Meditazione tenuta a Fatima, 5 maggio 2023.
Non una devozione eccentrica ma concentrica in Cristo
Meditazione di Don Flavio Peloso a Fatima, 5 maggio 2023.
Nel 1924, Don Orione si trovava nella sala consigliare del Comune di Novi Ligure. Mentre stava per sottoscrivere il documento di acquisto del Collegio San Giorgio, si fermò un momento e disse: “Sono un povero prete, sono uno straccio di Dio. Prima di fare la firma, permettete che io invochi la Madonna”. Tutti si fermarono in silenzio. Recitata a mezza voce e con devozione l’Ave Maria, Don Orione disse: “Ora sì, va bene. Ora firmo più contento”. [1]
Questo episodio di ordinaria quotidianità ci fa comprendere come la vita di Don Orione era permeata di confidente devozione alla Madonna, da lui definita “il profumo della pietà cristiana”.
Devozione, una parola seria
Per noi, gente della cultura della soggettività e dell’individualismo, risulta difficile ogni forma di devozione, un termine che sa di romantico, cavalleresco, superato.
Intendiamoci: devozione è una parola seria e significa sostanzialmente amore (de-voveo, donare, donarsi, votarsi). Una persona senza devozione è una persona mancata, mancata nelle relazioni e, dunque, in umanità.
“Vivo per lei” (per la musica) dice una canzone resa celebre da Giorgia e da Andrea Boccelli. La devozione è estroversione: per la persona amata, per i figli, per il lavoro, per Dio. La devozione fa lievitare il nostro io, sviluppa i talenti, consolida la personalità. Rende felici. Dimmi per chi vivi e ti dirò chi sei. La devozione è un fattore di grandezza umana, civile e religiosa.
Vuoi sapere se sei cristiano e quanto sei cristiano? Guarda con quanta devozione vivi per Dio, cioè quanto devolvi della tua vita per amore suo.
La devozione è il prolungamento cosciente e libero della consacrazione battesimale. Devozione è sapersi di Dio e, pertanto, vivere per Dio. Tutto nella vita cristiana prende vita e valore dalla devozione; preghiere, atti di culto, impegno morale, ecc. fino ai gesti più semplici e di sentimento sono manifestazioni dell’unica “devozione a Dio”.
La consacrazione religiosa è devozione a Dio; si pone su questa linea di rafforzamento e continuità della devozione.
Tante volte Don Orione ricordò la sua vestizione entrando nel seminario di Tortona, il 16 ottobre 1889. Ad ogni vestizione dei suoi chierici immancabilmente raccomandava “Voi, per poter perseverare nei vostri santi propositi, dovete invocare la Vergine. Quando io ricevetti il santo abito, in Seminario a Tortona, quel santo sacerdote che me lo ha indossato, mons. Ambrogio Daffra, mi fece recitare tre Ave Maria e mi disse: Diciamo tre Ave Maria affinché tu possa diventare un buon Chierico, devoto di Maria santissima. E sempre nei momenti difficili mi ricordai delle tre Ave Maria e sempre trionfai, in tanti momenti tremendi per la mia anima. Ed ora anche voi mettetevi nelle mani di Maria come suoi figlioli, affinché vi tenga sempre stretti nelle sue mani e al suo cuore di Madre; perché la Vergine, per sua bontà ed intercessione potente, vi porti tutti nel Santo Paradiso”.[2]
Un cuore con quattro stanze
La devozione alla Madonna è parte integrante della devozione a Dio. Anche “la devozione alla Madonna non è frutto solo di sentimento ma di grandissime verità teologiche, che vanno fino a toccare Dio, la Trinità Santissima, Gesù vero Dio e vero Uomo”.[3]
Questa considerazione spirituale diventa evidenza guardando alla vita e all’insegnamento di Don Orione e ai suoi “quattro amori”: Gesù, Anime, Papa, Maria. Questi quattro amori” - devozioni si trovano combinati insieme infinite volte nell’epistolario orionino e in modo assai vario.
“A Gesù, al Papa e alle Anime per la Madonna” è forse la sua formula più lineare e tipica. Il “totus tuus” della sua consacrazione a Cristo, della sua oblazione alle Anime, della sua obbedienza alla Chiesa e al Papa, si esprimeva nel “totus tuus” della sua devozione filiale a Maria, per Maria e come Maria.
Una devozione concentrica
Ma non sarà che la devozione mariana è un po’ eccentrica, cioè, ci porta fuori del centro, Cristo? Tutt’altro. La fede cristiana non è una ideologia di vita (anche!), non è una morale (anche!), non è un culto (anche!), ma è la storia della relazione di Dio con gli uomini culminata nell’incarnazione di Cristo, il Figlio di Dio, nato da Maria Vergine.
