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Messaggi Don Orione
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Autore: G. Marchi - F. Peloso

Il convegno storico che ha portato novità nello studio e nella conoscenza di Don Orione.

1. Giovanni Marchi, Don Orione e il Novecento.

2. Flavio Peloso, Introduzione al Convegno.

 

GIOVANNI MARCHI

DON ORIONE E IL NOVECENTO


La dimensione pubblica di Don Orione nel suo tempo


Con il convegno Don Orione e il Novecento, svoltosi alla Pontificia Università Lateranense nei giorni 1-3 marzo 2002, e con la contemporanea uscita del libro Don Orione negli anni del modernismo di Michele Busi, Roberto de Mattei, Antonio Lanza, Flavio Peloso (Jaka Book, Milano 2002), ha cominciato a emergere nella sua vera luce la dimensione pubblica del Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza nella sua molteplice attività ecclesiale, sociale, politica, culturale, sempre chino sulle necessità degli umili, dei terremotati, degli orfani, e nello stesso tempo presente con il cuore e con la mente nel campo delle idee, dei problemi, vicino agli studiosi, agl’intellettuali, agli scrittori presso cui la sua opera interveniva in linea con la convinzione che «la prima opera di giustizia è dare Cristo al popolo» e con la lezione appresa dal papa della sua giovinezza, Leone XIII, che gli aveva insegnato che “la Carità, e solo la Carità, potrà salvare il mondo”.

Si è pensato di svolgere un convegno sul ruolo pubblico svolto da Don Orione nel suo tempo, come ha ben spiegato Don Flavio Peloso, avendo osservato che la dimensione meno conosciuta del beato Luigi Orione era sorprendentemente proprio quella pubblica, nelle sue relazioni e iniziative in ambito sociale ed ecclesiale, e che valeva la pena scandagliare, riflettere e documentarsi sulle tante azioni e relazioni di rilevanza storica, sociale ed ecclesiale, in cui Don Orione era intervenuto, molte volte come protagonista.

Roberto de Mattei ha trattato degli anni del modernismo, in cui Don Orione si trovò sulla linea di rigore e di condanna del Papa Pio X, al quale si era accostato per mezzo dell’amicizia col maestro Lorenzo Perosi quand’era patriarca a Venezia, e poi sempre più vicino per l’identità di programma, dichiarata nell’espressione paolina “Instaurare omnia in Christo”, assunta nello stemma dal pontefice e già scelta da Don Orione come motto della Piccola Opera e infine per gli stretti rapporti con la Santa Sede, quando sarà nominato dal Papa vicario della diocesi di Messina.

Annibale Zambarbieri ha proposto un’altra frase paolina, “Veritatem facientes in caritate”, a cui Don Orione s’ispirò, come risulta da una sua lettera al cardinal Merry del Val del 14 luglio 1914: «Se nei modi cerco di usare prudenza e carità, ciò non faccio mai a scapito dei principi e, in fatto di dottrina, di disciplina, di Chiesa, di obbedienza e di unione in tutto col Papa, mi son sempre gloriato e mi glorio di essere un intransigente.»
Dall’altro versante della carità, si può citare la splendida testimonianza che su di lui lasciò scritto Tommaso Gallarati Scotti: «C'era in Don Orione una comprensione umana per cui quelli che erano compresi, si sentivano avvicinati a lui e, attraverso lui, a quello che c'è di divino in ciascuno. Don Orione sentiva questo bisogno di conciliazione, ma di conciliare non nella confusione, come avrebbero voluto altri, bensì in una distinzione amorevole, in un calore di amore e di fervida coscienza che è, in fin dei conti, tutto quello che è veramente buono e tutto quello che ha un riflesso di Dio.»

Pietro Borzomati ha trattato del rapporto con i fondatori di alcuni istituti di vita consacrata a cui Don Orione offre, senza mai interferire sulle scelte, ogni aiuto, come Don Guanella, Madre Michel, il canonico Di Francia, San Giovanni Calabria; e della sua capacità di confrontarsi con personaggi verso cui esercitare iniziative, che chiama, di “carità culturale”, come Ignazio Silone, Don Clemente Rebora e Jacques Maritain, favorendo a quest’ultimo il viaggio e la testimonianza di in Argentina.

