno della croce e gettiamoci fidenti nel fuoco dei tempi nuovi?.[6] Per un presente che abbia futuro, occorre pensare a una nuova inculturazione del carisma nei suoi aspetti spirituali e operativi.[7]
Passano le generazioni, mutano le culture, nuovi modelli si affermano. Il Vangelo vissuto dalla Chiesa ha tutto per rimanere vitale e proattivo. Anche il carisma evangelico vissuto dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza ha la vitalit? intrinseca delle cose di Dio e ?noi, per quanto minimi, dobbiamo portare il contributo di tutta la nostra vita? alla salvezza di questo nostro mondo, amato da Dio e per il quale Cristo ha versato il suo sangue.
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3.????? Cattolico perch? aperto a tutte le categorie del popolo di Dio
? noto che fin dagli inizi della fondazione, Don Orione concep? l?Opera, che andava crescendo da quell?impulso spirituale che egli si sentiva dentro, come aperta alle diverse categorie del popolo di Dio. Di fatto, fin dagli inizi Don Orione ? seguito e condivide il suo ?spirito? con uomini e donne, religiosi e laici, attivi, contemplativi e sposati. ??
??????????? Quando il 21 marzo 1903, giunse il riconoscimento canonico diocesano dell?Opera della Divina Provvidenza, questa comprendeva i Figli della Divina Provvidenza, ?religiosi ?distinti in due classi, quella dei laici e quella dei sacerdoti?[8] e anche quei laici che ?avrebbero desiderato fare i voti, se fosse loro concesso?.[9] Con qualche problema con il diritto canonico, gi? nei primi scritti carismatico-giuridici, Don Orione descrive la Piccola Opera della Divina Provvidenza come una ?famiglia di famiglie?, come ?pianta unica con diversi rami?.[10]
??????????? ?Poi, nel 1915, diede avvio alla congregazione religiosa femminile delle Piccole Suore Missionarie della Carit?, ?un ramo della Piccola Opera della Divina Provvidenza?,[11] con l?ulteriore ramificazione delle Sacramentine ?adoratrici non vedenti, fondate nel 1927.
??????????? Don Orione guidava e formava tanti laici come discepoli; li ?valorizzava nelle opere di bene; li chiamava con verit? spirituale ?figli? e ?fratelli? e li considerava membri della ?Piccola Opera della Divina Provvidenza?. Si trattava di singole persone ma anche di aggregazioni come le Dame della Divina Provvidenza (1899), gli Ascritti e Figli adottivi dei quali ?parla nelle Costituzioni del 1904 e del 1911,[12] gli Ex allievi (1934) e gli Amici (1940). Successivamente, quando il diritto canonico apr? nuove possibilit?, fu costituito l?Istituto Secolare Orionino (1959), mentre i laici, orionini a vario titolo, sono oggi coordinati nel Movimento Laicale Orionino (1997).
??????????? Dopo avere detto che il carisma orionino ? cattolico, perch? ? una ?scintilla dello Spirito Santo? e che la fondazione ?? opera di Dio?, e ?della Madonna, Madre e celeste fondatrice?, come aggiungeva Don Orione, viene da domandarsi: pu? venir meno il carisma? Pu? cessare di vivere la ?pianta unica con molti rami? che del carisma si alimenta come di linfa divina?
??????????? Sono interrogativi che ci inducono a realismo e responsabilit?. ?Il carisma ? frutto dell?azione dello Spirito nelle coscienze e nei cuori del Fondatore come dei discepoli. ? qualcosa che accade se si ? docili alla sua opera.? La forza e la vitalit? del carisma dipende dunque dalla sua origine santa, da una parte e, dall?altra, dipende dalla fedelt? carismatica di coloro che oggi ne sono eredi, dalla qualit? della loro vita cristiana, dalla santit?.
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LA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA NEL MONDO
Dopo aver considerato che il carisma ricevuto e trasmesso da Don Orione ? cattolico, cio? aperto a tutti i popoli, a tutte le epoche storiche e a tutte le categorie, portiamo la nostra attenzione sulla storia e la geografia della sua diffusione. Ci sono gi? stati interessanti convegni e studi che hanno cercato di descrivere l?accadere di questa diffusione.
Mi pare di poter affermare che l?espansione nel mondo della Piccola Opera della Divina Provvidenza ? avvenuta soprattutto per il vigore del carisma (e di quanti lo vivevano), che si ? impiantata in molte nazioni, facendosi strada nell?intreccio delle condizioni storiche concrete che hanno collegato bisogni e doni, limiti e possibilit?, progetti e ?fantasia della carit??.