L’insegnamento della Chiesa ci dice che “nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende, in vista di lui” (MC 25). Don Orione, guardando la storia cristiana, diceva: “Iddio non volle venire a noi che per mezzo di Maria”; “La missione di Maria è quella di fondare nelle anime il Regno di Gesù Cristo”; “La Madonna ci apre la strada, cioè ci apre il cuore al vero sincero amore a Gesù. È la via. Chi trova la Madonna certamente trova anche Gesù”.[4]
L’espressione Ad Jesum per Mariam ha sintetizzato la relazione e la “relatività” di Maria nel mistero di Cristo vissuto dalla Chiesa nella sua storia bimillenaria.
La vita cristiana è vita di relazioni, come in una famiglia.
Benedetto XVI ha detto che “In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, comuni, anche se nobilissimi. Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad un’astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre”.[5]
Chiaro, no? Se la nostra vita cristiana è ridotta a qualche idea e a qualche gesto emotivo non c’è posto per la Madonna, perché lei non è un’idea o un simbolo, ma una donna vissuta realmente che fa parte della storia della salvezza, e vivente nella gloria, una madre, la Madre di Dio e Madre nostra.
“La Chiesa è una grande famiglia. Anche in questa grande famiglia c’è la mamma… è la mamma di Gesù. Tra i cristiani c’è una grande Mamma per tutti… Cosa è la religione, il cristianesimo, la nostra stessa Congregazione? È una grande famiglia. Così abbiamo tutti insieme la mamma nostra che è la Mamma di Gesù”.[6]
D’altra parte, ricordiamoci anche che “Non dobbiamo intendere la Madonna come il tipo ideale della donna perfetta, et tantum sufficit, ma dobbiamo intenderla come i Padri della Chiesa: Madre di Dio e nostra. La Madonna non è più la Madonna se non nella cornice della divinità”.[7]
La devozione a Maria dà vigore alla moralità
“Se si guarda al complesso delle nostre inclinazioni morali, mi pare, che di tre virtù, abbiamo bisogno: di umiltà, purezza e carità - osserva Don Orione -. Alla sfrenatezza dell’orgoglio il freno dell’umiltà; a quella del senso, il freno della purezza; all’egoismo lo slancio della carità. Queste virtù sono anche così umane, così sociali, che la società si regge in gran parte su quel tanto che di queste virtù c’è ancora.
Ma l’ideale della virtù, campato in aria, ci lascia freddi. Noi abbiamo bisogno di esempi, di modelli. Orbene, il bel ideale dell’umiltà, della purezza, e della carità, noi lo scopriamo in Maria, e in quei fatti che l’Evangelo con tanta sapienza ci ha tramandati”.[8]
Nelle sue catechesi mariane Don Orione sempre ricorda i fatti mariani del Vangelo, ad uno ad uno, per mostrare come Maria sia donna forte che educa a virtù forti.
L’esperienza della singolare relazione con Maria portò anche i tre pastorelli alle virtù eroiche e alla santità.[9] Nel 2017, ebbi un colloquio con il Card. José Saraiva Martins, nel centenario delle apparizioni di Fatima, e fece un’interessante osservazione a riguardo delle virtù eroiche dei pastorelli di Fatima.
“Io guardando proprio alle vicende dei pastorelli mi sono convinto che è storicamente falso affermare che i bambini non possono praticare le virtù in grado eroico. Guardiamo a quello che è capitato a Giacinta e Francesco. I massoni, che in Portogallo avevano molta influenza, si erano proposti di far credere a quei bambini che le apparizioni non erano vere ma una loro fantasia. Per convincere i due bambini Giacinta e Francesco li hanno separati da Lucia, e hanno detto loro: “Voi dovete dire che le apparizioni della Madonna sono una falsità, che è una vostra invenzione! Se voi non dite questo noi vi faremo quel che abbiamo fatto con Lucia: l’abbiamo uccisa buttandola nell’olio bollente. Se voi non dite che è una fantasia vostra farete la stessa fine!”. Risposero: “Voi potete fare quello che volete, ma non possiamo dire una bugia. Noi abbiamo visto la Madonna”. Io vorrei sapere quanti adulti avrebbero avuto quella stessa eroicità. Questa è storia. Questo è eroismo ed è giusto che porti anche i bambini alla beatificazione e poi alla canonizzazione. I pastorelli hanno preferito la verità e la morte piuttosto che dire una bugia”.[10]
Maria, quella del Vangelo
Guardiamo a Maria come a presenza viva, provvidente nella nostra vita personale e nella storia della Chiesa, come è testimoniato dalle tante apparizioni ed eventi prodigiosi lungo i secoli, molti riconosciuti dall’Autorità della Chiesa.[11] Ma pensiamo a Maria come è presentata nel Vangelo. L’Annunciazione, il Natale, Maria a Cana, Maria sotto la Croce, nel Cenacolo, a Pentecoste: qui c’è l’umanità e la divinità di Maria “umile ed alta più che creatura” (Dante), serva obbediente, donna forte, umile, pura, addolorata, generosa…
In Maria c’è il punto di confine, c’è il ponte tra umano e divino e nella devozione a lei saremo portati a vivere con equilibrio e pienezza la vita cristiana. “Ecco il nostro compito associare Maria a Gesù Cristo in ogni atto religioso per confessare la Divinità di Lui”.[12] Per questo, pellegrinaggi, feste, immagini, preghiere e tante iniziative di devozione mariana sono importanti.