Il direttore generale Don Don Roberto Simionato ha spiegato le ragioni e gli atteggiamenti di Don Orione nell’abbraccio ai popoli, riuscendo a entrare in dialogo con tanta gente e con le attese della sua epoca, aprendosi subito alle complesse realtà del suo tempo, con freschezza d’intuito e di progetto e con il proposito di essere sempre alla testa dei tempi.
L’incontro con l’Italia, nelle sue varie città, si è avuta con un’appasionata relazione del cardinal Giovanni Canestri, quello con il Brasile con Don Antonio S. Bogaz, professore di Liturgia a Sao Paulo, quello con l’Argentina con Don Enzo Giustozzi, professore di Sacra Scrittura a Buenos Aires, quello con la Polonia con Don Anzelm Weiss. professore di storia della Chiesa all’Università di Lublino.

Per i rapporti con le persone di cultura ha parlato Giovanni Casoli, proponendo la figura di Don Orione come esemplare non solo in se stessa e nei suoi scritti, ma in quanto modello e traccia di un cristianesimo evangelicamente inquieto e alla ricerca sempre della carità-verità, incarnata nel rapporto personale, sia con il giovane Ignazio Silone, che con Tommaso Scotti o con Don Giuseppe De Luca.
Per i rapporti con la politica ha indagato Giovanni Marchi, sottolineando come Don Orione, ancora giovane sacerdote, avesse sentito fortemente l’importanza della collaborazione dei laici, avendo come guida il suo vescovo mons. Bandi, entusiasta assertore della vocazione laicale, che riassunse in due slogan, che Don Orione fece subito propri: «Preti fuori di sacrestia» e «Laicato in sacrestia».
Don Orione intervenne nei momenti più importanti della storia d’Italia, sacrificandosi di persona durante i terremoti devastanti di Reggio Calabria e Messina e della Marsica, e negli anni della grande guerra, e impegnandosi durante il Fascismo per sanare il dissidio tra la Chiesa e l’Italia con il Concordato.
Fin dall’inizio aveva pensato di creare una Compagnia del Papa che fosse pronta a seguire tutte le direttive del Pontefice in ogni circostanza. Don De Luca a ragione individuò l’ispirazione profonda di Don Orione nella certezza che «stare col Papa è la più rapida ed effettiva maniera di star con Cristo» e questa convinzione teologica si era espressa all’inizio anche in proclamato atteggiamento politico.
Il giovane Orione crebbe schierato del tutto con il Papa, secondo l’insegnamento di Don Bosco per il quale era norma la famosa frase: «La nostra politica è quella del Padre nostro», che significava non tanto chiudersi in chiesa, quanto cercare di vivere in mezzo alla società per attuare quello che chiediamo nella preghiera insegnataci da Gesù: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. Una maniera esigente, come si vede, di vivere l’impegno cristiano, con Don Orione pienamente d’accordo con padre Lacordaire, per cui «Il cristiano è un uomo a cui Gesù Cristo ha affidato altri uomini» e col pensiero di Henry Bergson che, in ambito più specificamente sociale, spiegava: «Lo spirito della Chiesa le proibisce ogni rifiuto di esperienza a servizio dell’uomo.»