Ora, a distanza di 100 anni, vediamo un certo disegno d?insieme, ma la Piccola Opera della Divina Provvidenza nel mondo d? ancora l?impressione di essere un ricamo di cui noi vediamo solo il retro, cio? un rimescolio un po? caotico di fili. Visto da sotto, dalla prospettiva umana, il disegno della Divina Provvidenza che tutto dispone, assume, purifica e sviluppa, ? solo intuibile da una serie di linee o di aree, pi? o meno consistenti e ordinate, anche se non ? del tutto chiaro. I fili, i protagonisti umani del disegno, si incontrano, si congiungono, ognuno facendo il suo pezzettino, spesso senza nemmeno ben capire perch? deve essere proprio l?. Alcuni fili vengo recisi e non ricompaiono pi?. Altri vengono spostati e sbucano da tutt?altra parte, ricominciando daccapo. Qualche filo non basta per completare il disegno e allora viene annodato ad un altro filo che, simile a lui, completer? il lavoro. Qualche filo resta anche sospeso in attesa di essere ripreso per trovare il suo posto.
Cos? ? anche la storia della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Per?, vale la pena dire qualcosa della sua espansione nel mondo e accennare a fatti, persone, luoghi, eventi, date, numeri. Ci? serve per intuire qualcosa del disegno di Dio e per lodare la Mano di Dio che si serve di ?noi poveri stracci della Divina Provvidenza?, ben sapendo che ?ove finiscono i nostri stracci e la nostra miseria, l? incomincia la ricchezza infinita della Provvidenza del nostro buon Padre celeste, del nostro Dio!?.[13]
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1.????? La preistoria missionaria orionina
Si fa iniziare la storia missionaria della Piccola Opera della Divina Provvidenza con la data del 17 dicembre 1913, giorno della partenza dal porto di Genova per il Brasile dei primi missionari. Ne celebriamo il centenario. In realt?, quell?avvenimento storico ha avuto la sua preparazione in molti altri eventi spirituali e fatti concreti di Don Orione e dei suoi primi discepoli.
Don Orione stesso riconosceva come primo evento della nostra preistoria missionaria il suo noto sogno della ?Madonna dal manto azzurro?, quando ancora era giovane chierico, dopo la chiusura del suo oratorio di Tortona, nel luglio 1893. Don Orione ricav? da quel sogno una chiara indicazione missionaria ad gentes. Vide il grande manto della Madonna che ?s?allargava, cos? che non si distinguevano pi? i confini?, ?che copriva tutto e tutti fino all?orizzonte lontano?, ?ragazzi di molti diversi colori, il cui numero si andava straordinariamente moltiplicando? la Madonna si volse a me indicandomeli?. Scrivendo al vescovo Bandi, aggiunse chiaramente: ?ricordando che di cinta non ce n?era, e che erano di var? colori, ho capito che sono le missioni, e l?ho capito in un momento di preghiera come se fosse stato un lume improvviso che N. Signore m?avesse mandato?.[14]
Anche nella lettera del 4 aprile 1897 all'amico Don Carlo Perosi, futuro Cardinale, scriveva: "Sento che ho bisogno di correre per tutta la terra e per tutti i mari e mi pare che la carit? immensa di Nostro Signore Ges? dar? vita a tutte le terre e a tutti i mari e tutti chiameranno Ges? Cristo". Aveva 25 anni.
Non era solo uno sfogo poetico. Don Orione, di fatto solc? il mare, per il viaggio nel 1898 in Sicilia, ?lontana? non solo geograficamente dal suo Piemonte. [15] A 26 anni, fu il suo primo grande viaggio con scopi e sentimenti di missionario.[16]
Nel "Piano e programma della Piccola Opera", presentato in data 11 febbraio 1903 a Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona, Don Orione traccia le linee di un progetto e di una disponibilit? missionaria a tutto campo: Al n. 4, Don Orione si dichiara pronto "a seguire sempre con la Divina Grazia gli ordini e desideri che Egli (il Papa) si degner? manifestare in qualsiasi parte del mondo" e al numero 5: "L'Opera della Divina Provvidenza... ? pronta a recarsi ovunque al Santo Padre piacesse di inviarla". Non presenta un progetto umano di espansione, ma si mette nelle mani della Chiesa e della Provvidenza per i loro disegni di salvezza delle Anime.
La storia missionaria ad gentes di Don Orione ? maturata nel cuore e nella volont? prima che nei fatti e nei viaggi, nella preghiera prima che nei progetti. In questo senso, vanno collocati altri due eventi significativi.