“Ho letto un’espressione di uno scrittore di cose spirituali, inglese (P. Faber) il quale dice: «Gesù non è conosciuto, perché Maria è dimenticata». Grande grande verità, dolorosa verità! Chi ama la Madonna è portato necessariamente ad amare il Signore. Chi ama Maria necessariamente si orienta verso Gesù”.[13]
Quanti aggettivi, titoli e litanie della fede e dell’affetto dei cristiani verso Maria. La devozione ha portato a formare un “mosaico di devozioni alla Madonna”, di immagini e di titoli mariani, ma “è un unico amore alla Madonna sotto tanti aspetti, sotto varie forme, usate dal popolo e che piacciono al popolo”.[14]
Don Orione, anima mariana, precisa: “Noi la onoriamo e invochiamo particolarmente sotto questo titolo: la Mater Dei. Perché la Mater Dei è la base, la ragione di tutta la sua grandezza”. [15] È il nostro credo mariano. “Noi abbiamo scelto il più bel titolo che onora la Madonna. Noi veniamo ad affermare tutti i dogmi in questo titolo”.[16] “Non è quello della ‘Mater Dei’ un titolo aggettivale, pleonastico, esplicativo: è, al contrario, l’essenziale della grandezza della Madonna. È il nostro credo mariano”.[17]
La Madonna di Fatima
Nel 1917, la Madonna apparve nella Cova d’Iria, a Fatima, in Portogallo, a tre pastorelli - Lucia, Francesco e Giacinta - per sette volte, lasciando loro un messaggio per tutta l’umanità. Molti altri eventi prodigiosi sono correlati alle apparizioni.
Il messaggio di Fatima va in controtendenza rispetto ad un concetto della misericordia di Dio che avvalla il disimpegno dell’uomo. “Da quel luogo – come disse Benedetto XVI – è stato lanciato un segnale severo che va contro la faciloneria imperante, un richiamo alla serietà della vita e della storia, ai pericoli che incombono sull’umanità. È quanto Gesù stesso ricorda assai spesso, non temendo di dire: ‘Se non vi convertirete, tutti perirete’ (Lc 13, 3). La conversione – e Fatima lo ricorda in pieno – è un’esigenza perenne della vita cristiana. Dovremmo già saperlo da tutta la Scrittura”.[18]
Dalla Madonna di Fatima è venuto sostanzialmente un messaggio di speranza, una conferma nella fede per quanti devono “passare attraverso la grande tribolazione” (Mt 24, 21; At 14, 22; Ap 7,14), sicuri che – come è detto nella frase decisiva raccolta dai bambini di Fatima, «Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà… un tempo di pace sarà dato al mondo».
“Siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca – ha osservato Benedetto XVI -, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.[19]
Insomma: battaglia incerta, esito certo e vittorioso.
L’oggetto primario e comune di ogni “apparizione” della Madonna, di qualunque tempo e in qualunque luogo, è quello di mostrare il Cielo aperto per suscitare e confermare la fede in Dio, nella sua Provvidenza che guida la storia, e nella salvezza eterna. In particolare, con la visione profetica del “terzo segreto” (“il Vescovo vestito di bianco… in ginocchio ai piedi della grande Croce, cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco”)[20] la Madonna ha attualizzato l’assicurazione fatta da Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. E le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16, 18).
San Luigi Orione conosceva le apparizioni di Fatima perché, già nel 1930, la Chiesa le dichiarò “degne di fede” e autorizzò il culto della Madonna di Fatima.