Roberta Fossati ha presentato alcune donne, entrate nel suo campo di apostolato, a cominciare dalla contessa Gabriella Spalletti, la prima con cui Don Orione si trovò a collaborare a Messina, ch’era stata nominata dal Governo presidente del Patronato Regina Elena, e contro la quale aveva ricevuto un particolare invito dal Papa: “Ti farai due volte il segno della croce, e poi vai dalla Spalletti e vedi di portarle via tutti gli orfani.” Ma fu la contessa stessa, impressionata dalla sua personalità, ad affidargli il sottocomitato di Messina, che Don Orione guidò per tre anni con tanta dedizione, da avere in mano la sorte di tutti gli orfani.
L’elenco delle “buone Signore”, che lo aiutarono nel fare il bene e nel riceverne, proseguì con la figlia del generale Cadorna, con la figlia dell’on. Giovanni Giolitti e con altre, dal cognome prestigioso, per terminare con un nome regale, quello della Regina Elena di Savoia. A Messina conobbe e apprezzò Gina Tincani, fondatrice delle Missionarie della Scuola, e la sorella Bice, responsabili della formazione catechistica degli orfani.
Nel travagliato dopoguerra Don Orione si aprì alle istanze del cattolicesimo sociale e del lavoro femminile con uno scritto sul femminismo e il noto “proclama alle lavoratrici delle risaie”, fu in contatto con grandi personalità che s’imposero col pensiero e le loro opere in campo pedagogico e sociale, come Adele Costa-Gnocchi, Adelaide Coari, Sorella Maria di Campello, Teresita Friedmann-Coduri e Ada Negri, oltre al numeroso stuolo di benefattrici e beneficate, tra cui Angela Solari Queirolo e Maria Gambaro.

Per Angelo Bianchi il campo d’indagine è quello dell’educazione in cui Don Orione si è impegnato fin da giovanissimo fondatore: su questa via egli seppe orientare l’impegno pastorale ed educativo della sua Opera verso i nuovi bisogni della Chiesa e della società in un tempo particolarmente carico di tensioni, ispirandosi ai suoi maestri, Don Bosco, di cui ebbe esperienza diretta e vivissima, e Antonio Rosmini, senza trascurare gli apporti nuovi dell’educazione scolastica ricevuti per mezzo dell’interessante epistolario con Adelaide Coari e con Adele Costa Gnocchi, educatrice e studiosa tra le più vicine a Maria Montessori.

Dopo il convegno storico alla Pontificia Università Lateranense, concluso con una tavola rotonda presieduta dal prof. Cosimo Semeraro dell’Università Salesiana di Roma, si è svolta, dal 4 al 5 marzo, al Centro Don Orione di Monte Mario la riunione internazionale dei Gruppi Studi Orionini , ai quali il Direttore generale Don Simionato ha indicato le proprie finalità e i compiti, che sono: 1) familiarizzare con storia e fonti orionine, 2) curare la qualità scientifica dello studio, 3) dialogare con le situazioni attuali di società, Chiesa e famiglia orionina, 4) offrire un servizio qualificato all’interno della congregazione e all’esterno, nel mondo ecclesiale e sociale, mediante la comunicazione scientifica e popolare.
Tra le iniziative comuni in programma di particolare interesse è la informatizzazione dei 118 volumi di scritti di Don Orione (di 30.000 pagine), che sarà presto resa disponibile su computer, e la compilazione di un Dizionario dei nomi e dei luoghi orionini, per proseguire nella mediazione tra memoria e profezia, che è lo scopo precipuo dei Gruppi Studi Orionini, come ha precisato il responsabile consigliere generale Fratel Jorge Silanes, e che si deve attuare capillarmente in ogni casa e in tutte le Province della Piccola Opera della Divina Provvidenza, con il rinnovato interesse documentario e storico sulle origini e sugli sviluppi delle varie istituzioni nel mondo.

 

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DON ORIONE E IL NOVECENTO
1 – 3 marzo 2002
Pontificia Università Lateranense – ROMA




IDENTITA’ E SCOPO DEL CONVEGNO

Flavio Peloso

Da qualche tempo, stanno emergendo sempre più il rilievo sociale ed ecclesiale di Don Orione, le sue tante iniziative e relazioni con fatti, problemi e persone della scena pubblica del suo tempo.
Sono aspetti poco conosciuti e da far conoscere. In questo senso, sono venute varie sollecitazioni sia di confratelli e sia di persone fuori dello stretto ambito orionino. Il Prefetto della Congregazione delle Cause dei “Santi”, S.E. José Saraiva Martins, commentava che “santi così (cioè eminenti per santità e di così grande coinvolgimento sociale ed ecclesiale) ce ne sono uno o due in un secolo”.

