Collegio San Giorgio di Novi Ligure

Appunti della storia del Collegio San Giorgio dell'ultimo secolo.

STORIA ORIONINA DEL COLLEGIO SAN GIORGIO DI NOVI LIGURE


            Don Flavio Peloso

 

Il Collegio San Giorgio venne fondato dai Padri Somaschi l’8 febbraio del 1655, festa di San Girolamo Emiliani. Quando quei religiosi si ritirarono, alla fine dell’ ‘800, il grande edificio educativo fu chiuso per 25 anni.

La storia recente dell’Istituto di piazza Matteotti di Novi Ligure cominciò quando Don Luigi Orione acquisì l’immobile, abbandonato e ormai fatiscente, per aprirvi una scuola per ragionieri e geometri.[1]

Nel maggio 1924, il Consiglio comunale cittadino chiese a Don Orione di rilevare la struttura, ormai inutilizzata da anni. La quota stabilita per l'acquisto ammontava a 320mila lire, cifra elevata per l'epoca e che don Orione non possedeva. Ma egli contava sull’aiuto della Divina Provvidenza.

E infatti, come in tutte le storie che mescolano umano e divino, al momento della firma decisiva, la nobildonna Anna Ricolfi Doria Mosca, contattò Don Orione e gli consegnò, provvidenzialmente,quasi tutta la somma necessaria per acquistare il Collegio.

Don Orione, il 1° maggio 1924, nella sala del Consiglio Comunale, firmò l’atto di acquisto[2] dell’importante Collegio di Novi, “dalle linee severe e grandiose, dagli ambienti capaci per scuole, studi e dormitori”.[3] Il sindaco stesso, l’avv. Armando Porta, ricordò che, in quel momento solenne, Don Orione si alzò, chiese venia e disse “Sono un povero prete, sono uno straccio di Dio; nulla so fare senza il suo aiuto. Permettete che invochi la Madonna, la Lacrimosa. Invochiamola insieme, prima di firmare, la vostra Patrona: i vostri vecchi le misero in mano le chiavi, le chiavi d'argento della vostra città”.[4]

E così dicendo si alzò e, sotto gli occhi di tutti, fece il segno della croce. I presenti, suggestionati, si alzarono e si segnarono. Poi, buttandosi in ginocchio e reclinando il capo sull'avambraccio destro appoggiato al tavolo, Don Orione intonò l'Ave Maria, cui qualcuno si unì. “Ecco, così va bene, ora sì che firmo sicuro”.[5]


Don Orione iniziò quel Collegio con due chierici: Gaetano Piccinini e Antonio Melomo, poi eccellenti sacerdoti, professori e presidi del San Giorgio. “L’inizio della scuola e del Convitto in quell’anno 1924-1925 – ricordava don Melomo - avvenne alla chetichella e cioè se ne accorsero soltanto le famiglie direttamente interessate”. Dopo pochi mesi giunsero anche i decreti di autorizzazione.

Il Collegio, sulla linea del metodo educativo cristiano-paterno di Don Orione, cominciò a “a formare dei buoni figli di famiglia, dei cittadini probi e onesti, istruiti, che prepareranno alla nuova Italia giorni pieni di vita religiosa, un avvenire sempre più promettente di prosperità, di potenza e di gloria”.[6]Se i novesi mi seguiranno il collegio San Giorgio, in pochi anni sarà tra i primi Collegi della Liguria, e non sarà che il primo passo, perché poi passeremo ai figli del popolo e alle scuole industriali”.[7]


Con la Riforma Gentile del 1923 fu riordinato l’insegnamento pubblico in Italia e tra i punti fondamentali fu la distinzione tra istituti scolastici statali, privati e parificati. Don Orione con il preside don Gaetano Piccinini si interessarono per ottenere la “parificazione” del San Giorgio. C’è una lettera del 10 giugno 1930, “Riservatissima” di Don Orione a don Piccinini che rivela tutta la loro passione e intraprendenza.

“Ci siamo battuti col ministero sino a ieri sera: se ne interessarono pure Federzoni,[8] Sua Eccellenza Gasperini,[9] presidente Corte dei Conti, fratel Alessandrini[10] e altri.
L'essere noi non gesuiti e più poveri, e il lavorare non per giovani che pagano migliaia di lire al mese, non deve essere motivo per trattarci con diversità di bilancia. Certi criteri di disparità col fascismo devono essere superati.
Nessuno ha fatto e fa i sacrifici che ho fatto io: ho acquistato gli stabili, che in parte devo ancora pagare, e ho aperto due istituti,[11] per secondare la riforma Gentile; e li ho aperti a maschi e a fanciulle, e li ho dati a due città le quali perdevano le tecniche, e alle quali furono tolte le sotto prefetture, i tribunali etc.
Non ho mai chiesto nulla al governo, e sono andato incontro al bisogno di due città che, per la plaga in cui sono, non bisognava trascurare. Avrebbe dovuto aprirlo il governo codesto istituto tecnico di Novi e pagare lui, lo abbiamo sollevato, e ci tratta peggio dei liberali e demo-massoni.
Qui non c'è che andare da Mussolini, e vedere di tentare di avere giustizia da lui. Perché due pesi e due misure?”.
[12]


