Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità e per mostrare servizi in linea con le tue preferenze. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Per non vedere più questo messaggio clicca sulla X.
Messaggi Don Orione
thumb

La storia dell'Istituto Marco Soranzo a partire dal 1919 fino ai nostri giorni.

L’ISTITUTO MARCO SORANZO

DI CAMPOCROCE DI MIRANO (VE)

Don Flavio Peloso[1]

 

   1919                                                                    2019


Il tema dello sviluppo della Congregazione orionina nel Veneto è di grande importanza storica e in questo articolo sarà presentata una visione globale di tutte le case e attività della Congregazione, comprese nell’arco di cento anni.

Il santo fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, San Luigi Orione, era nativo di Pontecurone (Alessandria), ai confini con la provincia di Pavia e della Lombardia. A Tortona, nacque e si sviluppò la sua Congregazione e la sua componente iniziale, umana e sociologica, fu piemontese-lombarda. La seconda consistente componente di religiosi della Congregazione fu quella proveniente dal Veneto. Infatti, qui, tra il 1919 e il 1923, vi furono aperte ben sei case.

 

Don Orione nel Veneto

Don Orione conobbe il Veneto quando, tra il 1908 e il 1912, fu più volte a Lonigo (Vicenza), ove aveva una comunità con il "Ricreatorio Pio X" con doposcuola, gioco, catechismo.[2]

Si può dire che Don Orione conobbe il Veneto attraverso l’amicizia con il “suo” Papa, San Pio X. “Dio fece nascere Pio X a Riese, villaggio Veneto – scrisse Don Orione - non proprio nella miseria, ma in una grande povertà. Non è la ricchezza la benedizione di Dio. Dio ha di meglio da dare: un sangue puro, un gran cuore, una gran fede. Popolazione laboriosa e popolazione cristiana moralmente sana; ricchezza di uno Stato e ricchezza di Dio. «Da noi altri italiani - dirà un giorno Pio X - la fede è come un dono di natura»”.[3]

Dal 1917 riprendono le visite e le brevi permanenze, di Don Orione nella regione veneta. Infatti, il Patriarca di Venezia, card. Pietro La Fontaine ricorse a lui per risolvere alcune ferite sociali lasciate dalla grande guerra mondiale. Fu il Patriarca a interessarsi affinché la Congregazione di Carità di Venezia affidasse alla Piccola Opera di Don Orione la gestione di due importanti istituzioni cittadine: l’Istituto Manin in Lista di Spagna, per orfani, e l’Istituto San Gerolamo Emiliani alle Zattere, per artigianelli.[4]

Il patriarca Pietro La Fontaine, sempre in quell’anno 1919, chiese ancora a Don Orione di prendersi carico anche della Parrocchia Santo Stefano di Caorle, in una drammatica situazione di desolazione e di malaria dopo l’abbandono della popolazione durante la seconda guerra mondiale.[5]

Don Orione era sorpreso e seguiva con attenzione quanto stava succedendo nel Veneto, dove gli si aprivano porte e campi di apostolato uno dopo l’altro.
 

 

Villa Soranzo di Campocroce di Mirano

Nel maggio 1919, si prospetta una nuova apertura. “Don Sterpi fu qui (a Tortona) per 48 ore, e ripartì ieri sera per Venezia, dove facilmente domani dovrò raggiungerlo! Preghi: ci si preparano grandi campi di lavoro. Ci venne data già una Colonia Agricola a 3/4 d’ora da Venezia; ora i due più grandi istituti laici di Venezia stanno per venire nelle nostre mani (sarebbero almeno 400 orfani) con grande consolazione del Patriarca. Bisogna pregare molto”.[6]

In quell’estate del 1919, mentre veniva conclusa l’assunzione da parte della Congregazione dei due prestigiosi edifici dell’Istituto Manin e dell’Istituto Artigianelli in Venezia, un’altra donazione, sempre propiziata dal card. Pietro La Fontaine, veniva proposta a Don Orione: la Villa e i terreni del conte Marco Soranzo a Campocroce di Mirano, nell’immediato entroterra veneziano.[7]

Campocroce è un paese compreso nell’area del Graticolato Romano. Si tratta di una vasta zona pianeggiante, fra le provincie di Padova e Venezia, suddivisa in aree quadrate della misura di 710 mt. di lato. Era una forma di lottizzazione agraria, attuata dai romani nel corso del secolo I a. C., sul modello delle centuriazioni degli accampamenti dell’esercito romano. Queste aree erano solitamente governate da legionari in congedo.

Anche attualmente, il tracciato originale del Graticolato romano è molto riconoscibile e, visto dall’alto, appare come una grande scacchiera, estesa per 21 km da est ad ovest e per 18,5 km da nord a sud. Durante la prima cristianizzazione della zona furono erette chiese, edicole e croci nei punti importanti del Graticolato. Il nome Campocroce allude ad un luogo di culto paleocristiano nel quale spiccava una grande Croce.[8] La campagna del Graticolato romano, con la sua efficiente rete di canalizzazione, era piuttosto fertile e salubre. Nell’epoca della Serenissima Repubblica di Venezia divenne ambito luogo di insediamento di molte belle ville dei signori veneziani.