Per entrare nelle motivazioni, e quindi anche nello spirito e nelle finalità del Convegno “Don Orione e il Novecento”, giova partire da una osservazione: la dimensione meno conosciuta del beato Luigi Orione è, sorprendentemente, proprio quella pubblica, quella delle sue relazioni e delle iniziative nell’ambito sociale ed ecclesiale.
Mentre è piuttosto nota la sua figura di “padre dei poveri e benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata” (Pio XII), espressa nelle sue azioni e istituzioni; mentre è stata abbastanza studiata e divulgata la sua esperienza e l’insegnamento spirituale, cioè la sua santità, fascino primo della sua ricca personalità; è rimasta piuttosto in ombra tutta quella rete di relazioni, di pensieri e di azioni che hanno legato il santo Fondatore tortonese ai problemi, alle tensioni e ai progetti della Chiesa e della società del suo tempo.
La cosa, per quanto possa sembrare strana, ha alcune spiegazioni. Mi pare di poterne individuare tre.

1. La dimensione della santità di Don Orione è stata talmente prevalente e affascinante che ha subito catalizzato l’interesse su di essa – e di questo non c’è che da rallegrarsene – lasciando in secondo piano altri aspetti per quanto interessanti.
2. Probabilmente la limitata attenzione agli aspetti storico-culturali è dovuta al fatto che gli studiosi, interni ed esterni alla Famiglia orionina, avvicinando Don Orione – “una delle più geniali espressioni della carità cristiana” (Giovanni Paolo II) - non hanno sospettato in lui, così modesto e riservato, una vita intellettuale e relazionale così vasta e rilevante, esterna agli interessi delle opere della carità e alla vita della Famiglia religiosa cui egli si dedicò precipuamente.
3. Una terza ragione – e probabilmente la più decisiva - di un certo ritardo dello studio delle azioni e relazioni pubbliche di Don Orione è dovuto al fatto che queste – per la loro natura e per lo stile di operare del loro protagonista – sono rimaste assai discrete e in gran parte sconosciute, perché Don Orione stesso non le ha comunicate e perché sono rimaste custodite con estrema cura ma anche con estrema riservatezza nell’archivio generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Roma.

Qui, nella novità dei documenti e nella qualità degli argomenti, si colloca la possibilità e l’interesse di questo Convegno, confermato dalla sorpresa degli studiosi che si sono dedicati a prepararlo, e che anticipatamente ringrazio. Da alcuni anni, sia per una migliore organizzazione dell’archivio, più facilmente consultabile, e sia per un suo accesso più ampio da parte di studiosi, stanno venendo in luce documenti, vicende, segmenti delle relazioni pubbliche di Don Orione – extra congregazionali, per intenderci - che erano del tutto sconosciuti anche ai suoi discepoli più vicini e ai suoi più documentati biografi. Tali vicende risultano di estremo interesse per vari ambiti di studio: storico, pedagogico, letterario, pastorale, con escursioni non di poco conto anche in campo politico ed economico.

Da questo contesto viene l’identità e lo scopo del convegno DON ORIONE E IL NOVECENTO: sulla scia di altri convegni di studio, è un convegno di tipo scientifico che ha per scopo di fare un censimento, documentato e riflettuto, delle tante azioni e relazioni di rilevanza storica, sociale ed ecclesiale di cui Don Orione fu protagonista. Si vuole in altre parole segnalare al mondo dello studio Don Orione come soggetto interessante e fonte di notizie su temi e persone da lui attinti durante la prima parte del Novecento.

Da questo scopo deriva poi l’impostazione del Convegno che privilegia una prospettiva panoramica rispetto a quella analitica, proponendosi di individuare alcune linee di sintesi, alcune costanti negli atteggiamenti, nelle azioni e relazioni di Don Orione a raggio ecclesiale e civile.