Lo status di Istituto Parificato fu poi ottenuto. Da quel momento in poi, il San Giorgio diventò un punto di riferimento per tanti giovani studenti di Novi e del vasto territorio: ragionieri, geometri, periti, il magistrale e la scuola media. Fu un tempio dello studio, formò generazioni di giovani che non hanno mai dimenticato sacerdoti, professori, compagni e l’antico Collegio.

Si tradusse in realtà quanto scritto nel Bollettino “San Giorgio” del 1933: “Noi ci proponiamo di crescere all'Italia che va risorgendo giovani beni addestrati alle professioni e agli uffici civili, consci dei doveri che la famiglia la patria impongono Modesti e virili, credenti e operosi per la fedeltà a San Giorgio, patrono di Genova e nostro, ci fa obbligo di educarli ‘prodi generosi e leali’ secondo la legge dell'antica cavalleria, che uno spirito meschinamente utilitario aveva messa in tacere per alcuni secoli. Ma ora essa risuscita, insieme con la fede religiosa, con senso del dovere e del sacrificio”.[13]

Un ulteriore ed efficace iniziativa educativa, per tutto il territorio e oltre, fu la pubblicazione del Bollettino “San Giorgio” a partire dal 1931. Il mensile, oltre alle cronache di vita, pubblicò articoli di ampio respiro pedagogico, culturale, sociale e religioso con il contributo di scrittori di grande valore come don Brizio Casciola, don Benedetto Galbiati, Padre Stefano Ignudi, don Antonio Melomo, don Gaetano Piccinini, Mario Del Giudice, Ettore e Marco De Marchi, Dino Provenzal, Nino Salvaneschi, Serafino Cavazza.

L’avvio fu molto promettente, favorito dall’atteggiamento dello Stato fascista che aveva un approccio tattico positivo verso il mondo cattolico, culminato nella Conciliazione tra Stato e Chiesa del 1929. Pio XI, nel medesimo anno, precisò con l’Enciclica “Divini illius magistri” i fondamenti dell’educazione cattolica e affermò il protagonismo centrale della famiglia, negando apertamente la pretesa dello Stato di imporre una propria ideologia.


Si susseguirono decenni di grande fervore educativo, di militanza sociale e religiosa che permearono dei valori cristiani ed orionini la classe media della società del basso Piemonte. Alla direzione del San Giorgio si susseguirono religiosi: don Gaetano Piccinini, don Teresio Pagella, don Francesco Di Pietro, don Carlo Nicola, don Antonio Melomo, don Giuseppe Zambarbieri, don Ignazio Terzi, don Ignazio Cavarretta, don Antonio Lanza, don Nino Zanichelli, don Carlo Tacca, don Francesco Melli, don Erasmo Magarotto, don Dorino Zordan.

Furono tante le attività che si aggiunsero a integrare la vita scolastica del San Giorgio come ad esempio la Banda musicale, le rappresentazioni teatrali, la formazione cristiana e il coinvolgimento di allievi e famiglie nelle iniziative di solidarietà alle tante e diverse emergenze provocate dalla seconda guerra mondiale. Molto benemerita fu l’azione promossa dal preside don Carlo Nicola nelle zone alluvionate del Polesine, nel novembre 1951. Coinvolse gli allievi del San Giorgio, organizzò ripetuti viaggi da Copparo di Ferrara a Novi Ligure riuscendo a salvare molte persone e a sistemare intere famiglie di sfollati presso le famiglie di Novi.[14]

L’Associazione degli Ex Allievi contribuì molto ad allargare il numero e a prolungare nel tempo la formazione e l’impegno degli “Ex allievi come apostoli”, come esortava Don Orione, perché “Noi sentiamo che di amore di Dio e degli uomini e di pace ha sete e fame questa cara Patria nostra, e vogliamo colla fede e col lavoro servire sino al sacrificio il nostro Paese e la Chiesa di Cristo, ed essere apostoli di carità degli umili e artefici di un divenire più glorioso del nostro Paese”.[15]


Il San Giorgio navigò nel tempo affrontando le diverse temperie di pensiero e di costumi legate all’epoca della ricostruzione postbellica, del rinnovamento del Concilio Vaticano II e dei movimenti del ’68; molto risentì del secolarismo e della apostasia religiosa di massa sempre più diffusi dagli anni ‘80.