Nel 1905, invitato insistentemente ad andare in Brasile, scrive alla Madre Michel Grillo: "Sono disposto ad andare in Brasile quando ci? sia necessario per la gloria di Dio. Non conosco la lingua, non so nulla, per? la carit? parla una lingua sola e tutte le lingue... Non mi pare che si debba abbandonare l'America, ma che si debba salvarla. Mi rallegrer? molto e benedir? il Signore il giorno in cui la Divina Provvidenza mi portasse a piantar le tende in Brasile?.[17]
??????????? Nel 1908, ebbe la sua prima missione ?nella Patagonia romana, fuori porta San Giovanni?. Il fatto si pu? raccontare come un fioretto, ma fu una autentica missione. Don Orione era andato dal Papa per farsi affidare una ?missione? e Pio X gli chiese di andare nella periferia di Roma fuori Porta San Giovanni che, ad inizio ?900, era ritenuta un vero luogo di missione per povert? e desolazione, per bisogno di evangelizzazione e di elevazione morale: ?E? quella la tua Patagonia! L? c?? tutto da fare?. Guardando a come Don Orione si comport? e impost? quella missione, si nota che egli attu? la metodologia missionaria che unisce opere di culto con opere di carit?. Il 25 marzo 1908, venne inaugurata la prima povera cappella; poi nel 1914 si aperse un orfanotrofio, poi la scuola ?San Filippo?, poi la grande e bella chiesa di Ognissanti. E? il classico sviluppo di una missione ?ad gentes? che si ripete ancor oggi in molte nostre missioni.
E arriviamo al 1913, quando ci fu la prima missione di orionini fuori dell?Italia. Il 17 dicembre 1913 partono i primi missionari per il Brasile.
La prima tenda missionaria fu piantata in Brasile a Mar de Espanha, il 2 gennaio 1914. Si tratt? di una prima minuscola spedizione. Dal porto di Genova partirono Don Carlo Dondero, il religioso fratello Carlo German?, e il signor Giulio, un laico[18].
Ho avuto la grazia di visitare l?umile casa degli inizi a Mar de Espanha, nello stato di Minas Gerais. E? conservata ancora quasi come ai tempi dei primi missionari e della presenza di Don Orione. Fu un primo umile inizio.
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2.????? Don Orione missionario
Non solo la Piccola Opera della Divina Provvidenza ? missionaria fin dagli inizi, ma ha avuto un Fondatore missionario. Don Orione fu missionario di impulso proprio e diede impulso missionario alla Congregazione. Fece due viaggi in America Latina, con permanenze significativamente lunghe nel tempo (4 agosto 1921 ? 4 luglio 1922) e 24 settembre 1934 - 24 agosto 1937) ed estese a Brasile, Argentina, Uruguay e Chile.
Mi fa sempre pensare il fatto che Don Orione and? in America Latina quando la Congregazione era non era ancora solida per numero e organizzazione. Era ancora in grandi necessit? e ristrettezze di personale: c?erano 16 case e poteva contare solo su 31 sacerdoti, 20 chierici, 5 eremiti e 2 fratelli coadiutori.
Dagli umili inizi missionari della nostra Congregazione si possono ricavare due indicazioni valide anche per noi oggi, a distanza di 100 anni. La prima: la missione ad gentes fa parte integrante della costituzione della Congregazione fin dagli inizi. La seconda: Don Orione non inizi? la missione perch? la Congregazione era sviluppata; mand? in missione per sviluppare la Congregazione.[19]
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GUARDANDO AL FUTURO
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??????????? ?Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi?. Le parole di Giovanni Paolo II, in Vita consacrata 110, ci richiamano al realismo del futuro.
Quali indicazioni per il futuro possiamo trarre da questa storia centenaria della missione e dell'unit? della Famiglia Orionina?
1.Dobbiamo riconoscere che l?unit? della Famiglia Orionina e la fedelt? creativa al carisma sono le condizioni essenziali per la crescita e per lo sviluppo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Essere fedeli e uniti ? quanto possiamo mettere noi; il resto ? ?opera di Dio?.
2. Possiamo avere la certezza che il Carisma non verr? meno, perch? ? germoglio del Vangelo e della vita Chiesa. Per? dobbiamo avere presente che la Congregazione non verr? meno solo se non verr? meno l'unit? e la fedelt? al carisma che le d? vita. ? una grande responsabilit?.
3. Dalla storia missionaria di questi 100 anni raccogliamo la convinzione che la missione fa crescere e conserva in buona salute la Congregazione e i singoli suoi membri. Dove ? calato o sta calando lo slancio missionario, singole opere o intere Province entrano in un processo di introversione e di inedia. Per la nostra Congregazione, lo slancio missionario ad gentes e lo zelo apostolico ?fuori di sacrestia? sono la condizione di vitalit?. Il fuoco si conserva diffondendolo, anche quello spirituale, vocazionale, carismatico.