L’evento che chiamiamo Convegno DON ORIONE E IL NOVECENTO si realizza, di fatto, in tre momenti distinti, ciascuno con particolari modalità. Il primo e più importante momento è stato quello dello studio dei Professori, secondo il proprio ambito di competenza: è stato fatto, e sostanzialmente concluso, con serietà e passione e, lo constateremo insieme, con buoni risultati. Il secondo momento è questo del Convegno qui all’Università Lateranense – che ringraziamo per l’ospitalità - voluto per partecipare i risultati dello studio e per integrarli con l’apporto di quanti vi intervengono e verificarli nella risonanza che essi avranno. Il terzo momento è quello della comunicazione dei risultati del Convegno al più ampio mondo della cultura e degli studi mediante una pubblicazione scientifica – gli Atti del Convegno – che sarà realizzata con l’Editrice Rubbettino.

Un ultimo dato è utile conoscere per entrare nel clima del Convegno. Sono tra noi presenti religiosi, religiose e laici provenienti da tutto il mondo orionino e membri di Gruppi Studi Orionini costituiti nelle diverse nazioni: ad essi diamo un fraterno e caloroso benvenuto. Terminato questo Convegno, essi si raduneranno nei giorni 4 e 5 marzo, presso il Centro Don Orione di Monte Mario, per confrontare, consolidare e coordinare il servizio cui sono chiamati i Gruppi Studi Orionini nelle diverse nazioni: fare una mediazione competente, fedele e creativa dell’esperienza spirituale e apostolica di Don Orione nelle diverse condizioni culturali e nei diversi ambiti di attività in cui la Famiglia orionina si trova a vivere oggi.
Non mi resta che ringraziare ancora una volta tutti i partecipanti e, in particolare, gli studiosi che vi hanno collaborato, e augurare a tutti di poter trascorrere durante questo Convegno ore culturalmente proficue e ristoratrici dello spirito assieme a Don Orione.

 

 

 

 

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

Venerdì 1 marzo, ore 15.30
Saluto di Don Roberto Simionato (superiore generale degli orionini)
Scopo del convegno (Flavio Peloso, direttore di Messaggi di Don Orione)
1. Don Orione negli anni del modernismo (Roberto de Mattei, professore di storia moderna, Univ. di Cassino).
2. Don Orione e gli altri santi contemporanei (Pietro Borzomati, professore di storia contemporanea, Perugia)


Sabato 2 marzo, ore 9.00
Presiede: (Annibale Zambarbieri, professore di storia del cristianesimo, Univ. Pavia)
Saluto di Rino Fisichella (vescovo, rettore magnifico della Pont. Univ. Lateranense)
3. Don Orione incontra:
    a) l’Italia (Card. Giovanni Canestri)
    b) il Brasile (Antonio S. Bogaz, professore di liturgia all’ITESP, Sao Paulo)
    c) l’Argentina (Enzo Giustozzi, professore di sacra scrittura, Buenos Aires)
    d) la Polonia: (Anzelm Weiss, professore di storia della Chiesa, Lublino)
4. Ragioni e atteggiamenti nell’abbraccio dei popoli (Roberto Simionato)

Sabato 2 marzo, ore 15.30
Presiede: Giuseppe Goisis (professore di storia della filosofia politica, Univ. Ca' Foscari, Venezia)
5. Don Orione e persone di cultura (Giovanni Casoli, professore di “cristianesimo e cultura contemporanea”, Univ. Gregoriana, Roma)
6. Don Orione e persone di politica (Giovanni Marchi, già professore di Letterat. francese, Univ. La Sapienza, Roma)
7. Don Orione e donne del Novecento (Roberta Fossati, professoressa di storia contemporanea, Milano)
8. Don Orione, educatori ed educazione (Angelo Bianchi, professore di storia dell’educazione, Univ. S. Cuore, Milano)


Domenica 3 marzo, ore 9.00
Presiede: Cosimo Semeraro (professore di storia moderna e contemporanea, Pont. Univ. Salesiana, Roma)
9. Don Orione, Papi e papato (Annibale Zambarbieri)
10. Tavola rotonda conclusiva di valutazione: Giorgio Rumi, professore di storia contemporanea, Milano; Annibale Zambarbieri; Flavio Peloso.
S. Messa al Battistero di San Giovanni in Laterano (Card. Jorge M. Mejia).

 

 

 

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