Al valico del 2000 fu il calo delle nascite e, pertanto, degli allievi, a mettere in crisi l’esistenza di quella Scuola. Alle già precarie condizioni economiche, poi, si aggiunsero anche le gravi lesioni provocate dal terremoto del 2003. Il Collegio San Giorgio dovette chiudere le attività scolastiche nel 2006 con il conseguente ritiro della comunità religiosa dell’Opera Don Orione.

Le ragioni del ritiro furono insite nella storia e nelle mutate condizioni del servizio educativo-scolastico in Italia e nel territorio in particolare. Ma l'immenso bene fatto al San Giorgio è nelle mani di Dio e nella vita di tante persone e famiglie della vasta zona da cui provenivano gli alunni. Il bene fatto è sempre ben fatto. Non viene cancellato perché il vento del tempo volta la pagina. Vale quanto è scritto sulla vecchia meridiana posta sulla facciata di mattoni del San Giorgio: “Transit umbra, lux permanet”.

Pensando ai tanti Ex allievi del San Giorgio e alle famiglie del territorio, Don Orione ancora dice: “Cari Ex allievi, io non vi dimenticherò mai, mai: prego e pregherò sempre per Voi. La fede sarà sempre il vostro più grande conforto. Siate sempre buoni cristiani, non arrossite del Vangelo: siate sempre franchi e leali in tutto. Abbiate il coraggio della vostra cristiana educazione”.[16]

 


[1] Molte notizie in Gruppo Studi Orionini, La nostra vita è milizia. Sacerdoti ed educatori nelle pagine del periodico “San Giorgio” di Novi Ligure (1930–1960), Tortona, 2008. Aggiornamenti sulle tappe di vita del Collegio: Cavazza Serafino, Compie cinquant’anni il “San Giorgio” orionino, “Don Orione”, maggio 1974, 8–9.12; Magarotto Erasmo, Il Collegio San Giorgio compie 70 anni, “Don Orione Oggi”, dicembre 1995, 23; Marchi Giovanni, 75° anniversario del Collegio San Giorgio, “Don Orione Oggi”, giugno 1999, 26–27; Busi Michele, Don Brizio Casciola collaboratore del “San Giorgio”, “Messaggi di Don Orione 39 (2007), n. 124, 61–80.

[2] Testo in Scritti 45, 208.

[3] Scritti 53, 66.

[4] Scritti 92, 287ss. “L'Avv. Armando Porta ricordava, in una sua lettera, che aveva i collaboratori di giunta tutti un po' ostili da principio a cedere il Collegio a un prete allora non molto conosciuto ancora, per lo meno a Novi; ma che «diventarono in seguito - egli dice - entusiasti della mia iniziativa dopo essere stati letteralmente affascinati da Don Orione, come lo ero stato io prima di loro”; Giovanni Venturelli, Summarium 878.

[5] Vedi la rievocazione di Gaetano Piccinini in “San Giorgio”, XI, n.7, luglio 1941; Testimonianza di Suor Maria Rosaria Baiardi, Summarium 456; Scritti 45, 209; DOLM 782-783.

[6] Scritti 83, 228.

[7] Scritti 53, 63.

[8] Luigi Federzoni fu figura di spicco del ventennio fascista in cordiale rapporto con Don Orione; nel 1930 era tempo Presidente del Senato dopo essere stato Ministro degli Interni. Era un estimatore di Don Orione.

[9] Gino Gasperini fu Presidente della Corte dei conti da 1929 fino al 1944.

[10] Eugenio Alessandrini (1879-1956) fu religioso e educatore italiano della congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, noto per la sua attività nella Associazione Esercizi Industriali (AEI), fondatore di numerose scuole per la formazione delle insegnanti. 

[11] Si tratta dei collegi Dante di Tortona e San Giorgio di Novi Ligure aperti rispettivamente nel 1923 e 1924.

[12] Scritti 26, 197.

[13] Bollettino “San Giorgio”, III, luglio 1933.

[14] Don Carlo Nicola, prima di un nuovo ritorno nel Polesine, nel primo pomeriggio dell’11 dicembre 1951, rimase vittima di un violento scontro automobilistico a pochi chilometri da Novi. Morì di lì a poco, il 18 dicembre.

[15] Scritti 83, 34 autografo per un articolo su “Giovani a voi”, giornale degli Ex allievi.

[16] Scritti 100, 231; 117, 104.