Egli espresse la sua devozione soprattutto nel promuovere l’edificazione del Santuario della Madonna di Fatima a Rio de Janeiro. Lo decise durante la sua permanenza in America Latina nel 1934-1937 e incaricò per la realizzazione Don Angelo De Paoli che liberò da altri impegni “poiché dovendo egli attendere al forte impegno della costruzione del Santuario alla Madonna di Fatima, sarebbe troppo gravato di lavoro e di responsabilità; tanto più che dovrà raccogliere i fondi necessari e pubblicare un altro Bollettino: La Madonna di Fatima”.[21] Quel santuario fu pensato e realizzato con criteri larghi, in stile neo-gotico. Si fecero venire i corpi di due martiri delle persecuzioni romane - le sante Igea e Rufina – volendo collegare in questo modo la prima evangelizzazione, in epoca romana, con la nuova evangelizzazione dei popoli di America Latina. Il bel Santuario dedicato a “Nossa Senhora de Fatima” fu inaugurato nel 1956.
Successivamente, in Congregazione, la devozione alla Madonna di Fatima ha portato a titolare a “Nossa Senhora de Fatima” alcune Case e le Parrocchie in varie nazioni e la Provincia religiosa presente con le comunità del Centro-Nord del Brasile.
Don Orione non fece molti riferimenti alla Madonna di Fatima, ma la cita più volte tra le apparizioni e i luoghi mariani. Dei messaggi della Madonna a Fatima, egli riprese soprattutto l’assicurazione della vittoria della fede e della Chiesa proprio nei momenti di grande tribolazione.
Il 2 settembre 1939, giorno successivo all’inizio della seconda Guerra mondiale, Don Orione parlò ai confratelli dicendo: “Sempre la Madonna fu invocata dai popoli e sempre accorse… Quando sembrava che tutto fosse perduto e che il demonio con i suoi satelliti avessero la vittoria, c’è stato invece il trionfo di Dio, della religione, dei buoni attraverso lo speciale intervento di Maria. Anche nel campo delle battaglie morali, basta pensare a Lourdes e a Fatima: la Madonna interviene e chiama a Dio le anime”.[22]
[1] L’acquisto del San Giorgio costituì un grave impegno per Don Orione e trovò ostilità tra i membri anticlericali del consiglio comunale. Del fatto diede testimonianza il sindaco Armando Porta, presente alla firma San Giorgio. Numero unico. 1940, p.87. Cfr Testimonianza di Suor Maria Rosaria Baiardi, Summarium 456; Scritti 45, 209; DOLM 782-783.
[2] Parola del 28 agosto 1938; IX, 363.
[3] Parola del 9 febbraio 1931; IV, 401.
[4] Parola del 20 agosto 1928; III, 162.
[5] Benedetto XVI in Rapporto sulla fede, Paoline 1985, p.105.
[6] Parola del 12 Settembre 1926; III, 102.
[7] Parola del 24 luglio 1924, a Campocroce; Riunioni 60.
[8] Da Buenos Aires, 1936; Scritti 53, 261.
[9] Francesco e Giacinta Marto furono proclamati santi il 13 maggio 2017; di Lucia dos Santos, morta nel 2005, è in corso la causa di canonizzazione,
[10] Fatima, una luce per il mondo, “Don Orione oggi” 2017, maggio, p.10-11.
[11] René Laurentin, nel suo monumentale Dizionario delle apparizioni della Beata Vergine Maria, ha raccolto oltre duemila interventi straordinari della Madonna dagli inizi del cristianesimo a oggi. Tra questi spiccano le quindici apparizioni che hanno avuto un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. Vale la pena di elencarle: Laus (Francia) 1664-1718; Roma 1842, ad Alfonso Ratisbonne; La Salette (Francia) 1846; Lourdes (Francia) 1858; Champion (USA) 1859; Pontmain (Francia) 1871; Gietrzwald (Polonia) 1877; Knock (Irlanda) 1879; Fatima (Portogallo) 1917; Beauraing (Belgio) 1932; Banneux (Belgio) 1933; Amsterdam (Olanda) 1945-1959; Akita (Giappone) 1973-1981; Betania (Venezuela) 1976-1988; Kibeho (Ruanda) 1981-1986.
[12] Discorso a Campocroce, luglio 1924; Riunioni 62.
[13] Parola del 31 agosto 1931; IV, 460b.
[14] Parola del 17 aprile 1938; VIII, 244-245.
[15] Parola del 25 marzo 1939; X, 129.
[16] Parola del 30 luglio 1928; III, 152.
[17] Parola del 25 marzo 1939; X, 129.
[18] Benedetto XVI in Rapporto sulla fede, Paoline 1985, p.111.
[19] Intervista al ritorno da Fatima, 1 maggio 2010.
[20] Il testo del “terzo segreto” e la documentazione circa sua interpretazione e valutazione storica e teologica sono stati resi pubblici dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e sono presenti nel sito vatican.va.
[21] Lettera di Don Orione del 15 luglio 1935; Scritti 119, 13.
[22] Parola del 2 settembre 1939; XI, 108b.