?Andate alle frontiere esistenziali con coraggio? ci ha esortati l?allora card. Bergoglio nel 2009. ?Dio vi vuole callejeros, nella strada. San Pio X invi? Don Orione fuori Porta San Giovanni, nella strada, non nella sacrestia. Una Congregazione che si guarda allo specchio finisce nel narcisismo e termina con l?essere essere senza capacit? attrattiva, senza sogno. Una Congregazione che si chiude nelle sue ?cosette? finisce come tutte le ?cosette? chiuse, buttate via, con odore di muffa, inservibile, inferma. La strada pi? sicura verso l'infermit? spirituale e vivere chiusi in ?cosette? piccole. Una Congregazione che esce nella strada corre il pericolo, il pericolo di ogni persona che esce in strada, di incidentarsi. Chiedete a Dio mille volte la grazia di essere una Congregazione incidentata e non una Congregazione inferma?.[20]
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[1] La Chiesa, intervenendo con la sua approvazione, ha messo come il sigillo che all?origine dell? ?opera? ? riconoscibile l?intervento del Signore e che la missione di cui l?istituto si ? fatto carico viene da Dio.
[2] Va sempre ricordato che il carisma orionino non ? semplicemente ministeriale (per un ministero particolare nella Chiesa) ma eminentemente cristologico - evangelico, cio? ?qualcosa di nuovo? per una specifica attualizzazione della sequela di Cristo, sia come via di santificazione che come via di missione.
[3] Si vedano: Don Orione e il Novecento (Atti del Convegno di Studi, Roma 1-3 marzo 2002, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003) i contributi di G. Canestri, Don Orione incontra l?Italia, 99-114; A. S. Bogaz, Don Orione incontra il Brasile, 115-140; E. Giustozzi, Don Orione in Argentina, 143-160; A. Weiss, Don Orione incontra la Polonia, 161-178; R. Simionato, Ragioni e atteggiamenti dell?abbraccio dei popoli, 179-198.
[4] Lettera del 20 agosto 1920; Lettere I, 248.
[5] p.188.
[6] Scritti 75, 242.
[7] Cfr la Circolare Per un presente che abbia futuro. L?inculturazione del carisma in una Congregazione che cambia: Atti e comunicazioni 2011, n.236, p.223-238.
[8] Piano e programma?, cit., Lettere I, 18.
[9] Nelle Prime Costituzioni manoscritte del 1904, al n.7, ? detto che tali laici ?si tenessero come Figli adottivi? e si chiamassero Ascritti all?Istituto, ossia Terziari?. ?
[10] Cfr F. Peloso, Alcune questioni sulle origini della Piccola Opera della Divina Provvidenza, ?Messaggi di Don Orione?, 35(2003)? n.110, p.39-61.
[11] Don Orione present? pi? volte le Piccole Suore Missionarie della Carit? come ?nostre suore?, ?parte? e ?ramo? evidentemente non dei Figli della Divina Provvidenza ma della Piccola Opera della Divina Provvidenza; ?fine delle Suore ? lo stesso nostro?. Rimando per l?approfondimento all?articolo gi? citato Alcune questioni sulle origini della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
[12] Cfr. Costituzioni manoscritte del 1904, n.7; Costituzioni a stampa del 1912, n.11.
[13] Scritti 69, 320.
[14] Scritti 45, 60.
[15] Salp? da Genova il 14 settembre sera, a bordo della nave ?Persia?. ?Ci siamo imbarcati a Genova per Siracusa. Dormivamo sul cordame, fuori, alla luce delle stelle, fermandoci a Livorno, a Napoli, a Messina? (Annali II, 374).
[16] Questa ? la interpretazione data da Don Orione: ?Allora (da Don Bosco) non si sognava che mari da solcare e anime da salvare? Ora finalmente i mari sono venuti e un Angelo (Mons. Blandini) mi chiama a salvare anime nel nome del Signore!?. Al suo Vescovo di Tortona scrive: ??Vado a cercare le anime da portare al Cuore di Ges??. DOPO II, 372-373.
[17] Sui passi di Don Orione, p.215.
[18] Don Carlo Dondero nacque a Genova il 5 novembre 1884 direttore al Convitto San Romolo di Sanremo. Fratel Carlo German? era orfano della Calabria. Il Sig. Giulio era uomo di fiducia proveniente da Convitto San Romolo, come Don Dondero. Il 6 giugno del 1914, part? per Mar de Espanha anche Don Angelo de Paoli, nato a Pavia, l?11 agosto 1885.
[19] Per una sintetica descrizione degli sviluppi della Congregazione nel mondo rimando alla lettera circolare Fino agli estremi confini della terra. ?L?impegno missionario della Famiglia Orionina. in ?Atti e comunicazioni? 2005, n.218, p.243-271.
[20] Il messaggio del Card. Bergoglio ? pubblicato in ?Atti e comunicazioni?, 2013, n.67, p.103-105.